Nioh – Recensione

La curiosità col passare dei mesi è lungi dall’essere stata placata, anche se con qualche caramellina in formato demo gameplay Team Ninja e Koei Tecmo hanno tentato di saziare parzialmente la nostra cupidigia. In ogni caso, tanto è stato sufficiente all’utenza per comprendere fino a che punto (anche se la possibilità di confondersi è dietro l’angolo) il titolo riprenda dal “souls like” solamente la formula chimica vincente, riplasmando attitudine del giocatore e prepotenza narrativa. Già, perché a differenza della serie Souls, alla quale per ovvi motivi è stato spesso accostato, il plot narrativo di NiOh è gremito di dettagli e dipinge il ritratto estroso della cultura giapponese. Ci troveremo a vivere la storia di William, protagonista chiaramente ispirato al navigatore William Adams, primo inglese a mettere piede sulle sponde giapponesi. Tramite i suoi occhi, il suo corpo, il suo cuore, ci immergeremo in un’avventura minuziosamente riprodotta, composta da elementi tipici del mondo storico e sovrannaturale nipponico: approderemo ad Usuki nell’aprile del 1600, con l’unica nave superstite di una spedizione, e dopo che ci saremo svegliati dall’illusoria semplicità del gioco ci troveremo anche davanti a personaggi storici di rilievo come il maestro samurai Hattori Hanzo. Davanti a noi non troveremo solo le fredde lame e le incandescenti frecce dei nemici umani, ma saremo ostacolati (oh, si che lo saremo) anche dagli Yokai, demoni di varie fattezze che saranno il nostro incubo peggiore. Il profumo folkloristico in NiOh è servito anche da piacevoli background, raccontati non solo dalle sequenze cinematiche del gioco, ma anche dalle fasi di caricamento stesse, che con delle foto di sfondo e delle sezioni scritte ci forniscono informazioni aggiuntive trascendendo dalla mera funzione di “consigli utili” (comunque presenti).

CON LA LORO TESTA, O SENZA LA TUA

I certosini della cultura feudale giapponese avranno certo riconosciuto il riferimento alla celebre massima di Tokugawa Ieyasu, che echeggiava nelle menti dei soldati alla vigilia della battaglia di Sekigahara del 1600: “per un samurai ci sono due alternative, fare ritorno con la testa del nemico sanguinante tra le mani, oppure senza la propria”. Nessuna odissea potrebbe descrivere sommariamente il gameplay di NiOh meglio di questa frase. Sopravvivi ed uccidi, oppure tornerai indietro… molto indietro. Come abbiamo già detto, il gameplay riprende in parte la modalità di gioco souls like, ma senza carta carbone. Superato lo spauracchio del prologo nella Torre di Londra che ci farà assaggiare la ricetta action RPG con respawn dei nemici ad ogni salvataggio sull’altare, potremo iniziare a delineare le caratteristiche del nostro personaggio da novelli Hokusai, potendo scegliere le armi preferite del nostro eroe dai capelli cinerei. Da non sottovalutare il fatto che, data la grande varietà di armi, potremo anche pre-impostare ben due set di esse per tipo (da contatto o a distanza), ed alternarle così in base ai nemici che fronteggeremo. Veloci e letali con Katana e doppia Katana, ma anche severi e brutali con Martelli ed Asce, agiremo creando le combinazioni che più ci si addicono, anche in base al danno che ogni colpo infliggerà. Oltre a dipendere dalle nostre statistiche, dall’arma, e dal punto in cui colpiremo i malcapitati nemici, forte influenza nei combattimenti sarà dovuta alle tre diverse impugnature delle armi: quella alta convoglierà la vostra forza nell’arma per attacchi più potenti, l’intermedia trova un efficace equilibrio tra bloccare i nemici e contrattaccare, e la bassa per reagire agli attacchi nemici (oltre a colpire nemici altrimenti troppo bassi). Ciò che sarà la nostra linfa da level up è la Amrita, definita dagli antichi come “Pietra Miracolosa” o “Pietra Filosofale”, che raccolta in grandi quantità ci farà aggiungere unità alle caratteristiche che più ci aggradano, a braccetto con i punti abilità da distribuire in un chiarissimo e funzionale albero skill stile action game. Se gestire questo semplice pot-pourri di stili può sembrarvi complicato, ad impegnare le vostre falangi ci sarà anche la gestione del Ki, la forza interiore che fungerà da stamina. Se essa si consumerà troppo, sarete immobilizzati per riprendere fiato, ed ovviamente si ricaricherà quando sarete immobili o camminerete. Se ogni azione come le schivate, le parate, o gli attacchi ne consumano una porzione, al termine di una combo potete sfruttare il “Ritmo Ki” premendo R1 per accelerarne il recupero. Non solo sarà complicato familiarizzare con questa nuova meccanica, ma per attivarla dovremo disporre di un timing preciso: se però ne acquisirete la padronanza, molti scontri complicati (come alcune ostiche boss fight) potrebbero vergere a vostro favore. A condire il tutto in questa enorme pentola, gioca a favore una fluidità eccezionale delle azioni, imponendo una leadership sul dinamismo per quanto riguarda i titoli di questo genere.

DI CHE MORTE VUOI MORIRE?

Un antico detto giapponese recita: “Quando le acque salgono, la barca fa altrettanto”. Ciò che i saggi volevano dirci, è che di fronte ad una disgrazia non è sufficiente rimanere calmi, e quando sopraggiungono le sventure bisogna rallegrarsene ed andare avanti con coraggio. Ed è abbracciando tale filosofia che consiglio di giocare NiOh, dove le morti non devono spaventare, ma spingere al miglioramento. Da quello che abbiamo visto, i comandi saranno semplici da apprendere ma complicati da padroneggiare, e in aggiunta a tutto ciò vi è, come di consueto, la natura arcigna delle oscure creature che affronteremo. Sembra tutto facile, quasi una passeggiata finché incroceremo spade e lance contro gli umani, ma quando ci troveremo davanti gli Oni e gli Yokai sarà tutt’altra storia. Queste creature non solo dispongono di attacchi ben diversi e devastanti, ma creeranno intorno a loro una strana zona distorta di colore grigio, che influirà negativamente sul nostro Ki. So cosa state pensando, e la risposta è “si, anche i boss”. Uno dei modi migliori per gestire tali battaglie è sfruttare la mappa a proprio vantaggio attirandoli in zone estese, ed utilizzare al meglio gli oggetti con la selezione rapida. Diviene dunque estrema anche l’importanza dei santuari di salvataggio, che avranno non solo la funzione di curarci e “resettare” i nemici di tutte le zone, ma anche di “offerta” di equipaggiamenti, di “richiamo” per il multiplayer cooperativo, di assegnazione delle benedizioni dei “kodama” che troveremo sparsi per la mappa, della scelta dello spirito protettore, e ovviamente di aumento di livello. Nei momenti più difficili in ogni caso, avremo dalla nostra anche il potere dello spirito guardiano, che potremo attivare quando l’apposita icona in alto a sinistra sarà completamente riempita. La caratteristica basilare che però segna la linea di stacco definitiva dalla serie di titoli di Miyazaki, è una struttura di gioco divisa in missioni, tutte con diversa difficoltà e con la possibilità di essere rigiocate. Una volta terminati il prologo e la missione di apertura, ci ritroveremo sulla mappa della regione, nella quale troveremo un punto di partenza con la funzione del santuario e varie aggiunte (come ad esempio il fabbro per forgiare, modificare, o potenziare il proprio equipaggiamento), e appunto le missioni da intraprendere. Queste sono di tre tipi: principali, secondarie, e “Missioni Crepuscolo”. Queste ultime sono contraddistinte da una difficoltà che farebbe impallidire una nuvola, dove anche i più insignificanti nemici sono stati sostituiti da non morti e Yokai con una resistenza ed una forza moltiplicate, mentre una tinta purpurea insanguina il cielo in attesa della nostra dipartita. NiOh è uno di quei titoli che volenti o nolenti risveglia nel nostro essere un “odi et amo” dei più puri. La gioia incontenibile di aver affettato per bene un boss, può essere lacerata meno di mezzora dopo perdendo per una sciocchezza tutta la Amrita che avevamo faticosamente collezionato. E’ un gioco che sa punire per bene, ma che avrebbe potuto fustigarci anche in modo peggiore (e sappiamo che in molti, da provetti masochisti videoludici, avrebbero anche apprezzato).

TRA ROCCE E RAMI DI CILIEGIO

Il dualismo della punizione trasla per vie oblique anche sul piano tecnico, che alterna caratteristiche decisamente buone, a sciocchezze che minano il prodotto ingenuamente. A livello grafico il gioco si difende, ma parafrasando il titolo, consuma troppo Ki. Prima di intraprendere la nostra avventura ci sarà chiesto se vogliamo giocare NiOh con un framerate stabile, oppure se vogliamo migliorare i dettagli ma stabilizzare il framerate a soli 30 fps. In entrambi i casi, ma in particolar modo nel primo, sono molte le imperfezioni ambientali che si notano a causa dell’aliasing, mentre troviamo una buona qualità con acqua ed effetti speciali (come ad esempio la zona d’ombra creata dagli Yokai). Rimane comunque da sottolineare uno splendido lavoro di level design, al di là della costruzione delle mappe di gioco funzionali allo scopo, ci ritroveremo a compiere noi stessi un vero viaggio tra strutture ed ambientazioni tipiche del feudalesimo giapponese seicentesco, oltre alle splendide riproduzioni naturali. Che sia un bene o un male lo giudicherete da voi, ma anche l’intelligenza artificiale ha le sue peculiarità: spesso i nemici umani prediligeranno la carica lame al vento e senza tenersi a debita distanza (specialmente se sono più di uno, e qui bisogna ingegnarsi con il target lock), a meno che non si tratti di quelli che possiedono un arco. Migliore a dir poco invece quella dei nemici demoniaci, che saranno sempre una spina nel fianco, anche quelli che sembrano innocui. NiOh è un gioco che richiede tempo, e che ve ne offrirà molto. Difficilmente negli ultimi anni ci siamo ritrovati di fronte ad un gioco che fino a questi livelli riuscisse a trascrivere intere pagine di storia e cultura, facendocele vivere in prima (o terza) persona. Di sicuro uno dei migliori lavori partoriti da Team Ninja negli ultimi anni. L’ultimo consiglio che vi dono, arriva niente meno che da uno dei maestri più importanti della storia giapponese: “Chi è impaziente finisce per rovinare tutto e non riesce a compiere grandi imprese” – Yamamoto Tsunetomo.