Ash of Gods Redemption è un GDR tattico, con qualche elemento roguelike, carico di aspettative e che ha stimolato immediatamente la nostra curiosità. L’interessante avventura grafica con combattimenti tattici, ricorda molto da vicino The Banner Saga, il celebre titolo realizzato qualche anno fa da Stoic Studio. A una prima impressione il nuovo arrivato di casa AurumDust sembra avere più di qualche punto in comune con il suo predecessore. Similitudini e somiglianze che potrebbero creare una connessione tra i titoli, rappresentanti di un affascinante filone videoludico che sta raccogliendo sempre maggiore interesse, ma allo stesso tempo deludere quei videogiocatori che sono alla ricerca di qualcosa di originale. Non rimane altro da fare se non gettarsi in questa grande avventura, per scoprirne tutti i punti di forza e i lati deboli.
In viaggio per salvare Terminum
L’atmosfera su Terminum, il mondo che si apre di fronte ai nostri occhi, è costantemente appesantita e resa lugubre dalla minaccia incombente della Mietitura. Lo stesso evento si era verificato già 700 anni prima e, nonostante il sacrificio di alcuni eroi, non era stato possibile fermarlo. Ora i Mietitori stanno per tornare, desiderosi di compiere nuovamente questo ciclo di morte e rinascita, alla costate ricerca di un potere sempre maggiore. Di fronte a loro, però, ci sono tre eroi che si mettono in cammino per cercare di fermare questa nuova ondata di male: Hopper Rouley, un essere semi-immortale del gruppo degli Umbra, Thorn Brenin, ex capitano che torna sul campo di battaglia per proteggere la sua famiglia, e Lo Pheng, guerriero di una stirpe di uomini considerati invincibili. Intorno a loro saranno molti altri gli eroi pronti a schierarsi contro l’arrivo di una nuova Mietitura.
La Mietitura sta arrivando e nessuno è al sicuro
Questo interessante incipit apre le porte di un titolo che struttura l’esperienza di gioco in pieno stile libro game. Lunghe, forse anche troppo, sequenze narrative ci fanno entrare dentro la vicenda, permettendoci sporadicamente di scegliere la risposta da dare a determinate domande durante le conversazioni, o stabilire con quale personaggio interagire. Ash of Gods Redemption, quindi, si presenta al pubblico più come un titolo da leggere piuttosto che da giocare. Le sequenze narrative molto presto stancano, soprattutto quando ci si rende conto che fanno da lunghissimo prologo a piccole sezioni di combattimento. Se AurumDust ha preso come esempio The Banner Saga, forse avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sui punti di forza che hanno reso celebre il titolo.
Dentro un librogame
L’aspetto più affascinante di Ash of Gods Redemption è indubbiamente il suo comparto grafico, anche questo liberamente ispirato all’opera videoludica moscovita. Gli accurati disegni che fanno da contorno alla vicenda, ci trasportano all’interno di quello che è a tutti gli effetti un librogame su schermo, ricreando perfettamente la sensazione di ammirare le fantasiose e fedeli illustrazioni di un racconto cartaceo. I personaggi acquistano vita grazie alle minuziose linee che compongono i tratti, mentre gli sfondi, piccole e oniriche scene paesaggistiche, nonostante la loro immobilità pittorica, si muovono grazie a un intelligente gioco di movimento e sfocatura dei livelli di profondità.
Grafiche accattivanti e una storia tutta da leggere
Il gameplay ci presenta delle fasi di combattimento tattico all’interno di una scacchiera. Utilizzando i membri del gruppo, dovremmo sconfiggere i diversi avversari che si pareranno di fronte al nostro cammino, spendendo punti energia in cambio della possibilità di attaccare, muoverci e utilizzare magie e tecniche speciali. Il sistema dei turni è legato non al team ma ai singoli personaggi, favorendo così i gruppi poco numerosi. Nonostante questo, avere molti personaggi ci permetta di godere della presenza di una quantità più alta di punti vita, dando una probabilità maggiore di concludere vittoriosi lo scontro. Allo stesso tempo, in alcuni dei gruppi che avremo a disposizione durante il gioco, ci saranno dei personaggi così potenti da rendere gli scontri più semplici. Considerando tutti questi elementi, la sensazione finale è che il sistema di combattimento sia molto squilibrato, regalando una esperienza di gioco non del tutto coinvolgente.
In ogni caso, la morte in Ash of Gods Redemption è un affare veramente serio. Ogni volta che uno dei nostri personaggi viene atterrato, resterà un segno permanente. Alla quarta volta di seguito, non sarà più possibile fare ritorno. In nostro aiuto ci saranno comunque gli Strix, potenti amuleti che, oltre a preservarci dalla incombente Mietitura, possono anche essere spesi per proteggere la vita dei nostri avventurieri. I potenti oggetti, parte integrante della narrazione e del gioco, possono essere acquistati da diversi negozi sparsi lungo il tragitto ma anche recuperati svolgendo missioni secondarie e seguendo linee narrative specifiche. Interessanti diversivi durante lo svolgimento della trama principale, quando il peso della ripetitività degli avversari inizierà a farsi sentire.
Ash of God Redemption mescola elementi da GDR ad azioni tattiche
Lance spezzate e punte smussate
Le similitudini tra The Banner Saga e Ash of Gods Redemption sono veramente molte, senza presentare novità rilevanti che possano far brillare di luce propria il titolo. Indubbiamente l’ambientazione è differente, concentrandosi maggiormente su un universo dalle forti influenze medievaleggianti, accantonando quelle di ispirazione norrena dell’altro titolo. Anche l’introduzione delle abilità speciali spendibili sotto forma di carte da gioco durante il combattimento è una novità che diverte e incuriosisce, senza tuttavia riuscire a creare sufficiente distacco con il passato.
La sensazione generale è che in fase di sviluppo, AurumDust abbia concentrato maggiormente la sua attenzione sulla narrazione piuttosto che sulla fase di gioco. La storia, infatti, è affascinante e coinvolgente, con personaggi carismatici, in cammino per bloccare la terribile sciagura della Mietitura e salvare Terminum. Il tutto viene enfatizzato da una colonna sonora che cattura l’attenzione, culla la fantasia e ci accompagna nell’avventura, rivelandosi come uno degli elementi più apprezzabili del gioco. Sono comunque presenti numerose “citazioni” prese dal titolo sviluppato da Stoic Studio, che gli autori della storia hanno inserito all’interno della trama e nello sviluppo dei personaggi, narrazione che a volte diventa veramente ingombrante, lasciando poco spazio al gioco.
Ash of Gods Redemption non può che essere considerato come una grande occasione sprecata di offrire agli amanti dei GDR tattici di questa categoria, un’esperienza differente, innovativa. AurumDust sembra aver giocato in difesa, prendendo forse un po’ troppa ispirazione da The Banner Saga. Lo stile grafico, il gameplay, alcuni elementi della trama rimandano in maniera palese al titolo moscovita. Poche sono le novità inserite, come le carte per le abilità o il cambiamento di ambientazione, di impronta più medievale. Inoltre sono stati poco curati alcuni aspetti fondamentali per questo genere, come la narrazione interna che appare molto lunga, rendendo il gioco pesante per colpa anche di un sistema di combattimento molto squilibrato. Tirando le somme, Ash of Gods Redemption non è certamente un pessimo titolo: un gioco piacevole e interessante, con una trama convincente. Rimane un sapore amaro in bocca, per qualcosa che poteva essere e non è stato, con un leggero retrogusto di già visto.