La parabola vincente dei videogiochi: da entità condannabili a forieri di vere e proprie star

Il mondo dei videogiochi ha attraversato diverse fasi della propria vita. Quando sono nati, all’incirca negli anni ’70, sono stati visti come strumenti di aggregazione per le persone. Poi, a lungo andare, è stato detto prima che facevano male agli occhi (ma per ovviare a questo sono poi nati monitor che non affaticano la vista) e poi che c’era il forte rischio di emulazione.
Praticamente, per intenderci, si diceva che una persona che giocava a dei giochi violenti, diventava essa stessa violenta. Un ragionamento assurdo, soprattutto fatto dai media tradizionali, che ha portato a diverse critiche. Oggi, però, il vento è totalmente cambiato e ci sono degli influencer che vengono perfino pagati per giocare.Ma andiamo con ordine.

La condanna della tv per i videogiochi

Negli anni 2000, c’erano degli studi che affermavano, appunto, come i videogiochi facessero diventare violente le persone. Va bene che si era nel 2000 e sono passati oltre 20 anni ma quelle convinzioni, oggi, sono difficili da sradicare.
Tanto è vero che nei vari tg serali, negli approfondimenti, si è parlato di questa tematica in maniera assolutamente sbagliata additando come fulcro della violenza proprio il fatto di trascorrere tante ore di fronte alla console. Addirittura, si è data la colpa ai videogiochi anche per l’escalation di violenza giovanile successiva al lockdown. Fortunatamente, però, almeno in questo caso, diversi esperti hanno spiegato più di una volta che le cose sono molto più complesse di come le si possa spiegare in maniera così semplicista. Del resto, a problemi complessi, non si può rispondere con soluzioni semplici.

La nascita degli influencer ‘gamer’

In principio era YouTube a fornire una vetrina a tutti coloro che erano appassionati di videogiochi. Del resto, attivare un canale sul sito dedicato ai video targato Google è davvero semplice: basta avere un account Gmail e il gioco è fatto. Tutto gratis, almeno l’attivazione. Da qui, quindi, si è cominciato con la pubblicazione di video inizialmente dedicati a un pubblico di nicchia ma che, poi, hanno trovato riscontro anche nell’offline.

Al di là del fatto che ci sono intere serie di giochi che vengono trasmesse in diretta da più parti del mondo, basta andare in qualche fiera del settore per vedere come, nel corso degli anni, la folla che aspetta questi influencer cresce sempre di più. Sono prevalentemente giovanissimi e questo dà l’idea della portata della diffusione dei videogiochi. Inoltre, oggi, ci sono varie piattaforme per giocare e per confrontarsi, come reddit o twitch. Le possibilità ci sono e c’è chi le sta sfruttando a dovere. Insomma, i videogiochi non solo non fanno male ma possono permettere anche di ottenere fama e profitti. Più di questo? è davvero difficile fare meglio.

I giochi che escono dai propri confini

I giochi, adesso, non sono solo limitati all’esperienza dell’utente. Al di là del fatto che sono nati nel corso del tempo vari siti che comprendono più aree, come ad esempio quello dell’iGaming e delle slot machine online, oggi giocare ai videogame non vuol dire solo sfidare i propri amici o magari la persona collegata dall’altra parte del mondo. Vuol dire partecipare anche a eventi sportivi. Sì, proprio sportivi. Perché nulla vieta che un giorno il videogiocatore esport potrà essere considerato un atleta a tutti gli effetti e che non si facciano delle Olimpiadi al riguardo. Eventi in cui le persone pagano semplicemente per guardare quella persona giocare e divertirsi. Un po’ come se fosse, appunto, una partita di calcio o di qualsiasi altro sport. Insomma, niente più che giovani rinchiusi nelle proprie camerette, ma con scenari tipici da stadio e un pubblico pronto a tifare per loro.