Dopo circa un anno dall’uscita su PC (vi avevamo portato il nostro punto di vista nella precedente recensione) The Life and Suffering of Sir Brante è arrivato anche su console, PlayStation 4 e Xbox One. Sever e 101XP hanno portato il loro piccolo gioiello narrativo a chi magari è meno avvezzo al mondo mouse e tastiera, riportando il meccanismo delle avventure testuali, caposaldo di un tempo che fu, anche per chi predilige il gioco su pad. Nella nostra recensione andremo dunque ad analizzare il gioco nella sua interezza, ma anche provando a descrivere, in breve, le sensazioni date da un controller diverso. In questo caso, il mio era un DualShock.
The Life and Suffering of Sir Brante: la severità delle divinita gemelle
Breve riassunto storico: la vita del nostro Sir Brante, a cui voi darete un nome, si svolge nel Grande Impero di Arknia, partendo nella sua città natale, Anizotte, e poi aprendosi alle varie cittadine dell’isola, che ha per capitale Eterna (interessante vedere come alcuni nomi ricordino la nostra lingua). L’ambientazione riprende le atmosfere tipiche medievali, e il tutto si svolge infatti nel 1100, in un mondo dove però la religione ha un impatto ancora più severo rispetto a quello dell’Europa di mille anni fa. I Twin Gods, le divinità gemelle, stabiliscono un destino (il Lot) per tutte le persone, dividendole tra nobili e comuni (commoner), attraverso dolorosi rituali che segnano le loro vite. Tra le pagine che scorrono noterete quanto la gente faccia affidamento al loro volere, spesso rassegnandosi al proprio destino ineluttabile. Il dolore, ancor più che le gioie, sono trasmesse in modo deciso: durante la lettura avrete un senso generale e continuo di malinconia e sofferenza, dove i ricchi dominano i poveri, e dove la morte è parte integrante della vita stessa. Nel corso dell’avventura potrete morire, ma gli sviluppatori hanno trovato un buon escamotage che si integra con la storia: in questo mondo infatti, le persone possono morire fino a quattro volte (anche se in alcune circostanze, la morte permanente può sopraggiungere prima). In The Life and Suffering of Sir Brante potrete dunque morire, ed andare avanti, senza ricominciare.
Ma la storia delle avventure testuali insegna che il giocatore può fare delle scelte, e queste scelte portano a delle conseguenze. Nel titolo di Sever tutto ciò è tangibile: si ha l’idea di star costruendo la vita del nostro protagonista. Vita proprio perché conosceremo Sir Brante dal giorno della sua nascita, ripercorrendo anno dopo anno gli avvenimenti che si susseguono in questo mondo governato da divinità severe. La storia stessa viene raccontata e scritta dal protagonista in punto di morte e starà a voi decidere quale Lotto scegliere, come ramificare i suoi rapporti con la famiglia, gli amici e chi gli sta intorno. La tanta differenziazione data dal considerevole numero di bivi che si mostreranno, aumentano considerevolmente la ri-giocabilità, per chi magari vuole testare più destini.
Cosa voglio fare da grande?
Il racconto è diviso in 5 capitoli, che si distribuiscono nella varie fasi della vita di Sir Brante, muovendosi anno dopo anno, ognuno dei quali segnato da una o più scelte che dovrete fare. Durante la lettura, scorrevole, data sia dal ritmo, che dalle pagine mai troppo piene di testo, vi capiterà infatti continuamente di prendere decisioni: da questo punto di vista infatti il gioco vi tiene costantemente sul chi va là, facendovi sempre leggere bene cosa stia succedendo, pronti per scegliere la risposta che potrebbe cambiare la vostra vita. Punto di forza del titolo di Sever è che alla dinamica da libro-game si fondono perfettamente le caratteristiche da gioco di ruolo. Le vostre scelte infatti non solo vi porteranno verso una determinata strada, ma a seconda della tipologia di scelta, andrà a darvi delle determinate qualità. A questo si vanno ad aggiungere anche i rapporti con amici e parenti, che potranno migliorare o peggiorare a seconda se la scelta fatta piacerà o meno ad una persona specifica.
Tutto questo andrà poi ad incidere anche su determinate scelte future, in quanto per eseguire alcune azioni bisognerà avere determinate caratteristiche, che possono essere sia relative appunto alle proprie qualità, che ai rapporti con determinati personaggi, che a qualche evento verificatosi in passato. A questo si vanno ad aggiungere poi i punti volontà (willpover), che potrete gestire durante il corso del gioco, consumandoli, ma anche guadagnandoli, per utilizzarli magari in una situazione in cui vi sembrerà più giusto usarli. In questo modo, alcune scelte, in alcuni bivi, potranno essere bloccate, “costringendovi” a fare un qualcosa che in realtà non avreste fatto. Ma sta proprio in questo uno dei punti di forza del gioco, sapere cioè che il peso delle scelte grava veramente su di voi. Oltretutto, le caratteristiche sviluppate in gioventù si andranno a fondere in nuove qualità che vi faranno capire quale sarà la strada, il vostro lavoro, che andrete ad intraprendere da adulto. Tutto totalmente coerente con le scelte fatte in precedenza.
Ad inizio gioco vi verrà chiesto se volete vedere quali caratteristiche si guadagnano con le diverse scelte, “spoilerando” in pratica cosa andrete ad aggiungere alla vostra personalità. Qui il consiglio se “andare al buio” o sapere le conseguenze dell’immediato spetta a voi. Non ci sentiamo di consigliare l’uno o l’altro (mentre gli sviluppatori votano per lo spoiler).
La capitale si chiama Eterna, ma purtroppo non parla italiano
Ma dicevamo, nell’introduzione, di una piccola parentesi relativa alla differenza tra pad e mouse in un gioco come The Life and Suffering of Sir Brante: si vede che l’interfaccia è strutturata per essere giocato su PC. Anche su console avrete un cursore per muovervi da una parte all’altra dello schermo, e già in partenza, generalmente, cursore e pad non vanno troppo d’accordo. Nulla di insormontabile, per carità, ma soprattutto l’inizio, potrebbe risultare un po’ più macchinoso.
Altra piccola parentesi negativa: non c’è ancora italiano. Come era anche per la versione PC, così ora con l’uscita su console non c’è la possibilità di scegliere l’italiano come lingua. In un titolo in cui c’è praticamente solo testo scritto, potrebbe essere un problema per chi magari ha più difficoltà nella traduzione dell’inglese (o del russo, unica altra lingua disponibile), anche perché a peggiorare la situazione ci si mette il fatto che alcuni termini, vista l’ambientazione “antica” del gioco, sono volutamente più da racconto che non da linguaggio contemporaneo.
In minima parte, a venire in aiuto per la comprensione di ciò che accade, ci sono le ottime illustrazioni che vedrete nelle pagine del libro, che mostreranno personaggi, paesaggi e situazioni: lo stile è perfettamente coerente con ciò che si legge nelle pagine, dando più forza alla direzione artistica del gioco, che si lega anche con la musica e gli effetti sonori, importanti, che vi guideranno nella vostra avventura. Archi e ottoni segneranno i punti di maggiore tensione (vi consigliamo di sentire la traccia Fateful Choices, a segnare proprio le scelte fatidiche che farete), e la colonna sonora nel suo totale marca ancora di più il senso di malinconia che traspare tra le righe.
Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One
Sviluppatore: Sever
Publisher: 101XP
Per chi non ha giocato lo scorso anno su PC, un buon motivo per recuperarlo su console. È il gioco che rientra nel “non per tutti”, ma che dovrebbe avere un pubblico più ampio, perché leggere anche sotto forma di gioco fa un gran bene. Muoversi su pad è un po’ più macchinoso che farlo su PC, e l’assenza dell’italiano in un titolo che fa della lettura il suo perno può essere un problema. Ma noi vi consigliamo di vivere e plasmare la vita di Sir Brante, nato ad Anizotte.