WWE 2K23 Recensione: smussando gli angoli

La campanella che sentite non è quella che annuncia la fine delle lezioni né l’avviso che il vostro Youtuber preferito ha pubblicato un nuovo contenuto: quel suono fin troppo familiare proviene infatti da bordo ring e ci ricorda che è giunto il momento di indossare i nostri spandex rosso apocalisse e gettarci nella mischia! Puntuale come una vittoria di Goldberg a Crown Jewels, WWE 2K23 è infatti piombato sul mercato qualche giorno fa col nobile scopo di spingere la simulazione di wrestling per eccellenza verso nuove vette di completezza.

Forti dei progressi maturati con l’edizione dello scorso anno, la cui recensione potete trovare qui, i ragazzi al soldo di 2K Games hanno potuto stavolta lavorare di fioretto e dedicarsi ad un accorto processo di ottimizzazione volto essenzialmente a ripulire il vecchio codice da ogni residua impurità, limare laddove possibile le spigolosità del gameplay e rifinire, al contempo, un comparto grafico che già nel 2022 si era fatto notare per il rispettivo impatto. Ne è scaturito un prodotto complessivamente solido che, pur continuando a presentare diversi margini di miglioramento sotto il profilo strutturale, saprà senz’altro offrire ai cultori della federazione di Stamford tutto ciò di cui hanno bisogno per ingannare l’attesa in vista dalla prossima iterazione del brand.

WWE 2K23: la lunga via verso la perfezione

Ogni volta che mi è stata data l’opportunità di recensire un videogame legato a questo franchise ho esternato una certa perplessità sul modello di gioco proposto: l’idea di adottare un approccio simulativo per rappresentare uno spettacolo che è già di per sé una simulazione continua difatti a lasciarmi un po’interdetto, anche e soprattutto perché è ormai chiaro come il sole che buona parte dei difetti che WWE2K si trascina dietro da anni siano figli a detta impostazione. Questo preconcetto non mi ha in ogni caso impedito di apprezzare i progressi maturati dagli sviluppatori nel costante tentativo di rendere l’azione su ring più intuitiva e armoniosa, né mi dissuaderà dal rimarcare che il risultato ottenuto quest’anno costituisca un ulteriore passo verso quella “perfezione” che, nel mio vecchio cuoricino appassionato, continua a fare rima con WWF Wrestlemania 2000 per N64.

In termini di gameplay, l’opera di aggiornamento proposta da WWE 2K3 si concretizza in un flusso d’azione più scorrevole e naturale che, beneficiando di un’ulteriore levigatura all’interfaccia di comandi, favorisce già dopo qualche ora di partica l’opportunità di esercitare un certo controllo sul proprio alter ego, allestire una strategia definita e dar vita a match che abbiano una propria coerenza. Quella che non esiterei a inquadrare come una piccola grande conquista nasce dall’ottimizzazione del sistema adibito alla gestione delle combo, passa per lo snellimento della fase di grappling e si completa nell’economia di una sfera difensiva molto più articolata in cui blocchi e contrattacchi acquisiscono una rilevanza pressoché inedita. Se arrivare a padroneggiare appieno questi tre princìpi non comporterà grossi sforzi, le cose finiranno tuttavia per complicarsi quando ci sarà da affrontare incontri a stipulazione speciale quali Ladder Match, TLC, Royal Rumble, Hell in a Cell e War Games. In questi casi, le combinazioni di tasti da mandare a memoria e i fattori contestuali in grado di alterarne gli effetti – mi riferisco a ostacoli di sorta o alla necessità di posizionare oggetti lungo l’area di gioco tenendo a bada più di un avversario – risulteranno semplicemente eccessivi, tanto da rendere l’intera esperienza di gioco talvolta frustrante, oltre che caotica. A tal proposito, avrei paradossalmente preferito che mi si concedesse meno libertà di interazione con gli scenari o magari offerto un numero inferiore di varianti sul tema, giacché nessuno può assorbire un tale carico di istruzioni senza esserne sopraffatto.

Pur apprezzando lo sforzo effettuato dagli sviluppatori al fine di ridurre al minimo sindacale la possibilità che quell’immane set list di colpi e proiezioni venga sacrificato sull’altare del button mashing, sono dunque costretto a ribadire che determinate lacune di WWE 2K possano essere colmate solo anteponendo soluzioni di matrice più arcade alle più ridondanti ambizioni simulative. In assenza di una svolta in questa direzione il rischio di impantanarsi in uno stallo concettuale si farà altrimenti maggiore ogni anno che passa, con conseguenze inevitabili sull’appeal del prodotto.

Indovina chi viene a Cena

Chiunque si mostrerà indulgente circa i difetti sopracitati, verrà ricompensato lautamente dal ventaglio di modalità di gioco proposte. Ad arricchire un menù che i soli Exibition e Universe Mode renderebbero già sconfinato, vanno difatti a sommarsi esperienze oltremodo totalizzanti come la robusta area General Manager e ben due differenti versioni della sezione My Rise, declinate in altrettante storyline al maschile e al femminile.

A porre la classica ciliegina su una torta di dimensioni evidentemente bibliche, sopraggiungerà quindi l’opzione Showcase, meglio inquadrabile come un documentario interattivo ricco di aneddoti e curiosità sulle imprese di John Cena nell’ambito del quale saremo più volte chiamati a sfidarlo interpretando alcuni tra i suoi antagonisti più acerrimi. Che siate più o meno fedeli alla CeNation, questo viaggio a ritroso nella carriera della superstar di West Newbury non potrà che coinvolgervi ed emozionarvi, risultando senza dubbio uno degli aspetti più efficaci dell’intera produzione.

Vi sarebbe ovviamente da proporre un’analisi a parte per quanto concerne l’online: allo stato attuale delle cose WWE 2K3 pare reggere con relativa scioltezza i match One-on-One e Tag-Team, presentando invece lag e balbettii non appena si testino incontri a stipulazione più articolata. E’ pacifico che la stabilità del framerate come pure la versatilità del match making verranno presto migliorate via patch, ma fino ad allora vi consiglio di dedicarvi all’esplorazione dell’esperienza in singolo o magari al sempre esilarante multiplayer locale.

Physical Graffiti

L’opera di rifinitura effettuata dai ragazzi della Visual Concepts si fa meno evidente sotto il profilo grafico dove le prestazioni del gioco, la qualità delle animazioni e i modelli poligonali degli atleti parrebbero quasi sovrapponibili a quelle espresse da WWE 2K22.

Al di là del consueto aggiornamento del look che ha interessato nell’anno appena trascorso le superstar più celebrate, ho comunque notato progressi sotto il profilo delle fonti di illuminazione che, aderendo con maggior naturalezza a scenari, asset e corpi, assicurano un colpo d’occhio ancor più realistico. Se notizie altrettanto positive si segnalano anche sul versante meccanico dove glitch, bug e sbavature affini risultano molto meno frequenti di un tempo, continuano invece ad emergere differenze qualitative sostanziali tra modelli dei lottatori più amati e quelli dei mid carder: un fattore, questo, d’importanza forse relativa che, andando però ad interessare un roster di atleti tanto vasto, finisce alla lunga per incidere sull’omogeneità dell’intero comparto visivo.

Nel confermare la presenza di un reparto customizzazione praticamente sconfinato grazie al quale sarà possibile modificare, rielaborare o creare elementi che spaziano dalla fisionomia dei wrestler, alle arene e agli stessi videoclip d’entrata delle superstar, prenderei congedo da WWE 2K23 con soddisfazione misurata. Se è vero com’è vero che la produzione presenti migliorie spesso sensibili sotto quasi tutti gli aspetti, alcuni dei limiti atavici di questo franchise permangono e non sono convinto che questa ciclica opera di contenimento degli stessi possa condurre troppo lontano dagli standard maturati oggigiorno. Magari sarebbe meglio tagliare la testa al toro e rivedere da zero alcune dinamiche, tenendo presente che a volte “less is more”.

Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One, PC

Sviluppatore: Visual Concepts

Publisher: 2K Games

Il cammino di questa serie verso la redenzione prosegue più o meno spedito, ma la Terra Promessa appare ancora distante. Le rifiniture apportate da Visual Concepts alla struttura del gioco sono senz’altro evidenti, ma restano incapaci di risolvere definitivamente problematiche di vecchia data che continuano ad emergere nonostante gli sforzi profusi al fine mascherarle. Qualcuno potrebbe interpretare il nostro 7.5 come un passo indietro rispetto ai traguardi maturati lo scorso anno, ma le cose non stanno necessariamente così. Questo mezzo voto in meno indica piuttosto gli estremi di un titolo che, contrariamente al suo predecessore, non ha il gravoso dovere di rilanciare un intero brand, ma solo il compito di… Smussarne gli angoli. 

VOTO 7.5

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.