Capcom Arcade Stadium Recensione – Nostalgia, nostalgia canaglia

Capcom Arcade Stadium

Le sale giochi sono, e resteranno sempre, uno spartiacque generazionale per i videogiocatori, perché al di là della bellezza vera e propria dei titoli arcade l’esperienza vera e propria esulava spesso dai giochi veri e propri ed era anche un unicum col contesto. I quarantenni di oggi hanno sicuramente difficoltà a “isolare” i titoli su cui hanno sperperato paghette su paghette da quel che li circondava, i suoni provenienti da altri cabinati, le macchinette cambia gettoni, i juke-box, le luci basse e soffuse (o sparafleshate al neon) e, ahinoi, anche l’enorme quantità di fumo passivo ingerita all’epoca.
Cosa che non torneranno più, purtroppo o per fortuna, e che i più giovani possono rivivere solo attraverso documentari e film, che spesso ne ripropongono un’immagine fin troppo patinata.
Uno dei più grandi attori del mercato, all’epoca -e quindi anche uno dei più grandi responsabili dello sperpero di monetine degli appassionati, insieme a Konami, SNK, Data East, SEGA, giusto per fare qualche nome- è senza dubbio Capcom, che in tra la fine degli anni ’80 e quella degli anni ’90 prosperava in sala giochi, proponendo alcune delle esperienze più esaltanti. Esperienze che possiamo riportare alla mente (e al pad) con Capcom Arcade Stadium, nuova, ricchissima antologia del retrogame.

Capcom Arcade Stadium: Capcom, ti piace vincere facile!

CAPCOM ARCADE STADIUM LINE UP 01Quella dell’emulazione su console moderne non è certo una novità: compilation del genere uscirono già in epoca PlayStation e PlayStation 2, diventando un must su PSP e PlayStation 3. Nel corso degli anni la stessa Capcom ne ha fatte uscire diverse, più o meno tematiche, e quindi il rischio di una “operazione doppione” è concreto, ma Capcom Arcade Stadium si propone come l’hub “definitivo” essendo pensata come raccolta modulare ed espandibile, attualmente composta di tre pacchetti: Dawn of the Arcade, Arcade Revolution e Arcade Evolution, che si impongono non per generi quanto per periodo d’uscita: tra il 1984 e il 1988, 1989-1992 e 1992-2001, ognuno con dieci titoli. Lo storico 1943 funge da “assaggio gratuito” in bundle con il client di gioco, anch’esso scaricabile senza obblighi. La selezione dei titoli è opinabile, chiaramente, e figlia di tutta una serie di costrizioni e scelte di marketing, ma ad ogni modo non c’è davvero modo di lamentarsi delle presenze, tutte a loro modo eccellenti, quanto forse delle (dolorose) assenze.

Qui si fa la storia, ma non la si racconta

CAPCOM ARCADE STADIUM LINE UP 01La compilation, uscita precedentemente su Nintendo Switch (qui la nostra recensione) e ora in arrivo anche su PlayStation 4, Xbox One e PC, si presenta sostanzialmente invariata, a parte chiaramente la mancata possibilità di giocare in portabilità, punto sicuramente a vantaggio della versione per console Nintendo e sicuro selling point per molti che, all’epoca, avrebbero venduto la dentiera della nonna pur di avere una sala giochi in tasca.

I titoli presenti spaziano parecchio nei generi, andando comunque per la massima parte ad inserirsi nei filoni degli action platform, degli sparatutto a scorrimento e dei picchiaduro (vs e a scorrimento), con diverse varianti.

Risulta chiaro l’intento storico-filologico del voler ricreare l’ambiente della sala giochi con una rappresentazione virtuale dei cabinati, le monetine da inserire una per una, una pletora di opzioni di personalizzazione (più user friendly degli switch originali, senza dubbio) e la riproposizione per “ere storiche del gaming”. Il problema-non problema è che tutto questo popò di roba viene presentato in maniera giocabilissima, dandoti tante possibilità di personalizzare il coin-op, la risoluzione dello schermo etc. ma senza davvero calarti nell’ambientazione d’epoca: gli stili del cabinato non sono per davvero quelli originali, il “manuale d’istruzioni” è utilissimo, completo e molto chiaro (ma avremmo preferito le sheets che affisse in cima nei cabinati d’epoca), non c’è alcun accenno storico e culturale che permetta di imparare un po’ di sana storia del videogioco, di far capire perché era stato pensato in quel modo, e così via. I più giovani che si affacciano alla scena dell’emulazione ora non imparano granché e potrebbero rimanere disorientati e frustrati, chi già li conosceva fa un tuffo nel passato, rigiocando per la millesima volta Final Fight e scoprendo magari alcune altre perle nascoste, ma è davvero un’occasione mancata per dare al proprio pubblico “qualcosa in più”. Si trattava certamente di un’operazione lunga e complessa per Capcom, che però in altri casi ha svolto, vedasi l’eccellente collezione relativa a Street Fighter uscita anch’essa recentemente.

Gioca e divertiti!

Da vecchi nerd brontoloni e precisini quali siamo, è un attimo trovare veri o presunti difetti a compilation come queste: mancano tantissimi titoli importanti, manca la possibilità di giocare on-line con altre persone (il co-op locale, naturalmente, c’è), le modifiche/censure sono discutibili (e un po’ ipocrite) in ottica storica, la selezione è organica ma poco intellegibile e si sovrappone a quella di altre collezioni che, forse, in passato avete già acquistato… e tante altre piccole cose da limare qua e là. Ma all’atto pratico, Capcom Arcade Stadium è onesto fin dal nome, proponendosi come una compilation tutta da giocare: per i fronzoli completisti rivolgetevi da un’altra parte! E da giocare, in effetti, c’è davvero tanto. Calcolando anche che non solo parliamo di 31 giochi in gran parte invecchiati benissimo, ma che è possibile giocare sia con la versione giapponese che con quella occidentale (e a volte le piccole differenze… fanno la differenza!) ma anche che si possono regolare alcune opzioni o giocare in slow motion o in fast forward, modificando così il fattore sfida. Sfida oltretutto amplificata da achievement e challenge varie. Chi non ha più “i riflessi di una volta” potrà naturalmente ricorrere alle funzioni oramai sempre presenti in queste collection, come il salvataggio istantaneo in-game e il riavvolgimento, che rendono decisamente molto meno ostici titoli per loro natura “mangia-monete”. Sulla varietà e qualità dei singoli titoli, così come sulle chicche presenti, abbiamo già disquisito nella recensione della versione Nintendo Switch: il nostro invito, naturalmente, è quello di passare del tempo con i titoli meno noti ma sicuramente degni di nota, dopo che avrete pagato il giusto e immancabile tributo a “must” come Street Fighter II e Final Fight.

 

Per restare in tema con gli anni di riferimento della compilation e usare una citazione musicale nostrana, potremmo senza dubbio dire “Si può fare di più”: è vero, manca l’online, mancano i bonus e gli extra, mancano tantissimi titoli che hanno lasciato il segno mentre molti altri sono presenti ma non sono “spiegati” e quando meritavano di esserlo… ma c’è da dire che forse, a essere troppo fiscali su quel che avremmo voluto e quel che poteva esserci, perdiamo di vista quel che c’è, e “quel che c’è” sicuramente non è poco, anzi. Si tratta di 31 giochi che vanno dal bello all’eccellente, molti dei quali invecchiati benissimo e che garantiscono ore e ore di divertimento a un prezzo tutto sommato onesto.
Con la speranza che Capcom non abbandoni questo Arcade Stadium ma lo aggiorni, lo rinnovi, lo impreziosisca nel tempo.

 

Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC (+ Nintendo Switch)

Sviluppatore: Capcom

Publisher:  Capcom

VOTO: 7.5

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.