Quando Mario e Donkey Kong vennero lanciati per la prima volta nel 1981 in Donkey Kong, nessuno avrebbe mai potuto prevedere che entrambi sarebbero diventati alcuni dei personaggi più noti e longevi del mondo dei videogiochi. Anche dopo aver intrapreso strade diverse, con Mario che è diventato la mascotte e l’ambasciatore di Nintendo e la serie Donkey Kong di Rare che ha galvanizzato i fan sia del personaggio che della casa produttrice, la rivalità è sempre persistita e ha caratterizzato gran parte dei loro rapporti successivi. Anche Super Mario Odyssey ha voluto rendere omaggio a questa rivalità, ospitando il ritorno dello scimmione a 8 bit e della stessa Pauline. Tuttavia, i tributi e i riferimenti al rapporto tra Mario e Donkey Kong hanno spesso deluso le aspettative dei giocatori, che confidano da sempre di vedere la coppia affrontarsi di nuovo in uno dei capitoli di Super Mario: anche se i due sono apparsi fianco a fianco a più riprese in altri spin-off come Mario Kart, Super Smash Bros. e Mario Party, non hanno di fatto mai avuto motivo di fronteggiarsi esplicitamente. Il qui presente Mario vs. Donkey Kong è solo un remake dell’omonimo titolo per Game Boy Advance del 2004, ma è la prima volta che i due tornano ad essere veri e propri rivali in un gioco.
Mario vs. Donkey Kong: un duello a colpi di puzzle
Durante il Nintendo Direct post-vacanziero, la multinazionale di Kyoto ha dato fiato alle trombe, rivelando di essere al lavoro su una versione aggiornata di quello che da molti viene considerato il sequel spirituale di Donkey Kong ‘94 per Game Boy, pur non sbottonandosi più di tanto sulle novità che lo avrebbero caratterizzato a parte un’inedita componente multiplayer. Con il susseguirsi di notizie e video informativi abbiamo appreso che i giocatori avrebbero potuto controllare sia Mario che Toad all’interno di ben 130 livelli suddivisi in 8 mondi, due in più rispetto alla sua incarnazione su GBA, affiancati da altri 16 stage pensati per solutori esperti, una modalità a tempo sbloccabile e una difficoltà relax che aggiunge un certo numero di tentativi, cinque per la precisione, grazie ai quali non siamo costretti a ricominciare il quadro ogni volta che il nostro protagonista incappa contro un elemento nocivo, ma veniamo trasportati all’ultimo punto di controllo superato tramite una bolla di sapone, in maniera molto simile a quanto accade nella serie New Super Mario Bros. nata su Nintendo DS. Naturalmente, è sempre possibile giocare in maniera tradizionale, o classica che dir si voglia, accettando di sottostare alla dura legge del “un colpo, un morto”.
La nuova parentesi della litigiosa tradizione di Mario e Donkey Kong inizia quando quest’ultimo, colto da un travolgente raptus consumistico indotto dalla TV, irrompe nella fabbrica di giocattoli di Mario e ruba decine di piccoli robot a molla realizzati a sua immagine e somiglianza. L’ex rapitore, trasformatosi in ladro, fugge con i suddetti giocattoli e il baffuto idraulico si getta al suo inseguimento attraverso stabilimenti industriali, nascondigli nella giungla, magioni spettrali, tempeste vulcaniche e quant’altro, evitando le trappole che l’astuto gorilla predispone con gioia. Il gioco è una fusione sinergica dei classici platform a scorrimento laterale con qualche tocco moderno, in quanto Mario può brandire un martello come nel primissimo Donkey Kong, radunare Minimario simili a Pikmin per risolvere dei rompicapo, arrampicarsi e scivolare lungo catene e liane alla Donkey Kong Jr. e fare pause occasionali per cimentarsi con mini-giochi da cinque secondi in stile WarioWare. Ma, al di là di tutte le acrobazie tra spuntoni, piattaforme e mostri di ogni tipo, protagonisti delle vicende sono i livelli stessi, strutturati come autentici rebus da sciogliere guidando le creaturine “mariesche” verso scrigni giocattolo, trovando e recuperando chiavi, nonché saltando tra interruttori colorati che fanno materializzare e scomparire dall’etere pareti e passerelle. Tutto molto bello e coinvolgente, con una transizione graduale verso le manovre ed i funambolismi via via più complessi che ci verranno richiesti per raggiungere i differenti obiettivi.
It’s-a-me, Minimario!
Il design del gioco sfrutta i solidi e collaudati principi dei platform in stile Mario e propone livelli che mettono alla prova l’abilità del giocatore nel manovrare i personaggi da una posizione all’altra, per raccogliere i pacchi perduti sparsi in punti strategici. Ogni stage è suddiviso in almeno due parti: una in cui bisogna recuperare un pacco e portare una chiave dalla sua posizione originale a una porta chiusa che conduce alla seconda parte, al cui interno troveremo altri due pacchi e un Minimario perduto. Per proseguire con successo, tutto ciò che serve è la chiave nella prima fase e il Minimario nella seconda ma, per racimolare il maggior quantitativo di punti ed accedere alle varianti più impegnative, è necessario fare tutto nel minor tempo possibile. La disposizione dei livelli è costruita in maniera tale da sfruttare le tecniche speciali di Mario, molte delle quali fanno riferimento ai suoi oltre 25 anni di carriera videoludica. Le piattaforme e le scale mettono alla prova le consuete capacità del paffuto tubista, e del suo amico fungino, di correre, saltare e arrampicarsi.
Le pedane sospese richiedono il super balzo o il salto doppio dei Super Mario Bros., mentre la maggior parte dei nemici sono inoffensivi se rovesciati sulla schiena, un escamotage noto fin dal primo Mario Bros., e possono essere raccolti e lanciati come in Super Mario Bros. 2. Il già citato martello fa il suo ritorno per donare ai protagonisti la classica abilità presente in Donkey Kong di distruggere tutto ciò che incontrano, con annessa la capacità di lanciarlo via durante l’uso e di riprenderlo a mezz’aria in un altro punto del livello. Dopo sei quadri di una determinata area, ecco che si materializza l’idea originale del titolo, ossia il compito di guidare i Minimario attraverso un vasto assortimento di pericoli e riportarli nel loro baule. Si tratta di una trovata che incrocia Lemmings e Donkey Kong e conferisce al gioco un sapore davvero unico ancora oggi.
Mario vs. Donkey Kong sembra rimasto in buona parte fedele all’originale dal punto di vista del gameplay, con molti aspetti ripresi direttamente dal primo episodio dell’opera derivata, che finora ne conta ben sette. Tuttavia, dato che sono passati quasi vent’anni, non sorprende che alcune sfaccettature siano state riqualificate per la versione Switch, poiché a quest’ultima spetta il non facile compito di riportare in auge la serie. La grafica pixellosa e pre-renderizzata che contraddistingueva la versione Game Boy Advance è stata sostituita da modelli 3D molto più accattivanti e da una tavolozza di colori più ampia, componenti che aggiungono una moltitudine di dettagli visivi impossibili da ottenere sul piccolo schermo deI portatile a 32 bit.
Le cut-scene sono state inoltre rielaborate in CG e vantano ottime animazioni, un deciso passo avanti rispetto alla sequenza di immagini statiche del passato. In termini di estetica, anche alcuni nemici hanno beneficiato di qualche piccolo e grande ritocco: fra i più evidenti ci sono i Ninji, che hanno smesso i loro vecchi abiti rosa in cambio del completo nero che indossano nelle loro ultime apparizioni, così come le Piante Piranha che sfoggiano denti pronunciati e un design più simile a quello di un robot giocattolo, decisamente affine ai Minimario, mentre gli Snapjaw sono stati rielaborati per assomigliare ad una sorta di testa di Yoshi meccanica con le peculiari mandibole da coccodrillo. Tutte queste modifiche conferiscono ai nemici una nuova identità e li allineano con lo stile artistico moderno delle recenti avventure di Super Mario. E poi, la già citata meccanica cooperativa di Mario vs. Donkey Kong possiede il giusto potenziale per cambiare completamente l’approccio al titolo, rendendolo adattissimo per essere giocato insieme ad amici e familiari, con i quali potremo escogitare insolite strategie per superare i livelli.
Piattaforme: Nintendo Switch
Sviluppatore: Nintendo Software Technology Corporation
Publisher: Nintendo
Data di uscita: 16 febbraio 2024
Nel far rivivere uno spin-off di nicchia come Mario vs. Donkey Kong, Nintendo non ha dovuto solo preservare ciò che c’era di buono ha, ma anche apportare le dovute migliorie per renderlo appetibile agli occhi di una platea moderna, e dimostrare che il suo gameplay è ancora fresco e stimolante. Molte delle differenze che si possono notare di primo acchito sono di natura cosmetica, vuoi pure per cavalcare la fortunata scia dell’adattamento cinematografico e dello strabiliante Super Mario Bros. Wonder, ma sotto la superficie si cela un ibrido tra platform e puzzle game robusto e ben strutturato che solleticherà l’interesse di quanti auspicavano da anni un ritorno alle origini “competitive” di Mario e Donkey Kong.