Contrast – Recensione

Devo ammettere che Contrast mi ha incuriosito al suo esordio a tal punto che ho quasi preteso di scriverne la recensione. Ovviamente, la possibilità di scaricarlo gratuitamente su PS4, almeno per gli abbonati a PS Plus, mi ha dato il là per mettere un po’ alla prova la nuova console Sony e per capire se questo titolo indie poteva in qualche modo sopperire al triste rinvio di DriveClub. Lo so che erano pretese un po’ assurde, ma non si può mai dire cosa possa venire fuori dal calderone degli sviluppatori indipendenti. Sfortunatamente, non è questo il caso e le motivazioni sono molteplici, ma prima di gettarci in una disanima più concreta, facciamo un piccolo passo indietro.

Compulsion Games ha ambientato il suo titolo d’esordio in un mondo onirico, che per certi versi ricorda un po’ la Parigi di inizio secolo scorso, con una certa propensione allo stile art déco. La protagonista è Dawn, una silente perticona dal look quantomeno singolare (seppur più casto rispetto al design originale), il cui ruolo sarà quello di aiutare Didi, una bambina che vorrebbe tanto veder tornare assieme i suoi genitori. In particolare, toccherà togliere il padre dai guai, mettendolo sulla buona strada e riabilitandolo agli occhi della ex-moglie, non certo entusiasta di un patner tanto inaffidabile.

La peculiarità di Contrast ruota tutta intorno all’ambientazione, esclusivamente notturna, e al modo in cui si interagirà con essa. Dawn e Didi infatti sono gli unici personaggi tridimensionali presenti nel gioco, mentre tutti gli altri sono rappresentati da ombre, proiezioni con le quali possiamo interagire e parlare, in certi frangenti. Dawn può passare dallo stato fisico a quello di ombra in tutti quei punti dove il gioco concede tale possibilità. Non per nulla il motore grafico viene usato principalmente per gestire in maniera dinamica la luce e le relative silhouette, che verranno generate dall’interazione con determinati oggetti. Un’idea in parte originale, eseguita però con altalenante perizia. Se in alcuni frangenti gli sviluppatori si sono sforzati di creare situazioni interessanti e puzzle con un minimo d’inventiva, in altri si solo limitati a sviluppare il concetto sotto forma di platform 2D. In tali momenti Contrast mostra davvero il fianco, con salti imprecisi e glitch assortiti; più in generale, si avverte la poca dimestichezza del team con questo tipo di gameplay.

Alla fine, purtroppo, tutto il gioco ruota intorno a un’unica meccanica, un po’ come Rain, ed è una cosa che alla lunga tende a stancare. Ma se il titolo di SCE Japan Studio poteva vantare un’atmosfera vincente e in generale una discreta esecuzione, quello di Compulsion Games non riesce a spingersi oltre la sufficienza. Il che è un peccato, visto che ad accompagnare le vicende di questo singolare duo troviamo una storia tutto sommato interessante, con un finale meno prevedibile di quanto si possa credere. È difficile però chiudere un occhio sulla pessima conversione PS4, che riesce persino a scattare, pur basandosi su un motore ormai ultra rodato come l’Unreal Engine 3, fra l’altro utilizzato al minimo delle sue possibilità. A completare il quadretto troviamo anche un discreto numero di bug: mi è capitato di dover riavviare il gioco, dato che il personaggio, incastrato in un punto del livello, non riusciva più a uscire; per non parlare delle bizze della telecamera, tutt’altro che solerte e affidabile.

Insomma… Contrast ha il sapore dell’occasione sprecata e in tutta onestà viene difficile consigliarne l’acquisto, a meno di non poterlo scaricare “a babbo morto” dal PSN attraverso l’offerta PS+. Son sempre trofei gratis…