Esclusi i possessori di piattaforme Nintendo, nel giro di qualche mese tutti i giocatori potranno mettere le mani su Star Ocean The Divine Force, ultimo esponente di una saga di giochi di ruolo alla giapponese che, pur muovendosi sotto l’ombrello di Square Enix, non è mai riuscita a consolidare il suo pieno potenziale. Ora è tempo di capire se quest’ultima uscita sarà in grado di riscattare definitivamente il brand per lanciarlo sul mercato di massa o se questo episodio si dimostrerà sottotono e dimenticabile. Abbiamo avuto modo di testare una copia di prova del titolo e le nostre speranze, per quanto non soffocate del tutto, si sono cautamente ridimensionate.
L’esperienza provata con Star Ocean The Divine Force
Seguendo la tradizione, lo sviluppo di Star Ocean The Divine Force è stato affidato ai tecnici di tri-Ace, un team che dal 1996 a oggi non ha mai smesso di sperimentare nuove idee e nuovi orizzonti. Per ogni idea che non trova risonanza sul Mercato, ve ne sono altre che vengono invece abbracciate con maggior benevolenza, dando vita a classici del genere come, per esempio, la serie di Valkyrie Profile. Star Ocean, opera di debutto del gruppo, ha immediatamente dimostrato un forte carattere stagliandosi a suo modo sulla concorrenza sia per le scelte stilistiche che ammiccano alla fantascienza, sia per la sua decisione di proporre una narrazione fortemente influenzata dalle scelte dei singoli giocatori. Ancora oggi, a ben pensarci, i giochi JRPG che offrono ramificazioni narrative ed epiloghi multipli sono rari, se non altro perché sono estremamente onerosi da sviluppare.
Ebbene, cominciamo subito con il dichiarare che il nostro provato non è riuscito a sondare questi toni caratteristici. Abbiamo infatti avuto l’opportunità di collaudare quasi esclusivamente la parte tecnica. Nello specifico ci sono stati messi a disposizione da Square Enix due salvataggi: uno introduttivo che esplorava uno stralcio di storia e che aveva lo scopo di illustrare i comandi essenziali, l’altro che illustrava uno scorcio delle città e dell’open world che faranno da sfondo all’opera di prossima uscita. Considerando che i giochi di ruolo sono noti per la lentezza dei loro antefatti comprendiamo la necessità della demo di lanciare i giocatori direttamente nell’azione, tuttavia non possiamo che ammettere che l’opinione che abbiamo sviluppato non sia in grado di valutare gli storici punti di forza del brand, ma solamente le meccaniche di gioco del singolo episodio, le quali non riescono purtroppo a essere veramente trainanti o caratteristiche.
Un action RPG che non asseconda troppo l’azione
Square Enix sta concedendo sempre più spazio al genere action-RPG. Dopotutto ha senso: i combattimenti a turni sono nati anche al fine di contrastare le frustranti limitazioni tecniche che flagellavano i videogame degli anni Ottanta/Novanta, ora che tali confini sono stati superati i diversi game designer possono finalmente perseguire visioni e design che un tempo gli erano inibiti. Il problema si sviluppa semmai nel momento in cui la densità dell’offerta si fa intensa e il gigante nipponico non sta certamente contribuendo a salvare il Mercato dal raggiungere una massa critica. In questo 2022 Square Enix ci sta proponendo tre diversi prodotti legati a Final Fantasy, Harvestella, Valkyrie Elysium e Star Ocean The Divine Force, esperienze ludiche che finiscono con il contendersi l’attenzione di una cerchia tutto sommato ristretta di gamers.
Nel caso di Star Ocean The Divine Force, questo presupposto potrebbe causare non pochi danni, anche perché il suo sistema di combattimento vive in un universo ibrido che si posiziona al centro di due estremi contrapposti. L’impostazione è nella sua essenza quella puramente action-RPG, tuttavia ogni singola azione richiede l’investimento di action points (AP) che, almeno a giudicare dalla nostra esperienza, risultano decisamente contati. Nei fatti, il personaggio sotto il controllo del giocatore esaurisce le energie nel giro di due o tre spadate, al che è necessario attendere la ricarica facendo altro, magari cambiando combattente o adoperando le scenografiche mosse D.U.M.A., le quali permettono di fluttuare sul campo di battaglia mentre si sferzano poderosi colpi.
Non parliamo dunque di un button smasher, ma di un qualcosa che è più strategico di quanto le prime impressioni non diano a intendere, il tutto senza però scivolare nel tattico duro e puro. Si tratta di un equilibrio bizzarro e precario che negli stralci da noi provati impone lunghi momenti di inattività, tuttavia sospettiamo – e ci auguriamo – che i vasti vuoti imposti dal sistema verranno man mano colmati dal procedere dell’avventura. Un indizio positivo in questa direzione lo si riscontra che nelle nostre schermaglie gli AP siano lievitati organicamente, garantendo un maggior margine di manovra per immergersi nelle sfide e nei duelli.
Un mondo ignoto da affrontare con cautela e curiosità
La prima impressione delle meccaniche di Star Ocean The Divine Force non è stata entusiasmante, ciò che abbiamo provato era estremamente basilare, dotato di pochi elementi caratteristici capaci di far risaltare le sue dinamiche da quelle offerte dagli altri competitor. L’imposizione di un limite alle azioni può rappresentare un buon punto di partenza per costruire una struttura più elaborata, tuttavia fino all’uscita del titolo possiamo solamente confidare che tri-Ace, forte della sua carriera decennale, abbia predisposto per gli amanti del genere un’esperienza articolata e appagante.
Per quanto riguarda la presentazione, i risultati possono variare ampiamente a seconda dell’opinione del singolo osservatore. Il charcter design, per quanto non certo ispirato od originale, viene graziato dallo stile e dal gusto dell’esperto Akira Yasuda, mentre per le musiche interviene il collaudatissimo e dinamico Motoi Sakuraba, con il risultato che l’esperienza riesce a richiamare senza troppi problemi i virtuosi marchi di fabbrica offerti dal brand nell’arco della sua esistenza. Detto questo, l’impostazione del progetto suggerisce che Star Ocean The Divine Force non fosse in cima alle priorità finanziarie di Square Enix. Il doppiaggio è esclusivamente in lingua giapponese, gli ambienti aperti sono rudimentali e squadrati, le interazioni con la scenografia sono limitate all’essenziale.
I programmatori di tri-Ace, probabilmente resisi conto della situazione, hanno deciso di ravvivare la navigazione degli ambienti con un rudimentale sistema di volo che non solo velocizza non poco le fasi più noiose del traversamento delle mappe, ma incentiva notevolmente l’esplorazione verticale delle scenografie. Questa soluzione può bastare? Sul breve periodo è sorprendentemente divertente balzare in aria a proprio piacimento, ma su un lasso di tempo prolungato sospettiamo che un simile svago possa venire a noia. Titoli quali The Legend of Zelda Breath of the Wild e Elden Ring hanno dimostrato che gli ambienti appaganti sono quelli colmi di storytelling, mentre Star Ocean The Divine Force sembra abbia puntato piuttosto sul premiare la curiosità dei giocatori solamente con materiali utili al crafting ed equipaggiamenti vari, riducendo di molto le sue possibilità d’intrattenimento.
Piattaforme: PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Serie X
Sviluppatore: tri-Ace
Publisher: Square Enix
Data di uscita: 27 dicembre 2022
Star Ocean The Divine Force è un prodotto difficile da amare a scatola chiusa. La serie ha fatto la storia del JRPG, tuttavia dai tempi della PlayStation 2 in poi non è più riuscita ad affermarsi e sul suo corpo si notano ancora i segni di alcuni flop particolarmente devastanti. Quest’ultimo capitolo ha dalla sua qualche intuizione interessante, ma nell’arco di tempo che abbiamo avuto a disposizione per provare il titolo ci è stato difficile decifrare le potenzialità effettive delle sue meccaniche di gioco. Nel suo piccolo Star Ocean The Divine Force ha risvegliato la nostra curiosità, tuttavia preferiamo essere molto cauti e contenere il nostro ottimismo a un livello tenue.