Tartarughe Ninja Caos Mutante

Tartarughe Ninja Caos Mutante Recensione: il “Cowabunga” della nuova generazione?

Ora, nei cinema, impazza Tartarughe Ninja Caos Mutante, ma si fa presto a dire Tartarughe Ninja! Se come marchio e icona le quattro testudiniae con nomi di artisti rinascimentali sono conosciute a livello globale anche da chi non ha mai visto un loro film o cartone animato, ne esistono molte versioni, una per generazione. Quella che in molti ricordano è Tartarughe Ninja alla riscossa, la versione televisiva, prima serie animata andata in onda negli Stati Uniti dal 1987 al 1996, per un totale di 193 episodi divisi in dieci stagioni. Un prodotto solare e adatto ai bambini, dove le tartarughe sono quattro simpatici eroi amanti della pizza, accompagnati dal sensei Splinter – un tempo un maestro di arti marziali umano, Hamato Yoshi – e dalla super sexy giornalista April O’Neil. Il cattivo Shredder prende sempre le botte e spesso risulta buffo, un po’ come il Trio Dronio di Yattaman, è accompagnato da due spalle comiche, Bebop e Rocksteady, oltre che da un esercito di androidi, e una gran varietà di colorati personaggi, mutanti o alieni, fa la sua comparsa nella serie, anche con il fine di vendere tante action figures. Più o meno fedeli a questa versione sono anche i film live action degli anni ’90, che poi ebbero anche un reboot comprensivo di due film tra il 2014 e il 2016, prodotti da Michael Bay.

Tartarughe Ninja Caos Mutante

TARTARUGHE NINJA: DOVE TUTTO EBBE INIZIO

Il fumetto originale di Kevin Eastman e Peter Laird, però, aveva delle caratteristiche ben diverse. I due lo autoprodussero in 3000 copie – andate subito esaurite – soprattutto con l’intento di parodizzare stimati lavori di Frank Miller con Daredevil e Ronin, mescolando il genere con la presenza di animali antropomorfi, come già accaduto con Cerebus, che piaceva molto a entrambi. Il fumetto aveva dei toni molto più seriosi, Shredder era veramente spaventoso e spietato e aveva ucciso il padrone di Splinter – un maestro d’arti marziali – quando questi era ancora un normale topo d’appartamento. In questo caso, dunque, Hamato e Splinter sono due personaggi distinti. Splinter addestra le tartarughe – che non avevano le classiche mascherine colorate a distinguerle, essendo il fumetto in bianco e nero – con il preciso intento di vendicarsi di Shredder. April è un’assistente di laboratorio e non una giornalista e anche la passione per la pizza non è presente, anzi. I cartoni di pizza sono disseminati dagli autori in giro per le strade per indicare decadenza e degrado.

Come che sia, il successo dei personaggi e del loro mondo fu enorme, generando una lunga serie di prodotti multimediali, altre serie televisive e cinematografiche e tanti, tantissimi videogiochi di vari generi, dal platform al picchiaduro. D’altro canto, il concept si presta: quattro personaggi bravi a combattere con armi diverse e caratteristiche particolari, perfetti per essere comandati da altrettanti giocatori. Memorabile in questo senso il coin-op anni Novanta che prevedeva una plancia con quattro joystick e pulsanti, uno per tartaruga ed è servito poi (s)punto di partenza per il recente Shredder’s Revenge.

Tartarughe Ninja Caos Mutante

CAOS MUTANTE… MA NON SOLO

E così veniamo a Caos Mutante, l’ultimo film (animato) della legacy, diretto da Jeff Rowe e ideale pilot di una serie di prossima produzione, estremamente ambizioso dal punto di vista grafico/visivo, tanto che molti lo hanno già associato al dittico Spiderverse della Sony. Diciamo che forse il paragone è un po’ fuori luogo: pur essendo visivamente gradevole, la pellicola di Rowe non si porta dietro un comparto narrativo così sensibile allo stile come i ragneschi predecessori, né comporta la medesima varietà. L’aspetto si mantiene costante, con la scelta di usare delle texture che fanno vagamente sembrare i personaggi dei pupazzi di plastilina, e solo una breve digressione disegnata come nel quaderno di un fantasioso bambino.
Come già nel reboot di Bay, alle tartarughe si cerca di dare personalità un po’ più distinte – chi più atletico, chi timidone, chi nerd – e in particolar modo si cerca di sottolineare il loro essere ‘teenage’, dato che il nome completo con cui sono conosciute in USA è appunto Teenage Mutant Ninja Turtles.
In questo, però, la pellicola esagera, rendendoli fin troppo spesso solo fracassoni, pasticcioni e fastidiosi, mentre dovrebbero pur sempre essere eroi e modelli di riferimento.
Molto chiacchierata la scelta di rendere April una ragazza di colore e “diversamente magra”. Se da un lato, essendo i fumetti originali in bianco e nero, l’etnia della April d’origine potrebbe essere ambigua, certo lo stacco con le forme classicamente perfette di Judith Hoag e Megan Fox, che la interpretavano nei film, è notevole. Ma questo potrebbe anche essere un segno di modernità.
Piuttosto, lasciano un po’ perplesse le caratteristiche psicologiche del personaggio, incapace di stare davanti a una telecamera senza vomitare per l’ansia, con una certa insistenza sulle deiezioni, che starebbe meglio in un film della Troma piuttosto che in questo contesto.
Shredder è assente, sostituito da un altro anonimo personaggio. Così come anonimi risultano nella caratterizzazione i mutanti “cattivi” (appaiono Rocksteady e Bebop, ma è veramente difficile riconoscerli, nella massa) che inoltre si dimostrano privi di personalità, passando con un nonnulla da una parte all’altra della barricata.

SPLINTER E LA GARA AL REALISMO

A volte il cinema, essendo arte fotorealistica, si pone problemi (inutili) che gli altri media sorpassano, sentendosi in dovere di avvicinarsi al realismo anche in senso concettuale pure quando non serve. Nella versione originale, il maestro Splinter era un topo d’appartamento che aveva imparato le arti marziali dal suo padrone. Quando diventa un topo mutante antropomorfo, le ricorda. Poco realistico? Ma certo. Nella versione 2014 Splinter trovava invece un libro ramazzando la stanza, e con quello imparava a combattere. Più realistico? Insomma. Qui le impara direttamente da YouTube. Dopotutto, la versione originale è ancora la migliore, e non vale solo per Splinter.

Le Tartarughe Ninja approdano all’era moderna con un cartoon visivamente gradevole ma concettualmente un po’ sconclusionato, presentandosi sì come dei teenager (cosa che il titolo originale richiede) ma anche piuttosto disorientati e confusi. Anche i villain e i personaggi di contorno hanno poco mordente, e tuttavia il divertimento regge perché il fascino delle testuggini coi nomi di artisti rinascimentali è sempre intatto.

Fumettista, giornalista, saggista, tutto quello che finisce in “ista” gli si confà alla grande, spaziando a 360 gradi nell’universo della scrittura ogni volta che la vita glie ne dà possibilità. Vi ricorderete di lui per le storie su ‘Samuel Stern’ e per la graphic novel ‘Garibaldi Vs. Zombies’, ma quando non ha il costume da supereroe scrive di cinema per CinecittàNews e per tante altre testate… tra cui indovinate quale?