Nel corso degli anni abbiamo visto svariati mangaka raggiungere la dimensione videoludica attraverso le loro opere più famose. Che si tratti de “Le Bizzarre Avventure di Jojo” di Hirohiko Araki, “Berserk” di Kentaro Miura o più semplicemente “Dragon Ball” di Akira Toriyama, stiamo parlando in tutti questi casi di alcune delle opere più influenti e famose della letteratura fumettistica nipponica. Questo discorso però non può essere applicato alle storie di Gō Nagai, il rinomato autore di storie molto importanti come Devilman o Maziger Z e che però per un motivo o per l’altro non hanno avuto la fortuna di ricevere tie-in su console. Ebbene, a esattamente 20 anni dall’ultimo videogioco tratto dalle opere create da una delle colonne portanti della cultura giapponese, Microids ci ha offerto la possibilità di provare in anteprima il loro nuovo titolo action basato su una licenza molto cara al buon Gō e probabilmente a molti adulti cresciuti con i cartoni degli anni ‘80: UFO ROBOT GOLDRAKE Il Banchetto dei Lupi.
UFO ROBOT GOLDRAKE Il Banchetto dei Lupi: la magia Tokusatsu del sabato mattina
Non penso sconvolgerà nessuno affermare che tra le varie ispirazioni che hanno portato alla creazione di UFO Robot Goldrake ci sia l’impostazione narrativa del genere Tokusatsu, tipologia di media giapponese nato durante la Seconda Guerra Mondiale e che ha dato i natali ad altrettante gemme immortali della cultura pop del Sol Levante come Ultraman, Kamen Raider, Super Sentai e Godzilla. L’opera di Gō Nagai riprende infatti dai primi esempi di questa lista proponendo una macro-trama orizzontale incentrata sull’eterno scontro tra le forze del bene, rappresentate da Koji Kabuto e il suo robot TFO (Test Flying Object), e quelle del male perpetrate da Vega e il suo impero invasore, tra navicelle volanti e soldati Saucers che invadono il pianeta secondo la formula verticale del “Monster of the Week”, e che episodio dopo episodio davano vita a scontri a base di raggi fotonici, mosse coreografiche, azione e drama.
UFO Robot Goldrake non può che riprendere questo particolare stilema, adattandolo a una formula action-adventure open-map in cui il giocatore prende parte a missioni su missioni a base di scontri tra navicelle spaziali, scazzottate micidiali e infine uno scontro decisivo con il boss di turno. In contrasto all’epicità di premesse simili, gran parte della componente narrativa di questo titolo viene esposta tramite dialoghi in stile visual-novel, contornati da scenari di background e miniature dei personaggi su schermo. Un mezzo non proprio esaltante dal punto di vista del mero pathos ma che d’altro canto rappresenta un piccolo momento di pausa tra le varie missioni e che vanno a introdurre le prossime mosse di Vega e del resto degli antagonisti.
“EFFETTIVAMENTE” si trasforma in un razzo missile
Passando invece alla componente di gameplay di UFO Robot Goldrake, ogni missione verrà strutturata in tre fasi distinte. Una volta cominciato l’incarico, Koji e il robot TFO dovranno infatti raggiungere il luogo invaso dalle forze nemiche, tramite sessioni Shoot ‘em Up tridimensionali che a una prima occhiata ricordano gli intermezzi spaziali con la Gummiship visti nella serie Kingdom Hearts, tanto per citarne uno. Spostando la navicella con la levetta analogica sinistra e utilizzando i grilletti per sparare, ci si fa strada tra centinaia di sentinelle e torrette alla ricerca del punto strategico ottimale per incominciare l’azione via terra. In questa seconda fase, si passa invece al nucleo principale dell’esperienza Action Adventure, esplorando le ambientazioni alla ricerca di anomalie o il luogo in cui il Saucer nemico può essere affrontato. Tra un punto d’interesse e l’altro faranno la loro comparsa truppe d’assalto minori da affrontare tramite il combat system principale del titolo.
Utilizzando una sorta di bilanciamento “carta, sasso, forbice”, il giocatore utilizza diversi input del controller per attivare le svariate armi del robot TFO, come un raggio ad alta intensità, pugni di ferro in grado di concatenare combo mozzafiato, prese di wrestling che farebbero impallidire Kinnikuman e soprattutto la storica Alabarda Spaziale che fomentava gli animi dei giovani telespettatori durante le fasi conclusive dei vari episodi. Inoltre tramite la pressione dei grilletti, Koji è in grado di scatenare mosse speciali devastanti come un raggio a bersaglio singolo ma dalla potenza inaudita e la sua Trivella Spaziale, utile per spezzare le difese nemiche e garantire danni ingenti. A seconda della situazione, il nemico alternerà le proprie debolezze e resistenze, portando quindi il giocatore a dover ragionare al volo sul tipo di arma necessaria e sulla combo più ottimale per passare alla fase successiva del livello. Operazione che però in questa prima fase di prova non ci è sembrata così “fluida”, con cambi improvvisi avvenuti anche dopo un semplice pugno dalla potenza tutt’altro che devastante, creando una situazione in cui l’unica arma efficace era rappresentata dalla già menzionata trivella, portando quindi a un consumo della barra d’energia e limitando le opzioni a un singolo attacco “be all, end all”.
Un tributo al patriarca dei mecha
L’ultima fase del gameplay di UFO Robot Goldrake si è incentrata su una lunga e piuttosto boriosa sessione sparatutto in verticale stile bullet-hell, in cui ulteriori navicelle dell’impero maligno di Vega cercano di reclamare la testa di Koji e soprattutto la carcasse del TFO. Tuttavia, questa seconda versione della formula sparatutto applicata al titolo non ci è sembrata così convincente, tra la poca varietà di nemici e pattern lenti ma allo stesso tempo – dato il gran numero di particellari – frustranti da attraversare per tutti i 5/6 minuti in cui questo stage ha faticato non poco nel creare le stesse sensazioni di hype e frenesia delle sezioni di gameplay descritte in precedenza. Eppure, questa preoccupante pochezza in sostanza è stata subito sopperita dalla cura maniacale nel replicare l’iconica scena della trasformazione del TFO da mecha a navicella, e che rappresenta solo uno delle innumerevoli minuzie che ENROAD ha prodotto per rendere omaggio alla visione di Gō Nagai, come per esempio un riarrangiamento della colonna sonora originale di Shunsuke Kikuchi.
Piattaforme: PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch
Sviluppatore: ENROAD
Produttore: Microids
L’idea dietro a UFO ROBOT GOLDRAKE – Il Banchetto dei Lupi sulla carta è interessante, e riporta il genio di Gō Nagai sul palcoscenico videoludico dopo un digiuno di ben 20 anni. Tuttavia, alcune parti della produzione di ENROAD ci hanno fatto non poco storcere il naso, tra sezioni di gameplay leggermente scarne, ripetitive o anche solo poco emozionanti. Bisognerà capire se – una volta che il gioco arriverà nei negozi – ENROAD sarà riuscita a contornare le parti avanzate dell’esperienza con quel giusto mix di adrenalina e nostalgia per poter offrire al suo pubblico, ovvero coloro che hanno vissuto l’epoca degli anime a base di mecha e raggi atomici in stile Anni ’70, le stesse emozioni provate davanti alla televisione mentre Giorgio Locuratolo urlava a squarciagola “ALABARDA SPAZIALE!”