Se dovessimo volgere uno sguardo alle nostre spalle, potremmo ripercorrere la storia del medium videoludico, passando da grandi successi e flop catastrofici. Uno dei generi più importanti e che ha contribuito a far mettere le radici al videogioco all’interno del mercato globale, è quello dei picchiaduro. I picchiaduro, detti anche “Fighting Game”, sono stati una delle tipologie di intrattenimento videoludico più floride in assoluto, soprattutto nell’era degli arcade. Tra gli anni Ottanta e Novanta, infatti, all’interno delle sale giochi sono nate tantissime saghe picchiaduro che, ancora oggi, riescono a ritagliarsi una fetta importante di consumatori, che per ovvi motivi sono passati alle console e al PC. Basti pensare alla serie di Street Fighter, giunta proprio alla sesta iterazione agli inizi di giugno, la quale ha avuto un’ottima accoglienza, sia da parte della stampa (qui trovate la nostra recensione), che da parte dei fan affezionati. Oltre alla serie di Capcom, sono tanti i titoli analoghi già in avanzato stadio di sviluppo e che aspettano solamente di essere pubblicati: come non citare Mortal Kombat 1 (in uscita il prossimo settembre) o Tekken 8, la cui data d’uscita deve ancora essere annunciata. Questi sono gli ultimi capitoli di opere che hanno fondato le basi del genere e che, ad ogni nuovo episodio, riescono a coinvolgere il giocatore con un gameplay divertente, stratificato e portatore di novità. Discorso differente, invece, va fatto per i picchiaduro ispirati al wrestling. Un sottogenere che deve necessariamente unire più elementi insieme: giocabilità, simulazione e, soprattutto, divertimento. Ho provato in anteprima AEW Fight Forever, sviluppato da YUKE’s Co. Ltd e pubblicato da THQ Nordic e in questa recensione, scopriremo se il ring di AEW è riuscito a coniugare questa pluralità di aspetti durante la mia prova su PlayStation 5.
AEW Fight Forever: simulazione o esagerazione?
Abbiamo parlato precedentemente di picchi per il genere, ossia di opere che grazie al loro fascino, carisma e alle meccaniche di gioco divertenti ed innovative, hanno portato sul podio un genere che non appartiene (o almeno non più) alle masse. Si tratta di un genere che fa leva sulle nicchie di giocatori appassionati. Sebbene i picchiaduro ricalchino il momento della lotta, del combattimento fra due o più personaggi, essi tendono a ricorrere ad esagerazioni, a caricature e a momenti del tutto fuori dall’ordinario. Prendiamo, ad esempio, Mortal Kombat. Stiamo parlando di una saga che fa dell’esagerazione il suo punto cardine. Sangue, budella e ossa spezzate sono all’ordine del match, che si stia giocando il primissimo Mortal Kombat (1992) o all’ultimo, uscito ormai nel 2019. Dato il rischio concreto di rendere un picchiaduro ripetitivo e poco originale, non stupisce che gli attuali sviluppatori di MK, ovvero NetherRealm Studios, si siano impegnati per progettare mosse cinematografiche e fuori di testa per ottenere spargimenti ematici e di organi, così da conferire all’opera una propria identità, oltre che a far divertire i giocatori per ore ed ore.
AEW Fight Forever, invece, è a tutti gli effetti un titolo sì di combattimenti, ma punta a dare l’accento anche alla componente simulativa, sebbene non sempre preponderante se paragonata all’esperienza complessiva. Innanzitutto c’è da dire che, YUKE’s Co. Ltd, durante i lavori di sviluppo per AEW Fight Forever, si è concentrata parecchio sul garantire ai giocatori un ampio ventaglio di possibilità di scelta in fatto di combattenti. Assicurando una cinquantina di wrestler all’interno del roster, AEW è riuscito già da subito a conferire un alto grado di varietà all’opera, concedendo ai gamer di scegliere fra decine e decine di lottatori famosi a livello internazionale. I personaggi risultano tutti ben caratterizzati dal punto di vista estetico, anche se presentano uno stile più riconducibile a quello cartoon che al fotorealismo, obiettivo che avrei voluto vedere raggiunto da YUKE’s. Sebbene l’estetica dei lottatori non sia particolarmente accurata, da giocatore mi sono sentito entusiasta di potermi perdere per minuti interi nella decisione del personaggio con cui salire sul ring. Aspetto che mi ha trasportato letteralmente ai fasti del buon vecchio Tekken Tag Tournament 2 (2011).
Road to Elite
Oltre al roster predefinito di combattenti, il giocatore potrà altresì creare un proprio alter-ego da zero, con cui affrontare i vari scontri di wrestling ed immergersi anche nella campagna, ovvero la modalità “Road to Elite”. La personalizzazione del wrestler è stata costruita con criterio dagli sviluppatori, anche se avrei preferito l’aggiunta di qualche opzione di customizzazione del corpo in più, in particolare del viso. Più che altro, ci si è concentrati in modo particolare sui differenti capi di abbigliamento. Una delle pecche più grosse, a mio avviso, è stato scoprire che utilizzare il proprio alter-ego, piuttosto che un personaggio prelevato dal roster, per affrontare la modalità in singolo, impedisce al giocatore di utilizzare una qualsiasi mossa speciale, a differenza di personaggi come Darby Allin, Jungle Boy o Thunder Rosa, tutti dotati di mosse peculiari. Lasciando da parte questo grande neo, i combattimenti sono piacevoli e divertenti. Le mosse e le acrobazie risultano leggermente caricaturali, conferendo all’opera un retrogusto comico piuttosto che simulativo. A questo punto, giustamente, vi starete chiedendo: ma quindi AEW Fight Forever è un titolo che riesce a simulare con successo i combattimenti? La risposta è sia sì che no. Salito sul ring, il giocatore potrà sferrare mosse assolutamente verosimili: dai calci ai pugni, fino alle prese e agli atterramenti, il cui feedback riesce a non deludere le aspettative. Le mosse riescono ad essere realistiche. Ciò che risulta “esagerato e grottesco” è la resa scenica di queste, che non riesce nell’impresa di evitare, a volte, di sminuire il combattimento stesso a causa di movimenti legnosi e input poco precisi.
D’altra parte, i comandi risultano intuitivi e facili da apprendere, tanto da rendere AEW Fight Forever un vero e proprio gioco dalla natura “Pick up and Play”, alla stregua di un Big Rumble Boxing Creed Champions (2021) o Super Smash Bros. Ultimate (2018). Suonata la campanella, il giocatore dovrà impegnarsi per mettere in difficoltà l’avversario tramite dei pugni ben assestati, così da farlo vacillare e, se tutto va bene, cadere a terra. Per poter approfittare dello svenimento così da aggiudicarsi il match, però, occorrerà atterrare il proprio avversario più e più volte. Alla prima caduta, sarà improbabile che il nostro rivale stia a terra per più di 3 secondi. Sarà importante, una volta rialzatosi, ricominciare a sferrare pugni e calci, in modo tale da inibire qualsiasi mossa offensiva avversaria e immobilizzarlo per ottenere la vittoria e il titolo di campione AEW, con tanto di ambitissima cintura dorata. Se poi abbiamo avuto la fortuna di assestare con successo una moltitudine di colpi, tanto da aver riempito completamente l’indicatore “Momentum”, si potrà anche scatenare una delle mosse peculiari del wrestler, che metterà a dura prova la resistenza dell’avversario, una volta crollato al tappeto.
Non solo combattimenti sul ring
Questa è la routine che i giocatori potranno vivere durante gli scontri. Fra un match e l’altro, però, AEW Fight Forever, vuole conservare qualche attività secondaria necessaria a spezzare un ritmo che, altrimenti, sarebbe stato ritenuto troppo piatto. Al termine di ciascun combattimento, infatti, al giocatore verrà data la possibilità di effettuare alcune attività ricreative, fra cui l’allenamento in palestra, rifocillarsi con un piatto gustoso in un ristorante locale, fare un giro turistico per le città visitate, tenere conferenze stampa, partecipare ai “Meet & Greet” con i propri fan e gareggiare con altri colleghi lottatori in mini-giochi fuori di testa. Ciascuna delle attività di cui sopra, garantirà un bonus al giocatore, che potrebbe riguardare il ripristino dell’energia, l’aumento delle statistiche (ma solamente se si tratta di un personaggio creato ex novo dal giocatore. Dei wrestler già presenti nel roster non potranno essere modificate le statistiche) o l’innalzamento del proprio guadagno monetario, tramite cui sarà possibile fare spese folli, in cerca di nuovi outfit con cui dare un tocco di classe agli scontri sul ring. Al termine di ogni combattimento, l’energia e l’entusiasmo del proprio lottatore diminuirà. Per ripristinarli completamente, il giocatore dovrà approfittare della pausa fra uno scontro e l’altro, per organizzare una cena che possa ristabilire le forze del wrestler oppure una chiacchierata con qualche fan che possa ripristinare la grinta necessaria ad affrontare i combattimenti. Se si dovesse optare per una sessione di allenamento, invece, si tenga conto che il lottatore potrebbe subire un infortunio, più o meno grave a seconda della situazione, curabile poi utilizzando il denaro guadagnato dagli incontri.
I mini-giochi, invece, sono momenti di svago in cui quattro lottatori si sfidano in delle prove eccentriche, come in un vero e proprio party game, a la Crash Bash (2000) o Mario Party. Queste possono riguardare la raccolta di monete in pieno stile Nintendo, una sorta di “Simon says” in cui i giocatori devono imitare i movimenti di un wrestler, una partita di baseball, un quiz a risposte multiple e delle sfide mnemoniche. Alla vincita di un minigioco corrisponde un ricco premio in denaro e in punti abilità, con cui il giocatore potrà continuare a fare shopping alla ricerca dell’outfit perfetto, curarsi eventuali ferite, oppure migliorarsi in una delle sue statistiche e abilità, sia attive che passive. Tutto questo viene vissuto in una sorta di “speedrun” di un anno di carriera del combattente. Esistono tre fasi distinte dell’anno, ciascuna delle quali è costituita da 4 mesi, suddivisi a loro volta in incontri settimanali che culminano in un vero e proprio evento mensile. Il sistema di gestione della campagna single-player, ovvero Road to Elite, sebbene sia poco profondo in termini narrativi e di evoluzione del personaggio utilizzato, risulta della giusta longevità. In un paio di ore si riesce a portare a termine l’arco narrativo di un wrestler (ovviamente la durata varierà anche a seconda di quale delle quattro modalità è stata scelta: Facile, Normale, Difficile ed Elite).
Road to Elite, tuttavia, non è l’unica modalità disponibile. Sono più di una decina le modalità fra cui scegliere: Road to Elite, 1 contro 1, 2 contro 2, combattimenti a 3 o addirittura a 4, Casino Battle Royale, scontri con cui utilizzare delle scale come arma, modalità “Mini-giochi” ed allenamento, con cui i giocatori potranno fare pratica con pad alla mano. Esiste anche la possibilità di eliminare la presenza del sangue a schermo, così da garantire un’esperienza adeguata anche ad un pubblico di giovanissimi o di persone particolarmente sensibili. Nonostante ci venga data una rosa di scelte piuttosto variegata, THQ Nordic ha già ufficializzato che AEW Fight Forever verrà arricchito da continui aggiornamenti e DLC, volti a migliorare tanto le prestazioni del titolo, quanto ad arricchirne i contenuti.
Paittaforme: PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch
Sviluppatore: YUKE’s Co. Ltd
Publisher: THQ Nordic
AEW Fight Forever è, in conclusione, un discreto titolo basato sul wrestling. Riuscendo a passare sopra a vari cali di frame-rate, texture sgranate (anche quelle dei tatuaggi presenti sui corpi dei personaggi) e una legnosità piuttosto ingombrante, il titolo a cura di YUKE’s Co. Ltd presenta delle basi più che solide, tramite cui sarebbe stato senz’altro possibile dare un forte scossone a questo sottogenere dei picchiaduro, conferendogli una certa tridimensionalità che fino ad oggi è venuta a mancare. Se fosse possibile, poi, migliorare la scrittura della campagna in singolo ed aggiustare tutte le problematiche tecniche sopra citate, ci troveremmo davanti ad uno dei titoli basati sul wrestling più coinvolgenti di sempre. Purtroppo, non è questo il caso.