Tekken 8 Provato: più aggressivo, più eccessivo, più accessibile

I Big del mondo del picchiaduro si sono dati appuntamento per uscire in massa nell’arco di pochi mesi: ad aprire la strada ci ha pensato Street Fighter 6, poi è arrivato Mortal Kombat 1 e infine, con l’avvento dell’anno nuovo ci stiamo preparando ad accogliere Tekken 8. Proprio in vista del debutto di quest’ultimo – previsto per il 26 gennaio 2024 – il produttore e distributore Bandai Namco ci ha convocati per metterci un controller in mano e farci provare una demo ben rappresentativa di quello che sarà il prodotto commerciale vero e proprio. Avevamo già esplorato in occasione della Closed Network Test (CNT) estiva molte delle vecchie e nuove meccaniche di combattimento inscenate dal titolo, occasione che ci aveva portato a concentrarci sui tecnicismi del gameplay, quindi questa volta ci concentreremo a descrivere il gioco in senso più orizzontale, anche perché l’hands-on che ci è stato offerto si apriva a modalità di gioco e contesti che fino a oggi avevamo visto esclusivamente sotto forma di cinematica promozionale. Dalla modalità storia al tanto amato Tekken Ball, ecco a voi la nostra esperienza.

Le meccaniche che muovono Tekken 8

Tekken 8 non emula i passi dei marchi competitor, non ha cercato di stravolgere la formula consolidata per rinfrescare un prodotto che, evidentemente, viene considerato vittorioso nella sua formula corrente. Tekken rimane pertanto Tekken: un titolo picchiaduro di facile accessibilità in cui anche il pigiare pulsanti a caso – il “button-mashing” – è in grado di generare risultati appaganti, il tutto accompagnato da altissimi picchi di testosterone, da scelte estetiche immediatamente riconoscibili e da un sistema di gioco che stimola come non mai l’azione e le strategie aggressive. L’ottavo episodio della saga promette di fatto di enfatizzare oltre ogni misura i tratti caratteristici del brand. Si parte dal design sopra le righe, elemento di primo impatto nel fruire il titolo, per poi muoversi verso la profonda inclusività nei confronti dei neofiti e lo sviluppo di concatenazioni di combo sempre più lunghe e scenografiche.

La serie si accompagna da sempre a meccaniche di gioco estremamente accessibili e accoglienti, un approccio che viene enfatizzato da Tekken 8 grazie alla possibilità di fare affidamento su di uno schema di controllo opzionale che alleggerisce ulteriormente la complessità dei comandi necessari ad eseguire attacchi e mosse. L’idea di introdurre un set di comandi semplificati non rappresenta certamente una novità stravolgente, tuttavia Bandai Namco ha voluto compiere un passo aggiuntivo e ha permesso di attivare/disattivare le scorciatoie alle mosse direttamente in-game tramite la pressione del pulsante dorsale sinistro (L1, su PlayStation 5). Una novità ben più impattante è invece quella dell’aggiunta della Heat Gauge, una “barra rabbia” che può essere attivata una volta a round e che potenzia non poco i danni causati dai vari personaggi giocanti. Quando viene attivata la Heat Gauge, il combattente si abbandona a una frenesia che gli permette di causare danni agli avversari anche quando questi sono in parata, inoltre la sua ira funesta può essere incanalata in uno Heat Smash, un attacco devastante che è capace di ribaltare gli esiti del match, ma che se usato con eccessiva leggerezza può essere bloccato e punito crudelmente.

Uno scontro generazionale al di sopra di ogni logica

La storica serie videoludica di Tekken era nata dal presupposto di uno scontro generazionale tra Kazuya Mishima e suo padre, Heihachi Mishima, capitano d’impresa che ha originariamente avviato il torneo di arti marziali al solo fine di vedere se il suo successore fosse effettivamente degno di prendere in mano le redini dell’azienda familiare. Il torneo era noto come “pugno d’acciaio”, ovvero “tekken” in lingua giapponese. Le vicende della saga sono dunque partite da un presupposto folle e ridicolo, una propensione all’assurdo che negli anni non è stata affatto ridimensionata. Anzi, il tutto si è enfatizzato ai massimi livelli. La modalità single player di Tekken 8 si concentra dunque sull’ennesimo scontro generazionale, questa volta tra Kazuya e suo figlio, Jin Kazama, i quali sono però ora ai vertici di una guerra mondiale che ha coinvolto decine di migliaia di vittime innocenti. Come se non bastasse, ambo i contendenti hanno accesso a un gene demoniaco che li trasforma in esseri soprannaturali dagli istinti distruttivi, ossia Devil Kazuya e Devil Jin.

Partendo da questo presupposto, Kazuya, preso da un’irrefrenabile ondata di delirio d’onnipotenza, decide di organizzare l’ennesimo torneo: ogni continente della Terra può selezionare un campione che avrà l’onore di sfidarlo. Qualora il combattente si dovesse dimostrare troppo debole, Kazuya si assicurerà il diritto di distruggere le nazioni che ne hanno sottoposto la candidatura. Il giocatore esplora la trama indossando i panni di Jin, il quale si imbarca in un lento viaggio mirato a dominare lo spirito maligno che alberga dentro di lui, così da riuscire finalmente a porre un freno alle malefatte paterne. La bizzarra vicenda viene narrata da Tekken 8 attraverso clip cinematografiche che sembrano uscite da un anime, le quali sono altresì in grado di esporre in maniera impeccabile i rapporti tra i combattenti, rendendo il tutto fruibile anche ai neofiti. Occasionalmente i filmati si fregiano inoltre di quick-time-event attraverso cui è virtualmente possibile modificare gli accadimenti che si susseguono su schermo, tuttavia non siamo ancora in grado di dirvi quanto le decisioni del singolo possano influire sugli esiti finali dell’intreccio. Quello che possiamo assicurarvi è che, nel suo estro, la vicenda single player evidenzia con molta enfasi la distruttibilità dei ring di combattimento, un frangente che incide attivamente anche sul sistema di combattimento vero e proprio.

Tekken 8

Pimp my Tekken 8

Oltre alla storia principale e alla modalità versus, Tekken 8 si accompagna a un insieme di modalità aggiuntive che, spesso e volentieri, si incrociano all’interno di un battle hub di gioco noto come Arcade Quest. Gli utenti navigano questo universo digitale fatto di arcade anni ’90 attraverso un avatar  super deformed personalizzabile che, con un approccio molto meta, rappresenta un gamer estremamente appassionato di Tekken che si incontra con gli amici per celebrare l’uscita dell’ultimo capitolo della sua saga preferita. In questa hub viene proposta una “modalità storia” parallela a quella canonica. Al posto di dover risolvere i problemi del mondo, lo scopo del protagonista di questa sotto-trama è quello di sfidare gli altri giocatori, così da scalare la classifica dei migliori gamer competitivi e infine, sfidare il borioso campione del mondo, il quale mira al successo e non crede nel fatto che si possa giocare per puro divertimento. L’approccio narrativo di Arcade Quest è poco accattivante e assolutamente superfluo, tuttavia rappresenta un grado di sfida molto dolce e che si presta come un magnifico punto di ingresso per tutti coloro che devono compiere i primi passi all’interno del picchiaduro di casa Bandai Namco.

Sconfiggere i bot sblocca inoltre tutta una serie di elementi di personalizzazione che certamente faranno la gioia di collezionisti e completisti. L’alterazione estetica dei combattenti presenti nel gioco rappresenta d’altronde un feticcio fisso della saga, uno sfogo peccaminoso che in questa iterazione si estende alla possibilità di modificare anche il proprio avatar, l’interfaccia di gioco, le tag del giocatore e persino la colonna sonora, la quale attinge all’intera storia del brand. Essendo ambientata in molteplici sale arcade, l’hub di gioco viene sfruttata anche come portale d’eccellenza attraverso cui avviare il matchmaking contro gli utenti online – opzione che non non abbiamo testato in prima persona, visto che la demo era offline –, ma anche come centro d’addestramento per mettersi alla prova coi ghost, le intelligenze artificiali che vengono addestrate sulle strategie di combattimento degli utenti in carne ossa. Queste IA sono sempre più eclettiche e imprevedibili di quelle naturalmente offerte dal titolo, quindi possono dimostrarsi la scelta ideale per tutti coloro che sono alla ricerca di uno sfidante “umano”, ma che non vogliono assoggettarsi ai tratti più frustranti del multiplayer. Cose tipo la tossicità online, il lag, i tempi di caricamento allungati o qualsiasi genere di interazione umana.

Scendere o non scendere sul ring

Considerando che il settore dei picchiaduro è attualmente asserragliato da validissime alternative, è più che mai lecito chiedersi se valga la pena o meno acquistare Tekken 8. In generale, sospettiamo che i fan della serie potranno investire nel titolo senza timore di rimanerne delusi: gli elementi essenziali della saga sono tutti presenti, aggiungendo qualche elemento minore in più e ritarando gli equilibri di gioco così da premiare maggiormente il mantenimento delle combo aeree, il cosiddetto juggling. L’Arcade Quest rappresenta un diversivo innocuo e che ricorda da vicino il World Tour di Street Fighter 6, difficilmente si dimostrerà un vero punto di svolta, anzi potrebbe far storcere il naso ai giocatori più esigenti e maturi. Più in generale, la nostra prima impressione  è che Bandai Namco abbia preso il suo picchiaduro più celebre e che lo abbia modificato quanto basta per renderlo più rapido, frenetico e incentrato su combinazioni di attacchi prolungati e scenografici. Una scelta che farà felice i più.

Tekken 8 è appagante da giocare, ma si carica anche di un grande intrattenimento visivo. Maliziosamente, sospettiamo che i programmatori abbiano giostrato i loro sforzi con lo scopo finale di creare un prodotto che possa insediarsi nell’universo degli Esport sfruttando il suo coinvolgente dinamismo. Qualora la frenesia dell’azione si dimostri eccessiva, è pur sempre possibile però ritirarsi sulla spiaggia di Tekken Ball, così da rilassarsi con una “tranquilla” sfida a beach volley. La modalità in questione rappresenta un gradito ritorno dell’amato mini-game introdotto ai tempi di Tekken 3 e praticamente mai più riproposto se non nell’edizione Wii U di Tekken Tag Tournament 2. Richiamando apertamente il suo predecessore, questo divertissement collaterale pone due combattenti ai capi di un campo di pallavolo con la missione di far cadere il pallone nell’area dell’avversario. La distinzione fondamentale con lo sport vero e proprio è che i partecipanti non accumulano punti, piuttosto perdono punti vita ogni volta la palla tocca il loro territorio o, più banalmente, ogni volta che ricevono in faccia i pugni o le pallonate dall’avversario.  L’ultimo a rimanere in piedi, vince la partita. Nei picchiaduro, persino il beach volley è “extreme”!

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox Series X|S, PC

Sviluppatore: Bandai Namco Studios

Publisher: Bandai Namco Entertainment

Data di uscita: 26 gennaio 2024

Da quel che abbiamo collaudato, ci sentiamo di poter affermare che Tekken 8 sia fondamentalmente un Tekken più aggressivo, più rapido e più inclusivo. Se siete dei veterani del brand potete bene o male essere certi che gli elementi ricorrenti che avete imparato ad apprezzare saranno tutti presenti in quest’ultimo capitolo della saga. L’aggiunta di qualche modalità secondaria è certamente gradita, ma si tratta di un di più poco essenziale a valorizzare un prodotto che promette già di per sé di essere solido e di grande intrattenimento. Detto questo, vi invitiamo a collaudare a vostra volta l’esperienza di gioco, così da poter sviluppare in prima persona delle opinioni consapevoli.