Ys Memories of Celceta Recensione: un tuffo nel Mare degli Alberi

Ys Memories of Celceta

Prestate bene attenzione a quanto sto per dirvi: questo Memories of Celceta per PlayStation 4 è la rimasterizzazione del remake del terzo adattamento del quarto episodio di Ys. Siete un po’ confusi, vero? Lasciate che faccia chiarezza: quando Hudson pubblicò i primi 3 capitoli della celebre saga di action RPG su PC Engine/TurboGrafx-16, il consenso riscosso dagli appassionati fu tale da convincere la software house di Sapporo a chiedere a gran voce la realizzazione di un nuovo titolo alla Nihon Falcom, che tuttavia in quel periodo aveva subìto la diaspora di un gran numero di programmatori e non disponeva delle risorse adeguate per svilupparlo personalmente. Incapace persino di produrre una vera e propria sceneggiatura, Falcom produsse un canovaccio generico e la colonna sonora d’accompagnamento, sulla base dei quali Hudson e Alfa System (già responsabili dei porting su PC Engine CD-ROM² dei precedenti) confezionarono la loro personale versione di Ys IV battezzandola The Dawn of Ys. In seguito, per capitalizzare al massimo il proprio sforzo creativo, Falcom entrò in contatto con altre compagnie allo scopo di rilasciare il titolo sugli altri sistemi dell’epoca ma, nonostante la popolarità della serie sui personal computer e gli accordi stretti con Sega che portarono alla conversione di alcune vecchie glorie sulle console prodotte da quest’ultima (Dragon Slayer, Sorcerian e Popful Mail, tanto per citarne qualcuna), soltanto il Super Famicom di Nintendo beneficiò di un adattamento di Ys IV, rinominato Mask of the Sun e funestato purtroppo dalla programmazione frettolosa di Tonkin House, troppo ancorata ai primissimi titoli e priva delle rifiniture estetiche e meccaniche introdotte nei successivi rifacimenti, che lo rese di gran lunga inferiore all’originale su PC Engine. 10 anni più tardi, Taito si prese la briga di rielaborare in 3D la quarta epopea di Adol Christin, il protagonista dalla chioma cremisi di (quasi) tutti gli Ys, nel tentativo di seguire la buona riuscita di Ys VI: The Ark of Napishtim pubblicato qualche tempo prima, ma sfortunatamente il risultato finale disattese qualsivoglia aspettativa e si rivelò un mediocre esperimento a bassissimo budget. Infine, dopo tre iterazioni così diverse fra loro, nel 2005 fu la stessa Falcom a riprendere in mano la sua visione iniziale ed a concepire una nuova esegesi di Ys IV, partendo dalle incerte fondamenta del predecessore per PlayStation 2: fu così che Memories of Celceta (Celceta no Jukai in patria, traducibile come Il Mare degli Alberi di Celceta) venne alla luce, ultima e definitiva concretizzazione di questa travagliata vicenda. Dopo il debutto su PlayStation Vita e la trasposizione per PC, l’amnesico Adol giunge quindi su PlayStation 4 alla vigilia del 33° anniversario della serie, con qualche miglioria aggiuntiva e il medesimo, inalterato carisma del suo omonimo sul portatile Sony.

Ys: Memories of Celceta

Ys Memories of Celceta: ritorno al mondo di Ys

Durante le primissime battute di Ys IV, Adol emerge dalla Grande Foresta di Celceta, una regione selvaggia e inesplorata che si vocifera possa irretire coloro che vi si addentrano troppo in profondità. Dopo aver vagabondato un po’ per le vie della città di Casnan, e recuperato in piccola parte la sua memoria perduta, il nostro protagonista viene incaricato dal generale Griselda dell’Impero Romun di tracciare una mappa di quella immensa landa verdeggiante, perché egli è anche l’unica persona nota che sia mai riuscita a fuggire dalla sua morsa. La componente narrativa del gioco si perde talvolta in ampollose descrizioni del mondo di gioco, dei personaggi che lo abitano e delle loro vicende, ma il ritmo così ponderato ha anche i suoi pregi e svela pian piano i suoi intrecci con trovate molto efficaci, come gli intermezzi che scaturiscono dal ritrovamento dei ricordi di Adol. Inoltre, l’esplorazione viene generosamente ripagata dall’Impero ogniqualvolta faremo ritorno al quartier generale dopo aver riempito una certa porzione della carta topografica, che viene completata in automatico con l’incedere del nostro pellegrinaggio e la risoluzione dei numerosi enigmi ambientali in cui ci imbatteremo. Un po’ come il blasonato The Legend of Zelda: Breath of the Wild o di un qualsiasi The Elder Scrolls, Memories of Celceta difetta di un percorso predeterminato da seguire e lascia che siano le generiche indicazioni fornite dalle decine di sub-quest oppure l’intuito stesso del giocatore a marcare il percorso sulla mappa: ad esempio, possiamo contrassegnare un punto ben preciso da raggiungere e far comparire in tal modo una freccia che ci guiderà verso di esso, ma quest’ultima non tiene conto delle barriere naturali, dei labirintici sentieri o dei vicoli ciechi disseminati per la foresta, dunque sarà fondamentale consultare periodicamente la topografia per evitare di perdersi e mantenere costante la rotta.

Il manipolo di personaggi che porteremo con noi è composto in principio da Adol e da Duren, uno scaltro ladruncolo amante della lotta, il cui ruolo è stato drasticamente ampliato rispetto alle pregresse incarnazioni di Ys IV e trasformato da semplice cameo in comprimario di supporto a tutti gli effetti. Altri compagni si uniranno alla causa nel corso del gioco, e saremo in grado di selezionarne fino a 3 per addentrarci nell’infido sottobosco, uno controllato da noi e gli altri due dall’intelligenza artificiale, anche se è sempre possibile prendere il controllo di un alleato differente con la semplice pressione di un tasto. Ciascun eroe possiede abilità particolari che tornano utili sia dentro che fuori la lotta: ad esempio, il summenzionato Duren sa come scassinare le serrature, Karna può abbattere alcuni elementi del fondale con il suo arco, mentre Ozma è capace di spaccare le rocce che si trovano nelle profondità dei corsi d’acqua per allagare o prosciugare una zona. E’ poi presente una nutrita gamma di oggetti speciali chiamati artefatti che forniscono poteri unici all’intero party, come la facoltà di rimpicciolirsi o di immergersi che si riveleranno fondamentali per affrontare le porzioni più ostiche di Celceta. Navigare in territori inesplorati aprendoci la strada a suon di sciabolate, uppercut e affondi è la parte più adrenalinica di Memories of Celceta. Creature ostili di ogni tipo infestano i recessi della boscaglia, e gli scontri richiedono una buona dose di strategia oltre alla pressione forsennata del tasto di attacco: lo stile implementato da Falcom fa ampio uso di due tecniche ben precise di difesa, ovvero la Flash Guard e la Flash Dodge, che si attivano bloccando o scansando all’ultimo istante una bordata nemica, e ci regalano un breve lasso di tempo in cui, rispettivamente, i nostri colpi diventano dei critici automatici oppure l’azione rallenta e consente di sferrare con estrema rapidità una gragnuola di fendenti. Neanche i boss sono immuni a questo tipo di approccio, dunque l’invito è quello di valutare bene i rischi studiando gli schemi offensivi degli avversari ed abusare senza ritegno di questo sistema. Altra caratteristica dei nostri esploratori è quella di possedere un tipo ben preciso di attacchi fra Taglienti, Contundenti e Perforanti, che vanno sfruttati a seconda delle debolezze dei mostri che incontreremo: le lame utilizzate da Adol, per dire, sono efficaci contro piante o lumache dal corpo morbido, mentre i pugni di Duren sono il mezzo adatto per liberarsi delle creature che possiedono corazze robuste. Uccidere un contendente vulnerabile ai nostri assalti significa guadagnare soldi e oggetti rari aggiuntivi, mentre affrontarlo senza le armi giuste può rivelarsi una sfida impegnativa perché la sua vulnerabilità si traduce anche in resistenza contro qualsiasi altro tipo di danno. Ci sono anche nemici privi di particolari punti deboli (anzi, per fortuna sono quelli più frequenti), contro i quali ogni personaggio infligge il medesimo quantitativo di danni in proporzione al livello raggiunto. Due indicatori condivisi da tutto il party sono quello delle Skill, attacchi speciali che è possibile assegnare ad una combinazione di tasti e che si ricaricano con l’utilizzo di colpi caricati, e della tecnica Extra, una mossa finale particolarmente vistosa che, a sua volta, si riempie con l’impiego delle Skill: si tratta di due alternative limitate ma estremamente valide da utilizzare con moderazione, tanto per non trovarci sguarniti quando incontreremo uno dei tanti boss di Celceta.

Ys: Memories of Celceta

Hai… perso i tuoi ricordi?

Il bestiario di Memories of Celceta si arricchisce di voci inedite ogni volta che affrontiamo una nuova creatura, consentendoci di approfondire il background del mondo in cui ci aggiriamo e fornendo a quest’ultimo una preziosa scintilla di vita. Non tutti gli abitanti della foresta sono ostili: capiterà infatti di imbattersi nei (relativamente) docili Sparda oppure nelle femmine di Fabros che dovremo… mungere per ottenere il latte necessario al completamento di un incarico. Purtroppo, una nota dolente del pregevole sistema di combattimento è la mancanza di affidabilità dei compagni controllati dal computer, che ritroveremo spesso a girovagare lontani dal nostro personaggio oppure piantati in mezzo allo schermo dopo aver ricevuto un ordine: benché sia possibile stabilire una tattica offensiva o difensiva per i nostri alleati con la semplice pressione della croce direzionale, non saranno poche le situazioni in cui questi ultimi faranno di testa propria, e il problema potrebbe trasformarsi ben presto in tragedia quando ci lasceranno da soli durante le battaglie di fine livello a causa della loro avventatezza.

La prospettiva adottata dagli sviluppatori è in terza persona con inquadratura fissa, che non consente di modificare l’angolazione della telecamera: i vari livelli di zoom non elargiscono alcun vantaggio sostanziale, ma bisogna ammettere che la visuale funziona più che bene in ogni frangente. Anche se il lato estetico del titolo non è particolarmente degno di nota ed i modelli poligonali sono rimasti identici alla controparte su Vita, il processo di rimasterizzazione ha concesso ai proprietari di PlayStation 4 tutti i benefici di un framerate stabile a 60fps e di una risoluzione paragonabile al porting già effettuato su PC, con in aggiunta una revisione quasi totale di texture e asset che risultano molto più nitidi e puliti rispetto all’originale. Per di più, l’interfaccia è stata finalmente riveduta e corretta per adattarsi agli schermi più grandi e non mostra più le evidenti sgranature presenti su computer, lascito di un pedissequo travaso da portatile. Parlando di Ys, non posso evitare di menzionare la colonna sonora che, anche nel caso di Memories of Celceta, trasuda epicità, nostalgia e vigore da ogni nota, com’è tradizione del leggendario Falcom Sound Team jdk (conoscete anche la loro pagina ufficiale su Spotify, vero?): forse, l’unico difetto imputabile alla OST è la sua essenzialità, perché il numero di tracce è stranamente esiguo rispetto alla media, ma quelle presenti compensano più che adeguatamente la loro quantità. Il rilascio occidentale del titolo venne accompagnato da un criticatissimo doppiaggio inglese che presentava un livello qualitativo incredibilmente amatoriale, difficile da digerire considerato che gli altri episodi hanno sempre vantato un’ottima ensemble di interpreti, che purtroppo è stato mantenuto tale e quale anche in questo remaster: per fortuna, così come è accaduto su PC in seguito al rilascio di una patch, nel pacchetto è stata inclusa anche la traccia giapponese e gli estimatori (come pure chiunque altro) possono così abilitare soltanto i sottotitoli senza dover tollerare la scialba recitazione anglofona.

Il paragone con Breath of the Wild che ho formulato in apertura non è casuale, poiché le meccaniche, la colonna sonora ed i toni avventurosi di Memories of Celceta richiamano sotto molti punti di vista l’ultima avventura di Link, che in molti conoscono meglio della saga ruolistica di Falcom al di fuori del Giappone. Il quarto capitolo di Ys è una gloriosa reinterpretazione dei classici action RPG di stampo nipponico, e la sua durata complessiva si attesta sulle 30 ore di gioco (a meno che non vogliate giocarlo con la difficoltà impostata su Nightmare, nel qual caso potete aggiungere almeno un’altra decina di ore al totale): malgrado un comparto grafico non esattamente al passo con i tempi e una AI che spesso si rivela più ostica dei nemici, Memories of Celceta rimane un action RPG da manuale che tutti gli appassionati del genere dovrebbero provare.

Voto: 8.2

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.