A distanza di un anno dall’ultimo corposo aggiornamento in termini di arco narrativo e a soli tre mesi dal DLC che ha rivoluzionato parte delle meccaniche di gioco, Elder Scrolls Online torna con Blackwood. Questo nuovo capitolo, uscito il 1° di giugno su PC e pochi giorni dopo su console, ci riporta a Blackwood, il territorio argoniano che abbiamo potuto conoscere approfonditamente in uno dei capitoli più amati della storica saga Bethesda, Oblivion. Ma The Elder Scrolls Online Blackwood quanto è vasto?
Le radici di questo arco narrativo affondano in un’antica setta daedrica dedita al culto di Mehrunes Dagon, Principe della distruzione, i cui piani erano stati rovesciati da Varen Aquilarios, ultimo imperatore di Tamriel ben prima della grande Guerra delle Tre Alleanze che sta dilaniando Cyrodiil in questa Seconda Era. Negli anni antecedenti la salita al trono di Aquilarios, i Longhouse Emperor avevano regnato su Tamriel per generazioni con l’unico obiettivo di preparare la venuta di Dagon sul continente. In passato era stato il giovane Varen a sventare il perfido piano, scatenando gli eventi che l’avevano portato a essere incoronato imperatore, ma questa volta toccherà al giocatore opporsi all’antica casata e impedire ancora una volta la distruzione di Tamriel.
The Elder Scrolls Online Blackwood: le rosse fiamme dell’Oblivion
L’avventura parte con qualche incertezza. Il procedere della narrazione è piuttosto lento e si concentra sulla risoluzione di omicidi che sembrano essere stati perpetuati dalla Dark Brotherhood, la setta di assassini che opera in tutto l’Impero. Fortunatamente, dopo poche quest la situazione cambia e, man mano che alziamo il sipario sul complotto del principe daedrico e dei suoi alleati, le cose si fanno sempre più interessanti. La nostra avventura ci porterà in lungo e largo nella regione paludosa, fino a spingerci ben più lontano, nel regno di Dagon. Numerosi sono i personaggi che ci accompagnano lungo questo percorso, molti provenienti dalle più disparate regioni di Tamriel, ma alcuni saranno addirittura Daedra che, incuriositi dalla macchinazioni del Signore della Distruzione, ci aiuteranno (loro malgrado) a reperire informazioni fondamentali al fine dello svolgimento della missione. Tra un colpo di scena riuscito, qualche volo pindarico narrativo e un trittico di comprimari interessanti, le circa 15 ore necessarie a completare le quest principali scorrono via piacevolmente. A queste 15 ore si aggiungono le quest secondarie (abbastanza numerose), le daily, e gli eventi Anchor, per un totale di circa 30 ore di contenuti di gioco che, sommati alla feature dei Companion, giustificano assolutamente la spesa di Blackwood. Ma veniamo a noi e, dato che li abbiamo nominati, parliamo di quello è il vero contenuto principe di questo quinto capitolo di Elder Scrolls Online: i Companion.
L’importanza di avere un amico
È stato chiaro fin da subito che quanto dichiarato in merito da Bethesda era tutto da valutare. Con un gameplay complesso come quello di Elder Scrolls Online, l’introduzione di una feature significativa come questa doveva essere testata a fondo e nelle diverse situazioni per poter essere valutata con criterio, e così abbiamo fatto. Alla luce di almeno una ventina di ore in giro per Tamriel con entrambi i nostri nuovi alleati, possiamo dire che i Companion sono realmente capaci di cambiare in parte l’esperienza di gioco di Elder Scrolls Online. Il loro meglio lo danno in PVE: molte delle attività PVE sono da svolgere preferibilmente almeno in coppia e, sebbene i giocatori esperti non abbiano nessuna difficoltà a completare i dungeon più semplici in solitaria, per la stragrande maggioranza avere un aiuto, che sia healing, tanking o danno, è piuttosto fondamentale per portare a termine un compito senza eccessive frustrazioni. La stessa attività di farming di item o equipment è più snella se fatta con un Companion, perché non costringe il giocatore a trovare ogni volta almeno un partner di gioco. Anche gli stessi dungeon, invece che necessitare di quattro giocatori fisici, possono essere affrontati da due giocatori in compagnia dei rispettivi Companion, snellendo di molto l’attesa in queue che, soprattutto per i Damage Dealer, di solito è abbastanza lunga.
Acquisire un Companion, in Blackwood, è un compito estremamente facile, basterà che il giocatore completi le rispettive quest, reperibili in due punti specifici della mappa e, una volta completate, evocare il compagno preferito dal menu Collection. Ma le cose semplici finiscono qui. Gestire Mirri e Bastian sarà un lavoro a tempo pieno che richiederà un buon numero di ore di leveling per reperire l’equipaggiamento e potenziarne le skill. Se gli outfit, infatti, sono condivisi tra personaggi e Companion, lo stesso non si può dire per l’equipaggiamento, che viene esclusivamente droppato dai nemici senza possibilità alcuna da parte del giocatore di potenziarlo tramite le abilità di crafting.
Bethesda aveva promesso libertà totale nella configurazione dei Companion, e questa promessa è stata mantenuta. Entrambi sono dotati di uno skill set di base piuttosto variegato che può facilmente essere piegato alle necessità del giocatore, ma c’è da dire che, dal punto di vista ruolistico, entrambi hanno un orientamento nelle abilità ben definito (come del resto la loro personalità) che va direzionato in un certo modo, se si vuole tenere in considerazione la natura del personaggio. Dal punto di vista del gameplay, non c’è nulla che vieti di far diventare Mirri un tank o Bastian un healer puro, ma questa è chiaramente una forzatura. Mirri e Bastian sono infatti due PNG estremamente caratterizzati, sia dal punto del temperamento che della backstory, e con il passare delle ore in loro compagnia impareremo a conoscerne i gusti, le incertezze e le preferenze, fino ad arrivare al loro pensiero politico in merito alla Guerra delle Alleanze. Più il nostro rapporto sarà stretto, più il loro aiuto sarà efficace e, vi assicuro, finirete per considerarli veri e propri compagni di viaggio più che un’estensione del vostro personaggio, prodigandovi per farli affiliare a una delle Gilde PNG e permettere loro, così, di ottenerne la skill line relativa. Parliamo quindi di due personaggi a tutto tondo, la cui presenza, oltre che avermi allietata, mi ha impegnato (e continuerà a impegnarmi) per un gran numero di ore. Sicuramente molte più di quelle necessarie a completare tutte le quest di Blackwood.
The Elder Scrolls Online Blackwood: una palude al confine tra passato e futuro
Un discorso a parte merita, a mio avviso, la mappa di Blackwood. Lontano dalla sconcertante bellezza di Summerset o Elswyr, Blackwood è un territorio piuttosto omogeneo dal punto di vista estetico. Ricorda molto i regni bretoni di Tamriel, con una marcata impronta basso medievale che, chiaramente, è stata mutuata per intero da Elder Scrolls IV: Oblivion. Personalmente, non amo questo tipo di ambientazione, troppo classica e sfruttata, per i miei gusti, ma bisogna dire che è perfettamente il linea con quanto visto nel quarto capitolo della saga. L’influsso della Città Imperiale riecheggia forte nelle architetture del capoluogo della provincia, Leyawiin; così come nel Forte di Remane, teatro dello scontro finale con Dagon e i suoi aiutanti.
Ho trovato invece davvero stupendi i due Public Dungeon. Da un lato c’è Zenitar’s Abbey, che mescola antiche rovine di stampo medievale con cripte oscure e giardini in rovina. Dall’altro lato abbiamo The Silent Halls, sicuramente la location più bella dell’intero capitolo, una fortezza labirinto nel cuore della terra che inizia come un rovina argoniana per poi trasformarsi in una roccaforte daedrica costruita nelle profondità della terra, finemente decorata con fiamme eterne delle Deadlands e trappole mortali. Piccola delusione per le tanto promesse rovine Ayleid. Segno dell’antica civiltà degli Alti Elfi, queste strane architetture sono presenti in diverse zone di Tamriel, ma in Blackwood la loro concentrazione è altissima. Mi aspettavo di poterle visitare tutte quante, ma in realtà la quest relativa alla loro presenza è piuttosto breve e sbrigativa. Un vero peccato per i fan della saga e gli amanti della sconfinata lore di The Elder Scrolls.
Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One, PC
Sviluppatore: ZeniMax Online Studios
Publisher: Bethesda
In conclusione, al netto di qualche superficialità, The Elder Scrolls Online Blackwood è un buon capitolo.. I contenuti da spolpare sono tanti, la storia è godibile e i Companion impreziosiscono un pacchetto di tutto rispetto. Da non amante di Oblivion, non avevo molte attese nei confronti di Blackwood, sebbene avessi trovato il DLC Flame of Ambition particolarmente ispirato. Sono molto felice di essere stata smentita. I 7 anni di vita di Elder Scrolls Online possono sembrare tanti, ma nel panorama dei MMORPG ESO può’ essere considerato ancora un novellino, e per questo mi fa piacere che Bethesda e Zenimax stiano dimostrando di supportare questo progetto con contenuti costanti nel tempo di buona qualità.