Lego Batman: Il Film – Recensione

Mentre Ben Affleck annuncia il ritiro dalla regia di The Batman, film in cui figura già come produttore, sceneggiatore e interprete, esce in questi giorni un’altra rivisitazione. Lego Movie s’incappuccia in Lego Batman nella promessa di divertire i più piccoli e distribuire pillole rigeneranti di battute intelligenti. Per Claudio Santamaria, voce del protagonista, è il ruolo che più lo ha divertito. Lo accompagna Geppi Cucciari nei panni dellla neo-commissario Barbara Gordon.

Batman, Warner B. l’ha capito, è il re del DC Cinematic Universe. Il suo mito è quello che meno ci vergognamo a professare (dopo Rat-Man) quando a trent’anni ammettiamo di leggere ancora fumetti. È complesso, miliardario, non deve dar conto a nessuno e il suo animale totem è il pipistrello. Maledettamente cinematografico. Eppure la sua vita non è tutta planate e calci in faccia. È una persona solitaria, spaventato all’idea di far parte ancora una volta di una famiglia. E così conta solo su se stesso. Il Cavaliere Oscuro prova un vago senso di rispetto, condito da maschia competizione, solo per uno come Superman. Non ammette legami nemmeno coi nemici. Il Joker, dopo tanti anni di battaglie, quando lo scopre ci rimane malissimo. Vuol sentirsi dire che sono acerrimi nemici, nemesi! Non può più esser parte di una relazione a senso unico, dice in una sequenza. Allora ordisce un piano degno del suo nome e, con un ultimo, perverso scherzo, si consegna mani giunte alla polizia.
L’aura luminosa del bat-segnale si oscura. Nel quarto d’ora iniziale di Lego Batman, a causa di un gesto quasi pacifista, l’eroe perde la sua ragion d’essere, il suo avversario. Dall’inizio della sua carriera cinematografica, per la prima volta Batman impara una lezione: tutto ciò che ci circonda definisce chi siamo. Compresi i nostri nemici. Se c’è qualcosa che neanche Lego può smontare è la morale dal cartone animato. Qui sta però il colpo di mano, che sovverte quanto abbiamo visto negli altri film sull’icona DC. Abbandonato il ruolo da cavaliere solitario, la bilancia pende tutta da una parte, e la strada per i capitoli successivi è preclusa. A chi interessa Batman se non è più lui? Ma dei sequel a Lego non interessa un fico secco. Di questo le sono grato.

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Ma i più grandi, quelli che coi film di Batman ci sono cresciuti, saranno soddisfatti?

Dobbiamo imparare a ridere delle cose che amiamo, e Lego Batman riesce a divertire anche con un eroe conosciuto come Il Crociato di Gotham. Anzi, sono proprio quelli più bui o ambigui i punti di partenza per la scomposizione del mito. A partire dalla posa da one-man-army che gli si è appiccicata addosso. Ed è qui che il film ci conquista. Come per i famigerati mattoncini, la leggenda viene smantellata e ricostruita in un frenetico citazionismo che farà la gioia dei fan più stagionati. L’ironia (e l’amore) nei confronti di tutto ciò che è Batman investe più o meno tutto; dagli esempi più freschi (“Usare dei criminali per combattere dei criminali? Che idea stupida!”) ai cult (“Joker, ti ricordi com’è finita con le due navi, no?”), davvero poco è lasciato al caso.

In un mondo di mattoncini non c’è nulla d’impossibile. In quello che un giorno chiameremo Legoverse non ci sono limiti. Non rivelo nulla per non rovinare la sorpresa, ma certi cammei fra i villain di Lego Batman sono piuttosto sorprendenti. Mi viene il dubbio che alcuni siano rodaggi di altri franchise da utilizzare nei prossimi film. Non sarebbe folle aspettarsi un’ambientazione fantasy. Gandalf vs Voldemort? Lego lo può fare. Oppure Skywalker contro i Dalek? Pure. Ma in un universo senza confini il rischio è di essere travolti dalla propria irruenza. Così Lego Batman, nella sua foga di stupire, a tratti confonde e non permette di affezionarsi a personaggi e setting. Ed è un peccato, perché sono davvero ben costruiti.
L’altra nota di demerito è invece in merito al doppiaggio italiano. La Cucciari, all’anteprima stampa, fa faville e fa dimenticare a noi spettatori della 5 che tutte le altre sale hanno i popcorn mentre a noi manco una bottiglietta d’acqua. Ma non è un’attrice, e si sente. A ogni sua battuta – e son tante – ho provato un lieve fastidio. Ma non è solo colpa sua. È che l’hanno messa accanto a Santamaria che, l’ha già dimostrato in un’altra occasione, è un supereroe pienamente credibile.