Dragon Quest è tra le serie di giochi di ruolo più celebri di tutto il mondo. Probabilmente è la seconda proprietà intellettuale più popolare del settore dei JRPG, muovendosi in coda solamente a quel mastodonte inossidabile che è FInal Fantasy. Tra i vari titoli della saga, Dragon Quest XI è decisamente popolare. Conta più di 6,5 milioni di copie vendute ed è riuscito ad accattivarsi meritatamente uno zoccolo duro di fedelissimi fan, i quali si sono avvicinati a lui grazie a un gameplay ben rifinito, a dei colori sgargianti e al character design a firma del mangaka Akira Toriyama. Un tale successo ha generato dunque Dragon Quest Treasures, un prequel/spin-off che esplora la giovinezza di Erik, personaggio che ha ottenuto rapidamente i favori dei gamer di tutto il mondo.
Co-sviluppato dall’editore Square Enix e dai programmatori di TOSE, il titolo propone dinamiche significativamente differenti da quelle offerte dal suo ramo videoludico originale, suscitando un interesse che difficilmente riesce ad essere sedato dai trailer fino a oggi pubblicati. Cercando di decifrare meglio in che cosa consista il titolo, abbiamo avuto modo di mettere le mani su una demo messaci a disposizione direttamente dal publisher, consumando avidamente i primi minuti di gioco di un’avventura che promette di durare diverse decine di ore.
Dragon Quest Treasures si muove a lato della trama nota
Dragon Quest Treasures non perde tempo. Il video introduttivo si limita a pochi secondi di essenziali esposizione: ci sono un paio di fratelli, Mia ed Erik, che vivono nella pancia di una nave vichinga e che una sera decidono incautamente di sgattaiolare via al fine di trovare un tesoro che sia tutto loro. Chi ha sviluppato esperienze pregresse col brand sarà ben consapevole che i due si dedicano alla caccia a rarità e gioielli con l’obiettivo finale di potersi permettere la libertà da quella che è una vera e propria tribù di pirati, tuttavia la portata di questa appendice videoludica non si interessa in questa fase iniziale a giustificare il loro atteggiamento iperenergetico. Dopotutto sono due bambini che vogliono trovare un tesoro, non c’è bisogno di sapere altro.
Non appena raggiunto il ponte dell’imbarcazione, l’attenzione della frenetica coppia si catalizza su di una gabbia contenente due strane creature, un maialino verde dalle cui scapole emergono ali da libellula e un gatto fucsia che a sua volta è dotato di un paio di ali membranose da pipistrello, esseri fatati rispettivamente noti come Porcus e Purrsula. Liberati dalla loro prigionia, gli strambi mostri conducono la coppia di ragazzini su di un’isola misteriosa che emerge da fitte nebbie, una superficie di terra che custodisce al suo interno due pugnali che vengono reclamati dai razziatori in erba. Neppure il tempo di gioire della conquista e Mia ed Erik si rendono conto che gli artefatti sono dotati di poteri magici che gli permettono di comprendere i versi generati dalle loro guide, avatar che non ci mettono troppo a generare un varco che finisce con il risucchiare i protagonisti per poi abbandonarli in una landa straniera.
I tesori sono tutto
Come si potrebbe evincere dal titolo, l’elemento più importante e caratteristico di Dragon Quest Treasures sono in effetti i tesori. Narrativamente la loro importanza viene rimarcata dalla pericolosa cupidigia di Mia ed Erik, sul piano delle meccaniche di gioco la loro esistenza assume il ruolo di ostacolo da valicare per progredire nella trama, a livello di giocabilità rappresentano infine una buona fetta delle esperienze ludiche che ci si sono presentate innanzi in occasione della fin troppo breve prova sul campo. Ciò che è certo è che in una fetta significativa di contesti Mia ed Erik si trovano a interagire con mostri che desiderano recuperare un oggetto perduto, un’ambizione che grazie ai poteri dei pugnali prende le fattezze di un’immagine che ha praticamente la funzione di essere una mappa del tesoro.
Il giocatore deve dunque ritrovare in-game la location indicata dalla rappresentazione visiva per poi scavare nel punto indicato. Il reperto viene acquisito, quindi viene consegnato a chi di dovere e la missione può finalmente proseguire. Questa formula sembra coprire buona parte delle cacce che i due fratellini si troveranno a dover espletare, tuttavia ci sono diverse indicazioni che ci suggeriscono la presenza di dungeon e indovinelli in puro stile The Legend of Zelda, contesti in cui i protagonisti si trovano anche a dover agire in alternanza per perseguire uno scopo condiviso.
E poi esiste il combattimento
Il mondo di Dragon Quest Treasures è decisamente più accogliente e gioviale di quello di Dragon Quest XI, tuttavia la sua calma apparente non è prova definitiva del fatto che in questo universo parallelo non esistano pericoli. Basta infatti muoversi al di fuori degli avamposti urbanizzati per essere attaccati da creature aggressive, cosa che a sua volta mette a repentaglio la sicurezza dei due protagonisti. Per poter navigare in relativa sicurezza le terre ignote, Mia ed Erik devono unirsi in gruppo con dei mostri amichevoli, i quali non mancano di assisterli in battaglia agendo di propria iniziativa.
Nei fatti, stiamo parlando di un action-rpg in cui il giocatore controlla il leader di una squadra di quattro, mentre i restanti tre fanno affidamento a un codice che compie azioni strategiche non appena ne ha l’occasione. Si tratta di una formula molto semplificata di quanto già visto inscenato da titoli omologhi. Non solo, da quanto si evince dalla demo possiamo presumere che il titolo non aggiunga un gran che a quanto già consolidato dalla concorrenza. Bisogna dunque sottolineare che gli scontri in cui ci siamo destreggiati sono tutti stati caratterizzati da una semplicità disarmante, una criticità che confidiamo si ridimensioni man mano che i giocatori avranno occasione di immergersi nell’avventura. Lo confidiamo se non altro perché i programmatori hanno messo a disposizione degli utenti una fionda capace di colpire i nemici con munizioni elementari e di curare gli alleati con pallottole miracolose, uno strumento di cui durante la demo non abbiamo mai avvertito alcuna necessità.
Dragon Quest Treasures non fa però mistero di voler mettere in secondo piano le lotte all’arma bianca in favore di una maggiore immersione esplorativa, un proposito che viene rimarcato anche dal fatto che le creature schierate in favore al giocatore possono e devono essere adoperate per massimizzare le possibilità di movimento all’interno del mondo di gioco. Adoperando i loro talenti particolari – il loro “forte” – è possibile compiere vertiginosi balzi verticali, planare gradualmente al suolo, nascondersi nelle ombre, scattare con grinta e scandagliare con occhio attento l’area circostante. Tutto il necessario per ottimizzare la riuscita della caccia al tesoro, insomma.
Piattaforme: Nintendo Switch
Sviluppatore: Square Enix
Publisher: Square Enix
Data di uscita: 9 dicembre 2022
Dragon Quest XI ha suscitato su di sé molta attenzione e non possiamo accogliere con benevolenza il fatto che Square Enix abbia deciso di estendere il ciclo vitale del capitolo aggiungendovi la parentesi di Dragon Quest Treasures. Le vicende di Mia ed Erik non mirano in alcun modo a sostituire o a migliorare la strada già battuta, piuttosto rappresentano un’occasione attraverso cui incontrare nuovamente dei personaggi un tempo amati. Nella demo che abbiamo provato, Dragon Quest Treasures si pone come un gioco semplice e leggero, quasi ingenuo, un qualcosa che può fungere facilmente da ponte a diverse generazioni di videogiocatori, nonché garantire un velo di sereno torpore ai gamer che si vogliono rilassare dopo una giornata particolarmente pesante.