L’Attacco dei Giganti 4×12 Recensione: Politica e inganni

Attacco dei giganti

Hajime Isayama non ha mai nascosto la sua predilezione per gli intrighi politici e le storie di spionaggio. Del resto l’intera serie de L’Attacco dei Giganti è basata sull’incursione sotto copertura a Paradis di Reiner, Bertholdt e Annie. Inoltre l’autore ha dedicato interi capitoli al colpo di stato militare che, nel corso della terza stagione dell’anime, ha portato sul trono Historia Reiss, e la maggior parte di questa quarta stagione è stata basata, finora, su personaggi dalla dubbia moralità, disposti a fare il doppio, o addirittura il triplo gioco, pur di raggiungere i loro obiettivi. Personaggi come Zeke Jaeger o Yelena, ma anche (e non ce lo saremmo mai aspettato) come Eren e Flock.

Dopo un episodio profondo, fatto di domande enormi e insanabili, dopo aver esplorato il passato e l’interiorità dei protagonisti, MAPPA ha deciso di tornare sugli intrighi politici che da sempre fanno da sfondo a L’Attacco dei Giganti. Anche se, in realtà, questo interesse per le macchinazioni e le pulsioni che muovono gli ingranaggi del potere è rimasto lì, silenzioso sotto la superficie della serie, attendendo di tornare alla ribalta quando tutti i sentimenti più immediati si fossero sopiti. Qualche accenno c’era stato anche nell’episodio precedente. Il popolo arrabbiato con l’esercito per l’arresto di Eren e la mancanza di informazioni, la fuga di notizie propiziata da un Flock integralista e mai come ora demagogico, quel breve ma significativo dialogo tra Hange e Flegel Reeves, l’arrivo dell’ambasciatrice Kiyomi Azumabito, tutti elementi che sono andati a confluire in questo dodicesimo episodio, difficile da analizzare e pronto a sconvolgere del tutto (e di nuovo) l’andamento della serie.

L’Attacco dei Giganti: i giorni di piombo

Attacco dei Giganti

Tutta la prima parte dell’episodio procede con un ritmo strano, a un tempo lento (a causa dei numerosi cambi di scenario) e teso. Si sente nell’aria che qualcosa sta cambiando, che nonostante la vittoria riportata nella prima incursione contro Marley gli eldiani di Paradis stiano andando incontro all’implosione. Quando, durante il colpo di stato della terza stagione, Hange Zoe era riuscita a ottenere l’appoggio della popolazione, la futura comandante del Corpo di Ricerca aveva fatto una promessa solenne: quella di condividere sempre le informazioni con chi pagava le tasse. Così è stato con le informazioni provenienti dai diari di Grisha Jaeger recuperati a Shiganshina, tanto che l’esistenza di Marley e dei marleyani, così come il ruolo e l’importanza di Eren Jaeger, sono diventati subito di dominio pubblico. Ora però le cose non sembrano più stare nello stesso modo. La posta in gioco è cambiata, e il piatto è talmente alto che l’esercito non vuole più giocare a carte scoperte.

Ma in questo gioco di inganni e sotterfugi bisogna tenere conto di tutte le fazioni. Ed è chiaro che Yelena e Zeke abbiano giocato una partita diversa da quella degli eldiani. Le rivelazioni della Volontaria, rilasciate senza nesun tipo di remora e anzi con un eccesso di fideistica e allucinata venerazione al comandate Pixis, ci svelano che la situazione è molto più intricata e complessa di quanto potessimo aspettarci. C’è un piano che sta procedendo silenziosamente, lontano da occhi indiscreti. Un piano fatto di piccoli elementi pronti ad andare ognuno al proprio posto, un piano preparato da lungo tempo, come in una partita di scacchi su scala planetaria con innumerevoli pedine umane. Hange intuisce qualcosa mentre con Onyankopon parla di Yelena, dei suoi modi, del suo odio per Marley e per i marleyani. Ma la situazione è pronta a precipitare.

Mentre Armin e Mikasa sperano ancora di riuscire a parlare con Eren si vedono negare il permesso dal comandante dell’esercito, Dhalis Zachary. Fa riflettere che il comandante si senta a suo agio nel rivelare a quelli che, evidentemente, sono diventati membri di spicco dell’esercito, le sue preoccupazioni su Eren, ma non sia disposto a permettere che i due ci parlino. La mente calcolatrice di Armin capisce immediatamente il perché. Eppure non c’è tempo per i calcoli politici,o per tentare ardite disobbedienze. La bomba che fa saltare in aria l’ufficio di Zachary, uccidendo il capo dell’esercito, cambia tutte le carte in tavola, cambia il volto stesso della partita. Mentre il corpo del comandante vola in aria, dilaniato dalla forza dell’esplosione, e ricade a terra con un tonfo liquido e disgustoso, capiamo che quel piano silenzioso è ormai partito, e che nulla sarà in grado di fermarlo.

A chiudere questa prima parte dall’andamento strano ci pensa il popolo di Paradis, visto come un elemento corale, un unico personaggio (come avveniva anche nei Promessi Sposi manzoniani). Fuori dai cancelli un grido unanime si alza dopo la fine del comandante: “offriamo i nostri cuori“. Nel doppiaggio originale il popolo di Paradis grida “Sasageyo“, con forza, con veemenza. Una singola parola che ogni fan de L’Attacco dei Giganti in giro per il mondo ha cantato. E per un attimo ho sperato che fossero pronti a intornare insieme, come un canto di guerra, la opening della seconda stagione.

“Arrendiamoci”

Attacco dei Giganti

A partire dall’attentato gli eventi iniziano a succedersi con un ritmo incalzante, che non lascia respiro e fa girare la testa. La scoperta che la bomba è stata piazzata da alcune reclute del Corpo di Ricerca, all’interno della perversa sedia di tortura ideata dallo stesso Zachary, l’evasione di massa di Flock e dei suoi e infine quella di Eren (che da tempo aveva avvertito Hange del fatto che una semplice prigione non potesse più fermarlo), sono tutti elementi che preoccupano il governo centrale, che portano Paradis sull’orlo del disfacimento e della guerra civile. Ma l’emblema sta nella reazione di Mikasa, che avevamo sempre vista sicura di sé, della sua missione. Il suo sgomento di fronte alla notizia è completo, la domanda implorante rivolta ad Armin, “spiegami che cosa sta succedendo“, è una preghiera a rimettere le cose a posto. Dall’altro lato proprio Armin fa ormai quasi tenerezza con la sua convinzione utopica e irrealizzabile di poter risolvere tutto quanto semplicemente parlando. “Eren capirebbe, sicuramente capirebbe” continua a ripetere e a ripetersi come in trance, come se continuare a dirlo possa renderlo vero.

Ma sono tutti effetti secondari per i quali Eren non ha alcun interesse. La scena del suo ricongiungimento con le forze degli Jaegeristi ha il sapore dell’arrivo messianico. Questa avanzata faticosa eppure per lui leggera, in salita, con il corpo nudo fatta eccezione per i pantaloni, con i capelli raccolti e il viso illuminato dal tramonto infuocato, l’espressione vacua e imperturbabile, sono tutti elementi che trasmettono l’idea di un uomo la cui volontà sarebbe ormai capace di piegare il metallo, di passare sulla vita di chiunque pur di ottenere il suo scopo. Eren non batte ciglio quando un Flock invasato ma altrettanto imperturbabile gli comunica la dimensione delle sue forze e l’assassinio di Zachary. La sua mente è tutta concentrata sul suo unico obiettivo: Zeke.

L’esercito però è diviso dal sospetto e dalla paura, frantuamato dal terrore degli Jaegeristi, ormai pronto all’idea di dover affrontare una guerra civile. Serve tutto il carisma e il genio di Dot Pixis per fermare questa caduta verticale. Lui soltanto può prendere il comando, lo dice Armin, lui soltanto è pronto a guidare Paradis. Ma la decisione di Pixis è sorprendente. Sorprendente quanto quel giorno a Trost, quando decise di puntare tutto su un ragazzino spaventato che aveva appena scoperto di potersi trasformare in Gigante. Pixis sceglie di arrendersi, sceglie di evitare la guerra civile, sceglie di salvare vite, nella speranza di riuscire a riportare sotto controllo il piano di Zeke ed Eren. Una mossa umana, politicamente inefficace, che serve soltanto a salvare delle vite. Ma dopo un secolo a morire sotto le mani dei Giganti, ogni vita conta infinitamente, ed è questo valore che Pixis vuole preservare.

Sotto mentite spoglie

Attacco dei Giganti

Le ultime scene di questa puntata sono dedicate all’anticipazione e all’attesa. Mentre l’amasciatrice Azumabito cerca di convincere Mikasa di non essere unicamente interessata alle risorse naturali di Paradis, ma di essere lì anche a titolo personale, per salvare l’erede dello shogun di Hizuru da qualsiasi pericolo, in nome di una dignità forte e mai abbandonata, l’esercito si mette in moto per cercare di trovare Eren ma soprattutto per provare a fermare lo scorrere inesorabile del piano di Zeke Jeager.

Hange sembra aver avuto l’intuizione giusta. Partendo dai pochi elementi a sua disposizione sulla personalità di Yelena, la sua mente indagatrice ha cominciato a correre sfrenata verso le conseguenze delle scelte che sono state fatte durante quei quattro anni di timeskip. Non è un caso che la mentre del comandante del Corpo di Ricerca voli istantaneamente a un certo ristorante, lo stesso ristorante dove la famiglia di Sasha, con i suoi figli adottivi, si è appena recata, portando con sé due giovani che fingono di essere chi non sono, Gabi e Falco.

Ma soprattutto, mentre il corpo di ricerca corre a perdifiato per le vie cittadine, cercando di raggiungere il ristorante e di scoprire la verità che la nostra attenzione si concentra su quella figura ammantata che legge il giornale seduta su una panchina. E quando un primo piano ci rivela il suo viso capiamo tutto: la stagione degli intrighi e delle congiure, dei giochi politici e delle divisioni è finita. L’inferno sta per tornare su Paradis.

In un episodio in cui, a livello tecnico, MAPPA ha svolto un lavoro ordinato e positivo, la vera differenza l’hanno fatta, più che le animazioni, i disegni, che valorizzano i primi piani e le espressioni forti dei personaggi, realizzate con tratti marcati, che sottolineano i sentimenti, tutti dirompenti e fortissimi, generati dagli eventi dell’episodio. Nel complesso sembra che lo studio (per ragioni abbastanza ovvie) continui a preferire scene statiche in questa quarta stagione de L’Attacco dei Giganti, scene dove i movimenti dei personaggi sono ridotti all’osso, e spesso questo tipo di scelta porta a delle soluzioni un po’ infelici, come quando Armin e Mikasa rimangono freezati nella loro espressione di attonito stupore per un paio di secondi, con lo sguardo fisso sul punto da cui Zachary si è appena spostato. Si tratta comunque di minuzie per un lavoro che continua a essere di buonissimo livello, e che continua ad appassionare intensamente il pubblico.

Vi ricordiamo che L’Attacco dei Giganti torna ogni martedì in simulcast su VVVVID, e che la puntata arriva poi su Amazon Prime Video, doppiata in italiano,il venerdì successivo alla sua uscita. Non perdetevela!

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