Outward DLC The Soroboreans Recensione: 25% in più di tutto

Outward DLC The Soroboreans

Nello scrivere la recensione di Outward per PS4 mesi fa, quando il DLC The Soroboreans non esisteva ancora, mi concentrai su quanto di buono il titolo RPG-Survival avesse da offrire ai più “dedicati”. Player dall’anima d’acciaio che non si sarebbero fatti piegare dal comparto tecnico datato, che avrebbero riscoperto tra le pieghe survival dell’Avventura Action RPG di Outward i loro limiti di sopportazione. Giocatori quasi da carta e penna, abituati a fare i conti con una quantità folle di parametri, status, alterazioni e limitazioni. 

Poi, però, è arrivato The Soroboreans. Che, a detta dei developer (dato confermato dalla mia prova) “aggiunge il 25% in più di… tutto, all’avventura base di Outward”. Il 25% in più di armature e armi, di nemici, di difficoltà (argh). Ma The Soroboreans, da DLC qual’è, non può stravolgere un sistema di gioco già in bilico con il titolo base. Che con l’aggiunta di questo 25% di tutto, comincia a scricchiolare vistosamente. 

Outward DLC The Soroboreans Recensione - 25% in più di tutto

Outward DLC The Soroboreans: scollegato

Per accedere al DLC con protagonisti i Soroboriani, la quarta fazione del mondo di Outward prevalentemente composta di mercanti, bisogna aver appena iniziato una nuova run, va bene anche in New Game +. Solo così il mercante di verde vestito, che ben conoscete se siete veterani del crudele mondo di Outward, vi guiderà nella città di Hermattan: la capitale dell’Antique Plateau, nuova area esplorabile densa di segreti e di Dungeon del tutto nuovi. “Avremmo voluto inserire da subito, nel gioco base la fazione dei Soroboriani” raccontano gli sviluppatori nel video di presentazione di qualche settimana fa. Lasciando intuire che The Soroboreans sia un contenuto narrativo ben collegato e coeso con il resto di Outward. Tanto che avrebbe potuto far parte della trama e del contesto generale già dal lancio. Uhm…

Eppure, riflettendoci su, ricordo bene quanto già nel gioco base la trama fosse un racconto abbastanza basilare che fungeva, di fatto, solo da pretesto per affrontare le peripezie dei dungeon più profondi e difficili; aprendo al più qualche porta sigillata in essi a seguito di un dialogo o di una scoperta. Aspettarsi dal DLC una coesione con la lore già frammentata e non esattamente solida sarebbe stato troppo. Infatti, la nuova linea di trama aggiunta per la fazione dei Soroboriani non solo non supera, di fatto, qualitativamente quelle del gioco base. Ma in più, appare a più riprese connessa a queste ultime tramite espedienti un po’ forzati. Avremmo preferito leggere racconti e storie che facessero da collante per le vicende del gioco base, piuttosto che una ramificazione indipendente che da queste si estende ancora più in là. 

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Nonostante tutto, però, non si può dire che la trama del DLC non funzioni, così come non si poteva criticare troppo quella di Outward Vanilla. Alcuni, probabilmente, potrebbero addirittura preferire l’approccio al concetto di DLC dei talentuosi, perché lo sono, developer di Outward. Altri diranno che, in fondo, Outward ha sempre avuto questa sorta di “dissociazione” fra le route che ci portavano a unirci a una o all’altra fazione in game. Un approccio, oltretutto, volto sicuramente ad accontentare i giocatori appassionati che hanno “spremuto” Outward per mesi; ma al contempo ad ingolosire i neofiti, aggiungendo una route indipendente dalle altre, percorribile fin dall’inizio del gioco. Eppure, il problema è che questo DLC già dalle premesse, e viste le modalità attraverso le quali lo si raggiunge, si “appende” ad Outward lasciandosi giocare quasi come un piccolo “Outward 2”. Così, l’Antique Plateau sembra distante anni luce dalle altre mappe del titolo vanilla, pur non essendolo effettivamente. Leggendo questa recensione, capirete che per i nuovi arrivati sul DLC di Outward The Soroboreans il vero ostacolo non sarà certo la comprensione della storia: ma il Gameplay.

Outward DLC The Soroboreans: difficoltà artificiale

Outward non è mai stato un gioco per cuori deboli. L’avvicendarsi delle stagioni, l’arrivo del freddo e del caldo intenso, la fame, la sete, i numerosissimi stati alterati che il giocatore subisce nel corso del suo peregrinare (odierete l’influenza in game), gli elementi da survival, quindi, si sommano “alle mazzate” tirate anche dai più basilari avversari; specialmente quando siete ancora agli inizi, vestiti di stracci e nulla più. In Outward bene o male ci si riusciva a barcamenare, salendo pian piano i gradini che portavano il nostro pg “dalle stalle alle stelle”, un pezzo di equipaggiamento alla volta. The Soroboreans, invece, se scelta come prima route del vostro PG si lascerà dietro una scia di esaurimenti nervosi notevoli, ne siamo sicuri. I developer infatti, sempre nell’ormai stra-citato trailer dichiaravano “ormai vi sarete abituati, aspettatevi un livello di difficoltà superiore”. Ma c’è difficoltà e difficoltà.

Dark Souls è difficile solo finché non impari a muoverti come si deve, finché non scegli la tua arma, finché non ti metti a grindare e, alle brutte, sali di livello. Ma in Outward non ci sono livelli e migliorare le proprie statistiche significa superare missioni difficilissime, o raggranellare così tanti soldi che potreste (davvero) comprarci una casa in game (costano tutte 500 argento). Oppure, ottenere equip migliori, che modificheranno però di molto poco la nostra resistenza ai colpi avversari. “Bene, non ci sono scappatoie” diranno gli stoici. Ma affrontare un demonio con non il doppio, il triplo, ma il quintuplo o più della mia salute, che con due attacchi mi fa sanguinare, mi avvelena, mi stunna, mi uccide, non è impegnativo: è impossibile. E infatti, l’unico modo che ho di superarlo è, per ammissione degli stessi developer, sfruttare una lunga e macchinosa serie di cheesing, trappole, colpi d’arco e fughe. Insomma: non è una sfida che mi spinge a migliorare il mio gioco, o a pensare a una strategia se il divario di potenza fra me e il mio nemico è così eccessivo. Anche in Outward vanilla, ma ancor di più nel DLC, troviamo insomma numerose sfide solo “artificialmente” difficili. Che se le perdi, oltretutto, per ritentarle devi impiegare ore (reali). Perché “dei banditi ti hanno rapito e portato nel loro covo.” rubandomi tutto il contenuto dell’inventario aggiungo. C’è un motivo se prima dei Boss più tosti di Dark Souls ci sono dei falò per salvare i miei progressi, sapete? 

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Mi sbilancio: in Outward la capacità del giocatore nell’attirare i nemici in trappole e strategie aveva un suo perché, e consentiva anche ai meno abili di avanzare, bene o male. Ma The Soroboreans spinge con troppa veemenza sull’acceleratore della difficoltà artificiale, tanto che perde il controllo del veicolo più volte, passando da “difficile” a “frustrante”. Fino a far perdere al giocatore il desiderio di tentare qualsivoglia approccio, tanto più potenti di noi sono i Boss e i nemici che dobbiamo affrontare per proseguire. Già, perché nel DLC spesso nemmeno la salvifica “strategia della fuga rapida” funziona. In alcuni Dungeon, infatti, si richiede al player di combattere obbligatoriamente per proseguire di sezione in sezione. Qualche aggiustamento e bilanciamento potrebbero in futuro solo parzialmente risolvere il problema, che temo sia fin troppo radicato nei codici di gioco; nel numero dei nemici in date zone, nell’impossibilità di avanzare se non in un unico modo, artificiosamente reso il modo più scomodo fra tutti quelli possibili. Perché sì, scomodo, alla fine della fiera, diventa difficile. Ma difficile non sempre significa divertente.

In sostanza, la stessa sostanza

Ho ripreso in mano Outward su una piattaforma diversa, con una build totalmente diversa, e diverso tempo dopo la mia prima run. Proprio grazie a questa distanza temporale fra le due esperienze mi sono accorto di quanto gli sviluppatori abbiano effettivamente lavorato per rendere Outward sempre migliore; senza però mai allontanarsi da quella che era la loro personalissima idea di “sfida”. La mappa senza il puntatore della posizione giocatore è troppo poco leggibile? Con un update hanno aggiunto cartelli e segnalatori che aiutano ad orientarsi indicando i punti di interesse in base alla bussola. Su console il titolo è graficamente povero? Su PC con grafica lanciata al massimo migliora sensibilmente (ma non aspettatevi miracoli eh), rendendo giustizia a un sistema di illuminazione e ad una art direction generale di ottimo livello. Parliamoci chiaro: per dei developer che fino a prima di Outward avevano lavorato solo a giochi mobile, l’RPG Survival è un piccolo miracolo: la dimostrazione che un piccolo studio riesce, se vuole, a gestire come si deve un open world vasto, pieno e diverso dal solito, senza svendersi e appiattirsi.

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Soprattutto per queste ragioni la mia precedente recensione aveva voluto premiare la volontà radicata nelle meccaniche survival iperpunitive, il sistema di combattimento “a la darksouls”, con moveset diversi per le tante armi disponibili; premiare un gioco, Outward, che sfidava le grandi case sviluppatrici a muso duro, durissimo. Non esente da difetti, anzi. Ma con un’anima originale. Che in The Soroboreans è ancora lì, identica a sé stessa, mesi dopo. Sì ci sono nuove armi corpo a corpo, i chakram e nuove classi “stregoniche” per far diventare il proprio PG un piccolo Guldhan sanguinolento (lo stregone del sangue è DAVVERO overpowered). La meccanica “corruzione” amplia la lore di gioco tramite un elemento di gameplay (simile all’avvelenamento) che fin dall’inizio la menziona, senza mai farcela toccare con mano. E ora che ne possiamo essere affetti, fa male, tanto male. Anche troppo. Ci sono, quindi, tante gradite aggiunte che, insieme con il nuovo territorio e i nuovi dungeon da esplorare, valgono il prezzo del biglietto di The Soroboreans… se Outward vi è piaciuto. Ma vi deve essere piaciuto tanto: tantissimo. Non ci sono vie di mezzo.

The Soroboreans non si discosta dal prodotto originale Outward, alzando l’asticella della difficoltà in ogni comparto, dal survival al combat sistem; fino al crafting persino, che si arricchisce della meccanica “enchantment”. Però, così come l’Antique Plateau appare come un’aggiunta scollegata dal contesto generale del titolo, ogni implementazione di The Soroboreans è come una piccola isola a sè stante, che si somma a un comparto già frammentato e fin troppo vasto da principio. Il titolo completo di DLC diventa praticamente illegibile per i neofiti, anche fossero abituati a diversi RPG più complessi. Questo, perché Outward vive in un mondo tutto suo, un insieme che comprende elementi di vari generi diversi e cerca di farli collidere, riuscendoci solo in parte. Diverso il discorso per chi a Outward si è abituato subito, e ama percorrere le infinite distanze di gioco con solo uno zaino in spalla; per chi ama pensare a come attrarre in trappola gli avversari per non venir crivellato da uno stocco, o smembrato da una serie di esplosioni velenose. Per chi adora destreggiarsi tra peso equip, carico dello zaino, pozioni per guarire da intossicazioni alimentari o influenze. Per voi, masochisti virtuali, non c’è storia: The Soroboreans vi darà quel che cercate. 

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.

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