Quella appena trascorsa è stata una settimana triste per tutti i fan de L’Attacco dei Giganti. L’ottavo episodio ci ha messi di fronte a una perdita difficile da accettare, tanto per i protagonisti quanto per noi, che nel corso delle prime tre stagioni non avevamo potuto fare a meno di affezionarci a Sasha Blouse, ai suoi modi esagerati, al suo smodato amore per il cibo, alla sua positività. Un personaggio meraviglioso, costruito e approfondito con sapienza e attenzione da Isayama nel corso degli anni, che ci è stato strappato con la brutalità insensibile di un colpo di fucile.
La morte fa ovviamente parte della guerra, questo è noto a tutti, ma in qualche modo le prime tre stagioni de L’Attacco dei Giganti erano riuscite a creare in noi una certa aspettativa, un’illusione. Quel manipolo di reclute che avevamo visto crescere era arrivato, al netto dei tradimenti, alla fine della più grande e tremenda delle ordalie. Mikasa, Armin, Jean, Sasha e Connie erano il gruppo di compagni ideale per il protagonista, quelli che arrivano sempre fino in fondo, al termine della storia. La morte di Sasha ci ha strappato anche questa illusione, ed è giunto il momento di fare i conti con le conseguenze. Ed è quello che questo nono episodio fa, ma in modo diverso dal previsto, in modo inatteso.
L’Attacco dei Giganti: come bambini
MAPPA ha scelto di costruire il nono episodio di questa Final Season con una struttura bipartita, utilizzando una dualismo che questa volta non è ideologico, come avveniva in altri episodi, ma temporale. La puntata gioca sul passato e sul presente, ma senza sovrapporli, senza alternarli come era avvenuto per il flashback di Reiner, concentrandoli invece in due blocchi ben distinti, con una cesura netta, precisa. Tutta la prima parte, quella al passato, il flashback che ci doveva svelare cosa fosse successo su Paradis durante il timeskip, è strutturata come un racconto di Armin. Proprio lui infatti, tenendo in mano una conchiglia, simbolo del suo adorato mare, si appresta a raccontare quella notte di tre anni prima in cui tutto era cambiato. La notte in cui gli eldiani di Paradis avevano catturato la flotta marleyana e avevano scoperto l’esistenza dei Volontari. Yelena, Onyankopon e tutti gli altri erano arrivati sull’isola per un motivo diverso da quello dei marleyani, su ordine di una persona diversa. Era stata quella la notte in cui gli ingranaggi del piano di Zeke Jeager avevano iniziato a muoversi.
Il rapporto tra i marleyani prigionieri egli eldiani di Paradis è delineato in modo eccezionale pur nelle poche scene in cui è stato approfondito. Fin da subito Hange, Armin e tutti gli altri (a eccezione dell’imperturbabile Levi) dimostrano il loro stupore di fronte a tutte le meraviglie di un mondo moderno che non hanno avuto modo di conoscere. Le armi automatiche, le radio, il modellino di una ferrovia, tutto è fonte di ammirazione per gli eldiani che come bambini che si affaccino per la prima volta alla vita si apprestano a muovere il loro primo, timido passo fuori dall’isola. Persino la diversità razziale di Onyankopon, o il riferimento religioso a un Dio li colpisce, li stupisce, tanto da spingerli a fare domande che potrebbero sembrare ingenue, senza il minimo pelo sulla lingua (proprio come dei bambini). I tratti dei disegni di MAPPA riescono a catturare la meraviglia, così come la reazione bonaria dei soldati marleyani, sorpresi da tanta innocenza. Eppure non è un rapporto fatto di sola collaborazione e buoni propositi quello tra gli eldiani di Paradis e i prigionieri di Marley. Lo nota Eren, lo sanno tanti altri suoi compagni. I marleyani, la maggior parte almeno, li odiano, guardano alle mura con disprezzo, e allo stesso modo quasi nessuno tra gli eldiani li ha perdonati o si fida di loro. Eppure è lo stesso Eren a vedere il piano di Zeke come un male necessario.
Ma il flashback ci dimostra anche altre cose. Prima di tutto come i tiranni si creino sempre in prima persona i più letali nemici. Uno stratagemma narrativo forse persino abusato, ma incrollabilmente vero. Marley con la sua politica di oppressione ha causato il tradimento di Zeke, Marley con le sue campagne militari ha portato l’odio negli altri popoli spingendoli a creare i Volontari Antimarleyani, sempre Marley sguinzagliando i Giganti Puri e i Guerrieri contro le Mura per i suoi fini egoistici, distruggendo Shiganshina, ha causato il risveglio degli eldiani. Il pericolo terribile adombrato da Willy Tybur è stato causato da Marley stessa, che ha giocato e continua a giocare con un fuoco di cui non ha ancora compreso la reale portata. In secondo luogo, ci viene mostrato anche come Eren avesse parlato agli altri eldiani del “boato della terra“, e del terribile potere che comportava. Nessuno all’interno dell’esercito di Paradis poteva dire di non essere a conoscenza del piano e dei costi che esso avrebbe comportato, delle conseguenze che li attendevano. Come sempre ne L’Attacco dei Giganti non esistono personaggi completamente puri o esenti da colpe. Tutti, persino chi (come Armin e Hange) vorrebbe spingere per una coesistenza pacifica con i marleyani, può dire di avere le mani pulite dal sangue degli innocenti. Come dice Armin, aiutare o non aiutare Eren era comunque una scelta sbagliata. La soluzione pacifica che avrebbe desiderato non è possibile. Solo il sangue, la guerra, la distruzione possono mettere fine a ogni cosa. Non c’è nessun’altra scelta.
Prenderli per la gola
Il passaggio da un piano temporale, quello del flashback, a quello del presente, è stato gestito in modo semplicemente magistrale, riuscendo anche a strizzare l’occhio alla conclusione del precedente episodio. L’inquadratura che scorre sulla canna del fucile puntato di Eren, il rumore dello sparo e poi l’immagine di Sasha, colpita e uccisa che ci ha riempito gli occhi durante la settimana. Quasi a fare eco a quelle parole di Jean rivolte a Eren: “è morta per colpa tua”. Quasi che in fondo sia stato Eren in persona a premere il grilletto, a ucciderla.
Ma è proprio Sasha che riesce a fare da ponte tra i due momenti del passato e del presente, attraverso il suo rapporto con Niccolò, senza ombra di dubbio il più bello che si sia creato tra un eldiano e un prigioniero marleyano. Le scene tratte dal flashback, che ci mostrano la ragazza estasiata di fronte alla cucina ricercata del giovane chef prigioniero sembrano riaccendere in noi un briciolo di speranza, un minimo di possibilità. La comprensione si può ottenere, anche in qualcosa di piccolo e banale. Anche in un’aragosta cotta a puntino e mangiata con un gusto eccessivo. Niccolò allora capisce capisce. Non con il tortuoso cammino interiore di un Reiner, non con la sofferenza di un Falco, ma capisce. Fissando gli occhi nelle lacrime di Sasha, lacrime versate su un pasto per lui normalissimo, una scintilla di empatia si accende in lui. E quel rossore sulle guance quando si volta è sicuramente imbarazzo, ma mostra anche qualcosa di diverso. Una piccola scintilla d’amore.
Le scene ambientate al cimitero, dove Niccolò è arrivato per piangere Sasha assieme a Connie, Jean e Mikasa, sono strazianti anche per lo standard de L’Attacco dei Giganti. Lo sono perché mescolano al loro interno tutti gli elementi in grado di farci star male, tutte le espressioni possibili del dolore. C’è l’odio, la rabbia dell’eldiano che picchia Niccolò per il solo fatto di essere lì, in un terribile ribaltamento dei ruoli, c’è la condivisione di Connie e Jean, c’è la pura espressione di dolore e dignità nella visita di un padre alla tomba di sua figlia. Una figlia che coi suoi modi semplici era diventata il ponte perfetto tra due mondi, che con il suo amore per il cibo aveva saputo superare una distanza così profonda da aver causato guerre e centinaia di migliaia di morti. Sono scene che ci mettono di fronte alle nostre emozioni, che ci costringono a guardare le conseguenze folli e insensate di quell’attività folle e insensata che è la guerra. Eppure per un solo istante, nella stretta di mano tra un prigioniero marleyano che forse era innamorato, e un padre eldiano affranto ma sempre coraggioso, c’è la scintilla di quella comprensione possibile, di quella mediazione pacifica che Armin tanto cercava, e che invece è appena morta.
Una crisalide di cristallo
La carrellata finale sulla situazione presente accelera in modo brusco il ritmo di quersta puntata de L’Attacco dei Giganti, che era stata, fino a questo momento, compassata. Il confronto tra Levi e Zeke ci mostra che la tempra del nostro capitano preferito non è venuta meno nemmeno ora che è stato costretto a venire a patti col nemico, mentre le mosse del comandante Pixis, che ha fatto circondare i Volontari Antimarleyani, sottolineano ancora una volta quanto questi uomini non siano in grado di fidarsi l’uno dell’altro. Pixis utilizza toni cortesi, continua a scusarsi, a ringraziare, a lodare il coraggio dei soldati che li stanno aiutando. Ma la minaccia delle armi è lì, innegabile testimonianza di come quelle parole non siano sentite, o perlomeno non siano condivise.
Il veloce passaggio su Falco e Gabi ci consegna l’immagine di una ragazzina ossessionata quanto, se non di più, di Eren. Tutti gli aspetti negativi del protagonista da giovane sembrano essersi concentrati in questa ragazzina ormai al limite della psicosi, che guarda il vuoto continuando a pronunciare il nome del suo nemico. Lo sguardo di Falco invece, rivolto all’esterno, sembra essere quello di chi sta meditando qualcosa di più profondo, di chi ha afferrato che c’è qualcosa di enorme che sta per accadere.
Le ultime scene indugiano su due figure contrapposte. Da una parte Eren, i capelli tagliati, il fisico smunto e pallido seminudo, che fissa uno specchio con occhi allucinati preparandosi alla lotta incombente, dall’altra la bellezza immobile, congelata di Annie, chiusa ancora nel suo bozzolo di cristallo, ma pronta, evidentemente, a tornare sulla scena. Ed è di fronte a lei che Armin ha raccontato tutto. forse in cerca di risposta, di rassicurazioni, di una speranza. La speranza che un’anima possa essere redenta.
Perfetto come sempre il lavoro di studio MAPPA che confeziona l’ennesima puntata di grande pregio per una quarta stagione de L’Attacco dei Giganti in grado di superare di gran lunga le attese. Vi ricordiamo che i nuovi episodi sono disponibili ogni martedì in simuldub su VVVVID.