Trials of Mana Anteprima: la nostra prova della demo

Trials of Mana

Square Enix è sempre più intenzionata a riproporre alcuni dei suoi capolavori immortali dei tempi d’oro. Ricordiamo tutti con affetto il suo periodo più prolifico, quando ancora si chiamava Squaresoft negli anni ’90 ed era considerata il punto di riferimento per gli RPG giapponesi. Tra le saghe messe un po’ in secondo piano – almeno in Occidente – rispetto i grandi classici come Final Fantasy o Chrono Trigger, c’era anche la saga dei Mana, epopea dalle meccaniche un po’ più action rispetto i combattimenti a turni degli altri titoli, che ha generato due sequel, e oggi parliamo proprio del terzo episodio: Trials of Mana.

L’anno scorso è stata pubblicata in esclusiva per Nintendo Switch la Collection of Mana, una raccolta dei tre capitoli della serie conosciuta in Giappone anche come Seiken Densetsu. In quest’occasione è arrivato per la prima volta in Occidente la versione tradotta in inglese di Trials of Mana, titolo che in origine non aveva mai varcato la soglia del paese del Sol Levante. I possessori della console Nintendo hanno quindi potuto riscoprire questo grande titolo uscito in origine nel 1995, nella sua forma classica. Il 24 aprile invece uscirà la versione completamente rifatta da zero di Trials of Mana, in arrivo su Switch, PlayStation 4, e PC. Dopo un’attenta prova della demo pubblicata di recente andiamo ad analizzare le meccaniche che caratterizzano il titolo.

Trials of Mana: tante storie in una

Trials of Mana per i tempi aveva un sistema legato alla narrativa molto interessante che è invecchiato anche piuttosto bene: nel gioco ci sono in totale 6 personaggi, ma nella nostra avventura potremo selezionarne soltanto 3 da usare nel nostro party. La storia si focalizzerà principalmente su colui che abbiamo scelto come protagonista, andando comunque ad approfondire le vicende dei due comprimari selezionati. Alcune coppie di personaggi avranno dei dettagli in comune, come il nemico principale, che andranno a fornire ulteriori dialoghi e scene durante la campagna. In questo modo il giocatore è invogliato a rigiocare il titolo più volte per scoprire tutte le diverse sfaccettature della trama.

I personaggi presenti sono: Duran, un giovane e promettente guerriero del regno di Valsena; Angela, principessa e giovane maga del regno di Altena; Kevin, appartenente alla razza degli uomini bestia e figlio del loro re, è l’erede al trono di Ferolia; Charlotte, mezz’elfa nipote del sacerdote della luce di Wendel; Hawkeye, appartenente alla gilda dei nobili ladri di Nevarl, Riesz, amazzone e principessa del regno di Laurent. Ogni personaggio avrà un prologo giocabile completamente diverso dagli altri, e durante l’avventura potremo giocare anche quello dei nostri comprimari, come è stato possibile vedere nella demo.

La nostra scelta è ricaduta sul trio composto da Kevin, come protagonista principale, accompagnato da Hawkeye e Resz. Nelle circa due ore di durata di questa versione di prova abbiamo incontrato soltanto Hawkeye, che si è unito al party dopo averci raccontato la sua storia (giocandola come suo prologo), mentre abbiamo anche potuto incontrare Charlotte, anche se come semplice PNG, non avendola scelta tra i personaggi di quest’avventura.

Personaggi Trials fo ManaDa quanto visto la narrazione è molto classica e tipica dei RPG degli anni ’90. Questo non vuol dire che non sia godibile al giorno d’oggi, tutt’altro: le premesse della storia sono interessanti per quanto tipiche di una fiaba fantasy, e l’aggiunta di cut-scene e dialoghi recitati, uniti alla nuova veste grafica di questa nuova versione, ammantano di ulteriore fascino questo remake. I personaggi risultano già ben caratterizzati dalle vicende descritte nel prologo di ognuno di essi, e probabilmente verrà voglia di esplorare fino in fondo ogni coppia principale di protagonisti continuando in ulteriori run dopo averlo completato la prima volta.

La struttura del gioco è piuttosto semplice e ci vedrà alternare fasi di maggior calma, ambientate soprattutto nelle diverse città che compongono il mondo di gioco, dove dovremo esplorare per cercare informazioni e dialogare con i diversi PNG, e le fasi nei dungeon basate sui combattimenti. Interessante la possibilità, data da Square Enix, di importare i progressi fatti in questa demo nel gioco finale così da riprendere l’avventura da dove si era lasciata nella versione di prova.

Battaglie tra passato e presente

Il gameplay di Trials of Mana riprende la struttura dell’originale, un action RPG molto basilare, con qualche aggiunta che migliora il sistema senza snaturarlo. La fedeltà alla fonte è comunque tenuta in primo piano dagli sviluppatori. Di base il nostro personaggio avrà a disposizione un attacco leggero e uno forte, che potranno essere combinati in alcune semplici combo. Sarà possibile anche attaccare in salto o schivare rotolando nella direzione scelta. Ogni personaggio avrà poi diversi attacchi speciali attivabili una volta riempita una barra speciale. Nella demo ogni personaggio poteva caricare questa barra fino ad avere due slot disponibili, ma è probabile che sia possibile ottenere ulteriori slot andando avanti con l’avventura.

Si potrà anche cambiare il personaggio utilizzato in battaglia con la semplice pressione di un tasto, così da sfruttare al meglio le abilità di ognuno. Quando non li controlleremo noi, i nostri compagni agiranno in base alle direttive che daremo all’IA in un menu apposito, dove potremo ad esempio decidere la frequenza dell’utilizzo di cure e attacchi speciali. Torna anche l’anello dedicato agli oggetti, caratteristica tipica di questa serie, da dove potremo utilizzare oggetti di cura o d’attacco mentre il gioco sarà messo in pausa. In questa versione potremo anche creare degli shortcut da utilizzare velocemente in battaglia tramite la pressione di un tasto dorsale e uno frontale a nostra scelta.

In questo primo approccio giocabile a Trials of Mana abbiamo potuto constatare come i combattimenti siano piuttosto semplici, con nemici neanche troppo aggressivi. L’unica boss battle presente ricalca perfettamente, anche nelle mosse, quella del gioco originale. Il gigantesco granchio che ci toccherà affrontare non risulta nemmeno troppo ostico, merito anche delle aree d’attacco segnalate da delle zone evidenziate in rosso su schermo. Questa caratteristica sarà presente anche per tutti gli attacchi ad area o a distanza dei nemici normali. C’è da dire che è possibile, all’inizio del gioco, selezionare tra quattro livelli di difficoltà, con la possibilità di cambiare quello selezionato in ogni momento così da adattare la sfida alle nostre abilità.

Il combattimento funziona bene nella sua semplicità; le animazioni dei diversi attacchi sono fluide, ma presentano una certa lentezza di fondo che non rende il gioco troppo frenetico. Non ci troviamo d’altronde di fronte a un action puro, e questo rallentamento del ritmo può essere positivo per chi vuole godersi le battaglie con una certa calma, mentre probabilmente non piacerà troppo a chi preferisce un’azione più adrenalinica. Non manca comunque un minimo di strategia nelle battaglie, come ad esempio la necessità di colpire alcuni nemici dotati della proprietà armatura con un attacco caricato per renderli vulnerabili. È probabile dunque che le opzioni strategiche aumenteranno andando avanti con l’avventura.

La progressione dei nostri personaggi avverrà in maniera piuttosto classica tramite i punti esperienza guadagnati combattendo. A ogni level up ci verranno forniti dei Training Points da spendere nelle diverse caratteristiche, come la forza, la stamina, intelligenza ecc. Spendendo questi punti potremo ottenere nuove abilità passive equipaggiabili che miglioreranno il personaggio selezionato. Ad esempio potremo fornire un potenziamento all’attacco quando i punti vita scenderanno sotto il 30%, oppure un bonus ai punti magia. Si potrà poi cambiare l’equipaggiamento di ogni personaggio, gestendolo con i nuovi acquisti fatti nelle diverse città. Interessante notare come le nuove armi equipaggiate vengano mostrate fisicamente addosso al nostro personaggio quando le sfodererà per combattere.

La fase d’esplorazione presenta invece delle mappe semplici ma piuttosto varie nella loro composizione, grazie anche a diversi oggetti e forzieri segreti da scoprire. In questa nuova incarnazione di Trials of Mana in 3D è messa in risalto anche la verticalità delle aree, con alcune zone raggiungibili soltanto grazie al salto. È presente anche un ciclo giorno e notte con effetti ancora da comprendere al meglio. Nella demo a beneficiare di questo cambiamento era soprattutto Kevin, che, per la sua natura di uomo bestia, di notte assumeva una forma simile a quella di un licantropo che ne potenziava gli attacchi.

Graficamente il titolo è artisticamente molto ben realizzato, con personaggi che ricordano molto lo stile degli anime giapponesi e dei bei colori pastello che rendono ancor più vivi i paesaggi e i protagonisti di questa storia. La fluidità si mantiene sui 60fps senza nessun calo visibile su PS4; unico neo è una mancanza della fisica dei capelli e dei vestiti dei personaggi facendoli restare sempre fissi, come incollati al personaggio. Questa caratteristica dona un po’ un effetto da action figure, sia durante le cutscene che anche durante il gameplay vero e proprio. Anche alcune texture ambientali sono un po’ sottotono, ma nel complesso questo remake sembra riuscito piuttosto bene dal punto di vista grafico e artistico. Il titolo presenta anche un doppio audio inglese/giapponese, mentre i sottotitoli saranno soltanto in lingua anglofona.

Trials of Mana torna con un look nuovo e accattivante che riporta in auge un titolo con ben 25 anni d’età che purtroppo non abbiamo mai conosciuto in Occidente all’epoca. La demo, della durata di circa due ore, mette in risalto i punti di forza del titolo: basato su una narrazione atipica decisa a seconda dei personaggi selezionati, e un gameplay di stampo action, ma dai ritmi e dai comandi non troppo complessi o veloci. Tra circa un mese scopriremo dunque se questa nuova versione dello storico terzo capitolo della saga di Seiken Densetsu sarà riuscito a dire la sua anche 25 anni dopo.

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).