Wasteland 3 Recensione: la tempesta glaciale perfetta

Wasteland 3

Nel complesso, la storia della saga di Wasteland è davvero affascinante, e non mi sto riferendo soltanto a tutti gli elementi che costituiscono il folclore del suo mondo di gioco: pubblicato originariamente nel 1988, il primo Wasteland è stato uno dei pionieri del genere ruolistico post-apocalittico ed ha portato alla creazione di un franchise ben più rinomato, ossia Fallout. Molti, molti, ma molti anni dopo, più precisamente nel 2014, il mondo ha beneficiato di un sequel intitolato inequivocabilmente Wasteland 2, grazie ad un entusiastico crowdfunding su Kickstarter e oggi, dopo qualche ritardo dovuto prima alle previsioni troppo ottimistiche di inXile e poi all’emergenza mondiale cui purtroppo abbiamo dovuto far fronte un po’ tutti, arriva finalmente sui nostri schermi il terzo capitolo che, stando a quanto dichiarato finora da Brian Fargo e dal suo team, promette di essere molto più grande, più grosso e più cattivo dei suoi predecessori. Come avevo già anticipato nella preview di qualche mese fa, Wasteland 3 è ambientato subito dopo la conclusione del secondo gioco, nel quale la Cittadella dei Ranger in Arizona viene distrutta ed i sopravvissuti si spingono nelle gelide terre selvagge del Colorado dopo che una figura enigmatica, nota come il Patriarca, promette loro di aiutarli con viveri e rifornimenti in cambio di una mano per rimettere in riga i suoi figli ribelli.

Il corpulento Patriarca, al secolo Saul Buchanan, armato peraltro con un martello a due mani dall’aria piuttosto minacciosa, incarna il condottiero ideale per un mondo in cui tutto è andato a scatafascio, un’autoritaria figura di riferimento per quanti cercano di tirare avanti come possono in uno spietato inferno di ghiaccio, ispirato agli autentici esperti di sopravvivenza che hanno fatto dello Stato del Centenario dei giorni nostri la loro seconda patria. Ma le sue reali motivazioni restano avvolte nel mistero, così come gli ideali delle varie fazioni in gioco che spaziano dalle Cento Famiglie, un gruppo selezionato di superstiti di Colorado Springs che ha ammassato ingenti quantità di risorse, agli Sceriffi del Patriarca, la sua personale forze di polizia, fino ai cosiddetti Gipper, una setta di fanatici armati pesantemente e stanziati a Denver che hanno dedicato le loro vite al “dio presidente” Ronald Reagan (Gipper è, di fatto, il soprannome che Reagan si guadagnò interpretando George “The Gipper” Gipp, un celebre halfback degli anni ‘20, in un film). Durante le nostre traversie per le fredde lande americane, avremo a che fare con tutti questi gruppi e cercheremo di soddisfare le loro esigenze per non attirare troppa attenzione negativa… o magari è proprio questo lo stile di gioco che prediligiamo e allora saremo liberi di seminare caos, morte e distruzione ovunque ci aggradi, pur avendo sempre a disposizione la possibilità di verificare l’indice di gradimento del gruppo sotto il nostro comando nei confronti delle diverse parti in causa tramite l’apposito pannello “Fama e reputazione”. Sia mai che ci venga in mente di comportarci bene, una volta ogni tanto…

Wasteland 3

Wasteland 3: questo non è il modo migliore per iniziare un incarico

Ma chi sono i ranger che andremo a controllare? Ebbene, a parte l’ottima idea di fornire al giocatore diverse coppie di possibili protagonisti con abilità complementari legati da una serie di trascorsi in comune, c’è anche la possibilità di sbizzarrirci con un robusto editor di personaggi che presenta un quantitativo spropositato di talenti, capacità e ritocchi estetici tra cui scegliere, come un vasto assortimento di vestiti, cappelli, accessori e acconciature sparatissime anni ‘80 che hanno fatto la gioia del sottoscritto. Wasteland 3 eredita il sistema di attributi del 2, denominato CLASSIC dall’acronimo delle caratteristiche utilizzate (Coordination, Luck, Awareness, Strength, Speed, Intelligence e Charisma, ossia Coordinazione, Fortuna, Consapevolezza, Forza, Velocità, Intelligenza e Carisma), ma questa volta inXile ha pensato bene di accorpare molte variabili differenti e così, ad esempio, iniziativa e rapidità in combattimento sono governati soltanto dalla nostra Velocità complessiva, mentre prima erano derivate da un calcolo combinato di Velocità e Consapevolezza. Le competenze poi coprono molteplici aspetti non per forza legati al combattimento, e dunque alla padronanza con le armi da mischia o da fuoco si affiancano quella nell’arte della furtività, dello scassinamento, dell’impiego di esplosivi e della parlantina utile a trarsi d’impaccio dalle situazioni più sgradevoli, tutto nel pieno rispetto dello spirito del capostipite. Ogni singola abilità ha la sua importanza nel mondo di Wasteland e, per quanto non potremo mai creare un gruppo specializzato in tutte quelle presenti, ciascun membro del party viene conteggiato quando è necessario effettuare un controllo per individuare il più competente: se, per dire, due compagni possiedono entrambi la skill Barter (baratto), sarà quello con il punteggio più alto a condurre tutte le trattative per accrescere il valore degli oggetti venduti e ottenere sconti sugli acquisti, dunque è sempre meglio costruire una squadra ben equilibrata. Di contro, la generalizzazione eccessiva potrebbe far crescere dei personaggi con molte competenze ma scarsa preparazione specifica, che non avrebbero speranze di superare le prove più ardue su determinate abilità.

Le abilità possono guidare anche le conversazioni, con alcune opzioni che saranno disponibili solo se qualcuno del gruppo possiede un certo tipo di competenza: modificatori quali Hard Ass (osso duro) e Kiss Ass (leccaculo) tornano utili per intimidire o raggirare i personaggi non giocanti, mentre Animal Whisperer (comunicatore animale, più o meno) permette di addomesticare gli animali selvatici per farli combattere insieme a noi: posso raccomandarvi con tutto il cuore di procurarvi almeno un personaggio con questa attitudine particolarmente sviluppata, perché fare gruppo con il Maggiore Tom, un gatto rosso con il cappello da cowboy, o Polly, un pappagallo molto versato in parolacce e improperi assortiti, è un’esperienza che non dimenticherete facilmente. Ricordate soltanto che la loro AI in combattimento è alquanto limitata, e che una volta morti non possono essere rianimati in nessun modo, perciò cercate di organizzare la vostra squadra in largo anticipo. Inutile aggiungere poi che spesso l’abilità giusta può evitare uno scontro che si prospettava complesso, sbloccare alternative segrete e persino condurre alla scoperta di tesori nascosti. Certo, è sempre possibile creare un’intera squadra di cecchini furtivi e addestratissimi dal punto di vista medico, ma si tratta di una strategia che potrebbe causare diversi problemi con l’evoluzione delle vicende. Oh, e ci sono anche svariate origini da assegnare ai nostri ranger, che a loro volta elargiscono bonus minori in termini di gameplay: insomma, chi è che non ha mai sognato di essere un assassino di capre o una macchina del sesso nell’America del dopobomba? La presenza di ulteriori PNG da reclutare vagabondando per gli insediamenti del Colorado è un’ulteriore ciliegina sulla torta, perché spesso e volentieri questi ultimi hanno delle faccende da sbrigare o dei conti in sospeso che emergeranno solo più in là con la storia, influenzandone l’andamento in modi e maniere imprevedibili.

Wasteland 3

La fossa diffonde un tanfo di carne carbonizzata e capelli bruciati

L’ho già detto, ma ci tengo a ribadirlo: il Colorado di Wasteland 3 è un autentico inferno sulla Terra, una glaciale terra desolata ricolma di bande di psicopatici, esseri umani ridotti in schiavitù, omicidi efferati, mostruosi mutanti e letali radiazioni in ogni dove. Evitare il conflitto sarà possibile solo fino ad un certo punto, poiché la maggior parte delle creature che calcano le distese innevate non desiderano altro che trovare il momento giusto per farci fuori. Setacciare ogni singolo recesso alla disperata ricerca di casse nascoste, armature, armi, modificatori e consumabili, evitando al contempo trappole e nemici in agguato, è di vitale importanza. Non capiterà di rado, soprattutto nel corso delle prime ore di gioco, di dover abbandonare in fretta e furia una battaglia più complicata del previsto, o magari di intervenire sul livello di difficoltà per avere ragione di nemici particolarmente implacabili, contro i quali già riuscire a scamparla con tre quarti del gruppo gravemente feriti lo potremmo considerare un trionfo. I toni della narrazione assumono talvolta delle tinte molto fosche ma, rispetto alle atmosfere opprimenti degli altri due episodi, non mancano frangenti umoristici tra il grottesco e il demenziale, come la prostituta più desiderata di Little Vegas che si rivelerà essere… una capra (Brian, che problemi hai con questi animali, di preciso?). Questa dicotomia, talmente estrema da sembrare quasi accettabile, contribuisce a delineare un microcosmo i cui abitanti sono ormai rassegnati a qualunque tipo di stranezza, e accettano con mesta rassegnazione ogni sorta di circostanza, per quanto assurda possa sembrare. Dopo aver costruito il quartier generale, i nostri ranger sono tuttavia in grado di migliorare lo stato d’animo dei residenti, rimediando ai torti e infliggendo il giusto castigo ai malfattori… oppure, come dicevo poc’anzi, diventando dei malfattori a loro volta, anche se in quel caso non dovrebbero aspettarsi chissà quale gratitudine. E, se all’inizio l’azione si svolge perlopiù nei dintorni di Colorado Springs e della città di Denver, presto o tardi metteremo le mani su un massiccio mezzo corazzato in grado di resistere alle intemperie, al terreno accidentato e al fuoco nemico, almeno per un po’: con il Kodiak, questo il suo nome da battaglia, potremo infatti esplorare le aree più remote della mappa e persino impiegarlo nei combattimenti come arma di distruzione di massa in scala ridotta, avendo persino la facoltà di migliorare i suoi componenti.

Le sequenze di combattimento in Wasteland 3 sembrano più simili a quelle di Gears Tactics che di un qualsiasi XCOM: avvicinandoci ad una creatura ostile, possiamo attaccarla di sorpresa o venire individuati, e in entrambi i casi l’area verrà ricoperta da una griglia che indica la portata del movimento e delle armi. Ci sono coperture e mezze coperture da sfruttare e punti azione da impiegare per muoversi, attaccare, ricaricare e utilizzare oggetti. Il sistema è a turni, ma possiamo selezionare i vari membri del gruppo fin quando i loro punti azione non sono esauriti e il nemico tende a stratificare i suoi attacchi, il che mantiene il ritmo di gioco costante senza inutili attese. Pericoli ambientali come barili e casse che esplodono possono essere utilizzati per causare danni ad area, e ciascuno dei nostri personaggi può usare armi a distanza o da mischia con efficienza proporzionale alle proprie competenze, indicata da una percentuale di mettere a segno il colpo. Le battaglie sono generalmente molto veloci e divertenti, anche se un singolo errore può costare incredibilmente caro, pertanto è doveroso equipaggiare i ranger in maniera adeguata. Le ferite possono anche causare lesioni e altri effetti negativi permanenti, i quali necessitano di cure specifiche da parte di PNG o compagni di squadra con il giusto punteggio in Pronto Soccorso.

Wasteland 3

La banda di Faran Brygo li ha aiutati a entrare in città

Ci sono così tante cose da fare in Wasteland 3 che si passa facilmente sopra alcune incertezze del motore grafico, che ricordo essere Unity: alcuni interni sono un po’ scarni e presentano delle inspiegabili strozzature di framerate, ma bisogna ammettere che le aree all’aperto hanno beneficiato di una cura pazzesca per i dettagli, coadiuvate anche da un’ottima illuminazione dinamica e, per quanto sembrino molto più popolate degli ambienti al chiuso, non soffrono di cali improvvisi di prestazioni. Le animazioni dei personaggi sono funzionali o poco più, nulla per cui valga la pena strapparsi i capelli, e nel corso dei miei pellegrinaggi ho incontrato due o tre bug visivi abbastanza fastidiosi che si sono risolti semplicemente ricaricando il salvataggio, perciò la cosa non mi ha destato particolari preoccupazioni. Magari in futuro le patch potrebbero aggiungere qualche facilitazione come un regolatore di velocità o scorciatoie testuali per raggiungere i vari punti di interesse ma, considerato che l’esplorazione viene spesso ricompensata molto bene e che la sempre maggiore Consapevolezza aiuta a scovare ricompense e trabocchetti celati alla vista, essere costretti a spostarsi materialmente fra le schermate non è una punizione troppo pesante.

inXile ha inserito persino una modalità multiplayer, che purtroppo non sono riuscito ad approfondire come si deve per la mancanza di partecipanti sui server nel corso della mia prova: due giocatori possono pertanto esplorare insieme le vastità assiderate ai piedi delle Montagne Rocciose e decidere se lavorare di comune accordo oppure schierarsi l’uno contro l’altro, magari cercando anche di rendere inviso il rivale ad alcuni PNG chiave ed influendo di conseguenza sul mondo condiviso, le conversazioni e il modo in cui si dipana la storia. La funzione è stata studiata appositamente per essere parte integrante dell’esperienza, e non una semplice aggiunta dell’ultimo momento incastrata a forza perché va di moda sfoggiare un elemento cooperativo, perciò tanto di cappello a Fargo e i suoi per aver profuso energie in una caratteristica piuttosto atipica per un gioco di ruolo.

Wasteland 3 non va affatto sottovalutato: quella in cui vi state imbarcando è un’odissea davvero gargantuesca, che raccoglie l’eredità dei classici del genere per tradurla in un contesto un po’ più moderno (ma neanche troppo) ed offrire agli appassionati ore di divertimento con la frenesia dei suoi combattimenti tattici e la vastità delle zone visitabili. La sfida ha qualche occasionale picco di estrema difficoltà, e talvolta delle scelte apparentemente innocue possono avere ripercussioni ben più gravi, ma il tutto viene orchestrato in maniera organica e coinvolgente. Il modo in cui viene affrontata ogni situazione è molto importante, e il nostro comportamento può condurci lungo sentieri molto differenti a ogni partita. Magari il comparto tecnico non sarà esattamente all’ultimo grido, ma l’ultimo lavoro di inXile Entertainment è un smisurato CRPG tradizionale con tutti i crismi che offre un potenziale di centinaia di ore di gioco per quanti vorranno affrontarlo, ed io sono certamente fra questi.

Voto: 8.6

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.