14 giugno 2013! Questa è la data in cui l’originale The Last of Us fece il suo debutto su PlayStation 3 come canto del cigno della settima generazione di console di Sony Interactive Entertainment e diventando uno dei capolavori più riusciti della storia videoludica del tempo. The Last of Us è entrato nel cuore di tutti i videogiocatori che hanno affrontato il viaggio insieme ai protagonisti Joel ed Ellie, andando poi a conquistare perfect-score su perfect-score e ricevendo l’etichetta come riferimento principale per tutti i titoli single player con forte componente narrativa. Gli story-driven per intenderci! Un anno e un mese dopo, il capolavoro targato Naughty Dog tornò nuovamente su console, stavolta su PlayStation 4, e lo fece come The Last of Us Remastered, ossia una versione in grado di proporre una risoluzione migliorata e il frame rate sbloccato a 60 fps, ma un po’ ballerino. Tutti noi pensammo che questa fosse la versione definitiva del gioco, “potenziata” per l’ottava generazione di console e dunque, affrontammo nuovamente quel viaggio insieme all’uomo barbuto e alla ragazzina più ****uta in circolazione!
Ma con l’avvento di PlayStation 5 e della nona generazione di console, Naughty Dog e Sony Interactive Entertainment, a distanza di 9 anni dal primo debutto, hanno sentito la necessita di riproporre nuovamente la loro opera, stavolta però ricreandola completamente da zero visti i potenti mezzi ora a loro disposizione, ma soprattutto dopo ciò che è stato in grado di fare The Last of Us Part II, magnum opus del “cagnaccio” che ha oscurato il primo capitolo sia in termini tecnici, sia per prestazioni, ma anche per una narrazione decisamente superiore e più matura rispetto al predecessore. E allora, occorreva necessariamente chiudere un cerchio (secondo loro), andando a collegare le due storie e tirando fuori dal cilindro The Last of Us Part I, un “remake” che subito ha diviso i fan della serie e l’opinione pubblica: c’è chi vede il gioco come necessario per adattare il primo capitolo a ciò che è stato fatto con il suo magnifico sequel e chi invece ha accolto il rifacimento come un’operazione commerciale volta a scucire al pubblico soldi per un titolo già giocato e rigiocato. Quale delle due fazioni si avvicina più alla verità? Noi abbiamo giocato la Parte I e finalmente possiamo dirvi cosa ci ha lasciato questo nuovo-vecchio viaggio per gli stati uniti d’America!
The Last of Us Part I: un cerchio che si chiude
Ve lo diciamo fin da subito: chi giocherà The Last of Us Part I non troverà alcuna aggiunta o cambiamento a livello di trama o di location da esplorare. The Last of Us Part I è esattamente lo stesso titolo amato da tutti, ma sicuramente già giocato più e più volte dai suoi fan. The Last of Us Part I è dunque la storia di un uomo che perde tutto, figlia e vecchia vita onesta, diventando un contrabbandiere per sopravvivere in quel nuovo mondo e ingrigendo non solo barba e capelli, ma anche la sua anima. É la storia di un uomo che ritrova l’amore paterno e decide di sacrificare l’umanità intera per salvare una singola persona, pagando poi a caro prezzo questa sua decisione. The Last of Us Part I è la storia di una ragazzina che diventa la chiave di salvezza dell’umanità e di cui ne è consapevole, ma è anche la storia di come viene salvata dal letto operatorio di morte e condotta ad una vita apparentemente tranquilla, con la scelta del padre adottivo che avrà forti ripercussioni sul suo animo.
Lo ammettiamo: quando i primi rumor sul remake del gioco iniziarono a farsi strada nel settore, la nostra speranza era di assistere al ritorno del titolo con massicci cambiamenti, con meccaniche gameplay molto vicine alla perfezione di Part II, nuove sezioni da giocare e tante novità sconosciute a coloro che hanno giocato più e più volte il gioco originale. Non chiedevamo certo un trattamento alla Resident Evil 2 per intenderci, ma almeno qualcosa che gridasse “novità”. Purtroppo, così non è stato! Dunque, che cos’è realmente The Last of Us Part I? Parliamo di una ricostruzione da zero del gioco, riprogettato per PlayStation 5 che però presenta trama, narrazione e ambientazione ricreati “1:1” e dunque fedelissimi all’originale. Ma non parliamo di un’operazione in stile Demon’s Souls, ossia un gioco che offre solo una nuova veste grafica e prestazioni superiori, ma nulla più. In un primo momento pensavamo che il lavoro svolto da Naughty Dog fosse illusorio e limitato, ma facendo degli importanti confronti tra nuovo e vecchio durante il nostro gameplay, possiamo comunque affermare che Part I è stato ricreato in toto, fino all’ultimo antro oscuro presente all’interno del gioco.
Dunque, noi crediamo che Naughty Dog abbia messo in scena un’opera di svecchiamento dell’originale gioco, che seppur capolavoro, non ha mai retto il confronto con The Last of Us Part II, un 10 in tutto rispetto al primo capitolo, che difettava maggiormente in termini di animazioni e di gameplay, soprattutto durante le fasi di combattimento. Ma diciamolo subito: se pensate di trovare all’interno di Part I tutte le meccaniche di gameplay del suo successore, siete completamente fuori strada: Naughty Dog ha voluto rendere giustizia al suo primo capitolo e in parte ci è anche riuscito, ma dopo aver goduto della Parte II, Parte I non è in grado di reggerne il confronto neanche con tutti i miglioramenti ricevuti.
Come Pinocchio: da pezzo di legno a bambino umano!
Che The Last of Us fosse un discreto legno in termini di gameplay non è un segreto. Per il 2013 poteva anche essere accettato, ma un gameplay fluido e adrenalinico era quello che serviva al gioco per aumentare la sua perfezione. Lo sapevamo noi e lo sapeva anche Naughty Dog, che con i suoi sviluppatori ha deciso di intervenire per rimediare a ciò. Ma del gameplay ne parleremo tra poco. Ora è meglio dare spazio in primis alla grande opera di ricostruzione di volti e modelli dei personaggi, che siano principali o secondari. Per dare una continuità migliore e più realistica, i volti di Joel, Ellie e Tommy non solo sono stati migliorati, ma sono stati resi anche più somiglianti alle loro controparti future, mentre i volti dei personaggi secondari, degli NPC nemici e dei mostri fungini hanno ricevuto un upgrade importante. Emblematica è invece la questione Tess: dopo essere stata etichettata come una 60enne dopo il reveal del suo nuovo volto, in realtà nel gioco la nostra si presenta con un volto sì plagiato dalla realtà che la circonda, ma sicuramente non invecchiato. Ed è davvero singolare la cosa! Ma qual è la reale spiegazione: un cambiamento repentino del volto date le lamentele degli utenti o un semplice problema di illuminazione avvenuto durante il reveal del viso di Tess che l’ha fatta sembrare una “vecchietta?”. Dunque, il lavoro svolto da Naughty Dog è stato eccezionale rispetto a quanto proposto nel 2013, questo grazie anche alla potenza di PlayStation 5. Il nostro occhio però ha notato una cosa: nonostante The Last of Us Part II sia stato pubblicato su PlayStation 4, ha dato una sensazione di fotorealismo superiore rispetto a The Last of Us Part I, soprattutto durante il gameplay. Ma come è possibile tutto ciò? Non che Parte I sia da meno durante le cut-scene sia ben chiaro, ma durante il gameplay la sensazione di un piccolo abbassamento nella qualità di volti e modelli ci ha sfiorato più e più volte.
Anche l’ambientazione circostante e gli interni degli edifici sono stati totalmente ricreati da zero, immettendo personaggi e giocatori in un mondo quasi realistico. E lo ripetiamo di nuovo: grazie alla potenza di PlayStation 5 ora abbiamo ambienti sullo sfondo che fanno spalancare gli occhi, effetti visivi migliorati, una distanza di visualizzazione più profonda, vegetazione rigogliosa e verdeggiante, acqua e pozzanghere cristalline con tanto di riflessi al loro interno e anche ambienti interni completamente rifatti. E lo ripetiamo ancora: il tutto è stato certificato confrontando l’originale e il remake! Dunque, dove magari prima c’erano solo mattoni, ora ci sono piante che ricoprono tutto; dove prima c’era acqua sporca e verde, ora c’è acqua cristallina con tanto di muffa sul fondale; dove prima c’era un orizzonte schiacciato, ora c’è una vastità che non ha confini. E a ciò va aggiunta la luce, una luce intensa in grado di illuminare i volti dei personaggi, battere sull’acqua e sulle superfici e in grado di attraversare alberi e fogliame. Come se non bastasse, specchi, vetri, superfici trasparenti e persino l’acqua riflettono i personaggi che ci passano vicino in maniera più reale (grazie PS5!). E che dire del sangue, nostro e quello dei nemici, che finalmente è ben visibile sul volto, sul corpo e sui vestiti. Quelle orribili macchie rossastre sono solo in lontano ricordo, sostituite da perdite ematiche che vanno orribilmente a sfigurare coloro che vengono martoriati dai colpi da fuoco o bianchi di Joel ed Ellie, o gli stessi protagonisti che presentano ferite più profonde e visibili.
Tutto eccessivamente bello direte voi, certo… se non fosse che la ricostruzione 1:1 dell’interno gioco va a penalizzare coloro che conoscono a memoria ogni ambiente, la collocazione di oggetti, scorte, armi e collezionabili e perfino dei vari jump-scare e sequenze importanti, andando ad annullare ogni pathos e momenti di paura e tensione presenti nel titolo. Da questo punto di vista ci aspettavamo almeno qualche cambiamento e ricollocazione degli oggetti più importanti, cosa che però non è accaduta e che sicuramente ha penalizzato il lavoro svolto dagli sviluppatori.
The Last of Us Part I: level up per gameplay e animazioni
Ciò che tenta di diventare un punto di avvicinamento tra The Last of Us Part I e Part II sono sicuramente le animazioni e il gameplay, con il lavoro svolto che però può essere definito abbastanza limitante. La perfezione di Parte II viene solo sfiorata, ma non toccata nel rifacimento del primo capitolo. A giovarne di più sono state le animazioni dei personaggi, più realistiche rispetto al passato. É bello vedere come Joel ed Ellie allunghino le braccia per afferrare gli oggetti, portando poi le braccia verso lo zaino e posando il raccolto. O ancora, ammirare ogni muscolo operare per scalare altezze o arrampicarsi su muri o auto, andando così a sfruttare un po’ di più anche la verticalità, non come Parte II, ma quasi. Certo però, qualche bug poteva essere corretto: provate a raccogliere oggetti dai cassetti stando abbassati e vedrete le braccia di Joel e soprattutto Ellie attraversare letteralmente i cassetti. Inoltre, alcuni oggetti afferrati tendono a scomparire dalla mano dopo pochi millisecondi che sono stati afferrati. Il grande cambiamento è però avvenuto per i banchi da lavoro, con le animazioni dei potenziamenti alle armi tornate alla maniacalità vista nel secondo capitolo. Secondo noi, Ellie ci metteva più passione nel migliorare i componenti delle armi, ma ora Joel non è sicuramente da meno.
Gameplay e gunplay sono altri elementi che hanno tratto giovamento da questo re-built del gioco su PlayStation 5. In primis, i 60 frame al secondo rendono l’azione più frenetica, ma sono soprattutto i miglioramenti dei movimenti dei personaggi a velocizzare l’azione. Meno legnosità e più dinamicità permettono al giocatore di ottenere l’azione che prima mancava… ecco perché prima abbiamo paragonato il gioco a Pinocchio! Ora Joel ed Ellie si muovono in maniera più armoniosa, possono utilizzare le armi bianche con più precisione e sparare con più rapidità (e precisione). Anche il divincolarsi dai gruppi dei nemici ora risulta meno complicato, ma come detto in precedenza, parliamo solo di piccoli miglioramenti al gameplay… e a dirla tutta avremmo preferito assistere alla trasposizione del gameplay di Parte II all’interno del rifacimento. La mancanza della schivata, della scivolata e della possibilità di abbassarsi e strisciare sono gravi assenze, soprattutto la prima. E questo aspetto è quello che tiene lontano The Last of Us Part I dalla perfezione presente in The Last of Us Part II. La schivata non pervenuta è presente anche sulla mappatura dei comandi, che è rimasta praticamente la stessa dell’originale e con il tasto “QUADRATO” che ospita i colpi di arma bianca o i pugni. Grazie all’audio 3D però il gameplay diventa più immersivo, con questa tecnologia che permette di godere della pioggia che batte sulle superfici, dei passi nemici e dei vari rumori di sottofondo, oltre a rendere più terrificanti i lamenti dei Clicker. Ah, per puro dovere di cronaca vi riportiamo che a parte qualche miglioramento nei modelli e nei volti, non vi sono cambiamenti significativi per i nemici fungini, mentre quelli umani…
Intelligenta Artificiale migliorata, ma…
Se c’era una meccanica che questo remake doveva andare a migliorare era sicuramente l’Intelligenza Artificiale di NPC alleati e nemici, soprattutto la seconda. The Last of Us Part II ha proposto un’IA praticamente perfetta, cosa che purtroppo Parte I ha riproposto solo in parte. I nemici umani si muovono meglio rispetto a prima e sono più organizzati. Ma sin dai primi combattimenti ci siamo accorti che qualcosa non quadrava e più siamo andati avanti col gioco e più questa sensazione è andata a concretizzarsi. Una volta che veniamo localizzati, i nemici iniziano a cercarci e si parlano tra di loro, ma sembrano ancorati sempre su dei binari che in Parte II non esistevano. Certo ora sono più scaltri mentre ci cercano e più aggressivi, ma i limiti nei loro movimenti sono presenti e in alcune occasioni sono evidenti. Inoltre, in alcune circostante i nemici sanno precisamente dove siamo nascosti, ma nonostante ciò restano fermi sull’uscio della porta e non entrano, mettendosi lì fuori in gruppo pronti per essere ammazzati. Oltre a ciò, le frasi che si dicono a vicenda sono davvero poche e ripetitive, con i discorsi che diventano monotoni tra “Lui/Lei dov’è?”, “Lui/Lei non è qui!” e “Lui/Lei è qui!”. Infine, in alcune occasioni i discorsi tra NPC nemici sono più teatrali che utili alla causa. Dunque, miglioramenti visibili, ma non eccezionali.
Le cose migliorano con l’IA dei personaggi non giocanti alleati, più coinvolti nell’azione come visto in Parte II. Il loro apporto nei combattimenti e nel supporto si vede e si sente in battaglia, con gli NPC che possono anche eliminare i nemici (non sempre), cosa che nel gioco originale capitava quasi di rado. Inoltre, Ellie il più delle volte resta nascosta e ben coperta, ma a quanto pare resta il problema dell’invisibilità della nostra agli occhi dei nemici. Già, perché durante un’azione furtiva la ragazzina improvvisamente si è ritrovata allo scoperto nel corridoio mentre gli ostili erano alla nostra ricerca, con l’NPC che le è passata di fianco, senza però allertarsi. E questa è una cosa molto grave per un gioco rifatto da zero, perché ci fa capire come alcune meccaniche non siano state per nulla rivisitate.
Bug vecchi… e bug nuovi
La perfezione è sempre difficile da raggiungere, nonostante The Last of Us Part I abbia lo scopo di migliorare e perfezionare ciò su cui The Last of Us lesinava. Eppure, capiamo che all’interno del gioco sono presenti stringhe di codice vecchio, dato che alcuni bug e glitch del 2013/2014 si sono ripresentati anche nell’opera del 2022. Incredibile ma vero, lo stesso glitch grafico che mi capitò personalmente nella Remastered si è manifestato anche in Part I. Nella sezione dell’hotel infatti, mi sono ritrovato bloccato in un armadio mentre aspettavo un nemico per eliminarlo di nascosto. Il povero Joel dunque si è ritrovato buggato nell’armadio, mentre il nemico lo ha fatto fuori. Inoltre, sempre nell’hotel, ci sono stati altri glitch grafici, che poi si sono ripresentati in rarissime occasioni durante il gioco, ma si sono comunque visti.
Altra cosa abbastanza grave e incomprensibile riguarda Ellie. Nel corso dell’avventura la ragazza stempera la tensione dicendo alcune battute, ma non si sa il perché, in questo remake la ragazza ripete la stessa barzelletta per ben 3 volte, senza mai dirne di nuove. Oltre a ciò, Ellie in alcune occasioni resta bloccata nei vicoli o sulle scale, impendendoci fisicamente di passare (nonostante ci sia lo spazio per farlo) e in questi casi, occorre indietreggiare per “sbloccarla”. Segnaliamo anche alcuni bug legati alle scale posizionabili, con il “TRIANGOLO”, ossia il tasto da premere per prenderle in mano, che non appare su schermo e in un’occasione ci ha costretti a far ripartire il gioco dall’ultimo checkpoint. Infine, durante il gameplay la versione italiana del gioco propone un problema legato alla sincronizzazione del labiale, con le labbra dei personaggi che in rare occasioni si muovono prima che questi parlino, mentre l’errore di traduzione e doppiaggio di Ellie che vuole imparare a “suonare una scacchiera” non è stato corretto.
In termini di prestazioni, The Last of Us Parte I propone 2 modalità di renderizzazione, ossia Fedeltà con i suoi 4K reali e 30 fps, oppure Prestazioni che abbassa la risoluzione tra 4K dinamici e 1440p e 60 frame granitici. Ovviamente noi lo abbiamo giocato in modalità prestazioni, con il frame rate che non è mai calato e con una qualità grafica comunque degna di nota. Ovviamente, anche i caricamenti sono iper-rapidi, con il team di sviluppo che però ha penato bene di lasciare le schermate di caricamento con i consigli, per rendere il gioco quanto più fedele all’originale. Tra i suoi vanti il gioco offre anche numerose opzioni di accessibilità non presenti nell’originale opera del 2013 e in quella del 2014. Per quanto riguarda i contenuti invece, The Last of Us Part I include ovviamente il DLC “Left Behind”, ma non il multiplayer Fazioni, assenza che in realtà non sentiamo molto, soprattutto sapendo dell’attuale sviluppo di un nuovo multiplayer ambientato nell’universo di TLOU. Sono presenti anche diversi Extra sbloccabili dopo aver completato il gioco almeno una volta, tra cui nuovi costumi per Joel ed Ellie, come Joel in versione “Part II” o gli abiti di Ellie (ma non il modello) che la ragazza indosserà in futuro a Seattle. La stessa Ellie può essere vestita con t-shirt raffiguranti le IP di successo o più rinomate dei PlayStation Studios. A voi scoprire quali! Forse però, la più grande novità in termini di rigiocabilità presente in questo remake è sicuramente la Modalità speedrun, che offre un grado di competizione tra i giocatori, in grado così di sfidarsi e determinare l’utente più veloce nel completare il gioco.
The Last of Us Part I: ne avevamo bisogno?
Ed eccoci qui, pronti a rispondere alla fatidica domanda: The Last of Us aveva bisogno di un remake? E noi ne avevamo bisogno? Parlare di operazione commerciale non ci pare giusto, perché come detto nella recensione, il lavoro fatto da Naughty Dog è tanto ed è stato fatto bene. Il team di sviluppo ha voluto dimostrare la sua maestria maneggiando l’hardware di PlayStation 5 e come sia stato in grado di trasformare un titolo limitato nel 2013 in un gioco migliore sotto ogni aspetto sfruttando la tecnologia attuale. In realtà però, The Last of Us Parte I, seppur migliorato, resta molto indietro rispetto a The Last of Us Part II e questo la dice lunga dato che The Last of Us Part II ha una sua versione migliorata su PS5 grazie alla patch next-gen che attualmente lo rende inarrivabile non solo per il suo predecessore ricreato da zero, ma anche per molti altri titoli sul mercato. Ed ecco perché un titolo da 10 nel 2013 non riceverà (almeno da parte nostra) questa riconferma nel 2022. Questa per Naughty Dog non è una bocciatura, perché The last of Us Part I era e resta un capolavoro assoluto, ma deve essere vista dal team di sviluppo come uno sprono a realizzare un nuovo titolo pronto a riconfermare i tanti 10 ottenuti da The Last of Us e The last of Us Part II (compreso quello dato dal sottoscritto).
The Last of Us aveva bisogno di un remake diverso, di un remake che portasse in dote la perfezione videoludica offerta dal gameplay di Part II, con tanto di novità non dal punto di vista della trama, ma di novità in termini di location, nuove sequenze e ricollocazione di oggetti e armi. Inoltre, sappiamo bene di tanti spezzoni di gioco scartati da Naughty Dog in fase di produzione… perché non riproporli in questo remake? Dunque, chi giocherà The Last of Us Part I toccherà con mano la versione definitiva del primo capitolo della serie, gustandosi panorami mozzafiato, dettagli grafici superiori e un gameplay che ha abbandonato la legnosità di un tempo… ma che in fin dei conti resterà pur sempre lo stesso identico titolo giocato in passato. Forse, a goderne di più saranno quei pochi giocatori che non hanno approcciato il titolo né su PS3 e ne su PS4, ma siamo onesti: questa re-built non è stata realizzata di certo pensando a loro!
Piattaforme: PlayStation 5
Sviluppatore: Naughty Dog
Publisher: Sony Interactive Entertainment
The Last of Us Part I arriverà su PlayStation 5 il 2 settembre 2022 (e in seguito anche su PC) al prezzo di 81 euro. Il prezzo pieno del gioco è in parte giustificato dal fatto che parliamo di un titolo nuovo e ricreato da zero, ma alla fine resta pur sempre un remake quasi identico in termini di storia e svolgimento dell’azione. Ovviamente, è del tutto ingiusto parlare di un remake grafico e stop, ma allo stesso tempo dire che il titolo è totalmente nuovo rappresenta pur sempre una mezza bugia. La verità sta dunque nel mezzo e chi ha amato il titolo originale, difficilmente si lascerà sfuggire la sua re-built. Ma in quanti decideranno di seguire il cuore e spendere gli 81 euro richiesti da Sony, e in quanti invece ascolteranno il loro portafogli e attenderanno un vistoso calo di prezzo prima di partire nuovamente in viaggio con Joel ed Ellie?