Animali Fantastici – I Segreti di Silente Recensione: la risposta ai dilemmi irrisolti del franchise

All’epoca della saga di Harry Potter ci è capitato di pensare spesso che, vista la serie di tragedie e imprevisti che succedevano nella vita del ragazzo, la sua fosse una vera e propria persecuzione magica. Pensieri simili hanno accomunato anche la genesi produttiva di Animali Fantastici – I Segreti di Silente, rincorso da cambiamenti, ritardi e impicci di ogni natura. Come se questo film non dovesse già addossarsi tutta una serie di ansie e attese, conseguenze dei due film precedenti, giudicati dai più confusi e didascalici, pieni di intricate domande a cui, spesso, nessuno aveva pensato di dover fornire delle risposte. A questo terzo capitolo di Animali Fantastici si chiede tanto… forse troppo.

L’esercito di Silente

Tutto è cominciato in un’ambientazione ricca di animali strambi e affascinanti, in grado di arricchire il mondo magico di sfumature fino a quel momento solo accennate, per poi passare a una storia di incitazioni rivoluzionarie e tradimenti, con rincorse affannate alla ricerca di verità nascoste nel passato. In Animali Fantastici – Il Segreti di Silente si prende invece una strada più politica, dettata dalla consapevolezza di Grindelwald di dover migliorare la propria reputazione sociale, così da poter essere in grado di attuare il piano di riposizionamento sociale della razza magica rispetto a quella babbana. Un’operazione che ha palesi richiami storici e che, guarda caso, si attua in Germania, tra folle acclamanti e sapienti strategie di manipolazione della massa.

Grindelwald non è certo uno sciocco e sa benissimo che Silente, in seguito al patto di sangue di cui i fan della saga sono ben a conoscenza, non potrà combatterlo direttamente. Per questo il futuro preside di Hogwarts mette insieme uno strambo gruppo di maghi, streghe e un coraggioso babbano, apparentemente guidato da Newt Scamander, che sia in grado di agire secondo il suo volere, pur non essendone pienamente consapevole. Una sorta di primordiale esercito di Silente, pronto a rischiare qualsiasi cosa per la protezione del mondo magico (e non).

Gli errori del passato

Le azioni dei personaggi si susseguono sullo schermo come in una sapiente partita di scacchi, piena di contromosse e scelte apparentemente incomprensibili, che porteranno poi a una logica conclusione storica. Una chiusa decisamente necessaria, soprattutto per sistemare tutti quei buchi e quesiti irrisolti lasciati dalla fumosa sceneggiatura del secondo film, che aveva lasciato gli spettatori più confusi che entusiasti. La sceneggiatura di Steve Kloves e J.K. Rowling ci offre una narrazione più lineare, che somiglia molto alle quest autoconclusive della saga originale, con obiettivi chiari fin dall’inizio, raggiunti in modo fantasioso e tortuoso. La storia sa cosa vuole raccontare, i personaggi sanno cosa vogliono ottenere, ogni tipo di intromissione è vietata: scelta saggia ma anche poco coraggiosa, che priva il film di ogni guizzo narrativo, restituendo una esposizione a tratti lenta e meccanica, dal ritmo cadenzato e ridondante. L’attenzione si riaccende quando sullo schermo appare qualcuno dei tanti amati animali di Newt, che riconquistano un po’ di spazio nella saga, e che regalano momenti magici e divertenti o nelle scene di combattimento (di cui David Yates diventa sempre più un esperto regista) che, per quanto spesso difficili da seguire mentalmente, riempiono lo schermo di febbricitante attività, momenti impulsivi e movimenti impattanti.

Un legame indissolubile

Inutile negare che il centro di questo Animali Fantastici sia il legame tra Grindelwald e Silente, ormai non più segreto, che viene finalmente approfondito. Il passaggio da Johnny Deep a Mads Mikkelsen permette di guardare il mago sotto una luce diversa: dal carismatico e un po’ folle agitatore di folle, passiamo a un più subdolo e manipolatore leader, sicuramente meno scenico e impattante, ma più complesso. Il confronto con Jude Law è sempre pacato, studiato, sofisticato, in grado di dimostrare, anche senza l’uso delle parole, il rapporto tra i due maghi, sia a livello professionale che emotivo, e il loro importante passato insieme. Grindelwald ha ancora dei sentimenti per Silente, anche se questi nel tempo si sono mutati in risentimento e amarezza, causati dal cambiamento di condotta dell’altro. È palese che non è disposto a fermarsi davanti a niente per diventare capo del mondo dei maghi, ma nei suoi occhi si percepisce anche un velo di malinconia e tristezza per la perdita del suo partner, uno dei pochi che riesce a considerare suo pari. Due personaggi brillanti che, in gioventù, hanno condiviso gli stessi valori, tanto da trasformare la loro ideologia in un indistruttibile patto di sangue, allontanati dai cambiamenti naturali dalla crescita e le scelte morali di vita. Anche quando sono in mezzo a tante persone, Silente e Grindelwald sono soli, in un affascinante gioco di spazi mentali e viscerali. Il loro legame è la forza de I Segreti di Silente e anche un po’ la sua debolezza: se da un lato tiene praticamente in piedi l’intero film, dall’altro offre anche delle risoluzioni troppo veloci e approssimative per essere comprese da tutti, che lasciano ancora una volta lo spettatore perplesso, fermo a fissare i titoli di coda chiedendosi come quel qualcosa sia esattamente successo.

 

Animali Fantastici – I Segreti di Silente è relativamente insoddisfacente: da lui ci si aspetta tanto e, vista la piega iniziale delle vicende e il mood visivamente un po’ dark dell’incipit, è facile lasciarsi ingannare dalla possibilità che si tratti del capitolo della svolta, quello che finalmente rende tutto più chiaro e appassionante. E in parte ci riesce, rimescolando le carte dei due film precedenti e cercando di dare un ordine ad avvenimenti e personaggi, relazioni e ricordi, emotività e azione. È un racconto sensato, ma che ti lascia addosso una sensazione di mancanza, di qualcosa di dovuto che, ancora una volta, ti è stato sottratto. Nonostante la sua logica conclusione, che apre spunti interessanti sul futuro del franchise, questo terzo capitolo appare comunque come un film di transizione, un tassello necessario per ristabilire gli equilibri, ma non ancora in grado di reggersi in piedi da solo.

Voto: 7