L’Attacco dei Giganti 4×07 Recensione: Turning Tables

Attacco dei Giganti

La comparsa del Gigante Martello e del nuovo Corpo di Ricerca aveva monopolizzato il sesto, elettrizzante episodio de L’Attacco dei Giganti. L’assalto di Mikasa e di tutti gli altri soldati, guidati dal sempre carismatico capitano Levi aveva completamente ribaltato una situazione che sembrava disperata. Eren e il suo Gigante d’Attacco erano in netta inferiorità rispetto ai poteri del Gigante Martello. E come se non bastasse, le truppe dei marleyani si erano riorganizzate e avevano circondato la piazza. A chi guarda alla sostanza di questa serie, senza soffermarsi sulle piccolezze di un character design che può soggettivamente piacere o meno (costringendo anche MAPPA a un richiamo all’ordine e al rispetto), il momento dell’arrivo degli uomini di Paradis avrà sicuramente fatto venire la pelle d’oca. E questo anche perché era tantissimo tempo che eravamo lontani dai nostri veri protagonisti. Rivedere i volti degli eroi delle prime tre stagioni (anche se ne mancavano effettivamente un paio…) è stato sicuramente uno dei momenti più emozionanti regalatici finora da questa quarta stagione.

Il ribaltamento di fronte garantito dall’arrivo di Levi e dei suoi era stato assoluto, totale. La differenza dei valori in campo era sembrata quasi imbarazzante. Non bastava infatti l’effetto sorpresa a giustificare il fatto che i soldati marleyani, teoricamente l’esercito più potente del mondo, sembrassero soltanto una raccogliticcia e sprovveduta armata da guerra dei bottoni di fronte ai guerrieri dell’isola di Paradis. Persino il Gigante Mascella sembrava assolutamente impotente. ma con questo settimo episodio L’Attacco dei Giganti ha voluto cambiare e ribaltare ogni cosa ancora una volta, e poi (giusto per sicurezza) una volta ancora. Una puntata densa, densissima di eventi e molto dinamica, per la quale MAPPA non si è risparmiata, aggregando al team anche i director di due sage shonen iconiche come Vinland Saga e Hunter x Hunter.

L’Attacco dei Giganti: siete circondati!

L'Attacco dei Giganti

L’addestramento di Pieck e del suo Gigante Carro deve comprendere un corso intensivo di salvataggi sul filo di lana, perché è proprio lei, di nuovo, a salvare un suo alleato (Porco Galliard stavolta) dall’annientamento. Grazie all’artiglieria pesante montata sulla schiena e alla squadra speciale che opera insieme a lei cominciamo a vedere le prime crepe nell’apparente invincibilità del Corpo di Ricerca. L’apparizione del Gigante Bestia in tutta la sua sconcertante e disturbante gloria completa l’effetto di annientamento. Levi e i suoi uomini si trovano di nuovo di fronte Zeke Jeager, e i fan non possono dimenticare come sia andata l’ultima volta che il primo figlio di Grisha ha incontrato il corpo d’élite dell’esercito di Paradis. Le carte in tavola sono già cambiate prima ancora dell’opening: lo capiamo dalle prime parole di Levi in questa stagione, da quel “Non morite! Sopravvivete tutti!”. Da una parte una richiesta, una preghiera, a controbilanciare i tanti, pesantissimi sacrifici di quella sanguinosa battaglia a Shiganshina, dall’altra un ordine perentorio e senza appello.

Ma se non ci fosse chiaro quanto Marley abbia ripreso il controllo della situazione, arriva l’analisi quasi scacchistica di Pieck a fugare ogni dubbio. L’esercito sembra davvero aver chiuso ogni possibile falla e aver risposto perfettamente all’incursione. Il ghetto di Liberio è circondato, gli invasori non hanno la possibilità di scappare da nessuna parte senza dover sconfiggere una forza preponderante. È solo questione di tempo prima che tutto sia risolto ed Eren catturato. Tutto ciò che rimane da fare è dare supporto a Zeke, evitando che venga sopraffatto da Levi. Si tratta di una scena importante che ha per MAPPA una doppia funzionalità: da una parte serve a dare ancora un piccolo approfondimento sulle personalità profondamente diverse dei Guerrieri marleyani, con la calcolatrice Pieck a trattenere lo spirito battagliero di Porco, dall’altra, su un piano più squisitamente tecnico, serve a spezzare le scene dinamiche della battaglia con un momento di maggior ragionamento e staticità.

Tuttavia quello con cui i marleyani non hanno ancora fatto i conti è l’effettivo potere di cui gli eldiani dispongono. Non hanno fatto i conti con quel paio di volti che ci mancavano. Le carte in tavola stanno per mescolarsi di nuovo.

Nome in codice Little Boy

L'Attacco dei Giganti

Quando la scena si sposta al porto abbiamo già la sensazione di sapere bene che cosa succederà. Quella minuscola barchetta da pesca con a bordo un uomo solitario nel bel mezzo delle navi da guerra marleyane non può che calamitare l’attenzione. I fan avranno capito chi si nascondeva sotto al cappuccio ben prima che Armin Arlert se lo togliesse e fissasse lo sguardo sofferente negli occhi del marinaio, prima che i fulmini lo percorressero e che il potere del Gigante Colossale si scatenasse, catapultando la terra all’Inferno in un secondo. I fan sono sempre rimasti particolarmente affezionati al Colossale che, in effetti, è il primo Gigante che si vede comparire nell’intera serie, mentre il suo enorme viso spunta al di sopra delle Mura, pronto ad aprire la breccia. In quell’occasione la comparsa del mostro era stata anticipata solo da un terribile fulmine giallo. In questo caso invece Armin genera un vero e proprio cataclisma. La sua trasformazione riduce in brandelli le navi e il porto, cancella la stessa acqua del mare, i palazzi vicini, fa piovere morte e distruzione sulla popolazione. È impossibile non vedere nella bolla di fuoco, polvere e fumo generata da questa trasformazione il fungo atomico di Hiroshima e Nagasaki, due tragedie che sono rimaste impresse a fuoco (e sarebbe stato impossibile altrimenti) dentro l’animo dei giapponesi.

Armin è il fulcro di tanta folle e assoluta distruzione. Il suo lento, tragico incedere sulle macerie e sui corpi che ha appena annientato, la rassegnazione e la tristezza sul suo volto da Gigante come su quello umano ci dicono quanto la scelta di questo piano (da lui stesso elaborato) debba essere stata sofferta. Il pensiero di Armin vola immediatamente a Bertholdt, al fatto che il Guerriero di Marley deve aver guardato allo stesso modo alle macerie di una Shiganshina completamente devastata dopo il suo primo attacco. E non possiamo non pensare come Armin e Bertholdt siano in fondo simili, entrambi schivi, entrambi condotti controvoglia a combattere, entrambi, nel profondo, terrorizzati.

Ma il centro dell’attenzione diventa immediatamente, di nuovo, Eren Jeager. Scoprire che finora il Gigante d’Attacco si fosse trattenuto nella sua lotta contro il Martello, che stesse risparmiando energie e studiando le sue mosse in previsione del momento più opportuno per affondare il colpo è uno shock per Porco tanto quanto lo è per noi, che non possiamo non ricordare l’Eren sperduto e quasi incapace delle prime stagioni, quando non riusciva a fare appello al potere del suo Gigante nemmeno nei momenti di maggior difficoltà. Questo più di tutto ci dà la dimensione della maturazione del protagonista durante il timeskip di quattro anni che divide la terza dalla quarta stagione. La padronanza che Eren sembra aver assunto sui suoi poteri è sorprendente.

Con la situazione di nuovo ribaltata, il Corpo di Ricerca torna a fare paura. Il modo in cui i Giganti vengono annientati, quasi con facilità, induce la disperazione nel cuore dei marleyani. Maghat e gli altri stanno vedendo il loro mondo fatto a pezzi, assistono attoniti mentre il potere dei Giganti su cui hanno riposto tanta fiducia viene cancellato. Quando Levi abbatte il Gigante Bestia, mentre il Gigante Carro viene attaccato simultaneamente da Sasha, da Jean e da tutti gli altri, notiamo gli occhi dei marleyani, di Gabi, di Falco cambiare. I marleyani cominciano a implorare pietà. Di nuovo c’è stata un’inversione dei ruoli, ma stavolta è molto più profonda.

Salvalo!

L'Attacco dei Giganti

Durante il flashback di Reiner nel terzo episodio avevamo visto Marcel Galliard scusarsi con l’amico per aver fatto in modo che il Gigante Corazzato arrivasse a lui anziché a Porco, per aver voluto proteggere il fratello dal destino dei portatori dei Giganti, caricando questo peso sulle spalle di Reiner. Porco era meglio addestrato, più veloce, più forte. Ma guardando questo settimo episodio, la sensazione è che se Porco avesse avuto il Corazzato tutta la serie de L’Attacco dei Giganti si sarebbe conclusa ancor prima di cominciare. Galliard è la perfetta rappresentazione del guerriero che va avanti a spada snudata, senza ragionare, riflettere, pensare se potrà sopravvivere o meno. Si getta nella mischia senza un piano, trascinato dalla foga del momento. In pratica è l’Eren della prima stagione (e tutti i fan si ricorderanno cosa succede a Eren nel quarto episodio della prima stagione). E questo, nel sottile gioco di scacchi che, nonostante la violenza, la battaglia di Liberio è ancora, è inammissibile. Mikasa ed Eren impiegano forse dieci, cruentissimi, violentissimi, sanguinosi secondi per nullificarlo. E da ultima speranza rimasta sul campo per Marley, il Gigante Mascella si trasforma nella sua rovina.

Eren capisce immediatamente che i denti del Gigante di Galliard possono rompere l’indurimento del Gigante Martello, e finisce per usarlo come un enorme apriscatole. La scena è di una crudeltà inaudita, accompagnata dalle grida imploranti di Porco, che si è accorto del suo errore, che si è reso conto che sarà il prossimo, che tutto è perduto. E con lui se ne sono resi conto i marleyani. Gli unici a non rassegnarsi sono Gabi e Falco. Gli unici con ancora quella scintilla combattiva che serve per opporsi. I due implorano Reiner, solo sotto le macerie mentre desidera la morte. Gli chiedono di salvare Porco, di salvare loro, di salvare Marley e probabilmente tutto il mondo.  A un passo dal trionfo completo e assoluto, c’è soltanto Reiner sulla strada di Eren.

A livello tecnico l’episodio vive però di alti e bassi. Alcune scene, come quelle del combattimento tra Porco ed Eren, sono ben animate e piacevoli da guardare, mentre altre hanno delle inspiegabili macchinosità, come quando Pieck viene colpita a ripetizione dalle lance fulmine del Corpo di Ricerca e cade dai tetti dei palazzi in un trionfo di movimenti disarticolati che sembrano un glitch. Anche sul tratto di alcuni disegni ci sarebbe qualcosa da dire: l’espressione di Armin quando si trasforma in Gigante, così come quella di Levi mentre abbatte Zeke sono eccessivamente caricate, quasi grottesche, mentre i tratti di Reiner, chiuso nel corpo del suo Gigante, sembrano fin troppo grossolani. Ma la vera nota negativa è nella scena dell’uccisione del Gigante Martello. L’Eren in CGI, inquadrato dall’alto verso il basso, che aspetta a bocca spalancata il sangue della sua vittima, ricorda una scena che potremmo aver visto in un RPG di inizio anni 2000, per la sua fissità a la forma vagamente poligonale del Gigante d’Attacco. Piccole sbavature, che rendono la visione di una puntata assolutamente straordinaria a livello di contenuti un pizzico meno piacevole. Peccato perché, in linea generale, il lavoro di MAPPA con questa quarta e ultima stagione de L’Attacco dei Giganti si sta rivelando davvero ottimo.

https://www.youtube.com/watch?v=Cz8abOEnOo0