Lo scorso 27 gennaio, Koch Media ci invitava nei suoi uffici per incontrare tre oscuri figuri e mettere le mani su una versione non definitiva di un titolo che stava facendo discutere tutti i social network già durante il periodo dei pandori, i panettoni e i prosecchi delle dieci del mattino: NieR Automata, che a Natale ha semplicemente comandato sul PSN grazie a una esplosiva e pubblica demo del gioco.
E Yousuke Saito (Producer), Takahisa Taura (Game Designer) e il mascherato Yoko Taro (Director) erano insieme un paio di settimane fa a Milano per rappresentare il nuovo e propizio matrimonio tra Square Enix e Platinum Games, che mira a perfezionare la formula cult di Nier Gestalt e Nier Replicant, gli spin-off action della saga di Drakengard firmati Cavia Inc (studio di sviluppo chiuso prematuramente ma che ci ha regalato, tra gli altri, due ottimi capitoli chronicles di Resident Evil per Nintendo Wii). Oltre a toccare con mano una versione semi-definitiva del gioco, quindi, abbiamo scambiato due chiacchiere con il curioso trio, che potrete leggervi qui.
Ma prima di una approfondita e interessante discussione con loro, ci siamo dati da fare con i preliminari grazie alle postazioni del gioco messe a nostra disposizione… e per circa due ore abbiamo sviscerato la build sui nostri schermi. Ve lo diciamo subito: quello che abbiamo avuto modo di provare lo scorso mese, ci ha soddisfatto e lasciati con lo stomaco pieno di gratitudine per quei tre uomini e il loro team alle spalle. NieR Automata sembra proprio avere tutte le carte in regola per mantenere fede alla promessa intrinseca verso i suoi fan: raccogliere l’eredità di un primo capitolo incompreso e sottovalutato, una piccola perla malinconica del videogioco che avrebbe sicuramente meritato più attenzione e successo.
Il mondo grigio, apocalittico e otaku di NieR è splendido nella rivisitazione di questa creatura Platinum/SE; rapido, selvaggio e spietato. Iniziamo la nostra prova con mano più o meno dalla prima sequenza della demo, che in realtà saltava a piè pari un prologo, per lanciarci nella furia dei combattimenti hack’n slash, riallacciandoci all’inizio della demo di questo inverno. L’androide 2B è quindi di nuovo davanti a noi: sinuosa, slanciata, provocante, perfetta e più “anime” che mai. Dopo piccoli gioiellini del gameplay action come Bayonetta e lo stesso Metal Gear Rising, non risulta poi difficile comprendere la scelta di Square Enix sul suo nuovo partner. Probabilmente, rappresentano gli unici eredi lì fuori di un passato sopra le righe targato Ninja Gaiden e firmato Itagaki. Il gameplay, infatti, non è poi meno articolato e unico di quanto ci si aspetterebbe da loro, e dal passato della stessa saga di Drakengard.
Confesso che uno dei motivi per cui ho sempre preferito, e di gran lunga, gli stessi spin off di Gestalt e Replicant, sono le loro distanze prese dal combat system di Dynasty Warrior. Ma detto questo, va sottolineato subito che qui, Ladies&Gentlemen, ci ritroviamo su altri pianeti. Le reminescenze di Bayonetta sono numerose, ma ci chiuderemo volentieri un’occhio, mentre siamo impegnati ad affettare cyborg con un tasto, sparando agli altri che ci circondano grazie al nostro grazioso e affidabile compagno pod. Proprio come nei predecessori, in Automata il nostro socievole pod sarà un vero e proprio collegamento di gameplay agli sparatutto 2D dei tempi che furono, con alcune serpentini cambiamenti di telecamera che strizzeranno l’occhio all’Alien Breed che ancora ruggisce nei ricordi dei più grandicelli tra voi. E i cambiamenti di gameplay, che includerà anche dei piccoli puzzle-game così come dei canonici elementi rpg della saga, saranno fondamentali per rendere l’esperienza sempre fresca, mai ripetitiva o stantia. Un rischio che, diciamocelo, corrono gran parte delle produzioni nipponiche di questo generazione.
Le influenze di una generazione ora più che trentenne, sono ancora tutte lì come sette anni addietro: da Akira, passando per Evangelion con qualche mai inopportuno capolino di Sons of Liberty e la sua Big Shell. E se ve lo state chiedendo, voi che avete già spolpato la demo sullo store, numerose strade e segreti che risutavano inaccessibili questo Natale lo erano anche alla nostra prova, rivelando quindi quella sospettata anima da back-tracking che tanto manda in estasi gli estimatori di Metroid tra di voi. Resta poi da vedere se alcune di queste strade secondarie saranno collegate alle sub-quest, di cui abbondavano i predecessori e che non dovrebbero mancare in buona quantità in Automata.
Se c’è qualcosa in cui però l’avventura di 2B e compagni continua a deludere dall’uscita della demo, è il comparto meramente tecnico: la risoluzione su PS4 si conferma a soli 900p, mentre girerà nativamente in Full-HD sulla PlayStation Pro. Non abbiamo avuto modo, in ogni caso, di verificare le performance su Pro: la build a disposizione era sulla sola PlayStation 4 “base”. Il framerate si mantiene si stabile sui 60fps, ma sembrerebbe anche strano il contrario dato il numero limitato di poligoni, effetti e texture su schermo. Perché Platinum Games non si sia mai fatta notare per titoli visivamente impressionanti, era lecito forse aspettarsi qualcosa di più, insomma. Badate, niente che l’ammaliante e a volte quasi “furba” direzione artistica non riesca a compensare con le sue reminiscenze tattiche e un tratto visivo in alcuni casi sorprendente. Ma anche di fronte alla matita di Fujisaka, addolcita dalle taglienti note di Keiichi Okabe, bisogna essere oggettivi.
Una volta riportato a terra il sedere del boss della demo, finalmente avremo accesso all’Open World del gioco e la sua struttura da Rpg. Senza entrare nel campo degli spoiler, e rispettando i severissimi paletti su quanto potremo e non potremo dirvi da questo momento in poi, cerchiamo di fare chiarezza sulla natura ibrida di Automata. 2B e i suoi amici androidi avranno a disposizione un vero e proprio HQ, che strutturalmente strizza l’occhiolino alla Normandy di casa Bioware. Da qui in avanti, potremo scegliere le missioni, parlare con gli NPG, e dedicarci al crafting e l’evoluzione del nostro alter ego biomeccanico. Avremo una mappa per orientarci (vi tornerà comoda) e una resa visiva su schermo quasi asettica e inquietante: a metà strada tra alcune momenti topici di Xenogears e di Zone of the Enders 2, per intenderci.
Il mondo lì fuori, invece, si rivelerà una scenario apocalittico indigeno, selvaggio, decadente e in frantumi. Il discorso sulle incertezze del comparto tecnico, qui diventa poi esponenziale a causa delle dimensioni ragguardevoli della mappa. Sebbene avremo ben evidente sulla mappa il punto d’interesse da raggiungere per continuare la missione intrapresa, le distese di dune e sabbia, costellate dagli scheletri di arrugginiti e polverosi grattacieli, ci inviteranno più volte a deviare il percorso, alla ricerca di segreti, NPG, sub-quest e adrenalitici combattimenti.
Abbiamo passato poco più di quaranta minuti “nel mondo aperto”, e possiamo confessarvi di averne sprecati quasi la metà girando senza meta o religione, in un mondo malinconico eppur luminoso. Quindi, almeno ad una prima impressione, possiamo affermare che Automata sembra avere le carte in regola per superare la prova dell’Open World a pieni voti. Perché è proprio nel suo invito all’esplorazione, che una struttura solitamente non propria di un genere come quelli targati Platinum Games, poteva fallire. O quantomeno risultare forzato. Invece, il passaggio dal livello della demo, alla base madre, fino alle missioni sulla sabbia di bollente di Automata, è naturale e assuefante.
Si, ci hanno dovuto scollare con forza dagli schermi, lo scorso 27 gennaio. E si avremo ancora bisogno di svariate e numerose ore, prima di consegnarvi un giudizio e un verdetto su questi lidi. Ma quanto toccato con mano finora, ci ha convinti e soprattutto (cosa non da poco) ci ha instillato una sana voglia di continuare a giocare per saperne di più. Resta da vedere quanto il cocktail di generi che dona la vita ad Automata, reggerà fino alla fine. Quanto gli elementi di crafting e crescita del personaggio saranno fini a se stessi, o se le evoluzioni di 2B e il suo Pod avranno degli esiti nel gameplay ben più importanti dello sbloccare una nuova e più cattiva special. Ma le carte di un potenziale capolavoro, sono tutte nel mazzo di Square Enix e Platinum Games. Perché Nier Automata, sembra proprio la lancia di Longinos che stavamo aspettando su PlayStation 4. Un vero e proprio tributo alla cultura nerd novanta/2000. Un gioco emotivo, furbo, studiato. Ma a cui già mi sento di dover dire grazie per avermi fatto rivivere, in nuove forme, numerose emozioni che hanno segnato la mia infanzia e adolescenza… condensate in poche ore. E marzo ora mi sembra ancora troppo lontano.