Pacific Drive Provato: Riding on the storm

Se ci fosse un brano musicale per ogni gioco Pacific drive sarebbe sicuramente il famoso successo dei Doors “riding on the storm”. Il gioco sviluppato da Ironwood Studios è infatti una sorta di survival horror che ha come centro dell’azione una vettura, il suo occupante e tutte le difficoltà che potremo incontrare nel nostro percorso il quale apparirà molto misterioso nelle prime battute e lo rimarrà a lungo nel gioco. In questo provato abbiamo trovato abbastanza elementi per capire cosa aspettarsi dal punto di vista del gioco ma la “lore” almeno al sottoscritto è parsa abbastanza confusa ed oscura come l’ambiente che ci circonda all’interno del gioco. L’oscurità imperante è stata proprio una delle prime difficoltà che ho incontrato, nemmeno con la massima luminosità infatti e nemmeno con i fari della macchina accesi si riescono a vedere alcuni dettagli, per fortuna esiste una modalità semplificata che ci permette di vedere gli oggetti da lontano anche quando questi sono irraggiungibili.

Il nostro provato di Pacific drive parte mentre all’interno della nostra automobile ci dirigiamo verso non sappiamo bene dove, seguiamo una strada che sembra abbandonata fino al primo stop composto da New Jersey di cemento che ci costringono a proseguire lungo una mulattiera. In questa prima parte capiremo come utilizzare i comandi principali dell’auto quali il clacson o i tergicristalli ed a prendere confidenza con il volante, confidenza che è meglio prendere il prima possibile, non tanto per i danni che si possono provocare all’auto nella collisione ma per non finire in posti dove potreste rimanere incastrati facilmente. La prima cosa che si nota è la mancanza delle marce, che sono ridotte alla modalità guida ed alla modalità parcheggio (ovvero il freno a mano), questo sicuramente fa ben comprendere verso quale indirizzo vada il gioco che a quanto pare non intende essere nemmeno lontanamente un simulatore di guida. Una volta che ci siamo gettati nella mulattiera proseguiamo sul fondo stradale sconnesso facendo un altro po’ di pratica mentre intorno a noi ci sono tutte le avvisaglie di quella che sembra una tempesta elettromagnetica. Gli oggetti iniziano a vorticarci intorno e mentre diversi fulmini si scaricano da altrettante torri di elettrificazione ci troviamo catapultati nel peggiore incubo che potrebbe capitarci: la nostra vettura si ferma e non ha intenzione di ripartire, restare dentro è inutile, dobbiamo uscire e per essere ancora più ottimisti piove ed è buio pesto. Camminando a piedi, cosa che si può fare in qualsiasi momento ma che il gioco tende a scoraggiare, seguendo un sentiero piuttosto obbligato arriviamo nei pressi di alcune baracche. Nel nostro provato i vari tratti tra una zona e l’altra ci sono sembrati abbastanza obbligati per cui il gioco non è impostato per essere un open word, anzi, si trovano barriere delle più disparate appena si devia un po’ dalla traccia principale, questo andando a piedi, con l’auto la cosa è molto più restrittiva e per certi versi manca di fantasia. Quando infatti vi viene l’idea di poter deviare perché avete visto qualcosa subito vi trovate subito davanti un bel New Jersey da 12 quintali o una rete saldata che ha il potere di fermare il nostro veicolo. L’unica azione che possiamo compiere con il personaggio oltre saltare e correre è tirare calci, che servono a demolire i cavalletti di legno che ci sbarrano la strada.

Ma torniamo alle baracche che promettono di essere la costruzione tipo di Pacific Drive. Nell’unica accessibile troveremo un rottame di auto a cui mancano due ruote e gira che ti rigira ci troveremo a prendere il nostro primo oggetto, la ruota appunto che dovremo montare al posto di una di quelle mancanti. Il mezzo è troppo arrugginito per essere vero ma si accende e sembra marciante i dettagli però fanno sembrare tutto più post apocalittico di quando eravamo partiti spiegandoci che forse siamo più all’interno di Fallout che non di DayZ. Dopo una retromarcia assassina possiamo continuare il nostro percorso verso l’ignoto anche se senza una ruota sola si guida male. Poteva essere finita qui? Assolutamente no perché dopo un paio di chilometri finisce la benzina (e quindi c’è la benzina di cui tenere conto). Fortuna vuole che ci fermiamo proprio di fianco ad un rottame auto da vampirizzare (negli anni ’80 si diceva proprio così) con l’apposita tanica che causalmente si torva nel nostro bagagliaio e diventerà la nostra migliore amica nel prosieguo dell’avventura. Finalmente arriviamo in quella che sarà la nostra base operativa ovvero quello che sembra essere il nostro garage anche se non sono sicuro che il protagonista ne sia il proprietario visto che è tutto sbarrato se non una porta sul retro stranamente aperta. Posizionata l’auto sopra una specie di avveniristico ponte si accenderà tutta la strumentazione e potremo iniziare a lavorare sulla nostra auto. Seguendo passo passo il tutorial (altrimenti gli oggetti non si attivano) potremo preparare l’auto alla nostra prima missione grazie ad un flessibile trovato nella spazzatura e che ci servirà a cannibalizzare l’unico rottame di auto disponibile. Dopo le ultime riparazioni potremo partire selezionando la destinazione sulla mappa che ci porterà nei pressi della nostra destinazione. La nostra demo sostanzialmente finisce qui, mostrandoci veramente poco della parte action del gioco, grafica e sonoro non sembrano per niente definitivi e quindi anche su questi è doveroso astenersi per il momento. Sicuramente la curiosità di vedere il prodotto finito c’è tutta.

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox Serie S/X, PC

Sviluppatore: Ironwood Studios

Publisher: Kepler Interactive

Data d’uscita: 22 febbraio 2024

Pacific drive può essere sicuramente un gioco interessante per aprire un nuovo capitolo in quelle che sono le modalità standard del survival horror. Tuttavia il gioco ci è sembrato abbastanza ingabbiato e pilotato, con una atmosfera che non fa ber comprendere i bordi logici della Lore. Il crafting stesso sembra più una preparazione alla missione che una customizzazione vera e propria, per cui al giocatore si apre uno scenario di necessità e non di scelte personali. Il mondo ci è sembrato abbastanza vuoto ma è vero che non abbiamo avuto incontri di nessun tipo durante la demo. Oltre ciò la semplificazione che ci è piaciuta di meno è sicuramente quella della guida ridotta a volante, tergicristalli e chiave d’accensione. Magari però le varie missioni, tracciati impossibili ed inseguimenti a perdifiato riusciranno a sorprenderci e farci cambiare idea riguardo al prodotto finito: aspettiamo fiduciosi.