Trek to Yomi è una vera e propria dichiarazione d’amore verso il cinema orientale di arti marziali in bianco e nero dell’età dell’oro. Un titolo unico nel suo genere, che fonde alla perfezione azione e narrazione, ispirandosi ai classici di genere che venivano proiettati nel buio della sale, in formato Cinemascope, come le indimenticabili opere del Maestro Akira Kurosawa, tra le quali ricordiamo il film cult degli anni cinquanta I Sette Samurai, ancora oggi dotate di un fascino senza tempo. Dopo essersi fatto notare sulle altre piattaforme, Xbox, PlayStation e PC, che lo hanno disponibile in catalogo dal mese di maggio dello scorso anno, ecco che, finalmente, l’opera del game designer Leonard Menchiari giunge sull’ammiraglia ibrida di Nintendo, pronta a farvi innamorare delle sue atmosfere legate alla storia del Giappone feudale. Preparatevi ad impugnare le vostre armi bianche ed a seguire la commovente storia del nobile spadaccino Hiroki.
沈む瀬あれば浮かぶ瀬あり(Se c’è una corrente che ti affonda, c’è una corrente che ti fa risalire)
Trek to Yomi è uno di quei titoli unici ed artistici che, diciamolo francamente, sarebbe stato un vero peccato non avere in catalogo su Nintendo Switch. Soprattutto visto il buon successo di critica riscosso sulle altre piattaforme su cui è disponibile dal 5 maggio scorso. Sulle nostre pagine abbiamo già recensito infatti la versione per PlayStation 5, che trovate qui, ma il gioco è già disponibile anche per PlayStation 4, Xbox One, Xbox Series X/S e Personal Computer, tramite i canali di distribuzione più noti, ovvero Steam, Epic Games, Humble e GOG. Mancava quindi solo l’ammiraglia della casa di Kyoto. Il titolo, su Switch, pesa circa quattro Giga Byte, non tantissimo, se pensiamo a giganti come Life is Strange 2 che si porta via ben 27GB di preziosa memoria, e mantiene praticamente inalterate tutte le caratteristiche viste sugli altri formati, con una conversione di buon livello. Del resto il gioco non fa della grafica tridimensionale pompata il suo forte, anzi, è molto minimalista e raffinato, prediligendo la narrazione di qualità alla forza bruta dei poligoni. Anche se la parte action è abbastanza coinvolgente, sia chiaro, ma con combattimenti all’arma bianca blandi e spesso poco intriganti e degni di nota, alla fine dei giochi, di fatto è principalmente la narrazione, ricca di stile e trovate visive, a colpire in modo preminente. Se amate i titoli ispirati al fantastico mondo dei Samurai, del Giappone feudale e di tutte le atmosfere collegate alle arti marziali potreste finire per amarlo. A differenza di altri titoli visti sulla stessa macchina, pensiamo ad esempio a 9 Monkeys of Shaolin di Sabaka Studio, che abbiamo recensito in questa pagina, Trek to Yomi non parte dalle atmosfere dei film di Akira Kurosawa, per creare un gioco tradizionale, ma ha anzi l’ardire di voler realizzare una vera commistione tra film e videogioco, realizzando una vera opera multimediale interattiva di tipo cinematografico, raffinata, colta, e ricca di citazionismo del genere a cui di diritto pare appartenere.
Trek to Yomi, l’opera cinematografica interattiva di Leonard Menchiari
Pubblicato dal publisher texano Devolver Digital, la cui pagina ufficiale trovate al seguente LINK, e sviluppato da Flying Wild Hog, team polacco che ricordiamo per Shadow Warrior e per il folle Devolverland Expo, che abbiamo recensito qui, lo splendido titolo Trek to Yomi trova in Leonard Menchiari il suo uomo chiave. Il game designer e regista, che trovate anche su Twitter sulla sua pagina ufficiale, è un vero appassionato delle opere di Akira Kurosawa dedicate alle arti marziali, e cita tra le sue ispirazioni anche i leggendari western italiani di Sergio Leone, che spesso infatti nella cultura cinematografica sono collegati ai film di Kurosawa. Fra l’altro l’autore ha dichiarato che avrebbe voluto citare direttamente nel gioco l’iconico attore Toshirō Mifune, protagonista di quei film, cosa che poi, purtroppo, non è stata possibile. Interactive Film Director, come si autodefinisce lo stesso artista, Leonard Menchiari ha infatti uno stile fortemente cinematografico, che predilige scorci visivi molto evocativi, telecamera fissa e piani lunghi in cui si svolge l’azione, spesso prediligendo la narrazione all’azione, o il momento visivamente spettacolare, come del resto accade anche in The Eternal Castle, interessante opera precedente datata 2020 e realizzata in maniera indipendente che trovate in questa pagina. Trek to Yomi riesce a rapire il giocatore, o lo spettatore interattivo, se preferite, fin dai primi momenti, e narra la storia dello spadaccino Hiroki, che si trova ad indagare su qualcosa di misterioso avvenuto nel suo villaggio, in maniera quasi onirica. Il giovane allievo ha infatti promesso al suo maestro di affrontare le entità malvagie che infestano il suo villaggio, e nel momento in cui il maestro scompare è tempo di agire. Dopo un breve tutorial che insegna le mosse base, e che si svolge proprio nel dojo, ecco che inizia la storia vera e propria. Il tutto in un bianco e nero in Cinemascope, sfumato ed impalpabile, ricco di fascino, mutuato proprio da quei film di Akira Kurosawa che l’autore vuole omaggiare. La scelta di utilizzare una telecamera fissa è davvero ottimale, perché permette al game designer di diventare davvero regista e raccontare tutto nel modo più personale possibile. Ricordate il primo God of War su PlayStation 2? La telecamera fissa, in un periodo storico in cui tutti gli sviluppatori prediligevano invece quella dinamica, è stato uno dei motivi del successo, narrazione lineare, unita a momenti spettacolari. La formula non cambia. Allo stesso modo le inquadrature laterali, che donano al titolo anche un ulteriore fascino retrò, aiutano a concentrarsi sulla narrazione e sulla linearità della storia, piuttosto che sui particolari del gioco, elementi di cui quest’ultimo, comunque, è ricco e fornito. Spesso si resta rapiti da alcune scenette di passaggio in cui sono protagonisti i PNG, siano essi indipendenti o direttamente interattivi con noi. Alcuni elementi dello scenario, poi, vanno spostati manualmente, unendo anche una blanda componente strategica e ricordando da vicino l’immortale Prince of Persia di Jordan Mechner, rilasciato su Apple ][ nel 1989. L’impostazione bidimensionale in total B&W fa tornare alla mente anche l’immortale Limbo, uno dei titoli più affascinanti di sempre.
Tre diverse modalità sono selezionabili all’inizio, Kabuki, Bushido e Ronin, oltre ad una quarta speciale, denominata Kensei, che si sblocca finendo una volta la quest principale. Quest’ultima, è bene ricordarlo, ha ben quattro finali multipli, cosa che aumenta il fattore rigiocabilità. Considerando soprattutto che la longevità totale è di poco meno di cinque ore. Il supporto al Touch Screen, come facile intuire, è totalmente assente, e non ne sentiamo la mancanza. I combattimenti, in verità sono sporadici, e si predilige esplorazione e narrazione, ma quando questi avvengono sono ricchi di fascino e stile. Il protagonista ha anche una barra per la stanchezza, cosa che rende il tutto più realistico. La realizzazione tecnica è notevole, e, nonostante l’impostazione sia rigorosamente bidimensionale, dietro abbiamo un solido motore tridimensionale come Unreal Engine 4. All’eccezionale comparto visivo si uniscono un ottimo sonoro, con musiche realizzate nel pieno stile del medioevo giapponese, con tanto di doppiaggio in lingua originale molto curato. Si, avete capito bene, Il gioco è sviluppato in Polonia, pubblicato negli Stati Uniti, ma la lingua è quella del Sol Levante. Con sottotitoli anche tricolore, comunque. Lo stile del gioco è tutto in queste piccole grandi scelte di design. Se proprio odiate l’idioma nipponico, però, è possibile attivare il doppiaggio opzionale in inglese, sappiatelo. Dialoghi lunghi e complessi, che a volte ignorano persino i nostri movimenti sullo schermo e continuano anche se ci allontaniamo, ma del resto il gioco ha la pretesa culturale di essere un film interattivo, e può permettersi anche questo. Nn ci sono salti, c’è solo la corsa, al massimo lo scatto, possiamo camminare, riflettere, esplorare e combattere. Questo a molti sembrerà un limite, specie per un Action Adventure, ad altri Arte pura. Allo stesso modo il livello di sfida è decisamente blando, con scontri corpo a corpo mai troppo impegnativi, che sono principalmente funzionali alla narrazione. Consigliamo infatti il titolo quasi esclusivamente a chi ama quest’ultimo fattore, e soprattutto agli appassionati di cultura cinematografica. Trek to Yomi è infatti ludicamente blando e decisamente lineare, combattere è secondario rispetto al seguire la storia ed i suoi personaggi così iconici. Un film interattivo di elevata qualità artistica, truccato da Action Adventure da percorrere a fil di spada.
Piattaforme: PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, Switch
Sviluppatore: Flying Wild Hog, Leonard Menchiari
Publisher: Devolver Digital
Trek to Yomi di Devolver Digital debutta sulla console ibrida Nintendo Switch portando in tutte le tasche l’indescrivibile fascino del Giappone feudale. Una buona conversione per i fan irriducibili della Grande N, che potranno provare, finalmente, l’interessante titolo artistico già disponibile da qualche tempo sulle piattaforme concorrenti. Un’opera colta, raffinata, ispirata agli iconici film di samurai dell’epoca d’oro di Akira Kurosawa, che è disponibile sull’inarrestabile ammiraglia Nintendo a partire dal 30 gennaio. Un titolo che unisce bene azione e narrazione, pur prediligendo fortemente la seconda. L’opera più ambiziosa di Leonard Menchiari ci catapulta letteralmente in una vera e propria pellicola di genere arti marziali, rigorosamente in bianco e nero e formato Cinemascope, ma in versione interattiva. Un gioco per pochi, certamente, ma il cui livello culturale ed autoriale è molto alto, e merita un posto speciale nella vostra ludoteca targata Switch.