The Eddy | Colpo grosso su Netflix: a partire da domani sarà disponibile una miniserie ambientata in un jazz club parigino dei giorni nostri. The Eddy infatti è anche il nome del locale, uno di quei posti in cui la musica viene ancor prima del profitto e la passione non è anteposta a null’altro. Anche quando a rischiare la vita sono gli stessi musicisti ed i gestori.
Elliot Udo è un musicista americano molto conosciuto che da tempo conduce l’attività assieme al socio Farid.
Le cose non vanno a gonfie vele e a peggiorare la situazione c’è l’arrivo improvviso dagli Stati Uniti della figlia di Elliot, un’adolescente imprevedibile che non facilita di certo gli impegni del padre.
Nume tutelare di questo piccolo gioiellino è il talentuoso regista americano Damien Chazelle che mesi fa ci promise una serie a metà tra Whiplash e La La Land.
Promessa più che mantenuta!

Una jam session tra Chazelle e Jack Thorne
Il cinema di Damien Chazelle è fatto di inquadrature sporche, piani-sequenza spesso lunghissimi che seguono i personaggi per spiarli, tenerli d’occhio a loro insaputa come insegnava il neorealismo di Cesare Zavattini.
È un modo di riprendere le scene riconoscibilissimo, soprattutto quando la materia di ripresa è il jazz. Già nel suo film d’esordio, Guy and Madeline on a Park Bench, l’espediente di filmare i musicisti in controluce, evidenziandone gli sforzi, documentando quel rapporto quasi erotico con gli strumenti, fatto di dominazione, sudore, sangue e saliva, si preannunciava come determinante per tutta la filmografia a venire.
In The Eddy però tutto questo si connota di una venatura vagamente politica, favorita di certo dalla trama dell’intera stagione. Lo script è infatti ideato da uno come Jack Thorne, famoso ai più per aver realizzato il testo teatrale di Harry Potter e la Maledizione dell’erede, ma che in passato si era “macchiato” di lavori ben più acidi come la serie cult This is England, vero e proprio pugno in faccia al decrepito establishment britannico.
Allora la fusione tra il genio di Thorne e quello di Chazelle sembra dar frutto ad una vera e propria jam session in cui il gusto per l’improvvisazione e l’amore per la musica si mescolano con tematiche care al nuovo cinema francese, quello di Stéphan Brizé e – specialmente – di Jaques Audiard (tant’è che nei panni di Farid c’è il Tahar Rahim de Il profeta).

Una jazz-serie o una serie sul jazz?
Si diceva che Chazelle è il supervisor dell’intera operazione (oltre che il regista dei primi due episodi della serie). Ma The Eddy ha una struttura davvero particolare, quasi antologica.
Ogni puntata infatti è dedicata ad un singolo personaggio, ne scandaglia l’animo ed i conflitti interiori, quasi come se la stagione fosse composta da 7 differenti assoli ed una finale performance collettiva.
Gli altri registi poi provengono dalle latitudini più disparate: Chazelle è sì americano ma di origini francesi; Houda Benyamina è francese ma con origini marocchine; Laïla Marrakchi è nata a Casablanca ed Alan Poul è uno statunitense doc.
Stessa cosa vale per il casting degli attori, un’esperimento multietnico che ricorda proprio la composizione delle jazz band abituate a suonare una musica che da sempre si nutre di contaminazione, di sonorità e strumenti che arrivano da tutto il mondo.
Forse The Eddy è una delle produzioni migliori tra quelle lanciate da Netflix negli ultimi anni. Nel corso del tempo la “grande N rossa” ha dimostrato di saper coniugare nel proprio catalogo prodotti mainstream ed opere di intento maggiormente autoriale.
E da dopo Roma di Alfonso Cúaron il colosso dello streaming ha iniziato seriamente a scommettere su operazioni più complesse, che le consentissero di ingraziarsi anche festival e critica impegnata.
Lungometraggi come La ballata di Buster Scruggs dei Fratelli Coen, The Irishman di Martin Scorsese o i due ultimi film di Noah Baumbach The Meyerowitz Stories e Storia di un matrimonio, sono lì ad indicarci un cambio editoriale importante per il gigante del piccolo schermo.
Da domani a questa lista di titoli d’autore si dovrà aggiungere di diritto anche The Eddy, lavoro esemplare che in un colpo solo riesce a mettere insieme grande cinema ed ottima musica. Da vedere!