WindBound è una vera sorpresa che non ti aspetti. Quando sta per finire il ciclo vitale di una console e tutti gli occhi sono puntati sulla Next Generation ecco che Deep Silver ti tira fuori dal cilindro fatato una piccola grande perla. Un gioco silenzioso, discreto, poetico, che sembra andare nella direzione opposta degli infiniti battle royale chiassosi e confusi che tanto vanno per la maggiore in questo periodo. Un titolo che quasi ci riporta alla magia dei primi anni duemila, quando le avventure tridimensionali, ormai adulte, esploravano nuove strade magiche. E se vi diciamo che lo sviluppatore 5 Lives Studios ha dichiaratamente ammesso che il punto di partenza ed ispirazione è il mai dimenticato The Legend of Zelda: Wind Waker, velatamente citato nel titolo della nuova opera, capirete perché non potete assolutamente perdere questa gemma grezza che brilla di luce propria.
WindBound: un survival (non horror) bucolico ma letale
WindBound è un titolo atipico, che parte dai presupposti della classica avventura esplorativa, con piena libertà di azione a trecentosessanta gradi, ma che dietro una cosmesi fin troppo edulcorata nasconde una componente survival decisamente tosta. Un cartoon in salsa zeldiana, come detto prima, coloratissimo, bucolico, romanticamente decadente, da cui mai ci si aspetterebbe di essere preso per fame, mentre si è intenti ad ammirare i tramonti e le stelle del cielo, senza rendersi conto che i nemici, di notte, sono più potenti, come proprio in Zelda II: The Adventure of Link, per citare un altro classico, stavolta d’epoca NES, anno di grazia 1987, di sua giocabilità Shigeru Miyamoto. La fame sarà però il nostro nemico più letale e saremo persino costretti ad uccidere animali indifesi per nutrircene. Succede in centinaia di RPG, direte voi, ma qui il gioco si permette di dare un giudizio morale sull’uccisione, purtroppo necessaria, rimarcando il fatto che procurarsi risorse come carne, ossa e pelli, per nutrirsi o costruire qualcosa, può essere macabro, se analizzato a freddo. Non un messaggio animalista, certo, ma perlomeno uno spunto di riflessione. Molti sono i momenti descrittivi che, spesso, con semplici frasi molto argute, analizzano situazioni ed azioni, in maniera quasi didascalica, ma con un piglio filosofico degno di grandi menti. Una delle caratteristiche più interessanti del gioco, che va ad arricchire parecchio la narrazione, ancor prima che il pur variegato gameplay. Esplorare, procurarsi risorse, esplorare ancora, scalare torri, costruire e soprattutto mangiare, perché la fame è sempre in agguato. Certo, non si arriva al cannibalismo, alla Dungeon Master, grande classico del 1987 per Atari ST, ma il senso di survival e l’oppressione della sopravvivenza non hanno nulla a cui invidiare. Anche un semplice “bagnetto” nelle splendide location marittime potrebbe essere letale per la perdita delle forze. Un lupo travestito da agnello questo beffardo WindBound.
Le isole sono sempre al confine con il mondo (Josè Carlos Llop)
Le similitudini visive e concettuali avvicinano molto il titolo al più recente capitolo della saga di Link per Nintendo Switch, ovvero The Legend of Zelda: breath of the Wild, però con evidenti limiti di estensione. Il comparto audiovisivo di Windbound è decisamente uno dei suoi punti di forza, con una realizzazione grafica allo stato dell’arte, dove l’esplorazione pura degli scenari bucolici e marittimi raggiunge punti di romanticismo rari nelle produzioni videoludiche. Alcuni panorami mozzafiato delle isole sono indimenticabili ed il mare, così vivo e vibrante che quasi sembra poterci bagnare davvero, è realizzato davvero ottimamente. lo stile, come detto, è quello cartoon, con modelli poligonali solidi che costruiscono personaggio principale, fauna, flora, nemici, costruzioni e scenari in maniera impeccabile. Anche la colonna sonora è di ottima fattura, con brani ben scritti, che, piuttosto che proporre anonime musiche, lascia giustamente il posto a melodie composte dai ritmi naturali del creato, con solo alcuni momenti sottolineati da brani appositi, come il tempo della navigazione, legato sempre alla stessa cullante melodia, che dopo parecchio sapremo letteralmente a memoria. Come in Wind Waker, infatti, il tempo passato in mare sarà davvero parecchio, al punto che, come sappiamo, nel passaggio da Game Cube a Wii U le sezioni di navigazione sono state velocizzate.
WindBound: it’s time to Enjoy the Silence
L’esplorazione dei cinque diversi arcipelaghi di isole di cui si compone il titolo avverrà in maniera decisamente silenziosa, infatti il personaggio principale, al pari del nostro amato Link, protagonista narrato in maniera sempre simile ma diversa come nelle fiabe, non parla mai, e non certo perché si trova da sola, ma perché l’opera andava necessariamente fruita in questo modo, in silenzio poetico, riflessivo e contemplativo, perlomeno nei momenti di calma del titolo stesso, numerosi e di buon compenso a quelli più concitati. Words are very unnecessary… They can only do harm cantavano i Depeche Mode nel 1990 e WindBound pare aver sposato in pieno questa filosofia. Del resto, quando si ammira un quadro, si ascolta una melodia, o semplicemente si ammira la bellezza sconfinata del mare, non serve certo parlare.
Kara, una ragazza sola e sperduta in mezzo al mare
WindBound pare citare ancora un’altra perla zeldiana, l’altrettanto indimenticabile The Legend of Zelda: Link’s Awakening, opera seminale che per la prima volta faceva debuttare la saga sui portatili, ed in particolare sul monocromatico Game Boy, nel 1993. Link, in quell’avventura, si risveglia su una spiaggia solo e spaesato, proseguendo poi nel tentativo di comprendere dove si trova e perché, in quella splendida ma letale isola sperduta. Quando giocheremo per la prima volta a WindBoud il flashback urlerà quasi nel vostro cervello, perlomeno se avete vissuto, come chi scrive, quell’indimenticabile epopea portatile. La silenziosa Kara, protagonista del titolo, parimenti a Link, si ritrova infatti in una misteriosa ed implacabile tempesta, che distrugge la sua zattera ed anche la sua tribù, separata dalle altre zattere rischia di morire annegata, ma si risveglia illesa davanti ad un portale magico, che la trasporta in un mondo fatato, all’apparenza una spiaggia tranquilla, ma in realtà, come abbiamo detto, una disperata corsa verso la sopravvivenza, lungo cinque temibili per quanto affascinati scenari, di difficoltà progressiva. Da li in poi sarà una continua esplorazione, con raccolta di risorse ed obiettivi, primo tra tutti poter costruire una nuova barca per spostarsi agevolmente tra le diverse isole in mezzo al mare che compongono gli arcipelaghi.
Sospinti dalle onde del vento, sognando di restare ancora in vita
La zattera sarà il fulcro del titolo, come del resto nell’ispiratore Wind Waker per Game Cube. Raggiunte e superate tre torri sparse per le isole dell’arcipelago, potremo spostarci in una sorta di HUB, che tra Nautilus, navigazione ed Altare della preghiera, altra citazione zeldiana classica, ci farà acquisire nuove risorse, abilità e potenziamenti vari per proseguire nell’esplorazione dei mondi. Superato il secondo portale il tutto ricomincia nello stesso modo, con alcune variazioni sul tema. Magari non troppo vario, lo ammettiamo, ma davvero ben realizzato. Gli artistici murales ci racconteranno pian piano tutta la storia, facendoci appassionare. La trama scorre via veloce, sia per il buon livello narrativo, di alta qualità, sia per l’effettiva brevità del tutto, ma del resto, in fase di download del titolo, che pesa solo poche centinaia di megabyte, era possibile presagirlo. Per contro va detto che le isole sono generate in maniera procedurale, quindi ogni nuova partita presenterà caratteristiche sempre diverse, aumentando a dismisura la longevità relativa, ma non quella effettiva. Breve, ma intenso ed indimenticabile questo WindBound.
Piccole Marinaie Crescono, e le loro navi pure!
Durante l’esplorazione dei cinque arcipelaghi ci aspettano prove via via più complesse, ed ecco che l’elemento crafting ci viene in aiuto, diventando una componente fondamentale del titolo stesso. Avete presente il primo Kingdom Hearts, Action RPG del 2001 per PlayStation 2 fin troppo celebre, e la famigerata aeronave da potenziare con i gummi, da raccogliere ovunque nel gioco? Ecco, il principio è esattamente lo stesso. Sarà necessario in WindBound raccogliere le risorse, peraltro davvero limitate, in ogni singola isola, con in più la difficoltà ulteriore di una bisaccia non proprio capientissima. Si, il nostro fedele zainetto, come da tradizione ruolistica, può contenere oggetti limitati, da scegliere dunque con cura. I materiali, è bene rimarcarlo, sono anche unici e monouso, ovvero mai rigenerati una seconda volta durante tutto il titolo, quindi è necessaria la massima attenzione! Sarà da preferire, oltretutto, una nave più leggera, fatta con materiali light o pesante, meno maneggevole e lenta, ma resistente alle tempeste e fatta di materiali strong? A voi la scelta, ma se poi scegliete la paglia come materiale base per correre veloci e mostri marini giganti vi divorano l’imbarcazione non lamentatevi… Sarà bene anche imparare come funziona il vento, poiché la navigazione è rigorosamente manuale e va fatto anche in tempistiche molto brevi, pena ritrovarsi in mare aperto con le vele completamente distrutte. La battuta di fantozziana memoria “ragioniere, cazzi quella gomena” qui calza decisamente a pennello. Il crafting sarà possibile, oltre che per la barca, anche per equipaggiamento, armi, anch’esse in puro stile Zelda, con diverse fionde, le lance e gli archi con frecce, accessori vari, vestiario e una speciale borsa frigorifero, tipo quelle del supermercato, per mantenere i cibi in fresco, una delle cose più utili del gioco.
WindBound: modalità sopravvivenza Vs modalità storia
L’opera di 5 Lives Studios offre due diversi approcci, un più tosto e per giocatori navigati, ed uno più blando e semplice, che non obbliga a rifare sempre tutto da capo. La modalità sopravvivenza è consigliata ai giocatori più coraggiosi, poiché sarà necessario riprendere sempre e comunque dal primo arcipelago e perdendo tutti gli oggetti raccolti, quasi come in un arcade degli anni ottanta! La modalità storia è meno punitiva, si ricomincia dallo stesso punto in cui si era morti, mantenendo un inventario completo, ed oltretutto gli scontri sono anche più semplici, con nemici meno ostici. Il nostro consiglio è magari di iniziare dalla modalità storia per potersi godere appieno tutta la trama, e poi, una volta finito il titolo, riprenderlo in modalità sopravvivenza per una seconda e terza run, come una sfida a noi stessi, ormai esperti della materia. Dalla modalità storia si scopre anche la longevità nuda e cruda del titolo, che si attesta in poco meno di dodici ore per essere completata, mentre sale, e di parecchio per la modalità sopravvivenza, ovviamente. Il titolo, annunciato il 3 aprile 2020, come abbiamo detto in questa pagina, è disponibile da oggi sul mercato, per console o PC, sul sito ufficiale Epic, a questo LINK, completamente localizzato in italiano, ed è consigliato a chi ama sognare e perdersi nel mare infinito della propria isola personale.
WindBound è una piccola grande sorpresa che arriva ad arricchire la fine del ciclo vitale dell’attuale generazione ed è un vero e proprio atto d’amore verso The Legend of Zelda, che ha ispirato il titolo, in particolare con l’episodio Wind Waker. Un gioco basato su esplorazione e navigazione, con momenti romantici e poetici. Bello graficamente e affascinante, sebbene complesso e letale. e Deep Silver ha tirato fuori una vera gemma, breve, ma indimenticabile.