Need For Speed Hot Pursuit Remastered Recensione: il ritorno dei lampeggianti

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Parlare di Need for Speed Hot Pursuit Remastered oggi fa un po’ strano. Sono passati dieci anni dal suo primo passaggio in questo settore e tante cose sono cambiate sia per la serie che nel contesto in cui approda. Arrivare così ravvicinati alla next-gen di console (che ci ha pienamente convinti sia lato Sony sia lato Microsoft) è un momento quanto mai curioso per proporre nuovamente un prodotto che, va detto, al tempo fu molto apprezzato grazie al lavoro di Criterion Games. Il team inserì nel gioco del 2010 tutta la sua esperienza con la serie Burnout per riportare in Need for Speed la pura e adrenalinica anima da racing che in quel periodo sembrava avere preso strade diverse e più sperimentali.

Ma un decennio cambia il tracciato su cui si corre la sfida dei racing game e tornare in pista con questa auto arcade d’annata tirata a lucido è un rischio. Il mercato ha nuovi eroi e l’utenza è stata abituata con giochi che non nascondono in molti casi una tendenza, più o meno forte, verso la simulazione. La sfida ai concorrenti questo titolo rimasterizzato la corre su Xbox One, PC, Nintendo Switch e PlayStation 4, console sulla quale abbiamo avuto occasione di saggiare la potenza del motore dei suoi bolidi.

Need For Speed Hot Pursuit Remastered: un po’ fuorilegge, molto più sbirro

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Viaggiare sulle strade di Need for Speed Hot Pursuit Remastered è prima di tutto una questione di adrenalina piccoli bocconi. La maggior parte delle gare si può completare in non più di due o tre minuti, al punto da sentirsi in un arcade free-to-play tanto in voga di questi tempi (leggasi Asphalt). Il paragone non deve intimorire ma deve far avere ben chiara la direzione che il gioco ha. Si tratta ci corse, di asfalto, di gomme che stridono. Punto. Il susseguirsi di missioni si mantiene insieme soltanto dai livelli di ricercato e poliziotto che progrediscono con i punti ottenuti e vanno a sbloccare veicoli e missioni successive. Non c’è alcuna traccia di trama, nè una percezione di progressione personale e la voce narrante si concede pochissime uscite fuori dei classici consigli d’ordinanza prima e durante la corsa. Queste uscite dal seminato sono rappresentate dagli apprezzabili cenni storici sulle auto che verranno via via sbloccate: un particolare secondario che può passare inosservato, ma che gli amanti dei motori ascolteranno con piacere.

Il divertimento non manca di certo non solo per le caratteristiche di gameplay, di cui parleremo a breve, ma anche per la duplice anima da fuggitivo e inseguitore. Le classiche corse per battere gli avversari e fuggire alla polizia sono piacevoli. Ma il vero divertimento sta nel vestire i panni della polizia e arrestare le auto come se si fosse in un demolition derby. Le dotazioni di accessori che le auto posseggono aggiungono poi  una componente strategica minima che riesce a trasmettere quel brivido maggiore oltre che variare il tema classico del racing. Nella ventina di ore scarse necessarie per completare la carriera la curva di difficoltà del gioco risulta molto leggera e senza grandi scalini da superare anche se alcune corse a tempo focalizzate sulla pulizia di guida senza incidenti metteranno un minimo alla prova le capacità del giocatore.

La rigidità dello chassis che svanisce in curva

Eccezion fatta per questi lampi di difficoltà, il gioco scorre via abbastanza facilmente con l’intelligenza artificiale che è particolarmente agguerrita e anzi si adatta fin troppo alle “prestazioni” del pilota. Non ci sono grandi sportellate o colpi proibiti, la polizia non darà mai eccessivo filo da torcere e i fuggitivi cercheranno sì di scappare, ma senza opporre eccessiva resistenza. La difficoltà è bassa anche a causa dei tracciati che non hanno una conformazione particolarmente tortuosa. Vero che ci sono alcune curve strette e alcune chicane varianti in cui ci si può trovare un po’ in difficoltà a gestire la derapata del veicolo, tuttavia per la maggior parte del tempo ci si ritrova quasi sempre a gas spianato senza sentirsi in obbligo di dosare l’acceleratore.

Need for Speed Hot Pursuit Remastered 01

Need for Speed Hot Pursuit Remastered, tuttavia, dà un feedback strano dei veicoli con sensazioni di guida disarmoniche in funzione delle situazioni che ci si trova ad affrontare. La differenziazione delle caratteristiche delle auto soprattutto per quel che riguarda la tenuta di strada e la risposta del volante si percepisce con forza, ma c’è una rigidità comune dei veicoli che non convince completamente. Ogni auto sembra non avere sospensioni, resta attaccata all’asfalto e allo sterrato come se non ci fossero asperità e non salta neppure sui dossi presi ad altissima velocità. Sono cose che perfino per un arcade sono un po’ strane.

Ma una volta sfiorato appena il gas l’auto si trasforma un kart sotto il gioco dei nostri comandi. Sembra quasi come se ad ogni stretta delle pinze dei freni venga gettata dell’acqua saponata a terra che tramuta il gameplay in una danza fatta di sottosterzo e sovrasterzo. Questa peculiare scelta della gestione della guida può farsi apprezzare – del resto è un arcade – ma oggigiorno può anche risultare un po’ vecchia.

Influenza Burnout e autoradio a palla

Per fortuna il gioco si difende ancora bene nella resa grafica che risulta ancora fresca e attuale, pur con i limiti del tempo che non possono essere nascosti dalla grafica. I modelli dei veicoli sono dettagliati e per nulla spigolosi e c’è una notevole fluidità d’azione generale, ma il senso della velocità non è sempre perfetto e quando si superano i 250 all’ora sembra sempre di essere a velocità da passeggio. Dove Criterion dimostra di aver fatto un lavoro egregio al tempo è nella realizzazione dei danni alle auto. Non si può pretendere veridicità assoluta da un arcade, ma la spettacolarizzazione delle scene rallentate degli incidenti mostra quanto sia stata ben trasportata l’esperienza su Burnout sia nel mostrare i segni degli urti sulle auto, sia nel dare un adrenalinica immagine e un senso di soddisfazione quando si demolisce un veicolo contro un guardrail.

Need for Speed Hot Pursuit Remastered 03

Non si può pretendere certo che gli effetti particellari siano perfetti anche perché il motore grafico non può essere stato stravolto. Sono comunque accettabili, ma i segni tangibili del tempo che è passato si vedono. Così come si notano sugli scenari soprattutto in quelli naturali con vegetazione e rocce le cui texture sono, inevitabilmente, datate in alcuni casi artificiose e innaturali. Un punto a favore a questo Need for Speed va dato al comparto sonoro. La differenziazione dei rombi del motore è molto incisiva e d’impatto, abbastanza verosimili anche il suono dello stridore delle gomme e degli incidenti. E dove l’orecchio gode davvero in Hot Pursuit Remastered è nella selezione di tracce musicali che con le sue sonorità rock che enfatizzano l’adrenalina degli inseguimenti e delle fughe aiutando a dare un po’ di ritmo indiretto anche alle corse più monotone.

Se nel 2010 il gioco originale segnò un ritorno alle origini del brand, oggi Need for Speed Hot Pursuit Remastered rappresenta un esempio di arcade puro da produzione di media caratura con tanti rettilinei, una buona dose di curve, una IA un po’ troppo al servizio del giocatore e inseguimenti spettacolarizzati degli incidenti ispirati dall’esperienza Burnout. Le auto sembrano rigidi pezzi di metallo fintanto che si accelera salvo poi diventare degli sguscianti kart quando sono mandati in derapata. Una bivalenza che non convince completamente pur essendo un arcade. Questa versione rimasterizzata su PS4 si lascia giocare e ascoltare nella sua soundtrack adrenalinica e si lascia godere visivamente a patto di non soffermarsi troppo sugli effetti particellari e sui fondali. Ritornare sulle strade come poliziotti a caccia di fuggitivi super veloci per farli detonare in mirabolanti incidenti è molto soddisfacente e compensa in parte la mancanza di ulteriori modalità e la sostanziale linearità dell’esperienza in singolo.

Dalla sua Mansion nel Sannio ha attraversato l'universo senza Tuta Phazon, visitando regni brulicanti di Koopa con l'aiuto di Pietre Sheikah. Ma il suo desiderio è una casetta sulla colonia 9 di Bionis e un mech parcheggiato in giardino. Cinema, borad game e birra artigianale le altre sue passioni. Ogni volta che esce un nuovo Zelda esclama: "Avverto un tremito nella forza."