Freud’s Bones Provato: mente e anima

Freud's Bones

Freud’s Bones è il primo titolo di Axel Fox (Fortuna Imperatore), nome d’arte di una giovane sviluppatrice di videogiochi italiana, e sembra una lettera d’amore spedita al padre della psicanalisi. Il titolo è al momento in fase di finanziamento su Kickstarter e sta ricevendo numerose attenzioni, complice l’interessante idea alla base e la peculiare storia dell’autrice, che ha deciso di studiare di notte programmazione per dare alla luce l’opera. In effetti la mia impressione è stata proprio questa: si nota che ci sia un intenso desiderio che ha portato allo sviluppo di questo videogioco. Sto parlando di avere una storia in mente e di adoperarsi per essere in grado di raccontarla, che è un processo mentale ben diverso da creare un gameplay a cui in seguito abbinare un racconto e in base al quale sviluppare dei personaggi. Entrambi possono portare a validi risultati, ma il primo caso ha spesso una potenza narrativa superiore.

freud's bones

Freud’s Bones: la casa della psiche

La demo di Freud’s Bones è piuttosto breve, ma consente di farsi un’idea di cosa promette di offrire il titolo. L’avventura è ambientata a Berggasse 19, indirizzo di Vienna dove Sigmund Freud abitava e riceveva i suoi pazienti, nonché il luogo dove scrisse alcune opere tra cui L’interpretazione dei Sogni. Lo stile scelto per “arredare” il mondo dello psicanalista mi piace: è semplice e cartoonesco ma al contempo rende bene nei piccoli dettagli e consente di comunicare le emozioni sui volti dei personaggi. I colori caldi del suo studio lo rendono accogliente e piuttosto simile all’originale, che è tutt’oggi visitabile nel museo che gli è stato creato attorno. È evidente, e anche logico, che ci sia molto lavoro da fare sulle animazioni e sulla scelta di elementi grafici come i vari font che trovo poco adatti, ma ritengo che la direzione artistica scelta sia ben pensata e perfetta per lo scopo. Oltretutto, mi ricorda le classiche avventure grafiche della mia infanzia. L’artwork del titolo mi ha colpita particolarmente: diviso in due tra la vita sociale di Freud e la sua vivida attività dell’inconscio, rende l’idea di quanto l’uomo avesse due nature a volte poco compatibili tra loro. Notevole è anche l’immagine che accompagna la spiegazione della teoria di Freud sulla psiche umana e spero che anche le successive saranno all’altezza.

freud's bones

Il gameplay di Freud’s Bones mi è parso interessante. Il titolo è un’avventura grafica che promette componenti gestionali, nel quale riusciamo gradualmente ad assumere il controllo di Sigmund e a decidere le sue azioni, nonché forse le sue emozioni. Possiamo perciò sussurrargli parole di conforto o cercare di gettarlo nel caos e lo stesso approccio può essere sfruttato per le visite dei suoi pazienti. La prima paziente con cui abbiamo modo di interagire, Elsa, è una giovane donna che riferisce disturbi alle gambe, tra cui paralisi inspiegabili. Il tema dell’isteria verrà probabilmente fuori durante la sua analisi, in quanto Freud si occupò in prima persona di tentare di chiarire la genesi della misteriosa “malattia delle donne”, che all’epoca venivano trattate con le terapie più bizzarre e inquietanti. Interagire con Elsa ci consente di provare con mano il sistema di psicoanalisi del gioco, che permette di scegliere il tema da trattare, il ritmo e il tono della voce da adoperare, nonché in seguito la nostra espressione facciale. Una tale varietà di combinazioni è senza dubbio promettente per la componente strategica del titolo. La scenografia della seduta è stupenda: rappresentare i pazienti come figure addolorate in equilibrio su piccoli pianeti è di grande impatto. Anche il resto del simbolismo nella stanza mi ha colpito.

Il processo diagnostico

Proseguendo nella seduta, l’analista prende appunti confusi, ed è nostro compito confrontarli con i documenti medici in nostro possesso per trovare dati contrastanti e potenziali omissioni. La fase diagnostica sembra insomma una fusione tra la parte medica e un processo in tribunale, come effettivamente accade nel lavoro del medico, soprattutto in alcune specialità. Se è vero, infatti, che – come usava dire un mio Professore – la medicina si pone a metà tra scienza e arte, tale frase è particolarmente valida per lo studio della psichiatria.

freud's bones

Il titolo renderà possibile gestire anche altri aspetti della vita di Sigmund, tra cui la sua alimentazione, le sue spese, la sua vita sociale e i suoi scambi epistolari. È interessante speculare sulle implicazioni di tali scelte, considerando il fragile stato in cui sembra trovarsi la mente dell’analista, sospeso tra due mondi e in lotta con le sue dipendenze da sostanze. I temi trattati, tra cui la sessualità, come appare chiaro già dalla lettura di una delle prime lettere, mi intrigano sia come giocatrice che come professionista, perciò spero che il gioco osi spingersi a indagare anche i lati più oscuri della mente umana.

https://www.youtube.com/watch?v=5B1aBo99yLc

Ciò che più mi ha colpito della demo di Freud’s Bones è la cura posta nei dettagli e riferimenti dell’epoca, che mostra una valida conoscenza dell’argomento e della storia del periodo. Non dovrebbe essere sorprendente, considerando il background culturale dell’autrice, ma mi ha comunque colpito l’eleganza con cui si proceda a ricreare quel mondo. Potrebbe venir fuori un vero gioiellino e spero che il progetto riceva adeguato finanziamento per proseguire sulla giusta strada, ad esempio consentendo di aggiungere una valida colonna sonora e un vasto cast di personaggi e pazienti da indagare. Infine, sono lieta che un progetto che tanto colpisce le mie corde sia opera di una connazionale. Sarebbe bello un giorno non doversi più stupire di donne con un progetto preciso e competenze nel mondo dei videogiochi (o in qualsiasi altro ambito professionale), ma ahimè ancora oggi la cosa fa notizia. Continuiamo così e prima o poi saremo tutte ascoltate.

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.