Recensione – The Elder Scrolls Online

The Elder Scrolls Online

Prima di mettermi a scrivere la recensione di The Elder Scrolls Online ho voluto prendermi il giusto tempo, per capire dove volesse andare a parare il MMORPG di Bethesda. E volete sapere una cosa? Dopo un mese abbondante di gioco non ci sono ancora arrivato. Difficile giudicare un prodotto come questo, che tenta di essere innovativo per certi versi, ma che è legato a un modo ormai vecchio di fare MMORPG. L’errore in cui è incappata Berthesda è lo stesso di BioWare con Star Wars: the Old Republic, ovvero quello di voler trovare a forza un punto di contatto tra le esperienze single e multiplayer. E questo al netto del fatto che The Elder Scrolls Online è un titolo in alcuni aspetti tutt’altro che disprezzabile, come vi dirò a breve.

Andiamo con ordine e partiamo dallo sviluppo del personaggio, che in un MMORPG è una delle colonne portanti di tutto il gameplay. Come siamo stati abituati di recente da Bethesda, il nostro alter ego digitale non è strettamente legato a una classe canonica, ma si sviluppa poco alla volta, spendendo punti skill nei numerosi rami che abbiamo a disposizione, nonché utilizzando magie e talenti. Durante il cammino è poi possibile (e anzi, necessario) padroneggiare e ampliare due diversi tipi di abilità: quelle attive sbloccano colpi speciali, da usare previo consumo di stamina o magicka; quelle passive forniscono buff offensivi e difensivi di varia natura. Nel ragionare su dove insistere è necessario considerare che abbiamo a disposizione solo cinque skill attive contemporaneamente, anche se da un certo punto in avanti diventa possibile cambiare set di armi e abilità in modo rapido e indolore.

Allo stesso modo, le professioni di crafting vanno percorse in modo ragionato e coerente con le esigenze del nostro personaggio e della community. Il sistema di abilità lavorative è sicuramente divertente, ma allo stato attuale non è in grado di impattare in modo corretto sull’economia di Tamriel, per diversi motivi. Uno di questi è legato alla possibilità di distruggere un oggetto sia per ricavare materiale utile, sia per crescere di esperienza nella professione. Il problema è che in The Elder Scrolls Online vengono assegnati parecchi XP in più se viene “smontato” un oggetto craftato da un altro giocatore: questa diversità ha creato un sottobosco di gilde il cui unico scopo è la facilitazione nello scambio degli oggetti, così da cappare la professione in men che non si dica.

Quello del crafting è solo uno dei problemi di sbilanciamento che sarebbe stato opportuno evitare dopo aver avuto alle spalle parecchie ore di beta testing. Un altro difetto di The Elder Scrolls Online riguarda proprio il modo in cui sono mixate le esperienze single e multiplayer, come vi dicevo a inizio articolo. Un discreto numero di quest sono pensate per essere vissute in solitario; diversamente da quanto accade in Star Wars, però, quelle istanziate sono davvero pochissime, mentre quasi tutta l’esperienza si appoggia al phasing. Questo significa trovarsi a cercare un NPC da uccidere e a dover fare la coda con altri quindici giocatori che hanno lo stesso scopo, ma con ambienti che ai nostri occhi sono diversi rispetto a quelli degli altri, secondo lo step che abbiamo raggiunto nella questline. Peggio va se buona parte delle risorse vengono spese per approcci verso lo stealth andante: immaginate di entrare di nascosto in una villa per trafugare un oggetto e poi vedere vanificati tutti gli sforzi di aggiramento da un gruppo di altri giocatori inferociti, che entrano in scena come barbari e ci soffiano il premio da sotto il naso dopo aver scatenato il marasma.

Le cose non si stanno mettendo granché bene, complice anche un sistema di targeting non proprio amichevole.
Le cose non si stanno mettendo granché bene, complice anche un sistema di targeting non proprio amichevole.

C’è da dire che, al momento di menare le mani, The Elder Scrolls Online regala discrete soddisfazioni, a patto di evitare come la peste la telecamera in prima persona e affidarsi a quella in terza, giacché altrimenti non è possibile accorgersi dei numerosi attacchi “ad area” dei nemici, a meno di non guardarsi continuamente i piedi. I combattimenti sono frenetici e ricchi di opportunità, grazie alle diverse abilità e alla possibilità di parare e schivare gli attacchi. Peccato solo per un target system che non funziona granché e che costringe a mirare “manualmente”, in preciso stile Skyrim: in prima persona funziona benino, ma la necessità di giocare in terza (come detto poc’anzi) complica non poco le cose. Le sfide PvP coinvolgono decine di giocatori e contemplano, tra le varie cose, l’assalto a roccaforti ben difese, anche per mezzo di catapulte e balliste.

L’end game è pensato bene e garantisce un discreto boost alla longevità, nell’attesa che Bethesda pubblichi nuovi contenuti, promessi in cambio della sottoscrizione mensile. Una volta cappato il livello, nulla ci impedisce di vagare nei territori delle fazioni avverse alla ricerca di nuove Skyshard, delle gemme luminose da cercare e foriere di uno skill point da spendere per ogni tre che avremo collezionato. Allo stesso modo, possiamo rivisitare alcuni dungeon e trovare opponenti di un livello più adatto al nostro, assieme a nuove quest. Con un ristretto numero di colleghi, poi, possiamo dedicarci alle cosiddette Trial, ovvero missioni particolarmente complesse, ma dall’alto tasso di remunerazione. E poi c’è sempre il PvP, a riempire i momenti bui della giornata. Insomma… non si può dire che Bethesda non ce l’abbia messa tutta per rendere l’end game un momento di spasso e non un’infinita attesa che succeda qualcosa di nuovo e interessante.

Parliamo infine del comparto tecnico. Devo ammettere di essere partito un po’ prevenuto nei confronti di The Elder Scrolls Online, complice quanto avevo visto l’anno scorso in occasione delle varie fiere estive, laddove il titolo di Bethesda arrancava non poco e mostrava un livello di dettaglio tra l’imbarazzante e… l’imbarazzante. E invece, il motore grafico fa bene il suo lavoro, soprattutto negli esterni, restituendo alla vista diversi scorci piacevoli. Oltretutto, l’engine è davvero scalabile e consente di giocare al meglio anche in presenza di sistemi non proprio di ultimo pelo: sul mio Alienware (un i7 Quad Core 2,4 GHz, 8 GB di RAM e Radeon 6990M) The Elder Scrolls Online fila via liscio come l’olio spingendo tutte le opzioni al massimo; anche su un vecchio sistema redazionale (un i5 da 3 Ghz, 8 GB di RAM e Radeon 7850) le prestazioni non sono da meno. La colonna sonora, poi, è roba da pelle d’oca, ma su quella c’erano pochi dubbi.