Resident Evil 4 (qui la nostra recensione del gioco base) ha avuto un successo talmente strepitoso da strappare una candidatura come Game of the Year ai Game Awards 2023. Non c’è di che sorprendersi, dal momento che si tratta di uno dei capitoli più amati della saga horror, se non il più amato in assoluto. Il suo mix di horror e azione fu rivoluzionario all’epoca della prima pubblicazione, tanto da far virare il genere di tutti i successivi episodi della saga proprio verso l’Action. Anche per questo motivo, già nel 2021 la notizia di una versione in realtà virtuale del gioco fu accolta con trepidazione, dal momento che si presta idealmente benissimo alla trasposizione per caschi e motion-control. Da allora la virtual reality si è evoluta molto, entrando sempre più di frequente nelle case degli enthusiast della tecnologia videoludica e non. Sarà per questo che da Resident Evil 7 a oggi, Capcom si è prodigata con impegno per realizzare ottime traduzioni in realtà virtuale di ogni Resident Evil? O forse perché l’horror e la prima persona, ancor meglio se immersiva come quella del PSVR2, stanno così bene insieme? Comunque sia, anche Resident Evil 4 è stato colpito dalla VR Mania ed è diventato più “profondo”. Fra l’altro, in forma di DLC gratuito per tutti i possessori di una copia regolare del gioco su PlayStation 5.
Ha tutto il buono del Remake…
Partiamo con ciò che Resident Evil 4 VR ha di buono, e cioè… tutto ciò che il remake di Resident Evil 4 ha di buono. Non crediate infatti che Capcom abbia solo “ripulito” il gioco in realtà virtuale pubblicato nel 2021: non è così. Invece, proprio come già fatto con Resident Evil 7 e Resident Evil Village, gli sviluppatori hanno riadattato la build “flat” alle meccaniche immersive e alla visuale in prima persona, lasciando però praticamente inalterata la bontà del comparto grafico e della direzione artistica dei giochi di partenza. Così è anche per Resident Evil 4 Remake VR, che infatti non è esteticamente paragonabile alla sua precedente transizione per Oculus. Tutti i dettagli delle location, le nuove texture, particellari e animazioni sono semplicemente parecchio più belle di prima, ma per forza: siamo passati dalla potenza di calcolo di un visore standalone portatile, a quello di Play Station 5. Peraltro, anche le lenti del PSVR2 fanno la differenza, con la loro risoluzione più alta e l’angolo di visuale maggiore. Ultimo, ma non per importanza, il feedback aptico che passa attraverso casco e controller: c’è, ma ci sarebbe piaciuto venisse sfruttato di più, dal momento che in altre produzioni recenti, sempre per il casco di Sony, si è dimostrato un tassello fondamentale per garantire un’immersione di livello superiore.
Il sistema di illuminazione rinnovato, anche lui identico a quello del gioco per schermi tradizionali, è una manna dal cielo in realtà virtuale. Come abbiamo anticipato, Resident Evil 4 fu il capitolo che fece compiere alla saga il cambio di marcia, spostando l’attenzione sui momenti action e sulla spettacolarità, piuttosto che sui puzzle o sulla componente puramente orrorifica. Questo non significa che, già in originale, non proponesse sezioni spaventose, ma solo che queste erano distribuite con più parsimonia e fossero, nel complesso, un po’ meno intense. Per sua natura, però, il VR è una piattaforma che si presta benissimo all’horror, dato che ci mette direttamente all’interno della scena e ci fa sentire molto più in pericolo. Già Resident Evil Village aveva giovato di questo incremento dell’immersione “terrorizzante”, per non parlare di Resident Evil 7, che già in flat aveva fatto sobbalzare più di un player dalla sedia. Resident Evil 4 non fa eccezione, soprattutto nella seconda metà dell’avventura. Quando aumenta il numero delle ambientazioni claustrofobiche e buie, come grotte e catacombe, che in virtual reality sono decisamente meno invitanti (in senso buono).
…ma non è stato ritoccato abbastanza per la VR
Pur apprezzando la distribuzione gratuita a tutti i possessori del gioco base, e anche se, come abbiamo detto poc’anzi, l’immersione aumentata consente di godere al meglio di alcuni momenti resi più intensi dal magico visore Sony, purtroppo dobbiamo dirlo: Resident Evil 4 VR è forse la trasposizione in realtà virtuale meno ragionata di tutte le altre della serie. Resident Evil 7 fu un esperimento interessante, riuscitissimo in quanto il gameplay era stato semplificato parecchio e la visuale era già in prima persona dall’inizio. Le cut scene erano visualizzate tutte dal lunto di vista del protagonista, e i puzzle, il gameplay e ogni istante in gioco erano traducibili in VR senza doverli aggiustare troppo o snaturare. Idem dicasi per Resident Evil Village, che in più ha diversi assi nella manica, o meglio, nel cappotto dalla sua. Stiamo parlando per esempio dell’inventario raggiungibile in modo iper contestualizzato, aprendo il cappotto ed estraendo dalla tasca l’oggetto che ci serve.
Resident Evil 4 VR parte di sicuro svantaggiato: la visuale è in terza persona, così come tutte le animazioni più movimentate come calci volanti e le varie acrobazie scriptate contro i Boss. Anche i filmati di intermezzo sono ripresi al di fuori dello sguardo del protagonista Leon, il che era un problema già nel 2021 con la prima versione VR. La soluzione adottata per non dover ricreare da Zero ogni cut scene è perciò la medesima di allora: spezzare l’immersione ogni volta che c’è da raccontare qualcosa e proiettare su uno schermo fluttuante nel vuoto il filmato di intermezzo. Comprenderete che pur essendo la risposta più semplice e funzionale, rispetto a Resident Evil 7 e 8 questo 4 Remake infrange eccessivamente la quarta parete tirando, troppo spesso e con troppa violenza, il giocatore fuori dall’immedesimazione. Chi ha giocato Resident Evil 4 sa bene, infatti, quanto la trama raccontata dalle immagini pre-renderizzate sia importante, e quante cut scene ci siano specialmente verso l’inizio e la fine del gioco. A volte anche molto ravvicinate tra loro, per giunta. Il continuo entrare e uscire dal personaggio per giunta potrebbe non essere fastidioso solo “platonicamente”, ma anche praticamente, per chi soffre di Motion Sickness. Le opzioni per ridurne l’impatto sono le solite, utilissime (vignettatura, teletrasporto ecc.) presenti nelle opzioni, ma nessuna ovvia al problema del cambio di visuale per le cinematic… nè per le animazioni di combattimento più spinte. Quando Leon sferra i suoi poderosi calci, quando xeve destreggiarsi in momenti oarkour scriptati e nel corso di alcune Boss Fight che coinvolgono meccaniche peculiari, per capirci, la telecamera si allontana dagli occhi del giocatore e moatra Leon da lontano, come nel gioco piatto.
Come se non bastasse, infine, rispetto al gioco del 2021 ci sono molti meno oggetti interaggibili a terra o intorno a noi, ovunque ci troviamo. Nemmeno le trappole si disinnescano manualmente, ma bisogna usare un tasto del controller. È un vero peccato, perchè gran parte del fascino della VR è interagire con l’ambiente circostante e testare le reazioni di quest’ultimo alla nostra curiosità. Lanciando un oggetto che in 2D sarebbe stato solo decorativo contro un nemico per danneggiarlo o stunnarlo, o anche solo divertendoci a “smanacciare” qua e là per sentirci davvero parte di una “realtà” virtuale. Anche molti enigmi non hanno ricevuto una buona traduzione in VR, e restano vincolati all’uso di tasti e levette anche laddove si sarebbero prestati benissimo ai motion contr. L’impressione, quindi, è quella che vi abbiamo scritto all’inizio del paragrafo: Resident Evil 4 Remake VR non è stato adattato o pensato con cura per la VR, almeno non quanto i due giochi precedenti, il 7 e Village, della serie Resident Evil.
Resident Evil 4 VR: ne vogliamo comunque ancora!
Difetti e pregi a parte, vestire i panni di Leon e muoverci tra le ambientazioni marcescescenti infestate di zombie e mostri è sempre fantastico. Arriviamo a dire che è così che Resident Evil sta mostrando i suoi lati migliori: con in testa un visore e affrontando vis a vie gli enigmi, i nemici e vivendo le ambientazioni da un pulpito privilegiato, quello dei protagonisti. Lo shooting è più divertente, l’immersione è totale e gli spaventi sono più intensi, e perciò più rilevanti nell’economia dei titoli. Pensare che quelle che abbiamo vissuto fino a oggi siano state solo trasposizioni di giochi flat, e non esperienze interamente pensate per la VR non fa che rafforzare questo pensiero, che da tempo ci rimbalza in mente. Resident Evil deve avere un capitolo interamente progettato, pensato e finalizzato per i visori VR. Uno che sfrutti i feedback aptici a dovere, i motion control per enigmi rivoluzionari e per le arrampicate, l’eye tracking di PSVR2 per jumpscare inaspettati e terrorizzanti. I tempi iniziano a essere maturi, forse, per un esperimento simile.
Piattaforma: PlayStation 5, PlayStation VR2
Sviluppatore: Capcom
Publisher: Capcom
Resident Evil 4 VR, pur non essendo perfetto, è affascinante come non mai in realtà virtuale, anche se meno di Resident Evil 7 e di Village. Perciò sì, ne vogliamo ancora. Altri Resident Evil in VR che esaltino ogni aspetto della saga Capcom a meta tra azione, avventura e horror. Come minimo, altri capitoli della serie trasformati, perchè no, il primo sarebbe una meraviglia secondo noi e Villa Spencer brillerebbe come non mai nelle lenti di un Meta Quest. Staremo a vedere. Di sicuro, nel frattempo se possedete un visore di ultima generazione e una PS5, se non eravate convinti dell’acquisto del remake perchè avete completato troppe volte l’originale, e temete di non godervelo questo è il momento di buttarsi. Perchè in VR ogni gioco si trasforma, ogni azione tipica che come videogiocatori affrontiamo istintivamente richiede nuove memorie muscolari, nuove abilità. E poi, Resident Evil 4 è un capolavoro sempre: piatto, o in realtà virtuale che sia.
