Force of Nature: un uragano chiamato Mel Gibson

Force of Nature film

Più volte nel corso della sua storia il cinema si è servito di eventi climatici estremi per i suoi racconti di vario genere, dall’horror al survival movie. Attraverso questi ha infatti potuto estremizzare molte situazioni, arricchendole di significato. È ciò che avviene, o meglio sarebbe dovuto avvenire, con Force of Nature, diretto da Michael Polishe dal 23 novembre arrivato direttamente online su Amazon Prime Video. Il titolo in questione è infatti rimasto a lungo in sospeso, finendo con l’ottenere una distribuzione Direct-to-video a causa dell’emergenza sanitaria di Covid-19. La dimensione del film, in termini di messa in scena e spettacolarità, non risulta però inadatta al formato dello schermo televisivo. Questo dato non è necessariamente un bene, ma anzi sembra poterla dire lunga sull’opera in sé.

La storia si svolge a Puerto Rico, dove un uragano di Forza 5, la più temibile, è pronto ad abbattersi sul territorio. Qui il disilluso agente Cardillo (Emile Hirsh) si trova a far squadra con la propositiva agente Jess Peña (Stephanie Cayo) nel compito di recarsi presso uno degli ultimi edifici ancora abitati per far evacuare i residenti. Dovranno scontrarsi però con il burbero Ray (Mel Gibson), il quale non ha intenzione di andarsene dalla sua casa. Le loro discussioni vengono però interrotte dall’arrivo di un gruppo di criminali capeggiati dallo spietato Giovanni Battista, in cerca di un misterioso tesoro. Con l’abbattersi su di loro della tempesta, i due poliziotti e Ray dovranno riuscire a sopravvivere all’attacco unendo le loro forze.

Force of Nature Recensione

La tempesta promessa

Con Force of Nature ci si trova davanti ad un brillante esempio di film che non riesce a rendere giustizia alla propria premessa. Benché non particolarmente originale, l’idea di un heist movie caratterizzato da una violenta tempesta suscita certamente un certo grado di interesse. Tuttavia, forse per mancanza di tempo o di budget, tutto ciò non viene sviluppato come meriterebbe. Nell’assistere al primo atto del film, infatti, vengono presentati una serie di dettagli, elementi e caratteristiche che lasciano presumere una certa serie di risvolti futuri. Nel momento in cui ci si trova dinanzi a questi però, si rimane colpiti dalla poca incisività dimostrata.

A rendere ancor più evidente tutto ciò vi è il fatto che la tempesta tanto promessa non rimane che sullo sfondo della storia, limitandosi ad essere motivo di costrizione spaziale per i protagonisti. Questa, infatti, non sembra avere ulteriori influenze sulla vicenda, non vi si lega in modo più specifico, finendo con l’essere un elemento di poco conto. Alla pellicola non resta allora che puntare sugli elementi di suspence proposti dalla sceneggiatura, che vengono però lentamente a decadere di mordente nel momento in cui appare chiaro che non vi sarà altro che questi per tutto il resto del lungometraggio. Elementi che di per sé svelano inoltre una sceneggiatura che si affida troppo ai cliché del genere, senza proporre delle necessarie unicità.

Il gioco proposto si basa infatti su una serie di incastri e risvolti da manuale, che mirano ad anticipare le mosse dei vari personaggi e l’utilizzo dell’ambiente principe. In tale labirinto, dove i buoni diventano dei topi e i cattivi degli affamati gatti, si ritrova la struttura alla base anche di celebri film come Panic Room di David Fincher. La differenza tra questo e Force of Nature, tuttavia, sta nella capacità del primo di dar vita ad un altalena emotiva con grandi picchi di suspence alternati a momenti di quiete dove si svela l’intimità dei protagonisti. Un’alternanza riproposta anche nel film di Polish, ma non con gli stessi risultati.

Force of Nature Mel Gibson

Tutto nelle mani di Mel Gibson

Il motivo del mancato coinvolgimento emotivo è da ritrovarsi anche nello scarso carisma dei personaggi protagonisti. Per quanto il Cardillo di Hirsh e la Jess di Cayo abbiano i loro momenti di gloria, il vero mattatore è proprio Mel Gibson. Subentrato all’ultimo nel film, l’attore premio Oscar è tutto fuorché il protagonista, e anzi presenta un tempo scenico particolarmente limitato. Eppure, nei panni di un burbero ex agente di polizia egli riesce a catalizzare le attenzioni dello spettatore, dando vita a quei momenti migliori del film che si muovono sul precario equilibrio tra suspence e comicità.

Risulta dunque un vero peccato che il suo personaggio non abbia ottenuto ulteriori attenzioni da parte degli autori, che avrebbero potuto trovare in lui la vera forza della natura del film. Appare dunque difficile non considerare quest’opera come un’occasione mancata. Troppo precaria è la struttura narrativa su cui si regge, e con una regia che non riesce ad esaltare ciò che dovrebbe. Va detto però, anche al netto dei suoi difetti, che il film garantisce quel minimo di intrattenimento che, non prendendosi sul serio, permette così di essere godibile per una visione spensierata.

Gianmaria è sempre stato un grande appassionato di cinema e scrittura, tanto da volerne fare la sua professione. Studiando queste materie all'Università decide di fondere le sue passioni nella critica cinematografica e nella scrittura di sceneggiature. Tra i suoi autori preferiti vi sono Spike Jonze, Noah Baumbach e Richard Linklater.