Forza Motorsport Recensione: come guidano i gentlemen

Contenuto, organizzato, bello da vedere e molto più da giocare, specie in multiplayer: eppure, mentiremmo se in questa recensione non ammettessimo che da Forza Motorsport, niente numero e niente inganno per questa sorta di capitolo zero di una delle più importanti esclusive moderne targate Xbox, ci saremmo aspettati qualcosa in più. Perché tutt’altro che rivoluzionario, in generale. Perché quel lavoro di sottrazione operato in scienza e coscienza da Turn 10 sembra cozzare con le aspettative di un’utenza abituata da anni a quel “More, More, More” che ha contraddistinto la filosofia delle produzioni AAA nell’ultimo ventennio. D’altro canto la serie originale di Motorsport – da non confondere con le scorribande arcade del cugino Horizon – affonda le sue radici in quella doppia esigenza che, agli albori del secolo, portò Microsoft a creare non solo un racing simcade capace di rivaleggiare con Gran Turismo 7, ma anche a costruire una percezione positiva attorno ad un marchio in cerca di giochi, idee, icone. Forza Motorsport, per quanto derivativo dell’opera di Polyphony Digital, ha sempre mantenuto la sua personalità. Lo ha fatto, ancora una volta perché, ancora una volta, ha guardato oltre. Ha guardato a Gran Turismo, per lo meno nella sua variante Sport. Ha spostato lo sguardo oltre i colori, le coccarde e le musichette. Ha guardato oltre, ma poi è rimasto in pista seguendo una traiettoria tutta sua, Forza Motorsport.

Non c’è trucco e non c’è inganno, nel nuovo Forza. Superata una breve introduzione giocata con le prime due gare che fungono a mo’ di tutorial lungo i circuiti di Maple Valley e Hakone, si avverte subito la sensazione di avere tra le mani un prodotto premium o, per meglio dire, una produzione Tripla A per cura, presentazione e tecnica. La sensazione, pure, è che il lavoro di Turn 10 sul gameplay sia stato focalizzato sul raffinamento di un modo di guidare già esistente e persino peculiare, ampliando le possibilità offerte dall’inclusività. Forza Motorsport, più dei suoi predecessori, è un gioco fortemente accessibile che cerca, riuscendoci, di abbracciare una platea quanto più vasta possibile di utenti. A tutti i livelli. Ed è su questo approccio che si fonda l’intera filosofia che, tanto nella campagna in singolo quanto nel multiplayer, regge la solida e un po’ banale struttura ludica: gare, eventi, campionati. Semplicemente le competizioni proposte, siamo in ambito single player, dalla Carriera di Forza Motorport denominata Builders Cup.

Forza Motorsport: una carriera (quasi) tutta da scrivere

Sia chiaro sin da subito che il Trofeo Costruttori, la principale modalità dedicata al gioco in singolo, chiede semplicemente di gareggiare, di correre, possibilmente di vincere o quantomeno salire sul podio nelle gare proposte in una lunga serie di eventi che si sbloccano superando quello precedente. Ogni evento, quasi sempre, è un torneo e, quindi, ha una classifica finale basata sull’assegnazione di un punteggio alla fine di ogni gara. Chi fa più punti, semplicemente, vince l’evento, ma basta molto meno per sbloccare quello successivo. La struttura, così, è principalmente verticale, ma si sviluppa anche orizzontalmente e fornisce al giocatore una sorta di libertà di scelta, comunque limitata, nel disegno della propria carriera. Esempio: il Modern Tour che apre le danze obbliga il pilota ad affrontare il trofeo Prestazioni Concrete. Superare le cinque gare che compongono la serie permette, così, di sbloccare, sempre all’interno dello stesso “viaggio moderno”, un nuovo trofeo, ma anche il primo evento di un altro tour che, se completato, aprirà una sorta di bivio alternativo. Come a dire che sì, i paletti ci sono e sono ben evidenti, eppure è apprezzabile che gli sviluppatori abbiano comunque voluto affidare all’utenza un piccolo potere nella costruzione del proprio destino o, se si preferisce, nel consentire di agevolare i propri gusti in fatto di motori.

Come prevedibile, Tour e Serie si sviluppano attraverso alcuni temi legati ai motori, alle classi o ai marchi, addirittura a modelli ben specifici. Nulla di nuovo sotto il sole, si direbbe, per quanto il sistema di crescita del pilota passi  attraverso il rapporto speciale che giocoforza si sviluppa tra auto e pilota. Piuttosto che vomitare mezzi su mezzi, la struttura di Forza Motorsport suggerisce all’utente di concentrarsi sull’auto in uso, aumentando il livello del mezzo e, quindi, aprendo a possibilità sempre nuove in tema di upgrade. La progressione è insomma scandita senza fretta, quasi sorseggiata come un vino pregiato e cozza, come anticipato, con la tendenza dei racing moderni a riempire il garage dei videogiocatori con premi e acquisti continui, piuttosto che frenetici cambi di sedile e volante. Forza Motorsport, ed è una novità anche per la serie, suggerisce al pilota virtuale di andare veloce in pista, ma pure di passare del tempo in officina a provare nuovi “pezzi”, studiare nuovi approcci, modificare sostanzialmente le caratteristiche base della vettura uscita dalla fabbrica e, perché no, ottenere un boost prestazionale nel corso di un campionato. Un sistema che funziona, per quanto in maniera sensibilmente diversa in base alle scelte legate alla difficoltà degli avversari e all’uso o meno degli aiuti in pista. Così come è oggi, il valore del nuovo Forza rischia di essere sottovalutato, probabilmente criticato in maniera estremamente soggettiva. Un valore che premiare, in termini prettamente ludici, chi è alla ricerca di una sfida fatta di avatar aggressivi e veloci: magari, di auto tutt’altro che docili perché prive di aiuti alla guida mai così incisivi.

Che la Forza sia con te!

Il punto è che Forza 2023 resta un gioco più “muscoloso” e “pesante” dello storico rivale nipponico da cui, però, eredita quelle pratiche di buona guida, pulita ed educata, introdotte sin dall’interazione Sport di GT. In realtà, la volontà di Turn 10 di spostare il fulcro del multiplayer sui dettami dell’educazione in pista era stata già avviata anni fa, con gli ultimi aggiornamenti del settimo capitolo. Ora, però, si fa sul serio e quella necessità in odor di Esport si è riflessa in generale nel gameplay. Innanzitutto, occorre dire che l’assenza di qualifiche, brutta abitudine mantenuta nel gioco in singolo, è stata tamponata con l’obbligo di effettuare alcuni giri di prova prima della gara. Come a dire, insomma, che conoscere il circuito e pure le condizioni dell’asfalto resta un dovere di ogni pilota chiamato pure, in ottica strategica, a scegliere prima della gara non solo l’assetto del mezzo, ma anche la mescola degli pneumatici e il quantitativo di carburante nel serbatoio. Si tratta di elementi che donano ad ogni momento, almeno nelle gare con un numero adeguato di giri, una inedita componente simulativa esplicata in un comportamento dei bolidi che, pur come da tradizione un po’ scivoloso, è sicuramente più coerente e appagante rispetto al passato. Il lavoro svolto sulla fisica e quindi sul contato tra le superfici e le gomme restituisce tante informazioni: sarebbe un peccato, quindi, rinunciare a un piacere di guida talmente ricercato eppure fragile rispetto alle lusinghe concesse dagli aiuti. Quasi un controsenso, ma l’incidenza degli stessi sull’intera esperienza è sicuramente maggiore rispetto ai precedenti capitoli. Il risultato finale è che il nuovo Forza Motorsport è un gioco davvero adatto a tutti, ma che non tutti, questa la previsione, saranno disposti a metabolizzarlo completamente, rendendo vani gli sforzi compiuti in tal senso. Se guidare puliti è una necessità, guidare per davvero – perché no? Anche col pad che una serie che ha fatto del controller una valida alternativa al volante – resta una responsabilità in capo ad ogni singolo utente. Giocatore avvisato sa cosa è giusto fare. Per davvero, visto che l’hub, dopo ogni specifica sequenza di curve e rettilinei affrontati, ti fornisce non solo il tempo intermedio di quella frazione di circuito, ma anche un voto, da 1 a 10, che aiuta a comprendere quanto si stia andando davvero forte. Certo, in generale è possibile capirlo da soli, ma l’attribuzione continua di un punteggio aiuta a limare i tempi, a capire cosa va e cosa non va nel proprio stile. Una sorta di scuola guida in tempo reale, con un maestro nascosto e pure persistente che non vuole certo sgridare il cattivo studente, ma solo spronarlo a gareggiare al meglio delle proprie possibilità.

Circa 500 auto, 20 circuiti con relative variabili e un ciclo giorno – notte H24 dove le nuvole e le precipitazioni non sono certo così rare. Detto della nuova carriera, più lenta e meno frenetica, è possibile che ci vogliano davvero settimane di gioco per sviluppare ognuna delle auto presenti. Molto meno tempo, invece, ci vorrà per memorizzare tutti i traccianti, se non altro particolarmente sensibili alla pioggia e alle temperature, visivamente traslate in video da una gestione delle luci e dell’HDR che, al netto di qualche sbavatura, rappresenta probabilmente una sorta di everest generazionale, almeno in ambito console. L’illuminazione è “totale” in estensione e il frame rate, almeno quando si scende a compromessi con la risoluzione, è quasi sempre granitico, persino con il ray tracing attivato in una modalità intermedia che, tra le tre disponibili sull’ammiraglia di casa Microsoft, consigliamo senza remore. E se i modelli delle auto, tra carrozzerie ed interni, continuano ad avere qualcosa in meno rispetto al solito concorrente nella resa di metalli e plastiche, è evidente il tentativo di spostare la direzione artistica verso i lidi del fotorealismo. Purtroppo, nonostante l’impiego di nuove tecnologie, resta un po’ di amaro in bocca per un gap generazionale che, francamente, sognavamo più netto, addirittura disarmante. Semplicemente, così non è.

Mantenendo il giudizio sospeso in tema di personalizzazione – condivisione di livree ed editor presentavano ancora alcuni problemi noti che saranno risolti a margine del lancio ufficiale – resta forte la percezione di trovarsi di fronte ad un prodotto che, al netto di pregi e magagne di un single player comunque classico, è stato pensato e immaginato per il multiplayer competitivo. Purtroppo le poche sessioni concesse a insider e stampa nel periodo di prova non ci hanno aiutato nella formulazione di una critica definitiva, eppure scommetteremmo che proprio le novità relative a fisica e guida faranno la differenza persino in questo campo. Anche le gare in multiplayer sono ben integrate nel pacchetto, almeno in termini di sviluppo di pilota e auto per una progressione che ben si integra con le altre modalità.

Ecco perché il sistema di penalità introdotto, per quanto spesso intransigente in termini di tagli e collisioni con i piloti umani, è stato immaginato con l’obiettivo di educare alla lealtà ogni pilota, ma di concedergli comunque la facoltà di restare aggressivo sul tracciato. Ecco, nonostante il gap in termini di esperienza accumulato sulla scena, vogliamo credere che Forza Motorsport 2023 non sia solo una “piattaforma” di servizi in odor di Gamepass, ma un gioco in evoluzione pronto a sviluppare un’anima o, perché no, un vero e proprio universo parallelo dove gareggiare, ogni giorno, con amici e nemici. Sempre, però, nel rispetto del tempo di chi, in qualche parte del mondo, ha avuto l’ardire di sfidarci. Potremmo parlare del sound dei motori, al top della categoria, piuttosto che del livello di dettaglio degli elementi a bordo pista per osannare la nuova esclusiva Microsoft. E invece, preferiamo evidenziare ancora una volta la bontà di quelle buone sensazioni di guida competitiva percepite in questi giorni di test su Series X. Percezioni quasi sempre positive e che, in calce, restituiscono un voto lusinghiero, ma neppure troppo. La vera Forza di Turn 10, questa la previsione, emergerà solo col tempo.

Piattaforme: PC, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Turn 10 Studios

Publisher: Microsoft

Nonostante il giudizio positivo e le belle parole spese in questa recensione, al nuovo Forza Motorsport sembra mancare qualcosa. Il racing di Turn 10 Studios è sempre un prodotto enorme, ben assemblato, persino più  a fuoco in questa ultima incarnazione, ma sembra anche essere tutt’altro che rivoluzionario rispetto a quanto promesso ai tempi del reveal. Nonostante le novità in termini di fisica e struttura debbano essere lette come buona novella, proprio come l’introduzione degli elementi strategici legati alla scelta della mescola delle gomme e alla gestione del carburante, resta un po’ di amaro in bocca per un gioco fin troppo classico nel gioco in singolo e che avrà bisogno di lunghe e future sessioni in multiplayer per esprimere il suo vero valore nel competitivo. Bello da vedere  e molto più da giocare, ma siamo davvero certi che, almeno sotto certi aspetti, dalle parti di Redmond non potessero osare di più per questo finto reboot?

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo