Quello di giugno ĆØ sempre uno dei periodi più attesi e più caldi per qualsiasi appassionato che decida di seguire l’Electronic Entertainment Expo di Los Angeles. Ć vero, l’E3 ĆØ da sempre la fiera dell’hype, del fumo negli occhi, delle speranze e delle promesse, che poi non sempre vengono mantenute. Ć un gigantesco parco giochi che si regge spesso anche sulle aspettative e sui sogni dei fan, ma forse ĆØ proprio in queste motivazioni che trova la sua ragione di esistere più profonda.Ā Nonostante tutto, quella appena trascorsa ĆØ stata forse una delle rassegne più concrete degli ultimi anni. Tanti annunci verosimili conditi da ben poca fuffa, mostrata non per cercare di nascondere qualche mancanza, come si fa di solito, ma soltanto quando strettamente necessario. C’ĆØ stata talmente tanta carne al fuoco da rendere spesso parecchio complicato restare al passo con tutto quanto e riordinare le idee in tempo reale: noi, per questo motivo, abbiamo deciso di prenderci qualche giorno dopo la chiusura dello showfloor per poter tirare fuori dai nostri cervelli, spossati da giorni e giorni di insonnia perenne, quelli che secondo noi sono statiĀ i giochi e i momenti migliori e peggiori della kermesse. Come avrete capito tocca a me: senza perderci in ulteriori indugi, vediamo cosa mi ha maggiormente esaltato e cosa invece mi ha deluso nell’arco delle due settimane appena trascorse.
TOP
1 – Cyberpunk 2077
Se mi chiedessero di riassumere in due parole le mie innumerevoli elucubrazioni su questa edizione della rassegna videoludica più famosa al mondo, non avrei dubbi nello sparare a zero e a colpo sicuro: Cyberpunk 2077. CD Projekt RED ha permesso al suo figliol prodigo di rinascere dalle proprie ceneri sul finire della (fantastica) conferenza Microsoft, mostrando con orgoglio al mondo un titolo che era stato annunciato ben cinque anni e mezzo prima, e facendolo in poco più di cinque minuti calcolati alla perfezione. Giunta sul palco simulando un vero e proprio virus informatico, l’opera degli autori di The WitcherĀ promette di tenere alta la bandiera degli RPG narrativi per i prossimi anni, e di farlo fregandosene bellamente delle convenzioni maturate dal genere nel corso del tempo. Tolta la patina “darkettona” vista nel primo, lontanissimo trailer in grafica pre-renderizzata, scopriamo una Night City che, baciata dal sole, dĆ bella mostra di sĆ© ed emerge in questo caso a vera e propria star, evidenziando in maniera volutamente lapalissiana le sue contraddizioni, con i ricchi che vivono una vita agiata e sfarzosa e i poveri che invece si trovano costretti a ricorrere ad impianti cibernetici per sopravvivere, in una sorta di autodelimitazione sociale in qualche modo affine all’universo di Deus Ex. Simile a quest’ultimo ĆØ anche la visuale, che, in barba alle critiche, sarĆ in prima persona: solo cosƬ, stando a CD Projekt, sarĆ possibile raccontare nel modo migliore tutte le sfaccettature di un mondo che si preannuncia complesso e ancora imperscrutabile, anche visto il tempo che ci separa dall’uscita nei negozi. Per Cyberpunk 2077 nessuna data d’uscita ĆØ stata rivelata, ma in questo caso, di fronte all’ambizione fatta videogioco, personalmente sono anche pronto a perdonare questa non risibile mancanza, certo che l’istrionico team polacco riuscirĆ a sorprendermi ancora una volta. Cyberpunk 2077 ĆØ vivo e vegeto. E io, per ora, mi faccio bastare questo.
2 – The Last of Us Part II
Poche chiacchiere: quando c’ĆØ di mezzo Naughty Dog non si può fare altro che togliersi il cappello e restare a guardare, incantati. I malmostosi cagnacci, alfieri della nutrita scuderia first party di Sony, stanno dimostrando ancora una volta (come se ne sentissimo la necessitĆ ) che quando si tratta di realizzare videogiochi dal forte impatto narrativo non sono secondi a nessuno. Il velo di mistero che fino a poche settimane fa ricopriva il sequel di The Last of Us ĆØ stato finalmente tolto, svelandoci molte delle sue caratteristiche principali. A partire dalla protagonista, che a quanto pare sarĆ una ed una soltanto: Ellie, con buona pace dei fan del dinamico duo che fino a pochi anni fa la ragazza formava con il burbero Joel (il quale, a proposito, chissĆ dove sarĆ finito). L’abbiamo vista più forte, determinata a restare viva in un mondo che non le ha mai perdonato nulla, cresciuta sotto tutti i punti di vista, anche quello sentimentale, nel quale ha finalmente preso una sua strada. Tutto ruota attorno a lei, anche nel gameplay, un’intelligentissima evoluzione del sistema visto nel primo capitolo, che faceva uso di animazioni predeterminate per alcune sequenze. Nel sequel gli sviluppatori si sono spinti oltre, realizzando vere e proprie cinematiche in movimento. Come hanno fatto? Semplice: immagazzinando tantissime animazioni differenti in un calderone dal quale pescare in caso di necessitĆ , in modo da introdurre un po’ di casualitĆ nel sistema e portare tutto quanto ad un nuovo livello. In pochissimi minuti, Ellie fa (o da la sensazione di poter fare) più azioni contestuali di quante ne facesse Joel in tutto il capitolo precedente. Un cambiamento potenzialmente rivoluzionario, che, al di lĆ delle evoluzioni narrative, potrebbe davvero essere la caratteristica in grado di distinguere e far risaltare The Last of Us Part II, permettendogli, anche in questo caso, di essere il canto del cigno di PlayStation 4. Corsi e ricorsi storici, eh?
3 – Metro: Exodus
Chi vi scrive segue gli ucraini 4A Games dai tempi della loro formazione, quando i maggiori talenti che avevano realizzato S.T.A.L.K.E.R. confluirono in un team del tutto nuovo e con ambizioni differenti, capace, tra l’altro, di mettere su schermo uno dei motori grafici più spaccamascella di quegli anni, superato forse soltanto dal CryEngine visto in Crysis. E non lo dico cosƬ a cuor leggero e per salire sul carro dei vincitori: ho amato sia Metro 2033 che Last Light, ritenendoli veri e propri culmini generazionali sotto diversi punti di vista, e proprio per questo ingiustamente sottovalutati da parte della critica e da una grossa fetta del grande pubblico. Dal mio punto di vista, anche con una punta di comprensibile egoismo, non vedo l’ora che Metro: Exodus arrivi sugli scaffali, per poter essere fra i pochi a dire fin dall’inizio “ve l’avevo detto” ed assistere alla definitiva consacrazione del franchise, che comunque, da parte sua, non si ĆØ certo adagiato sugli allori. Exodus promette non soltanto di mantenere tutto quel che di buono avevano fatto i suoi predecessori, ma di andare anche oltre, recuperando dal lontano precursore spirituale una componente che a 2033 e Last Light mancava, se non in alcune zone, comunque piuttosto circoscritte: la libertĆ d’azione. Le mappe saranno infatti mediamente grandi il triplo o il quadruplo rispetto ai predecessori, ma non per questo dovrebbero essere intaccate dal pericolo della dispersivitĆ e della ripetitivitĆ d’azione. Insomma, fra conferme ed evoluzioni, siamo di fronte ad uno degli sparatutto più promettenti del prossimo anno, con il quale (personalmente ne sono convinto) i 4A riusciranno a sfruttare completamente un potenziale ancora in parte inespresso.
4 – Anthem
Conosciamo bene i problemi e le tribolazioni che Bioware ha dovuto affrontare nel corso degli ultimi anni (qualcuno ha detto Mass Effect: Andromeda?) e forse ĆØ anche per questo cheĀ un po’ tutti facciamo il tifo per Anthem. Perlomeno, noi che ancora crediamo in una rinascita della software house canadese: c’ĆØ da capire, però, quanti effettivamente siamo. Da questo punto di vista vorrei citarvi a mo’ di campione il sondaggio che ho lanciato negli ultimi giorni nel mio profilo personale su Facebook, al momento votato da più di 60 persone: dovendo scegliere fra The Division 2 ed Anthem, quasi l’80% dei miei contatti ha optato per quest’ultimo. Insomma, non sarĆ il massimo dell’attendibilitĆ (dopotutto fra gli amici ho gente che di videogiochi ne mastica parecchi, e sappiamo che il mercato in generale non ĆØ cosƬ), ma ĆØ servito, nel suo piccolo, a farmi capire che dopotutto un bel po’ di hype generalizzato c’ĆØ. E, del resto, come dare torto al popolo? Tolta la probabile assenza del PvP al lancio (ma gliene vogliamo davvero fare una colpa?), Anthem sembra un titolo solidissimo, che fa della cooperazione fra quattro classi il suo principale punto di forza. I più maliziosi lo definiranno un Destiny 2 riuscito, visti i ben noti problemi di quest’ultimo. Io mi limito a seguirne l’evoluzione in parallelo all’MMO di Bungie, e cosƬ continuerò a fare, anche perchĆ© Anthem (e non lo dico per sminuire Destiny, anzi) ĆØ davvero un’altra cosa. E se Bioware saprĆ gestire davvero bene le sue carte, anche post-lancio (qualcuno ha detto DLC gratuiti?), il prossimo anno la lotta fra gli shooter online massivi avrĆ un serio pretendente alla vittoria.
5 – RAGE 2
Non voglio mentirvi: quando Bethesda ha tirato fuori (per vie ufficiali o leak da ben note catene di vendita poco importa) il primo reveal trailer di RAGE 2, la mia faccia ha immediatamente assunto la comica fisionomia di Nick Young in versione meme internettiano. Il sequel del particolare sparatutto di Id Software, atteso per 7 lunghi anni, si ĆØ mostrato parecchio diverso dai toni più contegnosi del suo predecessore, sprizzando esagerazione e una punta di follia nonsense da tutti i pori. Di primo acchito mi sembrava una mossa inutile e anche pericolosa, in grado di mettere seriamente a repentaglio l’identitĆ del franchise, ma mi sono ricreduto quando, mettendo da parte le perplessitĆ personali, ho compreso la direzione che questo sequel vuole intraprendere, e in quel momento ho capito che RAGE 2 ha davvero tutte le carte in regola per riuscire a stupirci. Id Software non ĆØ più sola nello sviluppo, ma ĆØ coadiuvata da veri maestri dell’open world come gli Avalanche Studios, autori della serie Just Cause e del mai troppo apprezzato Mad Max, uno dei tie-in videoludici più riusciti degli ultimi anni. Tim Willits, studio director di id Software, ci ha promesso che in RAGE 2 ci sarĆ davvero di tutto: l’identitĆ del primo capitolo, l’esagerazione di DOOM, la sensazione di libertĆ di Mad Max. Che dite, gli crediamo?
6 – Dying Light 2
Prima dell’arrivo di Resident Evil VII (e per alcuni anche dopo), Dying Light era indiscutibilmente il miglior videogioco a tema zombie dell’ultima decade, un’opera in grado di spazzare via tutti gli scivoloni e gli errori commessi dalla serie di Capcom prima del settimo capitolo, fondendo alla perfezione diverse componenti e incanalandole in una struttura open world che (a differenza del “padre putativo” Dead Island) riusciva ad essere davvero convincente, grazie ad un elemento in particolare: il parkour. Prima di essere un survival horror, quello di Techland era un videogioco d’azione, che ci consegnava letteralmente le chiavi di una cittĆ , all’interno della quale sbizzarrirci in orizzontale, in verticale, sui tetti e per le strade, in un tripudio di cervelli fracassati e corse a perdifiato. Insomma, sapeva divertire dall’inizio alla fine, a patto di fare il callo all’unico elemento davvero debole: la storia. Beh, vi basti sapere che in Dying Light 2Ā quest’ultima ĆØ curata da alcuni dei migliori scrittori alle spalle di The Witcher 3, in particolare quelli che si sono occupati della questline del Barone Sanguinario (chi la ricorda sa bene che si tratta di uno dei momenti più memorabili del gioco base). Provate ad immaginare un gioco come Dying Light con diverse idee ulteriormente espanse (la dicotomia giorno-notte, ad esempio) ed una qualitĆ narrativa sui livelli di CD Projekt Red, con Chris Avellone come ciliegina sulla torta. L’avete ben chiaro in mente? Perfetto, non vi serve altro.
7 – Shadow of the Tomb Raider
Se gli Uncharted erano i precursori del videogioco di azione-avventura con uno stile fortemente cinematografico ed improntato alla narrazione pura, i Tomb Raider del nuovo corso sono i paladini dell’action-adventure un po’ più tradizionale, che pure non ha mancato di rinnovarsi negli ultimi anni e, a parere del sottoscritto (e non solo), lo ha fatto nella maniera migliore possibile. Shadow of the Tomb Raider ĆØ un po’ la summa del percorso iniziato con i primi due capitoli della trilogia, e poco importa cheĀ Crystal Dynamics lo abbia lasciato nelle mani di Eidos MontrĆ©al. Anzi, il passaggio di testimone potrebbe essere addirittura un bene per regalarci la miglior versione possibile della “nuova” Lara, nella conclusione del percorso di maturazione che la porterĆ ad essere una vera eroina. Il terzo e conclusivo episodio, promettono in Eidos, interverrĆ sulle caratteristiche più deboli della serie, come le deludenti sezioni acquatiche, che torneranno ad una concezione più vicina agli storici anni di Core Design, con un ruolo che non si limiterĆ al classico “corridoio subacqueo”, ma al contrario rivestirĆ un’importanza ben maggiore nell’esplorazione e nella risoluzione di enigmi. Visto e considerato tutto quanto, non ĆØ difficile capire perchĆ© personalmente aspetto la nuova avventura di Lara con enorme curiositĆ . Nel recente passato, agli esponenti della serie ĆØ mancato tanto cosƬ per meritarsi l’appellativo di capolavori: questa potrebbe davvero essere la volta buona per riuscirci.
8 – Resident Evil 2 Remake
Il sogno bagnato di tanti ragazzi cresciuti a pane e survival horror a fine anni ’90 si ĆØ finalmente avverato. Con una mossa neanche tanto sorprendente, Capcom ha annunciato il remake dello storico, secondo capitolo di Resident Evil, al quale, con l’eccezione della visuale (che resta orgogliosamente in terza persona) ĆØ stato applicato lo stesso trattamento estetico del settimo capitolo. Questa trasposizione permetterĆ finalmente a tutti di godere di ambientazioni splendide e di un character design di personaggi e nemici allo stato dell’arte, e di farlo come il Dio dei videogiochi moderni (se ne esiste uno) comanda. Personalmente credo di non aver mai atteso con tanta impazienza e nervosismo un’operazione del genere, anche perchĆ©, a ben pensarci, di remake sensati a tal punto non ce ne sono mai davvero stati. Resident Evil 2 potrebbe inaugurare una nuova moda? Difficile dirlo, anche perchĆ©, Capcom a parte, altre case di sviluppo storiche (coff coff Konami coff coff) non sembrano interessate a recuperare i primi episodi delle loro IP per restituir loro la giustizia che meritano al giorno d’oggi. Io per ora mi faccio bastare Leon Kennedy e Claire Redfield, e scusate se ĆØ poco.
9 – Ori and the Will of the Wisps
Ori and the Blind Forest ĆØ uno di quei (rari) videogiochi il cui ricordo non dovrebbe mai sbiadire e che andrebbero riassunti in una singola immagine, da incorniciare ed esporre in un museo per l’eternitĆ . Al giorno d’oggi non esiste un videogioco che, dal punto di vista squisitamente visivo, mi abbia colpito cosƬ forte come quel che si sono inventati i ragazzacci di Moon Studios. Ma Ori non era soltanto raffinatissima estetica, era anche un metroidvania realizzato con competenza e con un certo piglio innovativo, oltre che divertentissimo da giocare e da sviscerare in ogni angolo delle sue intricate mappe. C’ĆØ poco da fare, l’unico che può battere Ori sul suo stesso terreno ĆØ… un altro Ori. E il sequel, Ori and the Will of the Wisps, ha tutte le carte in regola per riuscirci: ĆØ Ori, semplicemente… di più. Visivamente ancor più bello, ludicamente espanso e con un combat system un minimo più raffinato del button mashing del predecessore, che alla lunga poteva venire a noia. Insomma, per me ĆØ davvero impossibile pretendere altro. Una cosa ĆØ certa: non appena uscirĆ , sarĆ uno dei videogiochi che mi spingeranno a rinnovare il Game Pass, in barba a chi continua a ripetere che quello di Microsoft ĆØ un servizio inutile.
10 – Skull & Bones
Vado probabilmente controcorrente se dico che Black Flag era uno dei miei Assassin’s Creed preferiti, anzi, probabilmente il mio preferito in assoluto. Uno dei motivi era la riuscitissima realizzazione del mondo di gioco: una immensa mappa aperta nella quale spostarsi in libertĆ per mare o per terra, senza intoppi fra un viaggio e l’altro. Un paradigma che ĆØ riuscito a non annoiarmi mai, dall’inizio alla fine, e che sarebbe poi stato ripreso soltanto da Origins quattro anni dopo, sostituendo all’oceano il deserto egiziano (e alle navi il fidato cavallo o cammello). Ecco, potete immaginare come mi sono sentito quando ho visto per la prima volta Skull & Bones, che sembra voler ripescare quel concetto di libertĆ ed espanderlo, trasferendolo in una nuova IP e in un nuovo genere. Il nuovo gioco di UbisoftĀ riprenderĆ le battaglie navali di Black Flag e punterĆ a donar loro una dimensione mai vista, neanche nel recente (e ancora acerbo) Sea of Thieves di Rare, dal quale si discosta anche visivamente, proponendo un’interpretazione realistica dell’ultima epoca d’oro dei pirati, appena prima del loro definitivo declino. Quel che ho visto nel trailer mi ha convinto da cima a fondo e mi ha dato la netta impressione che con questo progetto la casa francese voglia davvero provare ad innovare restando ancorata ad un porto sicuro e di grande appeal. Struttura ruolistica di stampo MMO, libertĆ sconfinata, ampie possibilitĆ di personalizzazione, componente visiva di primo livello. Pirati. Eddai, su.
FLOP
1 – Conferenza Square Enix
Dopo averla vista, mi sono chiesto se non fosse tutto un enorme scherzo architettato da qualche burlone. E invece era proprio la “conferenza” E3 di Square Enix. Un’accozzaglia di trailer probabilmente assemblati tre giorni prima e messi uno dopo l’altro, senza uno straccio di presentazione nĆ© contestualizzazione, se non due sterili messaggi all’inizio e alla fine. Anche i contenuti sono riusciti in gran parte a deludermi: tralasciando la totale assenza del remake di Final Fantasy VII (sigh) e di un gameplay per Kingdom Hearts 3 (comunque apparso su altri palcoscenici), l’unico annuncio che davvero può essere definito meritevole di attenzione ĆØ il breve teaser di Babylon’s Fall, la nuova IP di Platinum Games,Ā che, si vocifera, annovererebbe Yoko Taro, Yosuke Saito e Takahita Taura fra le principali menti creative. Tolto quello, però, quanto partorito in generale dal publisher nipponico dovrebbe fungere da monito per chiunque negli anni a venire, e rappresenta indiscutibilmente il momento peggiore dell’E3. Di gran lunga.
2 – Days Gone
Se per Metro: Exodus non vedo l’ora di poter dire “ve l’avevo detto”, per Days Gone ĆØ l’esatto contrario. Vorrei che quelle parole non escano mai dalla mia bocca, nĆ© ora nĆ© in futuro, e che, malgrado le mie perplessitĆ , il gioco riesca comunque ad uscire il più possibile vicino alla visione originaria di Sony Bend. Il punto ĆØ che ci sono tanti elementi che fanno pensare al contrario, ad uno sviluppo travagliato e ad un probabile rinvio: in primo luogo la mia prova dello scorso maggio, nella quale, pur lodandone i lati positivi, ho comunque avuto il buonsenso di mettere a nudo i suoi difetti tecnici e strutturali, che, malgrado i mesi di sviluppo e di rifinitura che lo attendono, mi sono parsi fin troppo evidenti. Ad accendere un ulteriore campanello d’allarme nella mia testa ĆØ stata la sua “partecipazione indiretta” all’E3: il gioco si ĆØ infatti mostrato, qualche giorno prima dello show di Sony, con un trailer di meno di due minuti che ha fatto giĆ gridare in molti allo scandalo e al downgrade tecnico, ed ĆØ stato poi giocato da un paio di addetti ai lavori in presenza del director John Garvin, in un gameplay dal vivo che (anche per la totale incapacitĆ di qualcuno) ĆØ parso a molti quanto di più lontano da quel che si dovrebbe vedere in una kermesse come questa. Per me il vero problema non sta neanche qui, ma al contrario risiede proprio nel fatto che Days Gone non sia riuscito a ritagliarsi un posto nella conferenza vera e propria, scavalcato da Death Stranding, The Last of Us 2, Ghost of TsushimaĀ eĀ Spider-Man,Ā e finito per importanza al quinto posto in graduatoria. Insomma, non un bel biglietto da visita per un progetto teoricamente ormai vicino ad essere fatto e finito, e che dovrebbe essere dato in pasto alla community il prossimo febbraio.
3 – Kingdom Hearts 3
Sarò onesto con voi: io Kingdom Hearts 3Ā non volevo neanche metterlo in questa breve “classifica del disonore”, anzi, probabilmente sono uno di quelli che ne attendono l’uscita come la seconda venuta del Messia. Sarebbe inutile, con cosƬ tanti anni di gestazione alle spalle, ripercorrere tutte le tappe che ci hanno portato a come lo conosciamo oggi, con una data (gennaio 2019) finalmente certa, due nuovi mondi annunciati (Frozen e Pirati dei Caraibi, entrambi splendidi, come quello di Toy Story) e tante belle speranze. Insomma, dopo una vagonata di patemi e sofferenze c’ĆØ di che gioire, no? Eh. Beh. Fermi. Lo avete visto anche voi com’ĆØ il gioco alla prova dei fatti. Senza usare troppi giri di parole, ludicamente per certi versi sembra (e ripeto, SEMBRA) uscito direttamente dall’epoca PlayStation 2, potenzialmente in grado, cioĆØ, di soddisfare chi ha giocato i primi due… ma quasi nessun altro. Guardandolo, mi ĆØ sembrato che Kingdom Hearts 3 sia vissuto per tutti questi anni in una enorme bolla di vetro, quasi del tutto immune alle contaminazioni positive che avrebbe potuto ricevere da altri videogiochi, di Square Enix e non. Il che mi andrebbe anche bene (dopotutto Kingdom Hearts ĆØ e deve rimanere Kingdom Hearts, giusto?), se non fosse che il precedente capitolo della serie regolare ĆØ uscito ormai ben due generazioni e mezzo fa, e da allora sono passati non due, non tre, ma ben tredici anni. Che si fa, dunque? Esattamente quel che abbiamo fatto per tutto questo tempo: aspettiamo, con le dita incrociate.
4 – Conferenza Nintendo
https://www.youtube.com/watch?v=6F1tNnKC8fo&frags=pl%2Cwn
Ok, non ĆØ stata una conferenza nel vero senso della parola, ma un semplice Direct tenuto nel periodo dell’E3. E fin qui ci siamo. Però… Insomma, si, ma anche no: perchĆ© se Nintendo ha tutto il diritto di adottare una simile politica, io ho tutto il diritto di criticare le sue scelte, ed ora provo a spiegarvi il perchĆ©. Il 2018 doveva essere l’anno della consacrazione di Switch, dopo un 2017 che, anche e soprattutto grazie a Nintendo stessa, verrĆ ricordato fra gli anni migliori della storia del videogioco. E invece di affondare ancora di più il colpo, la casa di Kyoto ha dimostrato ancora una volta di voler fare di testa propria, nel bene e nel male,Ā tornando dopo un solo anno ad una formula molto meno esplosiva e potenzialmente anche meno redditizia per il futuro della sua piccola console ibrida. Dove sono finiti Metroid Prime 4 e Bayonetta 3? A salvare tutto quanto bastano davvero il nuovo PokĆ©monĀ portato sullo showfloorĀ (mezzo spin-off e mezzo capitolo principale, non si sa), qualche istante di un ancora enigmatico Fire Emblem: Three Houses e minuti interminabili di Super Smash Bros Ultimate, remaster “plus” della versione Wii U? Mah. Se i fan più irriducibili resteranno comunque contenti, lo stesso non si può dire di chi, me compreso, non riesce proprio a perdonare a Nintendo certi scivoloni in termini di immagine. Anche a costo di gettare altro fumo negli occhi, la compagnia nipponica doveva provare a stupire anche in questo E3, soprattutto considerata la posizione di vantaggio in cui si trovava e ancora si trova. Non l’ha fatto, limitandosi al compitino, e probabilmente non ne pagherĆ neanche le conseguenze a lungo termine. Da parte nostra, però, ĆØ giusto esaltarsi quando Nintendo ci permette di farlo, ma lo ĆØ anche farle notare che sta sbagliando quando non ne imbrocca una giusta. Come in questo caso.
5 – Fallout 76
Giungiamo ora alla fine, e in questo caso spero davvero che le mie parole non vengano mal interpretate. Per certi versi mi trovo anch’io d’accordo con la nostra Laura Valentini, che pochi giorni fa ha difeso con coraggio Fallout 76 dal suo punto di vista. PerchĆ©, dunque, metterlo all’ultimo posto (quindi il meno peggio) tra i miei flop? PerchĆ©, e lo dico da storico estimatore del brand, ho paura che Bethesda rischi di perdere la bussola nella gestione creativa della sua serie post-apocalittica più nota, ibridandola con chissĆ quali generi per i quali non ĆØ stata concepita e per i quali potrebbe non essere pronta, anche (e qui pesate con molta attenzione quel che sto per dirvi) dal punto di vista tecnico. Siamo sicuri che il Creation Engine, versione aggiornata del vetusto Gamebryo introdotta con Skyrim e costantemente arricchita negli anni, riesca davvero a sostenere per molto tempo a venire il peso di un titolo del genere, soprattutto su console? Personalmente lo spero, ma al di lĆ di questi timori… non so. Cosa potrebbe diventare Fallout 76 oltre che un Fallout 4 pesantemente moddato con l’aggiunta del multiplayer? E siamo sicuri che il multiplayer online riesca a sposarsi bene con l’identitĆ della serie, e con meccaniche come lo S.P.A.V.? Al contrario di quanto fatto con Fallout 4 (che pure ebbe i suoi problemi, ma che a suo tempo venne presentato in maniera calda e rassicurante), Bethesda non ha saputo rispondere a dovere a tutti gli interrogativi sul conto di Fallout 76, e forse ĆØ questo il motivo per cui l’ho inserito fra le maggiori delusioni di questo E3.
MENZIONI D’ONORE
Gears of War 5
Gears of War 5 (che a quanto pare si chiamerĆ soltanto Gears 5)Ā ĆØ riuscito prima di tutto a stupirmi sotto un aspetto, il più importante: quello emozionale. Il trailer mi ha messo immediatamente a mio agio, riuscendo lĆ dove Judgment e Gears of War 4 avevano fallito. ChissĆ che questo quinto capitolo non torni a puntare fortissimo sulla storia, come aveva fatto la trilogia originale: in tal senso il cambio di protagonista (nel quinto capitolo giocheremo nei panni di Kait Diaz, figlia di Reyna e nipote di Oscar) potrebbe essere d’aiuto. Parecchio. Di certo, la serie aveva bisogno di un simile scossone per uscire dall’impasse in cui ĆØ andata a cacciarsi.
Control
L’impressione che ho avuto guardando Control dal vivo ĆØ che Remedy voglia puntare a tornare (finalmente) ai fasti dei Max Payne anche dal punto di vista del gameplay, componente un po’ sacrificata in Alan Wake e Quantum Break per far spazio alla narrativa. Pur avendo diversi elementi concettuali e stilistici in comune con il suo immediato predecessore, la nuova avventura del team finlandese dĆ la sensazione di volersi scrollare di dosso ogni etichetta e puntare ad avere un’identitĆ propria e molto personale. In particolare mi hanno incuriosito i poteri della protagonista, che le permettono di eliminare i nemici in vari modi, sfruttando anche l’ambiente circostante a proprio vantaggio, e di primo acchito sono sembrati ben più approfonditi e incisivi di quelli utilizzabili in Quantum Break. Insomma, promosso (quasi) a pieni voti.
Devil May Cry 5
Nel caso di Devil May Cry 5 ho davvero tentennato prima di decidere di non inserirlo in top 10, lasciandolo appena fuori. A trattenermi dal farlo, paradossalmente, ĆØ stata proprio l’estrema esagerazione e tamarrƬaĀ con cui ĆØ stato presentato, stile che mi ha vagamente ricordato i tempi del DMC di Ninja Theory, che pur essendo un buon gioco non raggiungeva le vette dei capitoli made in Capcom. Ora, parliamoci chiaro, ĆØ vero che Devil May Cry 5 dovrebbe segnare un ritorno VERO agli antichi fasti, ma personalmente, prima di ridare piena fiducia al brand, preferisco rivederlo in azione in maniera un po’ più approfondita. Per ora, hypometro settato “solo” al 95% (che per un Devil May Cry ĆØ comunque poco, eh).
Forza Horizon 4
https://www.youtube.com/watch?v=VmQNo8xtcAg&frags=pl%2Cwn
Agli occhi di qualcuno, Forza Horizon 4 potrebbe sembrare l’ennesimo sequel di una serie automobilistica chiusa ormai in sĆ© stessa, abituata da anni ad una dicotomia fra simulazione e arcade che non riesce più a stupire come si deve. Forse ĆØ vero, eppure c’ĆØ stato qualcosa nella presentazione di Forza Horizon 4, qualcosa negli occhi di Ralph Fulton di Playground Games, che mi ha fatto capire che molto probabilmente il quarto degli Horizon non si limiterĆ a recitare la parte delĀ sequel bello e bravoĀ come aveva fatto il suo predecessore, ma cercherĆ di fare qualcosa di più. Ed effettivamente lo studio sta spingendo tantissimo sulle sue funzioni sociali e sul ciclo stagionale, che potrebbe essere davvero qualcosa di rivoluzionario. E chissĆ che non lo rivedremo riproposto, fra qualche anno, nel misterioso videogioco di ruolo open world in lavorazione negli uffici dello studio inglese (esiste o no, secondo voi?).
Death Stranding
Ah, Death Stranding. Grande protagonista, enigma indecifrabile o mezza delusione dell’E3 2018, a seconda dell’umore di chi lo descrive. Il gioco di Hideo Kojima non ne vuole sapere di uscire dal bozzolo nel quale risiede comodamente da ormai quasi due anni, eppure, esattamente come nei piani del suo geniale autore, continua a incantare platee e a far parlare di sĆ© giorno dopo giorno, aprendo un’infinitĆ di parentesi e dimenticando volutamente di chiuderle. Del resto Kojima ĆØ cosƬ, prendere o lasciare. Prima o poi lo avrete, state tranquilli. Ma potrebbe essere qualcosa di completamente diverso da quel che immaginate, e soprattutto, giunti a questo punto, potrebbe non uscire su PlayStation 4.