Come sta andando la next-gen (ormai current-gen) di PlayStation 5 e Xbox Series X/S? Cosa significa veramente questa nomenclatura di stampo anglosassone, dal peso fonetico anche altisonante, che ormai da diversi anni accompagna il videogiocatore nella sua “vita” videoludica? La risposta è molto più complessa e articolata di quel che può sembrare e, mai come in questa generazione di console, si espone ad un numero di variabili nettamente più ampio e dalla difficile collocazione. Le due protagoniste della nona generazione di console hanno finora vissuto di una partenza molto complicata, un po’ col freno a mano tirato, non tanto per una questione di mancanza di possibilità oggettive ma più che altro per una serie di scelte che hanno inciso, e stanno incidendo tutt’ora, profondamente su due (o meglio tre) macchine che continuano a faticare enormemente a dimostrare il proprio potenziale. Questi due anni di next-gen, che scoccheranno ufficialmente con il compleanno della linea Xbox Series, sono dunque da definire fallimentari? La risposta, chiaramente, è no, ma è palese che non tutto ha funzionato nel verso giusto e che tante cose non hanno ancora giustificato appieno l’abbandono di una batteria di console che ancora oggi spingono non poco sul mercato e nel cuore degli appassionati. Sia chiaro, di prodotti di ottimo spessore anche strutturale arrivati proprio grazie alla potenza e alle possibilità delle nuove macchine ne abbiamo già visti parecchi, ma è evidente che, come detto poco sopra, la scintilla definitiva sia ancora rimasta bloccata in canna, per motivazioni differenti. Che cosa significa, dunque, “next-gen” nel 2022? Difficile a dirsi, specialmente considerando “perdita” progressiva del significato più oggettivo del termine, a favore di un’interpretazione sempre più libera e personale delle due protagoniste del settore, che hanno via via plasmato l’identità del termine secondo modi e metodologie di approcci totalmente differenti.
La next-gen secondo Sony e PlayStation 5: quantità e qualità, ma con il freno tirato
Per analizzare il concetto sopracitato è impossibile non partire da Sony e da PlayStation 5, indubbiamente tra le due “big” quella che ha puntato maggiormente sulla potenza dei nuovi hardware per arricchire l’offerta ludica delle sua batteria, che ha dimostrato di saper sfruttare in maniera importante le nuove possibilità tecnologiche e soprattutto che ha lasciato trasparire una voglia maggiore di provare a fare qualcosina in più, seppur però con delle pesanti limitazioni. La compagnia nipponica, fin dal lancio o comunque nelle fasi iniziali di vita dei nuovi hardware, si è subito presentata con tante idee, con diversi prodotti pensati per la nuova generazione di console e, almeno nelle intenzioni e nelle dichiarazioni, impossibili da immaginare sulle vecchie macchine, che hanno avuto il compito di fare un po’ da gigantesco assaggio di quelle che sono le potenzialità offerte da PlayStation 5, sempre più il messia di un futuro che però fatica a farsi realmente vedere e sentire. Ci riferiamo, per una ragione di esclusività e temporale, in particolare a Demon’s Souls Remake e Ratchet & Clank: Rift Apart, due titoli che non hanno visto la luce su PlayStation 4 e, dunque, liberi del peso di adattarsi al vecchio hardware. Questi hanno dimostrato degli ottimi punti potenziali, seppur mai veramente rivoluzionari, in grado di far assaggiare sprazzi di vera next-gen a un pubblico sempre più genuinamente in attesa di un passo avanti sostanzioso. I due prodotti in questione, specialmente il secondo, hanno indubbiamente fatto vedere cose molto interessanti. Riuscire a immaginare quei tempi di caricamento così brevi, quei particellari così ben curati, quella densità di pixel e tutti quei piccoli ma importanti traguardi raggiunti con PlayStation 5 sui vecchi hardware sarebbe stato molto complesso e, nel bene e nel male, è proprio qui che nasce e si evolve quel punto di rottura che rappresenta un po’ il succo di questi primi due anni “zoppicanti” di next-gen.
Non è un mistero che PlayStation 5, così come Xbox Series X ma certamente di più, sia ancora introvabile sul mercato. Complice anche la pandemia, Sony e Microsoft hanno faticato non poco a far sì che le loro ammiraglie riuscissero a soddisfare l’elevatissima richiesta sul mercato e, sotto questo aspetto, a pagare maggiormente “il prezzo” di questa situazione, seppur non senza demeriti propri, è sicuramente Sony, per svariate ragioni. La passata generazione di console, al netto di un inizio ancora una volta lento e indeciso, è stata ed è ancora per la compagnia giapponese uno dei più grandi successi commerciali e non solo della sua storia, ragion per cui, inevitabilmente, è diventata una sorta di “peso” per il futuro prossimo della compagnia. Ovviamente, Sony non ha voluto e non vuole “abbandonare” i tanti utenti PlayStation 4, orfani di PlayStation 5 o semplicemente ancora “convinti” della propria macchina, ragion per cui ha continuato a rimanere in una sorta di “limbo” che, lentamente, sta avendo importanti ripercussioni sullo sviluppo di diverse IP. Ormai lo abbiamo visto in diverse occasioni, anche quando si tratta di prodotti importanti: Sony non sembra in grado di riuscire a “salutare” il suo recente passato, compromettendo in maniera a volte anche evidente il suo futuro. Ci basti pensare allo sviluppo di due pezzi da novanta come Horizon: Forbidden West e God of War: Ragnarok, due prodotti che avrebbero meritato e che necessitavano, probabilmente, uno sviluppo esclusivamente next-gen, per tantissime ragioni che certamente non staremo qui a elencare. Certo, comprendiamo la volontà di Sony di non escludere dal gioco i tantissimi utenti PlayStation 4, ma questo ha indubbiamente limitato la portata di due prodotti potenzialmente in grado di dare molto di più e di far assaporare ai giocatori di PlayStation 5 quella che è la next-gen, almeno nelle intenzioni. Sia chiaro, alcuni passaggi, alcune soluzioni, specialmente quelle relative al titolo di Guerrilla Games, hanno mostrato scorci di un potenziale indubbiamente importante, ma sono finiti eccessivamente schiacciati dal peso della necessità di girare, senza troppi compromessi, anche sui vecchi hardware. È impossibile non pensare, dopo averci giocato per decine e decine di ore, a cosa avrebbe potuto ambire il lavoro di Guerrilla o quello di Santa Monica senza il freno a mano tirato, senza quella sorta di silenziatore che ha impedito di scatenare quel boato che, con ogni probabilità, potremo udire soltanto nei prossimi anni, quando il passaggio alla next-gen sarà effettivamente tale.
Ode al Game Pass e ai servizi: la next-gen secondo Microsoft
Per motivi completamente diversi e per una politica aziendale che viaggia su un binario completamente opposto a quello di Sony, anche questi primi due anni di nuova generazione di console di Microsoft non sono stati esattamente super entusiasmanti. La compagnia di Redmond ha chiuso il difficile arco vitale di Xbox One nel migliore dei modi, con una lenta ma inesorabile ripresa che ha di fatto risollevato sia il morale sia l’andamento “economico” di tutta la divisione Xbox, colpevolmente incerta e claudicante nella sua gestione e nella comunicazione nel corso dei primi anni di vita dell’ormai “superata” ottava generazione di console. Un po’ come la classica “Coda di fenice”, a far rinascere letteralmente l’ecosistema Xbox ci hanno pensato Phil Spencer e il suo Game Pass, un servizio talmente funzionale da diventare, inevitabilmente, la spina dorsale di tutto l’ecosistema Xbox (e PC) nel giro di qualche mese. Forti di una rinnovata di fiducia in se stessi e soprattutto di una potenza, e per certi versi “prepotenza”, economica impressionante, Microsoft si è avvicinata all’arrivo della nuova generazione con un entusiasmo e una voglia di azzannare il mercato impressionanti, forse mai viste prima d’ora, che lentamente, però, hanno iniziato a manifestarsi in modi decisamente altalenanti, almeno dal punto di vista dell’ideologia di base. Per ovvi motivi, Microsoft non poteva in alcun modo ignorare il grande successo di Xbox Game Pass, e ne ha fatto il suo indiscusso alfiere anche nell’ingresso alla next-gen, senza però dimenticare quello che a tutti gli effetti è stato l’anello debole in quella passata, ossia le esclusive. Pur inglobando un numero di titoli imponente, è chiaro che l’assenza di esclusive di un certo peso abbia in qualche modo rallentato anche lo stesso Game Pass, ragion per cui, per l’arrivo della nuova generazione di console, Microsoft ha deciso di fare il doppio colpo: ampliare sempre di più l’offerta del Game Pass stesso e aumentare sensibilmente il numero degli studi first party. La nuova formula, almeno nelle intenzioni, aveva un potenziale smisurato. Sempre più esclusive e tutte nel Game Pass al lancio: Microsoft stava trovando una chiave di volta clamorosa, rivoluzionaria, irresistibile, in grado di darle una spinta a dir poco sensazionale in un primo periodo di next-gen ricco di incertezze e dinamiche poco felici, anche in seno alla concorrenza.
Sfortunatamente, però, anche per Microsoft le buone intenzioni e i grandi propositi della vigilia si sono scontrati con la realtà dei fatti che ha invece palesato una situazione fortemente diversa, seppur non così drammatica come ci si potrebbe immaginare. Sia chiaro, il Game Pass continua a risultare una macchina inarrestabile, un servizio imprescindibile e soprattutto un nuovo modo per entrare e successivamente fruire del medium videoludico, ma si sorregge, ancora una volta, su un parco titoli che ancora non si lega alle esclusive ma che fa leva sui tanti third party (anche al day one) inseriti nel catalogo. Al netto delle tantissime acquisizioni, tra cui quelle più altisonanti di Bethesda e quella più discussa di Activision Blizzard, il parco esclusive “next-gen” di Microsoft, almeno fino a questo momento, non ha saputo rispettare le gigantesche premesse della vigilia, salvo comunque riuscire a portare sul mercato diversi prodotti molto interessanti. E se Halo: Infinite, ha mostrato ottimi sprazzi sia tecnici sia ludici, seppur figli di uno sviluppo complicato e di diversi rinvii, necessari per ottimizzarne la qualità complessiva, a rappresentare il vero oggetto del desiderio di casa Microsoft è stato Forza Horizon 5, un prodotto per diversi versi incredibile ma ancora una volta, è il caso di dirlo, frenato dal peso della necessità di essere fruibile su più dispositivi, compresi i più limitati hardware di Xbox One, One X e One S. Va da sé che Microsoft, seppur con dimensioni e proporzioni diverse, è rimasta imbrigliata nella stessa problematica della concorrenza, ma è chiaro che questo aspetto non è centrale come per la scuderia di Sony. Il problema dei “freni” in casa Microsoft è passato ovviamente in secondo piano, proprio per la mancanza di materiale “pratico” da prendere in esame. Microsoft, fino a questo momento, ha indubbiamente sfruttato molto poco il grande potenziale tecnico della sua ammiraglia principale, sulla carta anche superiore a quello della concorrenza, ed è un gran peccato, proprio considerando il gigantesco impatto che il Game Pass sta avendo sul mercato, sempre più imprescindibile per tutti gli appassionati videogiocatori legati fortemente al marchio di Redmond.
Next-gen: speranze e aspettative per il futuro
In questo contesto titubante e un po’ incerto, in cui però non sono mancate produzioni di un certo spessore e dalle ottime speranze per il futuro, è chiaro che ci si aspetta come il pane un forte passo avanti, da entrambe le contendenti, seppur con modi diversi. Rimanendo in tema Microsoft, è chiaro che il primo passo da fare per rendere questo avvento della Next-gen veramente tale sarebbe quello di spingere con più decisione sull’acceleratore delle esclusive, sfruttando in maniera più decisa e concreta i tanti sforzi economici compiuti nel corso degli ultimi anni. Per fortuna, le buone premesse sembrano sicuramente esserci tutte, con alcuni capitoli in sviluppo presso i principali studi di riferimento dal grande fascino e dal successo quasi scontato. Parliamo, su tutti, di StarCraft, ma anche dell’ottimo “reboot” di Forza Motorsport, soltanto due degli esempi di quello che è il futuro del gaming targato Microsoft in termini di esclusive che, come al solito, arriveranno sul Game Pass sin dal day one, spingendone così l’asticella dell’hype verso vette a dir poco imponenti. È altrettanto evidente, però, che Microsoft deve dimostrare di voler puntare maggiormente sull’hardware in sé della linea Xbox Series, finito indubbiamente per diventare una sorta di “tramite” e non l’epicentro dell’offerta della compagnia californiana, un passaggio che continua a non essere chiaro agli alti piani dell’azienda e che continua a penalizzare il percorso evolutivo di tutta la next-gen nero-verde. Cosa vogliamo da Microsoft? Più esclusive, più titoli in grado di “vendere” la console, ma siamo convinti che questa probabilmente rimarrà soltanto una speranza, poiché la politica aziendale di Spencer & co sembra ormai ben chiara.
Discorso ben diverso per Sony e per la sua idea di next-gen. La compagnia nipponica non ha mai avuto dubbi su come gestire la sua line up, non ha mai sbagliato (o quasi) tempistiche o su chi e quando scommettere, ma si è sempre fatta limitare e frenare da un passato tanto glorioso quanto ormai fin troppo ingombrante. La voglia, ribadiamo, comprensibile di non voler lasciare indietro PlayStation 4 e la sua gigantesca utenza ha inevitabilmente frenato l’ascesa e la consacrazione di una next-gen che è sicuramente partita bene almeno nelle intenzioni e nelle idee, ma che ha pagato eccessivamente quella voglia di rendere ancora e forzatamente (in alcuni casi) ampio il suo bacino di utenza e di riferimento. Sony ha un incredibile bisogno di lasciarsi alle spalle PlayStation 4. Fa malissimo dirlo, da appassionato ma anche da addetto ai lavori, ma ormai è diventato talmente evidente che negarlo non può che far aumentare ancor di più i problemi in seno a questa zoppicante next-gen. Il tutto senza dimenticare la discutibile (ma forse comprensibile) scelta di aumentare il prezzo di PlayStation 5, un’altra mossa che, contestualizzata con quanto sta avvenendo negli ultimi anni, troviamo veramente complicata da digerire.
La risposta alla domanda principale di questo articolo, almeno per Sony, è dunque molto semplice: guardare avanti e con grande convinzione. Del resto, di IP importanti su cui puntare, tra cui le stesse sopracitate opere maxime di Santa Monica e Guerrilla, la compagnia di Minato ne ha veramente tante, e sarebbe il momento di iniziare a sfruttarle senza il peso di trascinarsi dietro la vecchia generazione di console che, dopo un onorato servizio, può finalmente considerare l’idea di andare a godersi quel meritato riposo che tutti noi stiamo aspettando.