Pochissimi tra voi che leggeranno questo articolo si troveranno davanti al secondo capitolo di un gioco sconosciuto perché The Talos Principle è stato un enorme successo di quasi dieci anni fa. Pochissimi appunto, ma qualcuno sicuramente avrà perso l’appuntamento precedente e considerando che questo gioco gioco fu annunciato nel lontano 2016 è il momento di mettersi in pari con la storia, la storia recente dei puzzle game che, ad ogni modo, a questi titoli è debitrice. L’ambizione è altissima, cercare di mettere insieme un genere videoludico in decadenza (perché è in decadenza!) e l’insegnamento della filosofia, avete capito bene! Il titolo in questione vuole farci tuffare nell’espressione della mente umana più complessa e difficile da padroneggiare dell’intera epopea dei bipedi dall’uscita delle caverne fino ad oggi. Il tutto è condito da diversi tuffi nell’ebraismo che in questo secondo capitolo vanno oltre i richiami che si erano visti nel primo.
Narrazione ostacolante dominante
The Talos Principle 2 mette subito in chiaro che la vera protagonista del gioco è la narrazione e che il nostro povero avatar è una figura di contorno atta soltanto a portare chi lo controlla (ovvero noi) a porsi dei dubbi ed elevarsi sempre di più in uno stato di auto coscienza verso una piena comprensione della propria esistenza, almeno di quella all’interno del gioco. Questo immagino fosse lo scopo dell’allegra compagnia di Croteam ma in realtà le cose stanno parecchio diversamente. La filosofia è, in definitiva, riassunta dei personaggi che ci raccontano la propria storia con dettagli incredibilmente superflui onde passarci la palla per chiederci come la pensiamo su alcune questioni. Se a questo punto iniziasse un dibattito tra sofisti nell’Atene del IV secolo A.C. dove ci si picchia a suon si proposizioni logiche saremmo davanti ad una nuova pietra miliare della storia dell’educazione attraverso i videogiochi invece la digressione filosofica si ferma dalle parti di Anassagora (secondo capitolo del libro di filosofia del liceo) e non si spinge oltre rendendo queste pause perfino irritanti a chi di filosofia conosce qualcosa. Tralascio di parlare dei riferimenti all’ebraismo che non hanno ne capo ne cosa e sono per la maggior parte errati. Se non vi siete spaventati fino ad adesso rilassatevi perché il resto è più che buono.
Se infatti prendete il gioco come un puzzle game e della coerenza narrativa non ve ne importa assolutamente nulla potete mettervi in poltrona ed iniziare un viaggio al cui termine avrete più di una soddisfazione, più di una consapevolezza e più di una certezza di aver investito bene i vostri soldi. Questo perché i puzzle sono congeniati davvero bene e la curva d’apprendimento risolta in maniera brillante. Gli elementi che li compongono li conosciamo i laser, i rifrattori, i ventilatori i box da sovrapporre per raggiungere le aree inaccessibili il tutto mischiato con una varietà che li piazza molto oltre la soglia della ripetitività e della noia. Certo, vinciamo contro la logica e veniamo subito gelati da uno spiegone ma i “puzzelisti” duri e puri (passatemi l’invenzione del termine) avranno la forza videoludica di ignorare il fastidio già dalle prime battute.
Più puzzle per tutti
Con la premessa fatta alla fine del precedente paragrafo non si può che apprezzare il lavoro che è stato fatto per rinfrescare , ricaricare e registrare le meccaniche del primo titolo per dare vita a qualcosa di solido e con una discreta quantità di innovazione. Già dai primi enigmi si vede lo sforzo che i designer hanno fatto con carta e matita prima ancora di mettere mano alla realizzazione delle aree. Le aree sono in totale dodici ognuna con la sua meccanica particolare di risoluzione. Le aree sono poi ulteriormente suddivise in otto puzzle principali che si sondano più o meno in tutta la superfice, due secondari e due ambientali. Se poi riuscite a completare tutti i secondari alla fine dell’avventura ce ne sarà uno extra abbastanza complesso, considerate però che essendo già abbastanza complessi i secondari, quando non realmente difficili, ci arriverete decisamente preparati. Il gioco è quindi ben più vasto del suo predecessore e nonostante un certo “vuoto cosmico” che regna all’interno delle aree per portare a termine il gioco l’esplorazione sarà fondamentale, non tutto infatti è sotto al luce del sole. Questo aspetto merita però un approfondimento critico perché se da un lato al possibilità di esplorare l’area per portarne via i segreti è molto interessante dall’altra la cura dedicata ai luoghi ed ai dettagli lascia davvero con l’amaro in bocca. In alcune parti non c’è davvero nulla e l’abbondanza di elementi grafici è dovuta soltanto al fatto che questi siano reperibili nelle ormai sterminate librerie di Unreal Engine. Elementi con cui non si interagisce nemmeno per sbaglio e che danno a tutto l’ambiente un’idea di cartonato scenografico. Lo stesso si può dire per la coerenza logica tra le grafiche delle varie aree il cui raccordo più logico che mi viene in mente è: campato totalmente in aria.
Girando nei luoghi avremo però, oltre quanto già detto, la possibilità di reperire alcuni “gettoni Prometeo” che permettono di saltare a piè pari i puzzle e se si vuole anche recuperarli in un secondo momento riprendendosi il gettone. Questo permette sicuramente di non rimanere impantanati in un puzzle la cui logica ci è oscura ma dall’altra parte, devo dire, non ne ho mai avuto bisogno perché, per quanto complessi siano i puzzle si basano su pattern che un giocatore navigato ha più o meno visto nella sua esperienza. I puzzle ambientali poi sono divisi in tre tipologie, quello di Prometeo dove dobbiamo individuare uno spirito vagante e portarlo fino alla statua del titano, quello della Sfinge che si risolve interagendo con gli asset dell’area e quello di Pandora dove dobbiamo far si che un particolare laser raggiunga un determinato obiettivo. Quest’ultimo è il più interessante e divertente in quanto dovremo fare più volte appello a tutta la nostra creatività per risolverlo. In definitiva, The Talos Principle 2 è un titolo più che buono con qualche pecca, anche pesante, che potrebbe allontanare alcune tipologie di giocatori, ma che presenta una struttura ludica davvero solida e conserva in sé la speranza che tale struttura possa essere utilizzata dagli sviluppatori per un terzo titolo che rivaluti a pieno la formula vincente del primo e che non cada nella pedanteria che invece ci propone la storyline di quest’opera.
Piattaforme: PC, Xbox, PS5
Sviluppatore: Croteam
Publisher: Devolver Digital
The Talos Principle 2 è un ottimo puzzle-game, sicuramente uno dei migliori degli ultimi dieci anni. Presenta delle meccaniche interessanti e la giocabilità è decisamente alta inoltre frustra il giocatore davvero poco. Alla lunga nonostante lo sforzo dei designer può apparire ripetitivo specialmente se ci cerca di terminarlo in fretta. La parte educativa è invece completamente da rivedere perché a causa di una sua eccessiva semplificazione ed inutile prolissità rovina in maniera irrimediabile lo storyline costringendo il giocatore a smettere di preoccuparsene ed a pensare a risolvere gli enigmi. Sicuramente una buona prova ma che lascia enormi margini di miglioramento. Ottimo, dobbiamo invece ammettere, la struttura generale del gameplay, davvero solido e parto a lunga gestazione di designer che hanno speso ore ed ore di ragionamento nel cercare di creare enigmi in grado di intrigare il giocatore al livello giusto e con una difficoltà salomonica: né troppa né troppo poca!
