Ultras | Dopo la lunga gavetta nel mondo dei videoclip musicali, Francesco Lettieri fa il suo esordio con un lungometraggio che sarà disponibile in sala solamente il 9, 10 ed 11 marzo e poi su Netflix a partire dal 20 dello stesso mese.
Le doti di questo artista si erano già intuite in Capri Rendez-vous, interessantissimo progetto costituito da una serie di cortometraggi – tutti legati tra loro – uscito in occasione del album di debutto di Liberato. Ed è proprio con l’autore di Tu t’e scurdat’ e me che Lettieri firma il suo primo lavoro lungo, un film che racconta la cruda realtà del tifo organizzato in una città complessa come Napoli.

Francesco Lettieri e la Napolitan Wave
A quasi cinquant’anni, Sandro (Aniello Arena) è il leader indiscusso degli Apache, un gruppo storico di tifosi che segue il Napoli ad ogni partita. La loro fede per la squadra è viscerale, violenta, fuori da ogni ordine di legalità. L’uomo però ora ha il Daspo ed ogni domenica, anziché guardare il suo team calcistico allo stadio, deve recarsi in questura.
Forse Sandro è stufo di questa vita, forse quella passione che prima gli riempiva le giornate oggi non lo soddisfa più.
L’uomo non ha figli ma cerca di trasmettere il suo sapere al giovane Angelo, un ragazzo sedicenne che vede nel gruppo degli Apache la sua vera famiglia: suo fratello è stato ucciso e dentro di sé cova un gran desiderio di vendetta.
Il capo degli Ultras sembra saperci fare come “padre”, ma poi conosce la bellissima Terry (Antonia Truppo) e la voglia di avere una vita normale diventa sempre più pressante.
Ad un certo punto di Ultras, sta per scoppiare una faida che pare simile a quelle ampiamente raccontante negli anni da Gomorra. Ma dalla popolare serie tv, Francesco Lettieri decide di rubare davvero poco o nulla.
La sua Napoli, con i guaglioni che sfrecciano senza casco in motorino ed il mare come elemento chiave della vita cittadina, è più vicina a quella raccontata da Selfie di Agostino Ferrante o da La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi.
E ciò che più impressiona del prodotto è forse la capacità di filmare la città, i suoi personaggi al limite del grottesco, il linguaggio dei suoi protagonisti e le loro abitudini spesso eccessive.
L’autore riesce a condensare in un unico contenitore l’approccio documentaristico a là Francesco Rosi con lo stile pop dei videoclip di Michel Gondry (la scena della aglio e olio e quella con gli ultras sulla scogliera che cantano Lucio Dalla forse sono le più esplicative in tal senso…). Gli accaniti tifosi del Napoli sembrano presi direttamente dalla curva e forse il complesso lavoro antropologico effettuato in fase di sceneggiatura sarebbe stato ancor più compiuto se la macchina da presa non avesse dribblato totalmente le questioni legate all’estremismo politico, questione in verità molto sentita in certi ambienti del tifo organizzato.

La storia di un percorso di redenzione
We come from Napoli è uno dei titoli che fanno parte della stupenda colonna sonora del lungometraggio. L’autore è ovviamente Liberato, un musicista che per innovazione e freschezza del sound, rappresenta l’equivalenza perfetta rispetto al nuovo cinema di questa Napolitan Wave.
Come anche ribadiva Mario Martone, durante una delle sue innumerevoli interviste a seguito dell’uscita in sala de Il sindaco del rione Sanità, negli ultimi anni nella capitale partenopea è nato un linguaggio cinematografico nuovo, vivo.
Ci sentiamo allora di inserire Ultras in questa scia, riflettendo sul fatto che – tolta la pellicola che abbiano citato poc’anzi – l’opera di Lettieri rimane probabilmente la più autentica, la meno incline ad ammiccamenti con un genere già abbondantemente collaudato.
Ultras è a tutti gli effetti un racconto di redenzione. Come in Gomorra, il protagonista Angelo vive un tipico conflitto arena driven – e cioè la causa scatenante riguarda l’ambiente e sopravvive ai personaggi. Cerca di uscirne come può, prova a redimersi. Ed è in questa prova di espiazione che si gioca la più significativa metafora del film: pur parlando di un fenomeno collettivo, l’opera di Lettieri rimane innanzitutto una bellissima storia di solitudine.