Tell Me Why Recensione: quando i ricordi prendono vita

Negli ultimi anni, la rappresentazione e integrazione dei gruppi esclusi socialmente sta diventando sempre più oggetto di dibattito. A livello cinematografico e ancora prima letterario, “l’apertura” mentale riguardo queste minoranze è stata maggiormente curata e appunto trasposta poi grazie ai vari media. In che modo sia poi stata comunicata o recepita dipende da vari fattori culturali e sociali che ne determinano la demonizzazione, reclusione o censura o accettazione. Anche nel mercato più giovane, ovvero quello videoludico, questo argomento sta iniziando a farsi strada. Non stiamo parlando unicamente della rappresentazione della donna o della community LGBTQ+ ma anche delle varie tradizioni, etnie e religioni presenti nel globo. Per raggiungere dei livelli maturi, senza toccare il politicamente corretto o la forzatura estrema che obbliga senza educare, si può cercare un equilibrio che tratti la differenziazione in modo consono, senza limitare il livello artistico del creatore o del fruitore che altrimenti potrebbe sentirsi sopraffatto dal pensiero dell’opera stessa.

Dontnod è una di quelle realtà che sta cercando di muoversi delicatamente in mezzo a queste acque pericolose senza cadere nel banale. Abbiamo potuto vedere un primo tentativo, a nostro parere ben riuscito, che è stato Life is Strange, con un escamotage ben pensato per trattare l’argomento LGBT senza essere troppo prepotente a livello narrativo. Le scelte presenti nel primo titolo e nel suo seguito hanno permesso ai giocatori di poter decidere liberamente quale orientamento sessuale dare al protagonista. Ora, con l’arrivo del loro ultimo titolo, Tell Me Why, ci spostiamo dalle calde spiagge di Arcadia Bay per arrivare fino in Alaska e scoprire la storia dietro due fratelli: Alyson e Tyler. Qui, a differenza di Life is Strange, lasciamo le prime tre lettere della community per andare verso una solitamente poco trattata: la T. Noi di Gamesvillage abbiamo avuto il piacere di provare Tell Me Why per PC tramite Xbox Game Pass. Questo titolo, che potete già trovare negli store, è un’esclusiva Microsoft. Avrà fatto breccia nei nostri cuori come aveva saputo fare la saga di Lis? Scopriamolo insieme!

Tell Me Why

La struttura di Tell Me Why

Per prima cosa ci teniamo a specificare che Tell Me Why è già presente negli store Microsoft con tutti i Capitoli giocabili. Ma stavolta, a differenza si Life is Stranfe, non avremo 5 Episodi per scoprire tutti i misteri della storia, bensì solo 3. Nonostante possano sembrare pochi, se pensate che ognuno di loro può durare anche 2/3 ore, si tratta pur sempre di un buon quantitativo di tempo per potersi affezionare ai personaggi e scoprire la verità che si cela nel passato di Alyson e Tyler, i nostri due protagonisti. Anche noi eravamo rimasti un po’ confusi, non per forza delusi, da questo numero di Capitoli ma, giocando a Tell Me Why ci siamo resi conto che avrebbe persino potuto essere più corto o leggermente più lungo sul finale per aumentare la tensione e costruire ancora meglio il climax generale. Nonostante questo fattore però, il titolo resta comunque godibile e apprezzabile, non tanto per la trama in sé, molto semplice a detta nostra, ma per la caratterizzazione dei personaggi. Infatti, il fulcro su cui si basano le vicende e vengono poi articolate le varie relazioni è formato da una precedente stesura di tutti i ruoli e dei successivi rapporti che intercorreranno per generare la trama.

Tell Me Why

Tell Me Why: La trama si infittisce

Alyson e Tyler sono due fratelli che, divisi da un evento traumatico avvenuto durante la loro infanzia, si ritrovano dopo parecchi anni, ormai cresciuti e cambiati durante queste periodo di separazione. Le vicende si sviluppano nella cittadina di Delson Crossing, un posto semplice e ospitale all’apparenza che in realtà nasconde segreti e storie sepolte dal tempo e dall’omertà. Con un background come il loro, Alyson e Tyler si ritrovano a dover vendere la loro casa d’infanzia per poi scegliere cosa fare in futuro. Ma, una volta entrati nella vecchia abitazione, rimasta intatta da quella fatidica notte, iniziano a rivivere dei ricordi discordanti di quel periodo da bambini e soprattutto sulla loro defunta madre. Andando avanti con le ricerche scopriranno che, dietro l’orribile atto c’è molto di più di quanto loro ricordano o immaginano. Quindi, insieme, si impegnano a trovare la verità.

Tell Me Why: Gameplay e i ricordi

Tell Me Why, in quanto a meccaniche di gioco, non si differenzia troppo da Life is Strange. Stiamo pur sempre parlando di un titolo prettamente narrativo, con delle scelte da dover compiere che riguarderanno principalmente a chi credere dei due fratelli e a come queste nostre decisioni andranno poi a rafforzare o distruggere definitivamente il loro rapporto. La struttura e l’utilizzo dei comandi non divergono da come siamo sempre stati abituati da Dontnod, quindi si ha subito la sensazione di familiarità che avremmo voluto provare. Una delle maggiori differenze, che già avevamo potuto incontrare in Before the Storm e LiS 2 è che qui non c’è il potere del tempo ad aiutarci. Ma l’elemento sovrannaturale torna comunque in un’altra forma, collegandosi ai titoli “cugini” in un modo, secondo noi, ben pensato. Questo perché, sebbene non si tratti della stessa saga, l’idea di trovare anche in Tell Me Why qualcosa che riesca a differenziare almeno di un poco la sua struttura lineare e narrativa, giova sia a noi fruitori che alla trama stessa. Tramite i “poteri” di Alyson e Tyler, che potremmo anche vedere come semplici ricordi del passato, possiamo conoscere meglio ciò che è successo “prima” e scegliere come comportarci nel presente per scoprire la verità. Inoltre, sono presenti vari puzzle che possono essere risolti o prevaricati in maniera più forzata. Ovviamente, in base alla scelta si raggiunge un Achievement.

Tell Me Why

I problemi tecnici di Tell Me Why

Ci sono, sfortunatamente, delle piccole imperfezioni che vanno a lenire l’esperienza in Tell Me Why. In primis, ci teniamo a dire che, quando lo abbiamo potuto provare, il titolo era ancora in fase di ottimizzazione, quindi non vi parleremo delle problematiche riscontrate nel Capitolo 2 o 3, perché sono state risolte prima del loro rilascio ufficiale. Ma l’episodio in cui abbiamo trovato maggiori pecche è stato proprio il primo, che sarebbe dovuto uscire pochi giorni dopo. I maggiori difetti riguardano alcuni pop-up di texture di oggetti o della vegetazione in generale, non solo durante le fasi di gameplay ma anche nelle cutscene. Sono presenti anche dei cali di frame, sopratutto quando l’ambiente circostante è più ampio mentre, nei luoghi chiusi questo aspetto va a dissolversi quasi completamente. Quindi, di per sé l’esperienza resta altamente godibile anche grazie a degli scenari mozzafiato il cui stile ormai è un vero e proprio marchio di fabbrica per Dontnod, ma bisogna saper sorvolare sugli aspetti appena elencati.

Tell Me Why

Un salto di qualità

Ricordiamo tutti come erano i primi modelli di Remember Me o di Life is Strange, e ormai siamo abituati ad un tipo di poligono smussato e quasi simil stile comic che non è affatto spiacevole alla vista. Ma, essendo un gioco a sé e quindi non un fratello di sangue di LiS, siamo lieti di annunciare che il salto di qualità e maturità di Tell Me Why si sente anche qui e ci piace! Il livello di dettaglio, soprattutto di alcuni abiti, è nettamente migliorato rispetto persino a Life is Strange 2. Questo perché, a differenza delle tematiche e del pubblico di riferimento della scorsa serie, Tell me Why cerca di raggiungere anche un altro tipo di target poco più cresciuto, perciò era necessaria un’evoluzione dello stile, secondo noi, anche ben riuscito. Per quanto riguarda le ambientazione, come già accennato, ci sono degli scorci meravigliosi ed un’Alaska di cui non potrete non innamorarvi. Questo perché, tralasciando l’utilizzo, forse eccessivo, di un filtro più freddo rispetto a quello più caldo di LiS, c’è stata una maggiore cura nella struttura degli alberi, delle montagne e della natura in generale che qui risalta ancora di più. Nulla di nuovo per Dontnod, ma ci tenevamo a riportarlo per i più appassionati che resteranno ore a perdersi nei tramonti e in alcuni momenti particolari di cui non faremo spoiler.

Passando invece a parlare del comparto sonoro, ci siamo ritrovati ad amare di nuovo tutte le tracce musicali proposte dal team di sviluppo, ma… Sì, c’è un ma. Sono troppo poche rispetto a quante ce ne saremo aspettate. Questo può essere dovuto dalla riduzione di Episodi, ma anche qui c’è da dire che, ad esempio, in Before the Storm ne abbiamo comunque ricevute abbastanza, o almeno a noi è parso così. Quindi, magari, una maggiore aggiunta di canzoni di questo tipo avrebbe potuto perfezionare ancora di più un comparto audiovisivo che pecca leggermente in alcune parti, ma si fa comunque apprezzare e ricordare, non abbastanza come avremmo voluto.

Tell Me Why

Sensibilizzazione e rappresentazione

Un altro aspetto di cui siamo rimasti positivamente colpiti in Tell Me Why riguarda la sensibilizzazione e rappresentazione di alcuni aspetti che, nella vita dei giovani possono limitare drasticamente la libertà. Partendo dal presupposto che il titolo racconta una storia plausibile, ma anche abbastanza romanzata, il vero elemento che abbiamo apprezzato è stata la caratterizzazione dei personaggi. Non ci sono stereotipi, né dal lato della community LGBTQ+ né dall’altro, dove si trovano persone che magari non conoscono l’argomento ma non per questo lo ripudiano ciecamente. Qui, tramite dei dialoghi ben pensati e semplici, i personaggi sensibilizzano ed educano il pubblico su come doversi approcciare in base alla persona che hanno davanti, consigliando persino di rivolgersi a varie comunità per trovare qualcuno con cui poter parlare per capire e scoprire noi stessi. Dato che Tell Me Why è un titolo che molti adolescenti giocheranno, era doveroso aggiungere anche questi dialoghi per far sentire rappresentato chi di dovere senza dimenticarsi degli altri. Ma Dontnod non si ferma qui. A detta nostra, il miglior momento di rappresentazione non è stato soltanto quello appena citato, ma anche uno ancora più semplice che riguarda una gran percentuale della popolazione mondiale: gli attacchi di panico. Qui, nel modo più semplice e delicato possibile, vengono sia mostrati nella loro interezza, spiegando anche le cause che li possono scatenare, sia consigliando un modo per farli passare.

Come avrete potuto capire dai paragrafi precedenti, abbiamo davvero apprezzato Tell Me Why, sia per la trama che per i personaggi. Le ambientazioni sono curate e sempre magnifiche, non importa se sia un tramonto, un’alba o una giornata nevosa. I modelli 3D sono più maturi, umani e meno cartooneschi, belli per gli occhi in pratica. Le musiche sono poche ma sempre azzeccate e altamente orecchiabili. Nonostante abbia alcuni problemi di livello tecnico che posso risultare pesanti a lungo andare, c’è anche da dire che ci si può abituare. Accettandone i difetti, l’esperienza che lascia Tell Me Why nel cuore di chi lo gioca è delicata, calda e amorevole. Proprio come l’abbraccio di una madre.

Nata con in casa una PS1 ed una stanza con pareti ricche di personaggi disegnati dal padre, si innamora ben presto dei videogiochi e dei manga. Dal primo titolo giocato, Paperino: Operazione Papero, fino ad arrivare a Death Stranding, vive ogni avventura come se fosse la propria, amando e studiando ogni personaggio che le si pari davanti. Le due opere che le sono più rimaste più nel cuore sono: Bioshock Infinite e The Last of Us. Appassionata di grafica, fumetti e storytelling, nel tempo libero scrive, disegna, gioca e soprattutto immagina. Incurabile sognatrice dal 1999.