Hunters Recensione della nuova serie di Amazon Prime

In un affollato panorama televisivo in cui sono poche le novità degne di nota, è da parte del colosso di Amazon Prime Video che spunta una serie tv da tenere d’occhio e che, con il tempo, potrebbe diventare un vero e proprio cult. Si tratta di Hunters (qui trovate le nostre prime impressioni). Disponibile sul catalogo italiano dallo scorso 21 febbraio, la prima stagione è composta da 10 episodi di un’ora ciascuno e ha messo in scena una lotta impari contro un male insidioso che attanaglia la nostra società. Gli Hunters sono un gruppo di ebrei che si impegnano a estirpare il germe nel nazismo. Con un cast di grandi stelle tra cui spicca Logan Lerman, Al Pacino e Josh Radnor, la realizzazione ha rappresentato un buon esperimento di stile adatto a tutti, soprattutto a chi cerca le vere emozioni.

Hunters

Hunters, di cosa parla la prima stagione (senza spoiler)

Ambientato in una New York del 1977, ben lontana dai fasti di oggi, la serie racconta la vita di Jonah, un ragazzo rimasto orfano, che ora vive a Brooklyn con sua nonna. Quando anche l’attempata signora viene uccisa (ma in circostanze misteriose), il giovane conosce il miliardario Meyer Offerman (interpretato da Al Pacino). Il protagonista scopre così che lei  faceva parte di una sorta di società segreta, gli Hunters. Il loro unico obbiettivo? È combattere il germe del nazismo che ancora prevale nella nostra società. E tra scorribande, indagini e battute  al fulmicotone, Jonah e i cacciatori finiranno per scoprire una vera e propria cospirazione ai danni della comunità, in cui un gruppo di facinorosi sta cercando di costruire un nuovo regine del Reich, il quarto, con l’intenzione di epurare gli ebrei sopravvissuti.

Hunters

Una serie tv di ‘tarantiniana memoria’

Hunters non si prende mai sul serio ma scava profondo negli incubi e deliri di una società sobillata da paure mai dimenticate. Una serie tv quella di Amazon Prime che ha la capacità di mixare satira politica e azione più sfrenata in una miscela che è pronta a esplodere. In una corsa tra New York, Washington e Los Angeles, l’opera tratteggia una storia complessa ma fruibile, un racconto di formazione, di presa di coscienza ma anche un potentissimo revenge movie. Gli ebrei ora prendono il potere e si rivoltano verso i loro stessi aguzzini. Il tempo avrebbe dovuto aggiustare le cose, ma le sofferenze subite sono cicatrici che stentano a rimarginarsi. E in un tumultuoso contesto sociale, in cui vige la regola del più forte, i cacciatori hanno il diritto (del tutto comprensibile) di voltare pagina e di sentirsi finalmente accettati dalla società moderna (non così distante dalla nostra). La violenza sembra la sola arma. E tra scazzottate, brutalità gratuita e corse in auto, si delineano i particolari di una serie tv unica nel suo genere, capace di far scorrere un brivido lungo la schiena e di incollare lo spettatore alla poltrona fino all’ultimo minuto.

Hunters

Dagli anni ’70 ad oggi: una battaglia contro le discriminazioni

Acconciature cotonate, jeans a vita alta e a zampa di elefante, sostanze stupefacenti e sogni di un futuro migliore: Hunters è un po’ guilty pleasure un po’ drama politico. È una serie tv piena densa di similitudini con la nostra contemporaneità. È un prodotto capace di far leva sulle paure del “diverso” per inscenare poi una storia in bilico tra realtà, finzione e fanta-politica. Funziona in ogni sua parte. Lenta e didascalica solo nel mezzo della narrazione, ma coesa verso il finale. Punto di forza è la scenografia e il cast, su cui a brillare sono Al Pacino e Logan Lerman che si slega, finalmente, dal ruolo del bravo ragazzo.

https://www.youtube.com/watch?v=_omtWgZqc9M

Gli studi Amazon con ‘Hunters’ portano in scena e on-web un’opera che piace, che diverte, stupisce e che buca letteralmente lo schermo. Il colosso dello streaming, ancora una volta, ha realizzato un prodotto degno di nota, curato sia tecnicamente che stilisticamente. Da gustare tutta d’un fiato, la serie tv convince per un ritmo serrato e per le sue battute pungenti. È intrattenimento allo stato puro, ma è capace anche di lunghi monologhi (molto intensi) sull’importanza di preservare il ricordo per non dimenticare gli errori del passato.

 

Carlo è un trent’enne con un cuore che batte per il cinema, le serie TV, i romanzi fantasy e la musica anni ’90. È un Maveliano D.O.C. ed è #TeamCap per scelta. Si è laureato in Giurisprudenza ma non è un avvocato, sogna di vivere a Londra e di intervistare David Tennant.

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