Poison Control Recensione: un gustoso gelato al veleno

Poison Control - Games Village cover

Dagli autori di Penny-Punching Princess e The Princess Guide arriva una nuova nippo-follia ricca di spunti originali, che non mancheranno di stuzzicare i fan degli anime: andiamo a scoprire l’acidissimo (in tutti i sensi) mondo di Poison Control.

Poison Control: l’inferno in toni di fucsia
Poison Control - Games Village cover

Di fantasiosi viaggi di redenzione attraverso l’Aldilà è piena la letteratura e la fiction mondiale di ogni tempo e latitudine, dai miti greci passando per la Divina Commedia: naturalmente si tratta di uno spunto narrativo sfruttato anche in manga e anime, in svariati modi. Ricordiamo, tra l’altro, che spesso l’inferno -rifacendosi a certi concetti religiosi e filosofici orientali- viene raffigurato, in certe produzioni giapponesi, come uno stato dell’anima stesso, più che un luogo fisico in cui finire a causa dei propri peccati. Poison Control ci fa attraversare l’inferno personale di alcune ragazze (i cosiddetti Belle’s Hells) le cui azioni hanno, in un modo o nell’altro, avvelenato la propria anima, andando a creare Kelsha, demoni velenosi che intossicano le anime.
Il protagonista del gioco si risveglia, senza memoria e dotato di strani poteri, all’interno di un coloratissimo inferno dai toni fosforescenti, in cui stringe un patto con una Kelsha che, al suo cospetto, assume l’aspetto di una bizzarra ragazza. Insieme, dovranno depurare l’inferno per raggiungere i propri obiettivi: per l’uno il ritorno nel Regno dei vivi, per l’altra un biglietto per il Paradiso.

Poison Control - Games Village 01
Se già l’incipit vi sembra fuori di testa, aspettate di conoscere il resto! Il personaggio protagonista (che potrà avere sia un aspetto maschile che femminile, a scelta) si condividerà simbionticamente il proprio corpo con Poisonette, la kelsha atipica, girando per l’Inferno alla cercando di purificare una serie di labirinti che riflettono più o meno la psiche, i traumi e i desideri dei proprietari. Se avete giocato a Persona 5, potreste considerarli un po’ come dei “Palazzi” ma l’obiettivo non è necessariamente raggiungerne la fine per scoprire l’origine della distorsione, quanto letteralmente purificarne la struttura assorbendo il veleno sparso in giro e facendo fuori tutte le creature malefiche che vi abitano.

Poison Control - Games Village 02
I due personaggi di cui assumerete alternativamente il controllo hanno modi diversi di rendersi utili: mentre il protagonista si farà largo tra i labirintici livelli a suon di colpi di arma da fuoco in una visuale in terza persona, Poisonette abbandonerà il corpo del suo ospite per brevi periodi per assorbire letteralmente le chiazze di veleno presenti sul suolo e usarle a suo vantaggio. Quest’ultima meccanica, per certi versi, ricorda il vecchio Qix e i suoi epigoni scomparsi ormai tutti una trentina di anni fa: partendo da un punto A si tenta di “imprigionare” un’area utilizzando Poisonette come cursore. Il semplice passaggio in linea retta è già efficace ad assimilare del veleno, ma delle chiazze concentriche danno risultati migliori e permettono di recuperare bonus, oggetti e danneggiare i nemici, mentre lo scheletrico corpo del protagonista giace inerme.
Si tratta di due meccaniche d’azione da usare in alternanza continua, mentre si scoprono nuovi pezzi di mappa, si abbattono nemici e si recuperano oggetti.

Una volta completato un livello portando a compimento una specifica missione si potrà andare avanti con la storia, aggirandosi per la mappa, dialogando con Poisonette (le cui caratteristiche e abilità cambieranno a seconda delle linee di dialogo scelte) e ascoltando la quanto mai bizzarra Higan Radio, stazione radiofonica che dispenserà consigli, informazioni e battute poco ispirate. Obbiettivo finale: raccogliere cinque adesivi che saranno il nostro “lasciapassare” sul passaporto per il Paradiso.


L’elemento principale del gioco è l’azione no-stop, ma Poison Control è considerato non solo (o non tanto) un TPS quanto un Action-RPG, in virtù delle sue meccaniche narrative e della sua alta dose di dialoghi e cut-scene in stile anime volte a narrare la storia di protagonisti, antagonisti e delle fanciulle di cui attraverseremo gli inferni personali. Queste storie sono interessanti, altamente drammatiche come da copione per i manga, anche alcuni elementi sono un po’ convoluti e non vengono filtrati nel migliore dei modi sia durante l’azione che durante i numerosi dialoghi, eccessivamente verbosi nel ricalcare la narrazione originale ma non la loro espressività.

Poison Control - Games Village 04
Il concept attorno a cui ruota Poison Control è, sostanzialmente, un mix di generi e di idee abbastanza inconsuete e interessanti ma non sempre miscelate o portate in atto alla perfezione.
A cominciare dai controlli, purtroppo non sempre all’altezza: la reattività non è il massimo, e dovendo alternare continuamente due diversi sistemi di controllo c’è l’acceso rischio, nelle situazioni più concitate, di perdere sostanziose quantità di energia (e di pazienza) che una revisione dei controlli e delle collisioni avrebbe senza dubbio risparmiato.
Stesso discorso per il comparto grafico, all’inizio molto catchy ma in grado di stancare nelle lunghe sessioni, dati i colori accesi e alcune fastidiose incertezze nel frame rate, in caso di molte componenti in movimento sincrono sullo schermo.
Il level design è tutt’altro che ispirato, ma mai spiacevole; proprio come il comparto artistico, che non brilla per originalità ma è distintivo, soprattutto nel riconoscibilissimo character design a cura di Madoka Hanashiro.

Poison Control è un tentativo, originale e a tratti spiazzante, di portare una ventata d’aria nuova nel mercato ibridando i TPS con gli Action-RPG all’interno di un contesto assolutamente anime, nella grafica come nelle tematiche. E, proprio come capita spesso con i titoli Nippon Ichi Software, il titolo è originale, accattivante ma imperfetto nel gameplay.
Il gioco risulta in sostanza divertente e piacevole, ma potrebbe esserlo molto di più con dei controlli migliori e delle meccaniche riviste.

VOTO: 7.5

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.