Knack – Recensione

Knack

Come iniziare la recensione di Knack se non ricordando il suo esordio al reveal PS4, appena 9 mesi fa? Era il 20 febbraio e Mark Cerny, il creatore della nuova console Sony, ha utilizzato questo titolo proprio per dimostrare le possibilità della nuova GPU, non tanto in termini grafici, quanto nella gestione di molteplici elementi fisici. Il protagonista del gioco, infatti, è formato da un gran numero di oggetti, tenuti assieme da una misteriosa forza: una trovata senza dubbio originale quanto funzionale al gameplay, come avremo modo di scoprire più avanti.

In ogni caso è bene chiarire fin da subito cosa ci si deve aspettare una volta infilato il Blu-ray dentro la PS4. Knack, infatti, non è certo un titolo che si fa notare per una grafica fuori di testa o un gameplay memorabile, e bene o male tutto quello che vedrete nel gioco ha un sapore fin troppo noto. L’idea degli sviluppatori era quella di mettere assieme un vero e proprio tributo a tutta una categoria di produzioni, appartenenti in particolar modo all’epoca della prima PlayStation. L’impostazione, del resto, è proprio quella e non meraviglia che Cerny sia stato uno degli autori di Crash Bandicoot, un titolo che trasuda quasi da ogni pixel di questa produzione: la telecamera a inquadratura fissa (con alcuni cambi improvvisi finanche spiazzanti), il sistema di combattimento, gli elementi platform… tutto combacia in un puzzle che profuma di nostalgia canaglia.

Non a caso le meccaniche sono proprio quelle di un action game d’altri tempi, con la differenza che il protagonista può cambiare di dimensione in relazione alla quantità di oggetti che andranno a comporre il suo corpo. Una stazza più imponente equivale a una barra di energia più estesa e, soprattutto, alla possibilità di sferrare colpi più potenti. Di forme di attacco comunque ce ne sono davvero un numero esiguo: combo di pugni, salto con rotazione annessa e alcuni colpi speciali piuttosto efficaci, dipendenti però da una barra particolare, che andrà a riempirsi raccogliendo dei cristalli gialli. Gli attacchi dei nemici si possono schivare utilizzando l’analogico destro, un po’ come in God of War, ed è bene approfittarne, dato che ogni colpo subito determina una perdita di massa, con tutte le conseguenza del caso (attacchi più deboli soprattutto). Esistono poi dei particolari gadget, scomposti in numerosi pezzi (ovviamente ben nascosti), in grado di conferire a Knack una serie di utili poteri: alcuni hanno un utilizzo pratico piuttosto evidente, come il Rivela Segreti e l’Indicatore Combo, altri invece hanno lo scopo di ampliare le capacità degli attacchi speciali, come nel caso della Batteria Pietra Solare.

Interessante il co-op, dove il secondo giocatore si troverà a controllare un Robo Knack, che potrà combattere a fianco di quello originale, rifocillandolo eventualmente di pezzi. È una buona trovata, specialmente se s’intende affrontare il gioco insieme a qualcuno non particolarmente esperto. Ogni tanto, infatti, si evidenziano dei picchi di difficoltà che potrebbero scoraggiare i giocatori più piccoli, e una mano in tal senso male non fa.

Del resto, si nota un approccio grafico che tenta di strizzare l’occhio al pubblico più piccolo e meno smaliziato. Tutti i personaggi sono realizzati in uno stile che ricorda non poco alcune opere di Osamu Tezuka (Astro Boy su tutti), pur senza lo spessore di tali capolavori, sia chiaro. La storia è davvero leggerina, ma chi approccia una produzione del genere non può certo aspettarsi un capolavoro della narrazione. Il doppiaggio in italiano però rimane meritevole in quanto a recitazione, il che non fa mai male, anche perché non è proprio la norma.

Insomma… senza girarci troppo attorno, Knack propone un’esperienza di gioco leggero e spensierata, il che può essere un bene per alcuni e un male per altri, dipende davvero cosa si sta cercando. Il problema più grosso, a mio avviso, è la fascia di prezzo nella quale Sony ha deciso di collocare questa produzione. Se si trattasse di un titolo PSN da 29 euro (o anche meno), ci potrebbe anche stare, anzi, sarebbe proprio da consigliare, ma sfortunatamente non è questo il caso. 59 euro è una fascia da “tripla A” e quando si tirano fuori tutti quei soldi è logico pretendere di avere tra le mani qualcosa di davvero apprezzabile sotto più punti di vista. È un peccato, perché ogni tanto è anche piacevole passare un po’ di ore con un gioco vecchia scuola, che non impegni il cervello se non per il minimo indispensabile. Non a queste cifre però.