La Dordogna è un dipartimento francese, una certa porzione di territorio che prende il nome dall’omonimo fiume; e a voi questo potrebbe pure non importare. Ma vi importa quando cominciate a considerare il fatto che la campagna della Dordogna è lontana dalle grandi città – da Parigi, soprattutto; e che è proprio qui che si ambienta l’avventura raccontata dagli sviluppatori francesi di Umanimation e Un Je Ne Sais Quoi. Stiamo parlando di Dordogne, una malinconica e graficamente adorabile avventura narrativa ora disponibile su praticamente tutte le piattaforme, e che noi nello specifico abbiamo portato al termine su Nintendo Switch. È un prodotto calmo, ragionato, che ha bisogno dei suoi tempi e che parla soprattutto attraverso i silenzi, quindi potenzialmente adatto letteralmente a chiunque e nel concreto indirizzato a chi privilegia la sperimentazione stilistica e narrativa sulla freneticità ossessiva di troppe produzioni odierne. Vi raccontiamo la nostra esperienza con Dordogne nella recensione che segue.
Passato e memoria: la trama di Dordogne
Tutta la potenza del passato e il valore della memoria sono stati raccontati magistralmente, in letteratura, già da Marcel Proust, e il collegamento non è ardito come potrebbe sembrare. La trama di Dordogne gioca costantemente tra due piani narrativi, tra due diverse realtà: il presente e il passato, l’età adulta e l’infanzia. Mimi, la protagonista, trascorse le vacanze estive della propria infanzia – fino ai tredici anni – in compagnia della nonna, che possedeva una casa in riva al fiume, in campagna. Di questo periodo, stranamente, non ricorda quasi nulla: il tutto è avvolto in un alone troppo sfumato, forse anche in seguito di un trauma o comunque di un brusco litigio avvenuto in seguito tra il padre di Mimi e la donna, litigio al partire da quale le due non si sono più viste. All’apprendere della morte dell’anziana (e contro il volere del padre), una Mimi ormai pienamente trent’enne decide di tornare in Dordogna per visitare quella casa che sente così legata a sé.
Comincia così un viaggio a ritroso, sapientemente gestito dall’alternanza tra sequenze nel presente (nella casa) e nel passato (nei vari luoghi visitati ed esplorati dalla Mimi bambina). Gli oggetti rievocano esperienze di tanti anni prima, e la protagonista ricostruisce un po’ non solo gli eventi in sé, ma le specifiche sensazioni legate a quelle esperienze (ecco spiegato il paragone con Proust). La trama non dura poco e non dura troppo: dura esattamente quanto ci si aspetterebbe, evitando il sopraggiungere della noia e della ripetitività, che comunque minacciano sempre da dietro l’angolo. Insomma, in circa cinque ore riuscirete ad arrivare ai titoli di coda, anche se vorrete dedicarvi al recupero di tutti i collezionabili disseminati in giro. Purtroppo il loro utilizzo non è stato studiato in modo perfetto: in teoria gli oggetti recuperati da Mimi sono stati pensati in funzione del diario della protagonista da ricostruire pagina dopo pagina; e tuttavia solo uno tra i tanti possibili può essere applicato a una pagina specifica in un determinato momento. Questo comporta la perdita di tutti gli altri, meccanismo che sinceramente stentiamo a giustificare, soprattutto in una narrazione che nel suo essere contenuta e calibrata avrebbe dovuto valorizzare appieno ogni singolo elemento.
Esplorazione e mini-giochi
La struttura ludica di Dordogne non è particolarmente articolata, intraprendente o innovativa: siamo alle prese con un’avventura grafica guidata, lineare, prevedibile, che gioca tutte le sue carte sulla forza della narrazione e sull’immedesimazione – commozione del giocatore. Dal punto di vista del gameplay, sicuramente si sarebbe potuto fare di più, ma non è detto che tutti vedano in questo aspetto un limite. Ad ogni modo, la scansione per capitoli – ognuno associato a una specifica memoria di Mimi ed evocato da un altrettanto specifico oggetto – vede alternarsi costantemente l’esplorazione con dei mini-giochi. Non aspettatevi chissà quale ambiente vasto e ricco di particolari: di solito si tratta di piccole stanze della casa della nonna, e si capisce subito, immediatamente dove bisogna andare o quale oggetto bisogna toccare. Le azioni più complesse consistono nel versare l’acqua in un bicchiere, girare una chiave in una toppa, raccogliere un libro, e neanche quelle in verità sono semplicissime perché il sistema di controllo della protagonista è abbastanza legnoso (paradossalmente funziona meglio nei mini-giochi).
Non possiamo anticiparvi la natura di questi ultimi, perché vi rovineremmo del tutto il poco che di “sorprendente” l’esperienza ha da offrirvi; vi basti sapere che in una sequenza, ad esempio, si potrà guidare una piccola imbarcazione lungo il fiume Dordogna, e in un’altra vi recherete al mercato della cittadina vicina per acquistare alcuni prodotti che servono alla nonna. Pian piano queste sequenze permettono a Mimi di recuperare la memoria; ma l’intervento del giocatore non si limita a questo e non resta sullo sfondo. Sarà infatti proprio il giocatore a decidere, di tanto in tanto, quale parola è possibile associare meglio ad una determinata situazione, influenzando così lo stato d’animo della protagonista e garantendo il recupero di un ricordo il più possibile attendibile. Non è che questo arricchisca più di tanto il tutto, né modifica in alcun modo l’esito della vicenda – ma dato che nelle avventure narrative metà dell’esperienza consiste proprio nel viaggio, gli sviluppatori hanno voluto garantire almeno l’illusione di influire sul viaggio stesso.
Dai punti di vista tecnico, grafico e artistico, Dordogne è invece eccellente. Qualsiasi altro limite ludico-narrativo non può che passare in secondo piano alla vista dei magnifici acquerelli che accompagnano ogni situazione, personaggio, fondale; visivamente parlando, la produzione di Umanimation e Un Je Ne Sais Quoi è davvero una gioia per gli occhi, e non stupisce infatti che su quest’ultima sia stata incentrata gran parte della campagna pubblicitaria del titolo. Purtroppo è anche vero che una tecnica artistica così valida avrebbe meritato di essere sfruttata in modo più convincente e in situazioni diverse: i luoghi sono quasi sempre identici gli uni agli altri, mostrando poca varietà anche in una produzione che dura, appunto, una manciata di ore.
Piattaforme: PS5, PS4, PC, Xbox One, Xbox Series S/X, Switch
Sviluppatore: Umanimation
Publisher: Focus Entertainment
Dordogne è un’avventura narrativa che cerca di supplire ad una serie di limitazioni investendo tutto su una direzione artistica eccezionale e su magnifici disegni ad acquerello. Racconta una storia personale, ambientata tra presente e passato: parla di lutto, recupero della memoria e di emozioni legate alla propria infanzia, e lo fa con toni delicati e piacevoli, impiegando un numero di ore contenuto (cinque al massimo). Dal punto di vista ludico però non è esente da difetti: i controlli sono un po’ legnosi, gli ambienti esplorabili molto contenuti, i minigiochi perfettamente dimenticabili, l’utilizzo dei collezionabili non eccellente. Certo, sono aspetti che si perdonano in qualche modo nell’economia di una narrazione generale comunque efficace e incisiva, ma ci saremmo aspettati qualcosa di più – perché siamo convinti che Dordogne avesse tutte le potenzialità per raggiungere risultati molto, molto più convincenti. Resta un’esperienza consigliata, magari soprattutto al primo sconto.