Inutile chiedersi quanti, nati dagli anni ’70 in poi, vorrebbero, almeno per una volta, utilizzare la Forza o maneggiare una Spada Laser. Chi da bambino non ha mai, nella propria fantasia, provato a spostare un oggetto col semplice movimento di una mano o imitato con la bocca il suono delle iconiche Lightsaber? Anche da adulti la questione è sempre la stessa: se domani i negozi iniziassero a commercializzare le Spade Laser, in quanti correrebbero a comprarle anche solo per tagliare l’abbacchio alla romana durante le feste natalizie? Ovviamente ciò che George Lucas ha saputo creare nel corso di più di 40 anni resta purtroppo una bellissima fantasia che, probabilmente, non vedremo mai concretizzarsi, almeno nell’immediato futuro. La natura multimediale del franchise di Guerre Stellari ha potuto regalare agli appassionati qualche contentino soprattutto grazie alla grande quantità di videogiochi che, attraverso gli anni, hanno reso molto più concreta la possibilità di impersonare uno Jedi o un Sith. Inutile dire che la tecnologia dietro la Realtà Virtuale è quella che più si presta nel promettere quel tipo di immersione che tutti i fan di un franchise così imponente aspettavano da tempo. Disney Interactive e il team di ILMxLAB hanno colto la palla al balzo proponendo un primo interessante esperimento chiamato Vader Immortal A Star Wars VR Series uscito per i visori di Oculus lo scorso anno suddiviso in tre episodi e approdato da poco sullo store Sony per PlayStation VR in un unico bundle.
Vader Immortal A Star Wars VR Series: tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…
La ormai iconica e sempre presente frase che dà il titolo a questo paragrafo ci porta nuovamente nel mondo di Guerre Stellari in un modo completamente diverso dal solito. In Vader Immortal A Star Wars VR Series ci troveremo a vestire letteralmente i panni di un contrabbandiere dall’identità ignota il quale, a bordo della sua navicella Windfall, solca i “mari spaziali” accompagnato dal droide co-pilota ZO-E3 (il quale rappresenta la linea comica della produzione utile a rafforzare l’impianto narrativo con dialoghi e pensieri nei momenti meno concitati). Trovatisi improvvisamente invischiati negli affari dell’Impero Galattico, i due si ritroveranno al cospetto del temibile Darth Vader che costringerà i nostri a collaborare per scoprire i segreti più oscuri del pianeta vulcanico Mustafar (già noto ai fan della saga) in cui si nasconderebbe il potere dell’immortalità. Nonostante venga amalgamata con cliché e tropes narrativi visti e rivisti, l’intreccio di Vader Immortal riesce a regalare sia in termini di lore che di impatto scenico alcuni momenti davvero niente male. Non solo viene approfondita in maniera canonica la storia di Mustafar ma anche al personaggio di Vader (unico già noto all’interno del titolo) viene data la possibilità di mostrare il suo lato più umano con un paio di scene molto intime capaci di scavare leggermente nella psiche del Signore Oscuro dei Sith intrisa di dolore e sofferenza. La presenza di questi momenti, però, non impedisce alla trama di scadere ogni tanto nella banalità, piegandosi a risvolti utili più a motivare scelte di gameplay che per supportare il ritmo narrativo. Scelta, questa, dovuta principalmente alla breve durata della storia principale la quale, suddivisa in tre parti, raggiunge di poco la soglia delle 3 ore, in linea con altri prodotti VR. Nel corso dei tre episodi si nota con troppa facilità quanto l’intreccio narrativo subisca una virata troppo frettolosa nel risolvere le varie situazioni cui è sottoposto il giocatore non per via di un aumento di sezioni votate all’azione, tutt’altro: il “sense of wonder” dovuto alla scoperta di nuovi luoghi o nuovi poteri viene consumato quasi totalmente nel primo episodio culminando all’inizio del secondo, il quale si fa carico delle novità in termini di gameplay per rendere tutte le vicende raccontate più votate all’azione e con un pizzico di jump scare. Tutto ciò conduce inesorabilmente ad una corsa sfrenata verso il finale per tutto il terzo episodio che presenta situazioni ripetute troppe volte e quasi nessuna interazione ambientale, lasciandoci trascinare dagli eventi che culminano con la tanto attesa boss fight finale la quale non fa altro che deludere le alte aspettative, in un misto di combattimento e narrazione per nulla soddisfacenti a causa della poca natura ludica dello scontro e della sua brevità.
Essere un tutt’uno con la Forza
Ciò che rende efficace l’intera produzione sono soprattutto le meccaniche di gioco e l’offerta contenutistica, oltre al potersi calare completamente nell’immaginario di riferimento. Nonostante i forti squilibri narrativi dalla seconda metà dell’avventura, il primo episodio di Vader Immortal rappresenta fortemente la potenzialità del connubio tra Realtà Virtuale e un’IP storica come quella di Star Wars. Vivere in prima persona il Salto nell’Iperspazio, osservare uno Star Destroyer imperiale comparire minaccioso sopra le nostre teste con una grandezza soverchiante rispetto alla nostra piccola navicella Windfall, sentire il respiro attraverso la maschera di Vader mentre il colore rosso della sua Spada Laser illumina l’ambiente circostante e riuscire a muovere gli oggetti con il solo movimento della mano rendono l’esperienza del titolo sviluppato da ILMxLAB imprescindibile per ogni appassionato. Cercare di fuggire da Mustafar intrufolandosi nei pertugi più oscuri e pericolosi dell’avamposto imperiale, arrampicandosi in puro stile action adventure su tubi e scale a strapiombo afferrando ogni possibile rientranza e cercando di non perdere la presa rendono l’avanzamento nel primo atto di trama molto più emozionante e al cardiopalma rispetto ad interazioni proposte in altri titoli VR.
Le impostazioni dei comandi si adeguano allo standard qualitativo di tantissime altre produzioni, con l’uso dei due PlayStation Move (obbligatori per giocare) non solo per afferrare gli oggetti ma anche per girarsi di qualche grado verso destra e sinistra per centrare al meglio la visuale e sfruttare il sistema di teletrasporto, scelto per spostarsi nell’ambiente. L’utilizzo della Spada Laser risulta appagante nella sua semplicità quanto confusionario negli scontri con più avversari a schermo che utilizzano armi a distanza: con il solo movimento e corretto posizionamento della “lama” la nostra Lightsaber parerà ogni tipo di fendente o defletterà, in maniera più o meno precisa, i colpi di Blaster degli Stormtrooper i quali, se in grandi quantità, risultano decisamente poco leggibili traducendosi in movimenti, da parte del giocatore, più buffi e goffi che “stilosi” e cinematografici come farebbe un vero Cavaliere Jedi. Nulla di troppo complicato, comunque, data la quasi totale immortalità del personaggio protagonista. Durante i combattimenti grande importanza è riservata anche ai poteri della Forza che, nonostante il potenziale abbastanza limitato, rendono il comparto ludico molto più vario rispetto alla semplice lama Jedi: non solo possiamo afferrare oggetti (e persone) al volo, lanciarli, avvicinarli ed allontanarli da noi ma anche rubare i Blaster nemici e usarli contro loro stessi diventando un macchina da guerra sia a breve che a lunga distanza.
Potenzialità e varietà che, per via della quasi totale assenza di tutorial, non riesce ad esprimersi a pieno durante le fasi dell’avventura vuoi anche per il ritmo della narrazione che concede ben poco spazio per permettere al giocatore di provare varie combinazioni. In nostro soccorso arriva la modalità che decisamente arricchisce in maniera più vistosa l’offerta contenutistica del gioco: il Dojo. Ogni episodio avrà il proprio Dojo, una modalità secondaria che permette al giocatore di divertirsi affrontando ondate su ondate di nemici da sconfiggere nel più breve tempo possibile sfruttando a dovere i poteri della Forza e, addirittura, il lancio della Spada Laser (mossa disponibile esclusivamente nel Dojo senza nessun motivo apparente) per collezionare punti utili a sbloccare le numerose ricompense che vanno dai consigli Jedi, ai guanti da contrabbandiere del protagonista e alle nostre amate Spade Laser: queste ultime non saranno solo delle semplici variazioni di colore dovute al cristallo Kyber ma anche delle iconiche else appartenute ai personaggi più noti della saga (come la doppia lama di Darth Maul) e sarà addirittura possibile sfruttarle in modalità “akimbo” con una lama per mano. Personalizzazioni che, anche in questo caso, limitano l’utilizzo alla sola modalità Dojo la quale, considerando le 40 andate per ogni singolo episodio, garantisce un quantitativo di ore di divertimento potenzialmente infinito.
Un leggero tremito nella Forza
Purtroppo, qualche inciampo sul lato tecnico spezza un po’ quella magia data dall’immersione della Realtà Virtuale. Texture in bassa risoluzione che caricano in ritardo, modellazione poligonale di Mustafar che lascia molto a desiderare e fondine sui fianchi del giocatore che risultano non proprio precise a livello anatomico costringendo a gesti innaturali per riporre e afferrare armi e oggetti e distogliendo l’attenzione dalla scena. Anche sotto il lato sonoro Vader Immortal A Star Wars VR Series soffre alcuni problemi di sincronia che si trasformano in disturbi e rumori gracchianti, nonostante l’ottimo doppiaggio in lingua inglese. Piccola nota amara anche per i sottotitoli che molte volte si trasformano in wall of text presenti proprio al centro dello schermo, mentre in altre vengono posizionati sul lato più alto della schermata costringendo a sollevare gli occhi tanto da provocare leggero e costante fastidio.
Vader Immortal A Star Wars VR Series risulta essere un prodotto discretamente riuscito. I problemi tecnici dovuti ai limiti attuali della Realtà Virtuale di casa Sony non permettono al titolo di ILMxLAB di eccellere né di fare la differenza in un mercato che, nonostante giochi come Half-Life Alyx, aspetta ancora il momento opportuno e il supporto adatto per maturare e raggiungere un pubblico più ampio; chissà che non possa succedere proprio con l’avvento della next gen. Come ci dimostra l’aspetto ludico di Vader Immortal, infatti, l’intrattenimento offerto dai prodotti VR riesce ad avvicinare l’utenza ad un’esperienza il più possibile reale e al tempo stesso divertente, capace di potersi rivolgere non solo ai giocatori più avvezzi ma anche a chi di videogiochi non ne sa nulla e che, magari, sogna dal 1977 di poter diventare finalmente un Cavaliere Jedi.