Non è scritto da nessuna parte che un franchise videoludico perda la propria essenza solo perché, ad un certo punto, sceglie di rinunciare al genere utilizzato fino a quel momento. Super Mario sarebbe Super Mario anche senza piattaforme – un Super Mario diverso magari, ma sempre un Super Mario. Per Prince of Persia stiamo vivendo lo stesso fenomeno, che può essere poi contestualizzato come meglio si crede. Un metroidvania, dal punto di vista dei costi di sviluppo, è più conveniente rispetto a un action in tre dimensioni a mondo (semi)aperto? Probabilmente. Ma a fare la differenza non può essere soltanto questo, né per i produttori né per i consumatori. Il punto centrale per analizzare la questione, piuttosto, dovrebbe essere: Prince of Persia The Lost Crown è o non è un Prince of Persia? Conserva ancora l’atmosfera, lo spirito della serie, o è un qualcosa di completamente diverso, al quale è stato affibbiato quel titolo e quel contesto solo perché riesca a vendere? Se al momento dell’annuncio si poteva ancora essere scettici, adesso non se ne vede proprio il motivo. Già nel nostro provato di Prince of Persia: The Lost Crown vi avevamo spiegato che quello di Ubisoft era un nuovo capitolo della serie vero e proprio, per quanto “diverso” dai precedenti. Ora possiamo riconfermarvelo, e naturalmente illustrandovene meglio le caratteristiche, nella recensione che segue. E siamo sicuri che, al di là dell’effetto “tempi moderni” (i guerrieri di Persia sembrano tantissimo gli Avengers) ritroverete tutto quello che a suo tempo già vi fece amare le avventure del Principe. Pardon: di Sargon.
Complotti, dèi immortali… e la fine del Tempo
Prince of Persia The Lost Crown è una produzione contenuta, in termini di longevità, rigiocabilità è prezzo. Questo garantisce una maggiore concentrazione (ed efficacia) in aspetti che in produzioni più vasta finiscono spesso con l’essere trascurati. La trama è uno di questi. La narrazione procede spedita, senza cali di interesse, dall’inizio alla fine; è studiata proprio per funzionare in questo modo, per mantenere desta l’attenzione del pubblico (e vi riesce egregiamente). Rispetto al passato, il “team” vince rispetto all’eroe singolo e maledetto: a proteggere la Persia non vi è più un unico guerriero, ma un gruppo di eroi immortali (gli Immortali, appunto). Un po’ si tratta dell’effetto americano alla “Avengers”, ma un po’ è anche una specifica richiesta da parte della natura del prodotto. La coreografia, la storia che abbraccia la coralità, sono necessarie entrambe per evitare l’effetto dell'(anti)eroe solitario che salva tutti perché possiede i poteri e “perché sì”. Si comincia, anzi, anche con un bel colpo di scena: un complotto di palazzo, che porta al rapimento del legittimo erede al trono, condotto contro la sua volontà su un monte dove abita un’antica magia.
Cominciano qui gli ammiccamenti non solo ai “poteri” più famosi della serie (vedasi Le Sabbie del Tempo), ma anche a una tipologia di fruizione che rimanda ai primissimi esperimenti del franchise su PC. Le atmosfere sono quelle, alcuni passaggi pure, la difficoltà anche – quest’ultima non ce l’aspettavamo proprio, ma fa piacere ogni tanto accorgersi che non serve riuscire a fare tutto e subito per godersi un videogioco. A volte bisogna invece continuare a sbagliare, e capire come e dove e quando proseguire. Ad ogni modo, la grande minaccia per gli dèi immortali diventa presto qualcosa di ben più grave del rapimento di un principe. In ballo c’è la stessa stabilità del mondo, la possibile fine del Tempo (con la T maiuscola). Per evitare tutto giò, Sargon (il protagonista) dovrà fermare il cattivo di turno (ma non vi diciamo chi è, per evitare spoiler), visitare tutti gli ambienti di gioco di una mappa non immensa ma sufficientemente vasta, ottenere gli antichi poteri di Simurgh (simboleggiati da piume) e salvare la giornata. Il solito, insomma. Ad interessare, oltre alla piacevolissima storia, sono le modalità. Di cui vi parliamo poco più avanti.
Prince of Persia The Lost Crown: un metroidvania coi fiocchi
Prince of Persia The Lost Crown è un metroidvania. Significa che vi è tanta, tantissima azione, che si combatte come in passato, ma non solo. L’esplorazione procede finché non ci si rende conto che per un determinato passaggio, una determinata area, o un determinato segreto non occorre un oggetto specifico o un potere che attualmente non si possiedono; inoltre si torna spesso sui proprio passi, in aree già visitate e in posti già visti, per vari motivi (un collezionabile, l’ultimo potenziatore che manca, e via dicendo). Non tutti i nemici possono essere affrontati e sconfitti subito; non tutti vanno affrontati idealmente in un dato momento; e di tanto in tanto salta fuori un boss apparentemente impossibile, ma che con pazienza e le giuste armi (o mosse speciali) è infine possibile tirare giù. Questo in verità non vale soltanto per per i nemici giganteschi (vedasi la manticora) ma anche per delle bestie davvero troppo forti nei primi momenti in cui muoviamo i passi in un’area finora inesplorata; come quelle creature orribili che bloccano il passaggio nelle segrete/rovine dell’antica città; e come quegli alberi giganteschi che iniziano a comparire dopo le prime ore di gioco.
Il genere metroidvania è stato studiato e applicato da Ubisoft in modo molto intelligente. Solitamente è un genere in cui ci si perde subito, non senza alcuna frustrazione, almeno per i meno esperti; ma qui subentra l’utilizzo specifico della mappa principale, con la possibilità di “segnare” i punti di interesse, di acquistare da un ragazzino NPC un vago abbozzo delle zone ancora non visitate, e via dicendo. Si può giocare anche senza questi “aiuti”, ma Ubisoft lo sconsiglia (e fa bene, perché già così più volte abbiamo rischiato di metterci a piangere, in zone in cui muoversi era diventato fin troppo ostico, tra mostri, veleno e piattaforme rotanti). Torna qui anche il discorso sulla difficoltà: a conti fatti, va bene che sia così. Prince of Persia The Lost Crown offre, in tutte le sue ore, un livello di sfiga non solo interessante, ma giusto, equilibrato, godibile. Superare le difficoltà è piacevole, non frustrante (a parte quei due, tre casi fisiologici in ogni produzione). La progressione con cui si sbloccano i nuovi poteri è sensata, funzionale allo sviluppo narrativo e delle aree a poco a poco sbloccate. Forse avremmo voluto da subito armi più variegate, per incentivare più stili di combattimento (non basta alternare spade e arco, tra l’altro quest’ultimo serve davvero con pochi nemici, dati i pochissimi danni inflitti); forse sarebbe stato opportuno garantire più risorse per potenziamenti e amuleti (il farming è noioso e alla lunga controproducente). Ma complessivamente tutto funziona bene, e l’avventura di Prince of Persia The Lost Crown, come genere in sé, si rivela una goduria.
Poteri e comparto tecnico di Prince of Persia The Lost Crown
La gestione dell’armamentario del protagonista, abbiamo detto, non è certo l’aspetto che permette di valorizzare Prince of Persia The Lost Crown. Volendo è possibile terminare l’avventura principale semplicemente menando fendenti con le sciabole di base, e restando ancorati ai due poteri speciali principali: un affondo che consuma una barra di energia spirituale, e una mossa curativa che ripristina la salute consumandone invece due. Con la valuta (i cristalli) si possono anche comprare altre cose: pozioni curative più numerose ed efficienti; amuleti che sbloccano abilità passive; anche suggerimenti su come proseguire. La gestione dei “punti sicuri” è affidata ad alberi dorati, noti come Wak Wak. Qui si salvano i progressi, si recupera la salute, si possono modificare i medaglioni in dotazione: dato che non è possibile equipaggiarli tutti quanti nello stesso momento, è opportuno scegliere quelli più adatti non tanto allo stile di gioco, ma alla modalità di fruizione dell’avventura. Se temete di essere uccisi proprio sul più bello, per esempio, c’è un bell’oggettino che vi permette di non finire al tappetto con il colpo definitivo, ma di sopportarne ancora uno; perfetto per gli scontri contro i boss. Ma occupa più slot di un ciondolo normale, e dunque: servono scelte, serve un minimo di strategia.
Da ultimo, qualche considerazione sul comparto tecnico. Al tempo del nostro provato, giocammo a Prince of Persia The Lost Crown da remoto, sullo streaming basato sulla versione PC. Adesso abbiamo potuto completare l’avventura su PlayStation 5, riconfermando le ottime prestazioni già notate a suo tempo. Non solo mancano rallentamenti e il tutto si rivela solido e soddisfacente, ma in aggiunta sono spariti (eccetto un unico caso) i fastidiosi bug e glitch della “versione ancora in lavorazione”, esattamente come aveva promesso Ubisoft. Pertanto, vuoi per la cura artistica e nella risoluzione, vuoi per i 60 fps su console di attuale generazione, non sapremmo davvero che cosa obiettare al comparto tecnico del titolo. E non si dica che “vabbè, ma è un metroidvania in 2 dimensioni”, perché infine tutti i modelli a schermo (personaggi, oggetti, nemici e fondali) sono in tre dimensioni. Solo che a un certo punto si smette di farci caso.
Piattaforme: PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Serie S/X, Xbox One, Nintendo Switch, PC
Sviluppatore: Ubisoft Montpellier
Publisher: Ubisoft
Prince of Persia The Lost Crown è il Prince of Persia dei tempi moderni, un gradito ritorno che può accontentare davvero tutti quanti – purché ci si sforzi di fruirne nella filosofia metroidvania, che si rivela poi molto più action di quanto inizialmente potrebbe non sembrare. L’eredità spirituale si sente, e a quest’ultima subentra un genere inatteso ma studiato in modo molto intelligente dagli sviluppatori. Il risultato è un’avventura narrativamente piacevolissime, dal gameplay appagante e dalle tante, tantissime possibilità. Certo, qualcosa in più si sarebbe comunque potuto ottenere: stili di gioco più variegati? Armi differenti sin da inizio avventura? Valuta più generosa, per permettere di procedere agevolmente? Ma Prince of Persia The Lost Crown merita davvero la vostra attenzione, il vostro tempo e… magari anche un sequel. Se potessimo viaggiare nel tempo anche noi, come il principe, adesso correremmo a dare una sbirciatina nel prossimo futuro. Purtroppo, non si può.
