The DioField Chronicle Recensione: una Grande Guerra, ma ancora contenuta

The Diofield Chronicle

I titoli partoriti da Square Enix tendono a riprendere in maniera reiterata alcuni elementi condivisi, tra cui la presenza di cristalli, il rispetto verso la natura e l’esistenza di un impero malvagio fatto di uomini spietati che sfruttano senza criterio le vite e le risorse messe a disposizioni dal pianeta che abitano. Queste potenze sono solite lanciarsi in perversi piani di conquista, dando il via a guerre che sono sanguinose, spietate e fratricide. The DioField Chronicle raccoglie questi tratti topici per ingigantirli in dinamiche degne di una Guerra Mondiale in salsa fantasy che viene dipanata attraverso un sistema di gioco atipico e che non vediamo in circolazione da molto, moltissimo tempo.

L’epica spiccata di The DioField Chronicle

Come molti omologhi del genere fantasy, The DioField Chronicle affronta le vicende di cavalieri, di magie, di viverne, di religioni corrotte e di grandi imperi. Racconta di poderosi governi che cercano di estendere il proprio dominio sul continente, nonché di disperate alleanze che cercano di resistere a ogni costo alle spietate ambizioni dell’invasore. Tocca tutti questi argomenti, ma lo fa di sponda, prendendola larga. Nel continente di Rowetale, il malvivente Trovelt Schoevia ha fondato un impero sfruttando la schiacciante forza della “magia moderna”, un’arte mistico-tecnologica che gli ha permesso di fagocitare molte regioni adiacenti entro i confini del suo dominio. Per arginare la sua avanzata, le nazioni occidentali hanno riunito i propri eserciti sotto il vessillo della Repubblica di Vheram, riuscendo però solamente a creare una situazione di stallo in cui nessuna parte può sperare averla vinta.

Schoevia deve però affrontare un problema, le armi che ha concesso in dotazione al suo esercito sono potenti e versatili, tuttavia vengono alimentate dalla “giada”, una roccia mistica che una volta esaurita perde ogni utilità. Per poter preservare la propria superiorità bellica, l’Impero decide quindi di invadere l’isola di DioField, le cui terre sono ricche del prezioso minerale. Inconsapevoli di quanto sta per accadere, tre mercenari si fanno notare dalle milizie private del Duca Hende e iniziando una rapida scalata gerarchica che, nel tempo, li trasforma in trionfali celebrità, in paladini di un regno che si trova strangolato tra le forze nemiche, i mostri e i briganti, con profondi intrighi politici che separano gli interessi dei potenti da quelli dei comuni cittadini.

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Stop, Real Time Tactical Battle time

Volendo usare il lessico proposto dagli sviluppatori – Square Enix e Lancarse –, The DioField Chronicle dovrebbe essere definito con l’etichetta di RTTB, ovvero Real Time Tactical Battle. Ma cos’è un RTTB? Un misto di concetti ben noti al mondo del gaming che viene rivisto con una chiave di lettura atipica e interpretato attraverso l’arguta lente d’ingrandimento del marketing. Immaginatevi un punto d’incontro tra un real-time strategy (RTS) come Warcraft e un tactical role-playing games (TRPG) in linea con Final Fantasy Tactics, quindi avrete già in mente un’immagine di massima della giocabilità proposta in questo titolo.

Si tratta insomma di un gioco tattico in cui l’utente deve gestire le strategie di piccoli plotoni il cui compito è quello di portare a compimento le molteplici missioni assegnate loro. Dagli RTS è stato ereditato il ritmo di gioco e la gestione delle classi eroiche, dai TRPG l’approccio strategico e l’impostazione altamente sintetica delle mappe di combattimento. L’“unicità” dello stile RTTB consiste più che altro nella grande cura che il genere ripone nel gestire il posizionamento delle varie truppe e dell’area d’effetto delle tecniche speciali a disposizione di alleati e nemici. L’esperienza è decisamente insolita, fresca, soprattutto se teniamo in considerazione ciò che arriva tradizionalmente sul Mercato videoludico occidentale. 

In verità, The DioField Chronicle ricorda per molti aspetti Lord of Vermilion, un videogame da sala giochi prodotto nel 2008 da Square Enix e mai arrivato sulle nostre coste. Il sistema di gioco proposto da quell’arcade, seppur molto più grossolano e basato su delle carte collezionabili, mostrava ai tempi dinamiche molto vicine a quelle avanzare in questa avventura di mercenari, inoltre il collegamento tra i due brand viene ulteriormente cementato dal fatto che il character design di ambo i brand sia stato assegnato a Taiki. Che si tratti di coincidenza o di aperta ispirazione, non possiamo comunque negare che i risultati sono a prescindere interessanti e graditi.

Il mondo oltre il campo di battaglia

Le dinamiche di combattimento impiegate da The DioField Chronicle sono bene o male quelle che ci si aspetta da un qualsiasi TRPG – armi di diverso tipo, magie, cavalcature, cavalcature volanti, bonus ai danni in relazione alla posizione assunta –, con la distinzione principale che l’azione si svolge in tempo semi-reale. Sferzate e assalti normali si esauriscono in diretta, ma il flusso dello scontro può essere sospeso per impartire ordini, un escamotage ludico a cui viene fornita una spiegazione in-game: i vari livelli non sono altro che i piani strategici in salsa “war game” che vengono concordati attorno a un tavolo delle conferenze.

Questo dettaglio si inserisce in una pangea di minuscole sfumature stilistiche che sono in grado di regalare all’opera un’impronta tutto sommato caratteristica. La narrazione di The DioField Chronicle abbraccia per esempio con enfasi la sua stessa pacchianaggine, non la nasconde, piuttosto la sfrutta per depistare l’attenzione dai suoi contenuti più complessi e articolati, i quali vengono quasi esclusivamente toccati durante gli intermezzi espositivi che separano i vari livelli. Il tono sbarazzino, per quanto piacevole, lede sfortunatamente le potenzialità narrative della “Guerra Mondiale” abbattutasi su Rowetale, ancor più perché le missioni di gioco si sarebbero prestate bene a fare maggiormente da sfondo alle scene drammatiche, invece gli obiettivi proposti si limitano a una gamma molto ristretta di varianti.

La scarsa difficoltà del gioco viene quindi compensata dal fatto che ogni potenziamento, ogni accessorio e ogni miglioramento della casa base mercenaria sia gravato da costi proibitivi, con il risultato che i gamer sono costretti a una difficile scelta: ripetere vicende già risolte al fine di equipaggiarsi al meglio o limitare gli interventi allo stretto necessario, sopravvivendo come possibile tra quest principali e secondarie. Si tratta di una criticità non da poco per un titolo del genere, se non altro perché, trovandosi con risorse limitate, l’utente è disincentivato a sperimentare nuove strategie.

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The DioField Chronicle: degli intoppi e un consiglio

Il già citato Lord of Vermillion aveva risolto il problema della ripetitività offrendo ai gamer la possibilità di ottenere nuove carte da aggiungere al proprio mazzo. The DioField Chronicle non ha sviluppato un processo analogo, non offre incentivi positivi per esplorare nuovamente delle missioni concluse, gioca piuttosto la carta della coercizione, con il risultato che tentare di ottenere maggiori risorse economiche assume le sembianze di un lavoro vero e proprio.

Sul piano tecnico abbiamo dunque registrato qualche contrattempo, almeno su PC. Il sistema di comandi si presta più al controller che alla tastiera, inoltre il software tende a incastrarsi in alcuni singulti ricorrenti, alcuni dei quali si sono tradotti in crash di sistema. Non si tratta di difetti gravi, riteniamo possano essere agilmente sistemati con una patch, tuttavia ora come ora vanno riconosciuti, poiché alcuni di questi possono rallentare l’andamento della partita e causare game over immeritati.

In generale, The DioField Chronicle non è comunque un titolo adatto a tutti. Potrebbe dimostrarsi detestabile per persone che lo attendevano con ansia e, viceversa, delizioso per coloro che non ne hanno neppure mai sentito parlare. Il punto è che si tratta di un prodotto anomalo, raro nel suo genere, un qualcosa che vi consigliamo caldamente di provare, anche solo per curiosità. In tal senso, Square Enix ha messo a disposizione dei gamer di tutto il mondo svariate demo, quindi vi invitiamo a testare sulla vostra pelle le dinamiche offerte da questo cosiddetto RTTB, potrebbe sorprendervi in maniera imprevista.

Piattaforme: PC, Switch, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S
Sviluppatore:Square Enix, Lancarse
Publisher:  Square Enix

The DioField Chronicle ci ha fatto riscoprire diversi elementi che non sapevamo di aver voglia di rivivere. Stimoli dimenticati che riaccogliamo con gioia e con passione, ma che ci spingono anche a volere di più. Lo RTTB prodotto da Square Enix è infatti caratterizzato da molteplici elementi virtuosi ed intriganti, ma non è in grado di soddisfare le sue piene potenzialità, perdendosi in un’esecuzione che non offre grandi sfide, ma neppure una briosa varietà di contenuti. Il peculiare sistema di gioco è godibile e di grande intrattenimento, ma proprio per questo motivo non possiamo che sperare che The DioField Chronicle possa diventare la pietra portante di una saga che sappia far adeguatamente risaltare la narrazione e che coinvolga il giocatore in un dedalo di opportunità.

VOTO: 7.3