Le strade del male: nel cuore dell’America tra violenza e vendetta

Le strade del male film

Che l’America si fondi sulla violenza è un concetto ormai noto e più volte trattato. In anni recenti, tra le opere più brillanti ad aver affrontato tale tema vi è il romanzo Le strade del male, dello scrittore Donald Ray Pollock. Le sue pagine trovano ora adattamento grazie a Paulo e Antonio Campos, in una versione cinematografica che aspira ad essere quanto più fedele possibile al testo letterario. Un aderenza così forte tra libro e film non risulta però necessariamente un bene, a riprova del fatto che non è la cieca fedeltà a dar vita ad una buona trasposizione. Soprattutto quando in ballo vi sono tematiche tanto complesse e importanti.

A dare prestigio al film si possono però ritrovare alcuni tra i principali interpreti hollywoodiani del momento, da Tom Holland a Robert Pattinson, da Mia Wasikowska a Bill Skarsgård. Tale ricco cast corale dà vita alla storia che si apre con le vicende di Willard Russell (Skarsgård), che, tornato dalla Seconda Guerra Mondiale, aspira a vivere una pacifica esistenza insieme alla propria famiglia. Egli è però tormentato dagli orrori conosciuti al fronte, e ben presto si macchierà di atroci crimini. Anni dopo, suo figlio Arvin (Holland), è un giovane in cerca del suo posto nel mondo e segnato dalle traumatiche esperienze del passato.

Si renderà però presto conto di come la violenza e la corruzione morale conosciuta grazie al padre è ricorrente anche in altre personalità che lo circondano. Dal reverendo Teagardin (Pattinson), alla coppia di serial killer Carl (Jason Clarke) e Sandy (Riley Keough), fino allo sceriffo Bodecker (Sebastian Stan). Le strade di questi personaggi si incroceranno irrimediabilmente, e per Arvin sarà necessario capire che convivere con il male spesso è l’unico modo per sopravvivere nel mondo.

Le strade del male Robert Pattinson

Il Dio silenzioso, il diavolo tentatore

Quello di Le strade del male è un racconto che in questo recente periodo in particolare dà dimostrazione della sua attualità. Pollock, e a loro volta i Campos, vanno alla ricerca dell’origine della violenza che ancora oggi invade gli Stati Uniti. Un paese che appare corrotto nell’animo sin dalla sua fondazione, ma che trova in un preciso arco temporale del Novecento i momenti di maggior crisi della sua esistenza. Si parla ovviamente degli anni che vanno dalla Seconda guerra mondiale alla guerra del Vietnam. Conflitti bellici che non solo hanno messo in ginocchio l’America, ma hanno anche segnato irrimediabilmente intere generazioni.

Non appare dunque un caso che questi due eventi aprano e chiudano il film. Al loro interno si muovono e intrecciano le storie dei personaggi, che si ritrovano ad essere parte di un male nato ben prima di loro. Antonio Campos, anche regista del film, si concentra così sul mostrarci un’ampia gamma di personaggi quanto più possibile variegata, ma tutti accomunati da un unico elemento: la violenza. Ognuno di loro, infatti, si è trovato a fare i conti con questa, sia come vittime che come carnefici. Un ruolo di rilievo, come si può notare dalla sua ricorrenza nel film, è anche quello della fede religiosa. Ciò che è interessante, infatti, è notare come il più delle volte i personaggi compiano azioni atroci in nome di Dio. Allo stesso tempo, coloro che dovrebbero proferire il verbo del Signore, si rivelano invece essere i primi a vivere nella lussuria e nell’immoralità.

Anche la sacra fede si macchia dunque del peccato, in un mondo dove Dio è uno spettatore passivo e incurante. E se il bene viene a mancare, il male prospera. In ciò, il titolo originale The Devil All The Time risulta ben più esplicativo dell’italiano Le strade del male. Quest’ultimo, però, non è comunque da sottovalutare. Esso infatti rende bene l’idea della connessione che lega i vari personaggi, e di come la violenza da loro generata si metta poi in cammino per diffondersi come un virus. Alla luce di queste riflessioni appare chiaro come il film in questione sia ricco di elementi di grande importanza. Peccato solo che la tanto ricercata fedeltà nei confronti del romanzo non sembri premiare tutto ciò.

Le strade del male recensione

I problemi di un’opera ambiziosa

L’idea di rimanere quanto più fedeli possibile ad un racconto tanto affascinante e universale è certamente lodevole. Sfortunatamente, le due ore e venti del film non sembrano poter contenere in modo naturale la grande quantità di eventi che si susseguono. Nello scrivere la loro sceneggiatura, i Campos sembrano non sapere a cosa rinunciare, ma così facendo finiscono per non riuscire a dare la giusta importanza a quanto proposto. Si ha infatti l’impressione di assistere ad una serie di scene evidentemente significative ma a cui non viene dato il giusto spazio. Ciò comporta inoltre una certa discontinuità nel ritmo del film, che salvo alcune sequenze fatica a conquistare davvero.

A soffrire di questa condensazione sono poi anche molti dei personaggi secondari, che faticano ad esprimere il potenziale che lasciano soltanto intuire di possedere. Considerando anche il livello degli interpreti, è un gran peccato non poter assistere a interpretazioni più compiute. Fortunatamente, merito anche del maggior tempo loro concesso, Tom Holland, Robert Pattinson e Bill Skarsgård riescono ad affermarsi come attori di livello, in continua maturazione e meritevoli di maggiori considerazioni. Le scene che li vedono protagonisti sono infatti anche le stesse che riescono a catturare maggiormente l’attenzione dello spettatore.

Le strade del male è evidentemente un film ambizioso, e non c’è nulla di sbagliato in questo. Tuttavia, proprio perché si partiva da premesse di racconto estremamente affascinanti, si avverte una mancata realizzazione. Una più ricercata scelta negli eventi da includere, una maggiore attenzione nei confronti della psicologia di tutti i personaggi e una regia che potesse valorizzare al meglio questi elementi avrebbero certamente potuto permettere al film di distinguersi ulteriormente dai suoi simili.

Gianmaria è sempre stato un grande appassionato di cinema e scrittura, tanto da volerne fare la sua professione. Studiando queste materie all'Università decide di fondere le sue passioni nella critica cinematografica e nella scrittura di sceneggiature. Tra i suoi autori preferiti vi sono Spike Jonze, Noah Baumbach e Richard Linklater.