Worms Rumble Recensione: niente turni, siamo vermi!

Worms Rumble

Malgrado le attuali circostanze globali ne abbiano (giustamente) smorzato la risonanza, il 2020 avrebbe dovuto essere celebrato dalla comunità videoludica anche per il 25° anniversario del primo, mitico Worms, lo strategico partorito dalla mente geniale di Andy Davidson il quale, partendo da un semplice esperimento fatto su una calcolatrice grafica della Casio, realizzò un coinvolgente clone di Artillery in cui degli sparuti plotoni di vermi semi-antropomorfi tentano di farsi vicendevolmente fuori con armi di ogni tipo su mappe generate in maniera procedurale. Nel corso degli anni, lo stile si è quasi sempre evoluto al passo con la tecnologia, migliorando il comparto audiovisivo di conseguenza con qualche sparuto excursus nella terza dimensione, ma la formula di base è rimasta in buona sostanza invariata e il nome Worms l’ho sempre associato ad una caotica guerriglia fra invertebrati che sparano colpi di bazooka, granate e sventagliate di mitra a rotazione. Proprio per questo motivo, la notizia dell’arrivo imminente di Worms Rumble durante la scorsa estate, con la promessa di svecchiare la serie e portarla in una nuova direzione, mi lasciò al contempo stupito e interdetto: trasformare un autentico classico della strategia a turni in un frenetico sparatutto in tempo reale, assimilando peraltro le modalità più in voga del genere come Deathmatch e l’onnipresente Battle Royale, mi ha fatto storcere parecchio il naso per il timore che gli sviluppatori stessero semplicemente provando a rincorrere la moda del momento, ma ho sperato che comunque l’umorismo dell’originale e l’esperienza di Team 17 riuscissero a confezionare un prodotto valido e duraturo. Dopo aver accumulato una manciata di ore di gioco, sono alfine riuscito a farmi un’idea della qualità di questa iterazione, e comprendere se ne sia valsa davvero la pena.

Worms Rumble

Worms Rumble: oh, dear!

Lo ammetto senza mezzi termini, la open beta non mi aveva lasciato un sapore gradevole in bocca: nessuna squadra, poche armi, terreno assolutamente non deformabile (eresia!), level design anonimo e poco ispirato… in breve, era tutto sbagliato! Mi sembrava di essere piuttosto alle prese con una variante di Soldat o di Abuse piena di lombrichi, e non ero affatto sicuro di voler approfondire la questione. Poi però mi è capitata l’opportunità di mettere le mani sulla versione definitiva, che tra l’altro è scaricabile gratuitamente da tutti gli abbonati al servizio PlayStation Plus, e ho deciso di testare con mano se nel frattempo fosse stata apportata qualche miglioria: messo da parte il malcontento e i pregiudizi derivanti dal fatto che no, quello in cui mi stavo cimentando non poteva considerarsi un nuovo capitolo di Worms, partita dopo partita ho sentito crescere un intenso desiderio di buttarmi a capofitto nella mischia anche se, complice la mia atavica insofferenza nei confronti degli sparatutto competitivi, finivo spesso e volentieri per venire obliterato dagli avversari. E’ vero, oltre all’impostazione radicalmente diversa mancano pure alcuni capisaldi che hanno caratterizzato i predecessori (sarebbe divertente reintrodurre l’esplosione delle salme dopo un vermicidio, ad esempio), ma le armi danno quel giusto senso di appagamento che, unito alla convulsa baraonda generata dagli scontri a fuoco nelle zone più scoperte oppure dagli inseguimenti al fulmicotone che nascono spontanei quando cerchiamo di far fuori un bersaglio particolarmente inafferrabile (o quando qualcuno tenta di fare lo stesso con noi), innescano quella bramosia da “ancora una partita e poi smetto” capace di far volare ore come fossero minuti.

Riassumendo, Worms Rumble cala ciascun giocatore nei panni di un phylum equipaggiato con una dotazione standard di armi, e ne catapulta fino a 32 in una mappa scelta casualmente fra quelle a disposizione suddivise in svariate aree tematiche fa le quali si annoverano una galleria della metropolitana con treni funzionanti, un supermercato, una mensa, un parcheggio e persino un cinema, il tutto in scala con i minuscoli protagonisti (o forse sono questi ultimi ad essere grandi come una monovolume). Le zone sono collegate da ascensori, teleferiche e varchi un po’ meno evidenti come tunnel e condotti dell’aerazione, la cui conformazione rimane celata alla vista finché non ci mettiamo piede e, pertanto, risultano essere dei punti eccezionali per tendere imboscate nei confronti di chi girovaga in cerca di espedienti offensivi o munizioni: fra i primi, oltre agli intramontabili lanciarazzi, pistole, mitragliatrici e doppiette, troviamo anche qualche novità quali un posizionatore di mini robot sentinella che sparano a tutto ciò che si trova entro un determinato raggio, un cannone al plasma con proiettili rimbalzanti e uno scudo che protegge dai colpi nemici e può, all’occorrenza, essere sfruttato per schiacciare i rivali contro un muro. Ah, e poi possiamo sempre sventolare la nostra fidata mazza da baseball, tanto per tramortire gli incauti che osano avvicinarsi troppo quanto per respingere missili, bombe e proiettili di grosso calibro con il dovuto tempismo. Anche se i livelli in 2.5D potrebbero sembrare a prima vista riduttivi, sono progettati in modo tale da offrire una vasta libertà di scelta in termini di percorsi da compiere per attraversarli, e le porzioni distruttibili offrono ulteriori opportunità per cogliere alla sprovvista i nemici oppure sfuggire velocemente alla portata dei loro attacchi. Inoltre, oggetti di supporto come rampini e jetpack rendono gli spostamenti sul campo ancora più vivaci.

Worms Rumble

Traitor!

Le tipologie di battaglie affrontabili in Worms Rumble sono tre: Deathmatch, Ultima Squadra e Ultimo Verme, con la prima che rappresenta il classico tutti contro tutti nel quale vince il giocatore che è riuscito ad accumulare il maggior numero di uccisioni al termine di un lasso di tempo prestabilito, e le altre due che abbracciano la moderna logica dei Battle Royale in gruppi da 3 o in solitaria. E’ evidente che queste ultime siano approcci moderni che puntano a rievocare le atmosfere di quei titoli che possiedono una struttura simile come Fortnite, Warzone e Apex Legends, giocando con la familiarità del pubblico nei confronti di meccaniche grossomodo identiche, e che questo tipo di partite favoriscano un gameplay meno frenetico e più ponderato, ma devo ammettere che i deathmatch sono stati e continuano ad essere il tipo di incontro cui continuo a dedicare il mio tempo, anche se le missioni che ci vengono assegnate per sbloccare nuovi cosmetici spesso obbligano a prendere parte ad una modalità specifica… oh beh, fortuna che possiamo sempre rigenerarne una al giorno qualora proprio non ci piaccia. Parlando di elementi accessori, è possibile personalizzare il nostro anellide da combattimento con una discreta gamma di skin, oggetti e vestiti da indossare, come pure cambiare colore e fantasia delle armi, che vengono sbloccati gradualmente con l’esperienza accumulata, con il completamento delle missioni oppure con gli occasionali drop, in perfetto stile Call of Duty: certo, le dimensioni dei contendenti sono piuttosto ridotte e non consentono di ammirare nel dettaglio i gusti estetici individuali durante le partite, ma fanno la loro porca figura ogni volta che riusciamo a guadagnare un gradino del podio.

Insomma, la traccia genetica di Worms Rumble è abbastanza prossima a quella dell’originale da renderlo facilmente riconoscibile a tutti gli amanti della serie, compresi i più brontoloni come me, ma ciò che conta davvero è che questo ibrido orientato all’azione riesce ad essere molto divertente. Sebbene la componente strategica presenti ben poche sfumature, i livelli sono sufficientemente labirintici da offrire molteplici occasioni per pianificare agguati e ritirate, mentre prendere parte alle sfide a squadre con un team di giocatori esperti regala grandi soddisfazioni anche se siamo noi l’anello debole della catena. Il prezzo più che abbordabile, il cross-play tra PC e console e, come già detto, la possibilità di riscattarlo gratis per i possessori di PlayStation Plus su PlayStation 4 e 5 (dove peraltro sfrutta i grilletti adattivi del DualSense) dovrebbero garantire al titolo un ragionevole bacino di utenti, ma il potenziale problema risiede nella sua effettiva longevità, che ad oggi è impossibile da misurare: a lungo andare, infatti, le dinamiche volutamente semplicistiche inducono una certa sensazione di monotonia già dopo poche manciate di partite, e la presenza di sole tre mappe, non importa quanto grandi siano, alla lunga potrebbe stancare. Inoltre, a parte i succitati obiettivi intercambiabili, al momento non c’è traccia di incentivi quali ricompense stagionali o pass da battaglia che, discorso monetizzazione a parte, sono sempre un metodo efficace per fornire ai giocatori un obiettivo tangibile che li ripaghi del tempo investito. Team 17 ha già promesso una pioggia abbondante di contenuti aggiuntivi per risolvere la situazione, dunque staremo a vedere.

Per concludere, Worms Rumble non è Worms ma rimane una piacevole alternativa di nicchia per il genere che tenta di scimmiottare: classificarsi nelle posizioni alte di un round regala la medesima scarica di adrenalina che proviamo giocando con i cugini “più grandi”, mentre le risate sono assicurate dall’assurdità dell’equipaggiamento disponibile e delle situazioni che si vengono a creare. L’unico dubbio, ed è un dubbio bello grosso, resta legato al suo potere di mantenere viva l’attenzione dei giocatori, a sua volta proporzionale al quantitativo di supporto che riceverà da parte degli sviluppatori, mi auguro in tempi brevi. Nel frattempo, se state cercando qualcosa di nuovo, simpatico e meno impegnativo tra un Battle Royale canonico e l’altro, Worms Rumble potrebbe fare proprio al caso vostro.

Voto: 7.2

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.